da l’Unità del 17 ottobre 2012
del Prof. Luigi Cancrini, Psichiatra E Psicoterapeuta
Un decreto del tribunale è legge. Applicare la legge, però, non significa violarla. Il bambino prelevato dalla scuola e trascinato con la forza verso la volante della Polizia è una contraddizione esecrabile. I genitori hanno protestato, perché quelle immagini trasmesse dalla trasmissione «Chi l’ha visto?» hanno scosso la coscienza.
Il fatto per me più sconcertante in questa faccenda triste è la presenza, sulla scena del prelievo forzoso del bambino, del consulente tecnico d’ufficio (Ctu) che ha assistito, senza intervenire, alla violenza esercitata sul bambino. Perché? Per un errore metodologico, a mio avviso, legato a quella sua diagnosi, tanto discutibile e tanto di moda oggi, di «sindrome di alienazione parentale» che impropriamente trasforma il bambino conteso in un bambino malato, il genitore «alienante» in un mostro (più o meno malato anche lui/lei) e l’altro in una «vittima» di cui va difeso il diritto. Senza capire che le situazioni croniche di conflitto esprimono una patologia della relazione prima e più che degli individui.
Ma senza rendersi conto soprattutto del fatto che quella che si decide di non ascoltare più è la voce del bambino perché «alienato» e, dunque non attendibile, il bambino può solo gridare, dimenarsi, stare male, «fare dei sintomi». Inverando alla fine la profezia che si autodetermina del medico.
Su linee del tutto opposte a quelle richieste da una efficace tutela del bambino: una tutela che, almeno a livello dell’esperto dovrebbe partire dall’ascolto del dolore cui il conflitto fra due persone importanti per lui inevitabilmente lo espone e che può, se nessuno gli permette di esprimerlo, determinare effetti gravi nel suo sviluppo nel suo equilibrio.
In modo del tutto indipendente dal «dove» e dal «con chi» lui cresce.
pubblicato nell’edizione Nazionale (pagina 16)
Dedicato ad un bambino imprigionato ingiustamente.