Nonostante la gran quantità di fonti da me fornite (e la possibilità per i miei lettori di reperirle in originale e documentarsi) continuo a ricevere commenti scocciati di persone che mi accusano di “voler” a tutti i costi negare l’evidenza e l’importanza dell’alienazione genitoriale.
Secondo questi lettori, io sarei una “negazionista”, ovvero una persona che, contro ogni evidenza, si ostina a fornire una versione artefatta della realtà, diffondendo informazioni imprecise, artefatte, inventate e chi più ne ha più ne metta.
Devo essere sincera: è molto faticoso, per me, relazionarmi con questi soggetti.
Una volta che una serie di persone autorevoli e competenti ha affermato pubblicamente che non esiste sufficiente sostegno empirico da dati di ricerca (ovvero non ci sono riscontri concreti a supportare il costrutto teorico) non so davvero quale potrebbe essere il modo corretto di consolare questi orfani della sindrome da alienazione genitoriale.
Molte sono le teorie, anche mediche, che dopo un periodo di grande “successo”, sono tramontate con il progredire della ricerca: pensiamo ad una figura importassima nella storia della medicina, Galeno di Pergamo (Pergamo, 129 – Roma, 216) , i cui punti di vista hanno dominato la medicina europea per più di mille anni. Galeno ebbe la grande intuizione, aad esempio, che le arterie contenessero sangue, facendo grandi passi avanti nello studio della circolazione sanguigna e confutando la precedente teoria di Aristotele, che sosteneva che le arterie fossero piene d’aria. Per tutto il medioevo e il rinascimento tutti i medici hanno considerato valido il modello di Galeno. Nel 1500 Andrea Vesalio (1514-1564) pubblicò lo studio De humani corporis fabbrica: si era reso conto che le descrizioni galeniche si basavano esclusivamente sulle dissezioni di animali e che osò la prima volta confutare le teorie di Galeno, fino ad allora considerato, dogmaticamente, autorità assoluta della scienza medica.
E’ così che si va avanti, confutando e innovando, senza per questo togliere ad Aristotele quel che è di Aristotele.
Come reagì il mondo della medicina quando si levò la prima voce contro il verbo di Galeno? Immagino con il medesimo sdegno con cui venne accolto il lavoro di un altro “rivoluzionario”, famoso come il salvatore delle madri: Ignaz Phillipp Semmelweiss (1818-1865), medico ungherese, finì per essere ricoverato in manicomio, dove morì nel 1865 (a causa delle percosse subite nell’istituto) perché non smise mai di sostenere che i medici dovevano disinfettarsi le mani prima di visitare le partorienti. Nonostante il fatto che, negli ospedali in cui Semmelweis applicò la sua teoria, in aperta polemica con la furibonda ostilità della classe medica di tutta Europa, la mortalità delle puerpere si riduceva puntualmente quasi a zero, le abitudini consolidate, i pregiudizi, l’indifferenza e la paura di perdita di prestigio da parte della classe medica ebbero la meglio e condussero la comunità scientifica a rigettare il suo trattato Etiologia, concetto e profilassi della febbre
puerperale.
Perché tanta cecità di fronte all’evidenza? Che cosa spinge una persona a rimanere aggrappata ad una teoria quando i dati empirici la sconfessano?
Perché lasciar morire la gente solo per il puntiglio di non volersi lavare le mani?
Non credo si possano dare risposte semplici a simili domande sulla natura umana.
Per ciò che riguarda l’alienazione genitoriale, mi domando: ha un senso scegliere il martirio e rischiare la sorte del lungimirante e sfortunato Semmelweiss, oppure sarebbe più sensato capitolare – come fece Galileo di fronte al Tribunale della Santa Inquisizione – e smettere di rispondere alle accuse di questi fanatici del “grave abuso compiuto dal genitore alienante”?
Quando mi trovo di fronte a questo dilemma (e mi ci trovo più o meno ogni volta che, aprendo la bacheca di questo blog, trovo un commento del tipo “Almeno qui ci intendiamo su un effettiva carenza di dati empirici a supporto della PAS, ma se l’epistemologia non è un’opinione la vs conclusione che ‘non esiste’ è infondata. Perché non limitarsi a dire che manca di sufficienti conferme?”) per remprimere l’impulso di non rispondere affatto e lasciare che il blog venga semplicemente dimenticato, devo ricordare a me stessa che se non ci fossero state persone caparbie come il Dott. Semmelweiss, o soltanto coraggiose come Vesalio, non esisterebbe la moderna medicina e io stessa sarei già morta almeno un paio di volte.
Perché è importante insistere contro i fedelissimi dell’alienazione genitoriale?
Perché le conseguenze della sua applicazione, che tutti abbiamo potuto vedere, sono gravi, molto gravi.
Perché si tratta di difendere i bambini e perché, ormai, dopo tutto quello che ho visto e sentito, se mi tirassi indietro non potrei pensare nient’altro di me stessa se non che sono una vigliacca.
Perché l’Associazione degli psicologi americani sconsiglia gli psicologi forensi dall’utilizzarla; perché l’Asociación Española de Neuropsiquiatría l’ha definita un’”invenzione” e si è dichiarata contraria all’uso della PAS (2010 ) e lo stesso Governo spagnolo ha indirizzato una nota ai professionisti del settore per evitarne l’utilizzo. Perché il Dipartimento di giustizia del Canada ha emanato una direttiva suggerendo di ricorrere ai normali strumenti processuali già esistenti, che offrirebbero maggiori garanzie di scientificità. Secondo la NDAA (National District Attorney Association) la PAS costituirebbe una teoria non dimostrata, potenzialmente in grado di minacciare l’integrità del sistema di giustizia penale e la sicurezza di bambini vittime di abusi.
Perché il tempo in cui un genitore poteva vantare diritto di vita e di morte sulla prole è finito, perché si prospettano nuovi modelli di famiglia in cui i ruoli di “padre” e “madre” biologico vengono sostituiti dall’idea che la famiglia è il luogo in cui le persone si prendono cura una dell’altra… e le persone che si fanno del male a vicenda non sono una famiglia.
Perché gli esperimenti di “bigenitorialità coatta” in altri paesi, ovvero l’imposizione di una bigenitorialità in astratto, senza tener conto della complessità di ciascuna famiglia, non sono riusciti a cambiare in meglio la realtà laddove vi fosse un genitore inadeguato; nemmeno rispetto a fenomeni gravi e dannosi, ancora molto diffusi tra alcuni padri, quali l’inadempimento degli obblighi di mantenimento per i figli, assenza/disinteresse e il comportamento violento nei confronti della madre e/o dei figli stessi, tutti questi comportamenti continuano a persistere inalterati, anzi con l’affido condiviso sono statisticamente aggravati, e a rimetterci sono stati i bambini. E ci sono dati empirici a sostenere queste osservazioni, ce ne sono tanti.
Perché esiste la possibilità che un genitore sia inadeguato, oggettivamente inadeguato, ed esiste la possibilità che il fatto che un figlio lo rifiuti non dipenda una “triangolazione perversa”, da “giochi di potere”, da “manipolazioni mentale” o da “madri malevole” e vendicative, ma solo dalla sua inadeguatezza. Perché genitore si diventa, non lo si è di diritto, non si possono pretendere riconoscimenti solo su base genetica. Bisogna mettersi in gioco e accettare di essere valutati, anche dai nostri figli.
Perché tutto è in divenire, “non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”, e quelli che rimangono fermi, aggrappati all’idea assolutamente irrazionale che l’alienazione genitoriale debba esistere affinché tutto resti com’è, con il padre al comando, la madre al suo posto e il bambino disobbediente in fase di riprogrammazione… hanno solo paura di affrontare il domani.
E io no.
Io non so se la PAS esista o meno,di sicuro esisterebbe se fossero le madri i genitori non affidatari.
Ma siccome “la mamma è sempre la mamma”,i giudici,in caso di divorzio,lasciano i figli quasi sempre a lei,relegando lui nel ruolo patriarcale del procacciatore di reddito.
I giudici restano legati ad una visione dei sessi ancora stereotipata,e non capiscono che i sessi sono uguali e che la maternità non è naturale,ma è una costruzione culturale e dunque patriarcale.
la strada per l’uguaglianza è ancora lunga!!!.
Saluti.
Ecco l’ennesimo babbomat che si sente economicamente sfruttato. Come mai al discorso maternità/paternità associate immediatamente il discorso “soldi”? L’unica cosa che vi viene in mente, quando pensate ai vostri figli, è il vostro portafoglio? Che tristezza…