Tempo fa rimasi parecchio perplessa trovando in rete questa affermazione:
Che altro è il matrimonio se non un contratto, un atto d’acquisto e appartenenza, in cui puoi – anche – fare la puttana ma senza subirne le conseguenze sociali. Di più: sei una puttana riproduttiva e dunque sei l’unica puttana indiscutibilmente autorizzata a generare prole e a crescerla secondo gli stessi criteri di giudizio. Purché non fosse esplicito perché l’esplicitazione dello scambio, per dire, oggi, nel mantenimento a vita della ex moglie, non più addestrata a beccare il buon partito quanto piuttosto a trovarsi un lavoro, con la contraddizione di cercare l’autonomia economica e di far sopravvivere un modello che è anacronistico e quell’autonomia l’offende, con l’obbligo paradossale per lui di farle mantenere lo stesso “tenore” di vita che ella aveva durante il coniugio, conserva zone di liceità nel caso in cui si tratti ancora di puttana in esclusiva che ha prodotto prole, come dovesse avere una pensione per la produzione fornita la quale pensione, più che giusta, però sia a carico dell’ex e non di chi ha sistemato il welfare in modo tale che le donne abbiano ancora ruolo da psicofarmaci sociali, pullaggine inclusa, da riproduzione e cura.
Mi trovai a riflettere sul fatto che questa analisi dell’unione coniugale conduceva all’eliminazione della dicotomia santa/puttana grazie alla sintesi le donne sono tutte puttane: il matrimonio e il divorzio così descritti sembrano quasi istituzioni create dalle donne per vendere il proprio corpo senza incorrere nel pericolo di essere etichettate come prostitute.
A mio parere questa analisi non solo non aiuta a rimuove lo stigma su chi esercita la prostituzione in senso stretto, ma getta il medesimo stigma su un’altra categoria di donne – le mogli – come si può facilmente verificare.
Posto che non l’avessero anche prima, il medesimo stigma. In altri termini: il matrimonio, la maternità, una professione che non sia la più vecchia del mondo, sono elementi che preservano le donne dall’essere etichettate come troie? Di fatto, no.
Uno dei miei affezionati commentatori spesso si dilunga a spiegare sotto i miei post come il sesso, per le donne, sia sempre e solo uno strumento per ottenere qualcos’altro: attenzione, affetto, amore, successo, denaro; quando la donna fa sesso, che si tratti di un estraneo o del legittimo consorte, implicitamente stipula con il partner sessuale un contratto che stabilisce che a quella “prestazione” debba corrispondere una qualche contropartita. Secondo questa analisi del fenomeno, fra i contraenti quello che ne trae il maggior vantaggio è la donna.
Di nuovo si arriva a concludere le donne sono tutte puttane, a prescindere dal fatto che si prostituiscano in strada, in un FKK tedesco o sotto il tetto coniugale.
Dopo qualche ricerca credo di aver trovato la fonte di queste teorie: La grande beffa. Sessualità delle donne e scambio sessuo-economico, di Paola Tabet.
Trovato è una parola grossa: l’ho ordinato, prima o poi arriverà…
Nel frattempo vi consiglio un’intervista all’autrice.
Che cosa si intende per scambio sessuo-economico? Cito:
l’insieme delle relazioni tra uomini e donne che implicano una transazione economica. Una transazione nella quale sono le donne che forniscono servizi (variabili ma comprendenti un’accessibilità sessuale, un servizio sessuale) e gli uomini a dare un compenso più o meno esplicito per questi servizi. Il compenso è di tipo e valore variabile: si va dal nome allo status sociale, o al prestigio, a regali o infine al pagamento diretto in denaro. Abbiamo così un insieme di relazioni che vanno dal matrimonio alla prostituzione, con forme di rapporto assai diverse, comprese tra questi due estremi. Ho cercato, infatti, di mostrare che non vi è un’opposizione binaria tra matrimonio e prostituzione, ma piuttosto una serie complessa di relazioni differenti, e che è possibile mettere in rilievo, stabilire, che vi è un continuum, cioè una serie variabile d’elementi comuni alle diverse relazioni e insieme una serie di elementi che le differenziano. Le variazioni riguardano elementi fondamentali quali la modalità della relazione, la forma di contratto, le persone, la durata, i servizi forniti.
Questa analisi mi lascia perplessa quanto le precedenti. E’ una sensazione, più che un pensiero, la sensazione che qualcosa non va.
Quando si fa sesso lo si fa in due (o più di due, ma esaminiamo solo la situazione a due, che è più semplice…): entrambi i soggetti coinvolti partecipano attivamente al rapporto sessuale. Il sesso non è paragonabile, ad esempio, ad un massaggio, dove il massaggiato è passivo, il massaggiatore opera e al termine il massaggiato paga un compenso per il servizio ricevuto. Per sua stessa natura il sesso si configura come uno scambio reciproco fra esseri umani: io faccio sesso con te e contemporaneamente tu lo fai con me (tant’è che non si può dire io faccio sesso a te, né ti faccio del sesso).
A che scopo introdurre un terzo elemento (il compenso)?
C’è da considerare anche la diffusa la convinzione che il fatto di avere una vagina renda per forza di cose la donna sessualmente passiva: il maschio penetra, la donna riceve, ergo durante il rapporto sessuale il maschio agisce e la donna subisce.
C’è così tanta gente affezionata alla passività del genere femminile che, per evitare di ritrovarsi ad avere a che fare con un soggetto ostinatamente attivo, molti trovano geniale l’idea di sostituire la donna in carne ed ossa con una bambola. Da quel che so è un’operazione commerciale che ha successo…
Se si assume questo (errato) punto di vista (ovvero la passività), nel contratto sessuo-economico l’uomo sembrerebbe trovarsi nella paradossale situazione di pagare per un servizio reso, visto che da una partner passiva non si capisce proprio cosa potrebbe ricevere. Oppure, si potrebbe concludere che la passività del genere femminile rende lo scambio sessuo-economico una sorta di contratto di acquisto e/o noleggio… o potrebbe addirittura assumere l’aspetto di un risarcimento: ho “usato” il tuo corpo, pago il disturbo. O ancora, come spiega sempre il mio commentatore, quello sessuo-economico è un contratto che procura alla donna un indebito vantaggio sull’uomo: non solo faccio sesso, ma in più (quindi ingiustamente) ci guadagno qualcosa. Questa considerazione conduce alla spiegazione dello stupro come un atto di rivalsa nei confronti della donna e del suo speculare intorno al rapporto sessuale (un esempio evidente di speculazione illegittima sarebbe anche la richiesta di mantenimento post-separazione, come leggiamo nel periodo che ha dato origine a queste mie riflessioni).
Il contratto sessuo-economico, che la Tabet elenca nelle sue svariate forme (dal matrimonio, al concubinaggio, fino alla prostituzione), si basa sull’idea che il corpo della donna durante il rapporto sessuale venga “usato”: Sono (…) discorsi sull’uso legittimo o illegittimo che può essere fatto del corpo delle donne. Sono insieme un’enunciazione dei rapporti di potere e strumento di condizionamento e di imposizione di tale potere.
Quando, secondo la Tabet, la donna incorre nella disapprovazione sociale (il famoso stigma, il marchio di puttana)?
Non quando accetta il contratto sessuo-economico, qualunque esso sia, bensì quando lo viola: quando si ribella agli obblighi contrattuali previsti e determinati dal contesto sociale in cui vive.
Interessante citazione, in questo senso, è il caso dell’Uganda, tra gli Hima: una donna, una moglie ha l’obbligo – pena il divorzio – di avere rapporti sessuali con chi le viene designato dal marito, in primo luogo gli uomini della parentela di lui, ma è considerata donna di malaffare se invece ha anche un solo rapporto di sua scelta e fuori della giurisdizione del marito: non è il numero dei partner sessuali né il ricevere un qualsivoglia compenso a determinare la discriminazione o l’emarginazione, bensì il trasgredire alle varie clausole previste per ogni diverso tipo di contratto. (Chi ha letto Paese dalla ombre lunghe può constatare che un contratto analogo a quello degli Hima si riscontra anche nelle tradizioni eschimesi).
Questa definizione dello stigma come inadempienza contrattuale spiegherebbe come mai anche una madre e/o una moglie possono facilmente rimanerne marchiate al pari della prostituta.
In tutte queste interessanti analisi dei rapporti uomo-donna emerge a mio avviso l’invisibile e muta presenza di un imbarazzante convitato di pietra: la sessualità femminile.
La mia perplessità credo si concentri attorno a questa assenza: qual è il ruolo della sessualità femminile nella relazione maschile-femminile alla luce del contratto sessuo-economico?
Siccome, essendo una donna, non posso concordare con la spiegazione biologica fornita dal mio commentatore (ovvero la sessualità femminile è diversa da quella maschile in un modo che impedisce alle donne di percepire il rapporto sessuale come uno scambio simmetrico), spero che leggere il volume della Tabet mi fornisca le indicazioni sufficienti a trovare una giustificazione al fatto che la sessualità femminile non compare come determinante in nessuna di queste analisi.
Ma, soprattutto, spero mi aiuti a trovare una strada per riportare la sessualità femminile all’interno del dibattito, di modo che da evanescente fantasma possa trasformarsi in qualcosa di più solido, un qualcosa in grado di reclamare un ruolo legittimo nel rapporto sessuale.
anche a me queste equiparazioni tra matrimonio e prostituzione..oltre alla sessualità femminile l’altro grande assente in queste teorie è l’amore
ma più in generale la sfera emozionale, quel “coinolgimento” che c’è sempre anche quando è puramente fisico (ppi una storia di sesso può pure diventare una storia sentimentale, a volte succede, a volte no)
Sono stata a teatro a vedere Un amore di Swann. Ricordo di averlo letto il libro, ma tanti anni fa… E non riesco più a trovarlo. Comunque ad un certo punto Swann afferma che il riempire Odette di regali e denaro lo solleva dall’angoscia di piacerle per quel che è. Quindi neanche l’amore ci salva dallo scambio sessuo-economico…
purtroppo non ho letto Proust..però fare regali alla persona che sta con noi o a cui vogliamo piacere non mi sembra equiparabile alla prostituzione..sarà che sono troppo romantico
Non è il regalo in sé, ma il motivo per cui si fa quel regalo: se è un dono, offerto per il gusto di donare, è molto romantico 🙂 Se è un modo per ottenere da quella persona la stima e l’affetto che temiamo di non meritare per ciò che siamo…
a volte succede che lo si faccia per farsi perdonare qualcosa..bisognerebbe vedere caso per caso
Io credo che se tutti questi masturbatori mentali facessero più sesso …
Non c’è nessuna “diversità” biologica tra la sessualità maschile e quella femminile, tutti, come ben dici tu, si fa sesso scambiandosi, reciprocamente, il piacere
Che siamo diversi, siamo diversi, si vede ad occhio nudo. Ma è anche vero che sia il corpo femminile che il corpo maschile hanno degli organi deputati al piacere. Esistono l’orgasmo maschile e l’orgasmo femminile, quindi sia maschi che femmine hanno la possibilità di provare piacere durante il rapporto sessuale. Mi sembra ci siano tutti i presupposti biologici per una reciproca soddisfazione…
Gli unici assenti in questo dibattito sono gli spermatozoi,gli ovuli e le gravidanze.
Sembra che il sesso non abbia nulla a che vedere con “loro”. Gli organi genitali rappresentano le caratterstiche sessuali secondarie,mentre le caratteristiche sessuali primarie sono gli ovuli e gli spermatozoi.
Diversi sono i gameti,diversi saranno i comportamenti degli organismi che secernono i due tipi di gameti.
Il comportamento sessuale femminile si è evoluto in un contesto nel quale non vi erano contraccettivi,troppo recente è l’invenzione dei contraccettivi affinché il cervello sessuale femminile ne possa tener conto.
Per gli uomini fare sesso “costa” meno(gli spermatozoi sono più “economici” e facilmente rimpiazzabili,e nessuna conseguenza dopo un rapporto) che per le donne.
Senza il piacere sessuale maschile non vi può essere la riproduzione,mentre il piacere sessuale femminile non è necessario per la riproduzione. L’orgasmo femminile si è evoluto per permettere alle donne di discriminare gli uomini come potenziali padri dei loro figli,per questo per le donne prova piacere sessuale non è sempre facile.
Non è necessario che in un incontro i due sessi debbano trarre lo stesso interesse/piacere(scambio simmetrico),l’importante in un incontro è che ognuno ne tragga il proprio interesse/piacere,anche se di natura diversa.Anzi:
la diversità sessuale “ha costretto” gli uomini a:inventare,creare, scoprire, per realizzare dei beni e servizi come corrispettivi da dare alle donne in cambio del sesso. Il sesso come fine per lui,e come mezzo per lei è ed è stato di gran utilità per le donne,con o senza orgasmo femminile.
Il sesso inteso come scambio reciproco o simmetrico sarebbe il sesso a vantaggio degli uomini. Il sesso gratis e facile sarebbe l’ideale per gli uomini.
“la sessualità femminile è diversa da quella maschile in un modo che impedisce alle donne di percepire il rapporto sessuale come uno scambio simmetrico”,mi sembra che pecchi di argomentum ad consequentiam, se la diversità è un ostacolo al sesso come scambio simmetrico, allora non conta nulla,non conta nulla perché è utile(conseguenza) che sia così.
Per gli uomini fare sesso “costa” meno(gli spermatozoi sono più “economici” e facilmente rimpiazzabili,e nessuna conseguenza dopo un rapporto) che per le donne.
… Il comportamento sessuale femminile si è evoluto in un contesto nel quale non vi erano contraccettivi,troppo recente è l’invenzione dei contraccettivi affinché il cervello sessuale femminile ne possa tener conto.
…
Ma tutte queste idee sono frutto di una riflessione personale o trovano conferma in qualche testo di medicina?
Esiste l’espressione “cervello sessuale femminile”??? Che organo è, dove si trova?
sì, sulla diversità strettamente fisica mi sembra inutile soffermarsi… 🙂 Intendevo una presunta diversità biologica che ci fa vivere il sesso in modi diversi, come molti ancora credono (v. il commento qui sotto)
La gente crede a ciò che vuole credere, purtroppo…
Concordo completamente!
da un punto di vista puramente biologico, l’escludere l’esistenza del piacere sessuale femminile mi sembra ancor piú grottesco se penso che la donna, a differenza dell’uomo, é l’unica dotata di una parte corporea la cui unica funzione é appunto il piacere sessuale (parlo della clitoride, ovviamente). Nemmeno il pene ha questa esclusivitá.
http://www.comodo.it/canali/curiosita-divertimento/museo-del-preservativo/storia-del-preservativo/
Risale al 1350 a.C. una scultura che lascia immaginare l’uso di uno strumento simile al profilattico. È comunque plausibile che gli antichi egizi siano stati i primi a utilizzare vesciche e intestini animali ben oleati durante i rapporti sessuali…. Ancora: È convinzione diffusa che i veri inventori del preservativo siano stati i cinesi del 1000 a.C., i quali usavano a scopo antifecondativo fogli di carta oleata, opportunamente sagomati. I loro più rudi vicini di casa giapponesi ricorrevano invece a cilindretti di cuoio e scaglie di tartaruga rese flessibili per mezzo di soluzioni alcaline… In Europa l’antesignano dell’attuale preservativo comparve nel II secolo a.C., anche se le prime testimonianze scritte, si fa per dire, sono addirittura di epoca preistorica. Si tratta di affreschi ritrovati nelle grotte di Combarelles (Francia), risalenti al 10.000 a.C. e raffiguranti un atto sessuale di cui è protagonista un uomo che sembra “inguainato”.
Se ancora oggi il “cervello sessuale femminile” non ha assimilato l’esistenza della contraccezione, siamo messe male!
È molto interessante anche quella parte del commento di Emanuele in cui si enuncia il concetto della “femmina buona a nulla” pesantemente dipendente dall’intelligenza sublime del maschio:
“la diversità sessuale “ha costretto” gli uomini a:inventare,creare, scoprire, per realizzare dei beni e servizi come corrispettivi da dare alle donne in cambio del sesso. Il sesso come fine per lui,e come mezzo per lei è ed è stato di gran utilità per le donne,con o senza orgasmo femminile.”
(cioé la femmina bottana stava invece immobile nella caverna a farsi fecondare e poi curare la prole perché non in grado di inventare alcunché di tutte le meraviglie create dal maschio. Mercanteggiando malvolentieri con la sua vulva poteva pensare di accedere a siffatte meraviglie)
Questa fa il paio anche con le affermazioni dei leader della Decrescita (citati da Lipperini):
“…. essere virili significa essere forti, avere successo, essere capaci, affidabili, dominanti….”
Notare quel *capaci* e *affidabili*, qualitá aliene all’essere femmina.
E io che credevo che la capacitá creativa dell’essere umano fosse originata dalla necessitá di sopravvivere in un corpo abbastanza vulnerabile e in un mondo abbastanza ostile, indipendentemente dal genere d’appartenenza.
Mi piace immaginare che siano pochi quelli che condividono il punto di vista di Emanuele… In effetti io posso testimoniare che non ho mai incontrato nessuno (in carne ed ossa) che si esprimesse come lui. Circolano voci inquietanti su un movimento che raccoglierebbe “una manciata di paranoici” votati all’odio viscerale verso le donne http://ritagli.tumblr.com/post/872771104/la-reazione-mascolinista-e-la-violenza-contro-le-donne, ma il termine “una manciata” mi rassicura… Insomma: non credo proprio che una cosa del genere possa prendere piede!
Gli esseri umani sono apparsi su questa terra da 100 000 o più anni e da allora non siamo cambiati fisicamente.
Esisterà nel cervello qualche o un “luogo” che si occupa del sesso?
Non ho negato l’esistenza del piacere sessuale femminile, e ho scritto che “non è necessario”,che non significa non possibile.
“Mi piace immaginare che siano pochi quelli che condividono il punto di vista di Emanuele…”,perché se fossimo in tanti cosa accadrebbe? Se la maggioranza pensa che i sessi siano uguali,allora l’uguaglianza è vera?.
Sbaglio o mi hai ascritto alla “manciata di paranoici”?.Pensavo che in un paese maschilista gli odiatori di donne fossero di più di una manciata.Evidentemente l’Italia non è sempre un paese maschilista.
“Esisterà nel cervello qualche o un “luogo” che si occupa del sesso?” Se non lo sai per certo, perché lo dai per scontato nei tuoi discorsi? Se ti servi di una premessa dovresti almeno prima sincerarti della sua veridicità… Non ho mai sentito parlare di un “cervello sessuale femminile” diverso da “un cervello sessuale maschile”. Il “piacere sessuale femminile” a chi non è necessario? E quello maschile invece è necessario? Sono discorsi fumosi… E non si capisce bene su quali dati concreti trovino il loro fondamento. A voler essere pignoli, che intedi per “necessario”? In un contesto di mera sopravvivenza, sia un uomo che una donna sopravvivono senza sesso, quindi bisogna meglio definire il termine…
A Morgaine le Fée .
Nè o scritto nè si evince dal mio scritto il concetto della “femmina buona a nulla”.
Diceva Machiavelli che: “l’essere umano non fa nulla se non per necessità”. Quale necessità avrebbero le donne di inventare,scoprire,creare(comportamenti rischiosi e costosi che devono essere giustificati da qualche possibile vantaggio)?. Gli uomini non giudicano le donne per quello che fanno,per la loro utilità,ma per quello che sono,in base al corpo(“la donna oggetto”).Dunque,le donne il loro valore agli occhi degli uomini,non devono conquistarlo,lo ereditano per natura.Mentre gli uomini vengono giudicati per quello che fanno,per la loro utilità,e dunque devono fare per entrare nelle grazie di una donna.
La stragrande maggioranze delle opere umane sono state realizzate degli uomini,perché il loro disvalore ve li costringe. Sia chiaro, che senza le donne nessun uomo avrebbe realizzato nulla.Inoltre gli uomini hanno il “vantaggio” di essere liberi da gravidanze e allattamenti.
In natura le donne valgono di più degli uomini.Il sesso maschile è il sesso spendibile.Non esiste solo la necessità di sopravvivere,ma anche la necessità sessuale.L’evoluzione procede per due strade: la sopravvivenza e la riproduzione.
Emanuele ti prego rassegnati, le donne inventano, creano, tanto quanto gli uomini, nonostante gli uomini. Evidentemente non ne hai mai sentito parlare… (perché tanti uomini non amano parlarne) Qua ne trovi qualcuna: http://www.enciclopediadelledonne.it/tag.php?azione=scheda&id=66 http://www.enciclopediadelledonne.it/tag.php?azione=scheda&id=25 E sono solo alcune.
Tutto ciò che esiste è naturale, in biologia. Quindi se ci sono delle donne che creano, costruiscono, inventano, anche loro rientrano nel disegno della “natura”. Forse la natura semplicemente non è così come te la immagini…
Emanuele: da ció che scrivi si evince sí che consideri la femmina umana non in grado di partecipare al progresso, dal momento che consideri le attivitá di *invenzione, scoperta e creazione* esclusive caratteristiche maschili.
Il punto debole del tuo ragionamento é che tratti il * creare, inventare scoprire* come azioni necessarie al successo sessuale e riproduttivo, e originate esclusivamente per ingraziarsi la femmina.
Io ritengo invece che *creare inventare e scoprire* sono azioni che l’essere umano ha prodotto per compensare le sue scarse prestazioni fisiche (homo sapiens non vanta una gran velocitá, vista acuta o un olfatto sopraffino) e per consolidare le relazioni sociali.
Che poi alla donna non sia mai stato richiesto di possedere abilitá specifiche é inesatto: non pensi a quante volte, anche nei secoli passati, si richiedeva alle ragazze da maritare di mostrare abilitá in diversi campi? (cucinare, tessere, ricamare, cantare, eccetera). Il problema, piú che altro, é che con l’avvento di un sistema patriarcale le abilitá espresse dalla donna dovevano essere confinate in ambiti dove il loro impatto sociopolitico fosse limitato (e se ci pensi le istituzioni delle maggiori religioni monoteiste danno istruzioni precise per limitare la scolarizzazione delle donne).
Non per niente, quando la donna ha potuto accedere all’istruzione é aumentato anche il numero delle donne capaci *creare scoprire inventare*.
Visto che stiamo qua sulla sedia davanti al computer, ricordo solo Ada Lovelace come prima programmatrice della storia.
In natura i maschi competono per la supremazia nel branco e per la femmina, MA COMPETONO TRA LORO, NON SI AMMAZZANO E NON UCCIDONO LA FEMMINA. La cultura maschilista invece insegna a disprezzare la donna, sottometterla, maltrattarla fino a ucciderla, insegna a stuprarla. Quinid cari maschilisti, siate più rispettosi della natura, ammazzatevi tra di voi.
Lascio perdere lo sproloquio sui caratteri (non caratteristiche) sessuali primari e secondari, perché qui mancano proprio le basi di una discussione, e se mancano certe basi che si studi un po’ di più.
https://docs.google.com/file/d/0B5OuC8-CQy8FNDRhNzNmYmItNmMwNC00ODNhLTk4YzQtMGFjYTc5N2UzODM3/edit?hl=it&pli=1 Lei a caccia, lui nelle caverne: quando le donne usavano la clava.
.A Morgaine le Fée .
In natura il maschio compete e la femmina sceglie.
Gli animali che hanno la livrea colorata sono maschi,quelli che cantano sono maschi,tra i pavoni i maschi hanno la coda grande etc. Fatte salve delle eccezioni
I combattimenti in natura avvengono tra maschi per conquistare le femmine.
Nessuno impedisce alle femmine di cantare,di avere una coda grande o di possedere una livrea sgargiante e di combattere,semplicemente le femmine non hanno bisogno di avere quelle caratteristiche per conquistare i maschi. I maschi devono spendersi,assumere dei comportamenti costosi per potersi riprodurre.
Non ho scritto che le donne sono incapaci,ma ho parlato di disvalore maschile e di necessità
sessuale,di gravidanze e allattamento. Falsifichi quello che ho scritto,per farmi passare per quello che non sono.
“Io ritengo invece che *creare inventare e scoprire* sono azioni che l’essere umano ha prodotto per compensare le sue scarse prestazioni fisiche (homo sapiens non vanta una gran velocitá, vista acuta o un olfatto sopraffino) e per consolidare le relazioni sociali”,ma non esiste solo la necessità di sopravvivere ma anche la riproduzione. Ci sono dei comportamenti umani che non sono finalizzati alla sopravvivenza,ma alla riproduzione.Comportamenti che addirittura mettono a repentaglio la sopravvivenza,perché hanno di mira la riproduzione.
Un libro tra i tanti a tema:”Uomini,donne e code di pavone” Geoffrey Miller. Einaudi.
“Il problema, piú che altro, é che con l’avvento di un sistema patriarcale le abilitá espresse dalla donna “,dove sono le prove dell’Eden egualitario che precedette la caduta:l’avvento di un sistema patriarcale? Quella dell’esistenza di un paradiso egualitario che precedette l’avvento del sistema patriarcale,è un postulato,un presupposto femminista che non ha alcuna base storica,è un’invenzione ad uso e consumo del femminismo. Nonchè una parodia secolare dell’eden cristiano. Che i sessi siano diversi è un fatto evidente, e non una costruzione maschile.
La cultura non esisteva prima dell’apparizione degli esseri umani su questa terra.
La cultura è un prodotto umano. Gli uomini non hanno monopolizzato la cultura,l’hanno tratta dal nulla(anche grazie alle donne),senza gli uomini le donne non avrebbero potuto rivendicare il diritto di studiare,perché non ci sarebbe stato nulla da studiare.
“Gli uomini non hanno monopolizzato la cultura,l’hanno tratta dal nulla(anche grazie alle donne),senza gli uomini le donne non avrebbero potuto rivendicare il diritto di studiare, perché non ci sarebbe stato nulla da studiare.”
Sei un maschilista. Mi sbaglio?
Ho postato tanti link, dai quali potresti scoprire che anche gli uomini possono imparare dalle donne, perché le donne hanno prodotto tante cose “da studiare”… ma evidentemente ti interessa solo che ad uno specifico genere venga riconosciuto un qualche primato sull’altro. Non è una gara. Non si assegnano punteggi: a te l’allattamento, a me il cervello…
Se la vuoi vedere così, comunque, liberissimo.
io concordo sul fatto che non ci sia mai stato un eden perduto ma solo su quello, credo e trovo insensato interrogarsi su cosa avrebbero potuto fare le donne senza gli uomini dato che il mondo si è sviluppato con la compresenza di donne e uomini.
Vero è che senza lo sviluppo industriale e tecnologico non ci sarebbe mai stato un movimento di emancipazione femminile e neanche quello operaio, ma non è questione di gare o primati
Io ho scritto:grazie anche alle donne e per le donne.Tu,nonostante gli uomini,dunque se non ci fossero gli uomini le donne inventerebbero etc. ancora di più.
Io il motivo per il quale gli uomini inventano etc. l’ho spiegato.Per le donne non ho letto alcuna motivazione.
Di tutti i beni e servizi realizzati dagli uomini che rendono la condizione femminile diversa dai milleni scorsi,mai una parola,mai un riconoscimento dei sacrifici compiuti dagli uomini per le donne.Mai il bene,solo il male(“nonostante”).
Io dico “bene” né “male” degli uomini, come non lo dico delle donne. Parlo bene o male, eventualmente, dei singoli individui. Qui mi sforzo di analizzare delle dinamiche sociali che riguardano i generi, ed è una cosa che ha poco a che fare col “parlar bene” o “parlar male”…
scusa ma…quali sarebbero di grazia i sacrifici compiuti dagli uomini PER le donne? Non sono piuttosto beni e servizi che gli uomini hanno creato A PROPRIO uso e consumo e che, incidentalmente, sono stati rivendicati anche dalle donne, dopo pesanti battaglie? Certo che molti uomini hanno fatto qualcosa di buono. Ma dire GRAZIE perchè, in quanto donna, solo marginalmente tutt’ora ne usufruisco mi sembra francamente assurdo e segno di un maschilismo inqualificabile
@ Andrea Mazzeo.
Nella specie umana la maggior parte della violenza è agita e subita dagli uomini,come accade nelle altre specie animali.Anche i maschi in natura combattono fino ada ammazzarsi e in alcune specie animali esiste l’equivalente umano dello stupro e della molestia sessuale.
Sarà pur vero che i maschi delle altre specie non uccidono la femmine,ma non fanno tante altre cose che gli uomini compiono per le donne: non si accollano i rischi(fisici,legali economici) che gli uomini si accollano in luogo e per conto delle donne,nessun animale ha mai inventato nulla per rendere la vita delle femmine della loro specie migliore.
Se non ci fossero gli uomini le donne morte non sarebbero solo ca.130 per anno,ma molte di più.La maggior parte della forza fisica gli uomini l’hanno utilizzata e la utilizzano per le donne e non contro le donne,ma pare che solo la violenza interessi.
La violenza maschile contro le donne viene fatta derivare dalla cultura maschilista ciò significa che la altre forme di violenza sono naturali,evidentemente la
vera natura umana non include la possibilità di commettere violenza contro le donne.La violenza in quanto tale è un caratteristica naturale della specie umana,ma per fortuna la maggior parte delle persone non compiono violenza.
Se la violenza contro le donne deriva dalla cultura maschilista,i sacrifici,il bene che gli uomini hanno compiuto per le donne da dove derivano?.
Grazie per la correzione.
Se non possiedo le basi per discutere,non significa che gli altri non c’è l’abbiano.
Tra le cose che il genere umano ha inventato per rendere migliore la vita del genere femminile, ci metterebbe Emanuele anche il negare alle donne il diritto di voto? Oppure il delizioso fenomeno della caccia alle streghe? Magari la fasciatura dei piedi cinese, o la pratica delle mutilazioni genitali femminili? Io a volte rimango veramente perplessa…
Ma come si è finiti dalla provocazione feroce e raffinata dell’articolo a questo bisticcio sul ruolo di maschi e femmine, nella storia e nella società??
Ma chi se ne frega di cosa pensa un maschio, e cosa pensano i maschi. la prima conquista vera è cosa pensiamo di noi stesse…la consapevolezza è la necessità primaria.
Senza di essa non cambierà mai nulla, siamo tutti in evoluzione e con ogniuno di noi anche il nostro essere maschi e femmine, uomini e donne; che tanto per inciso non sono la stessa cosa.
I generi maschio/femmina sono funzionali alla definizione della nostre caratteristiche biologiche e vengono studiate da “medici”.
I concetti di uomo/donna, maschile/femminile appartengono alle stratificazioni culturali che accompagnano l’evoluzione umana e vengono studiati da “antropologi”
Le due scienze possono correre parallele nella comprensione dell’evoluzione della specie, ma non possono incontrarsi, nè mescolarsi, perché la cultura, in quanto unicum umano, e “innaturale” per definizione. In realtà scienziati e medici non hanno ancora dato una risposta definitiva sul perché la femmina della specie umana abbia a disposizione un organo di esclusivo piacere sessuale non legato alla riproduzione. Mentre la cultura umana di risposte ne ha date a bizzeffe, prima e più abberrante, “l’infibulazione” stà lì a ricordarci quanto pesi il bisogno di controllo e contenimento (fino alla negazione) del piacere della donna, nell’ordinamento delle società patriarcali.
Che non sono uniche ed eterne, sono esistite ed esistono ancora società matriarcali, e su questo si potrebbe aprire poi un capitolo a parte.
Sulla questione del matrimonio come contratto dove si definiscono scambio di servizi e beni, è un concetto che mette a disagio gli occidentali e la cultura romantica che ci caratterizza, per molte altre culture è un dato assodato e pacifico, tanto è vero che mentre in Italia il capitolo diritti/doveri coniugali sono definiti dallo stato, nelle maggior parte delle realtà mondiali il “contratto matrimoniale” ha possibilità di stipule legali private più libere.
Quello che mi lascia perplessa dell’articolo è la mancanza di genesi del fenomeno contratto matrimoniale, solo comprendendo come nasce la necessità sociale del contratto, possiamo valutarlo alla prova dei tempi e il suo eventuale superamento.
Inoltre mi pare poco delineata la differenziazione tra maternità e sessualità femminile.
Se la natura ci ha fornito un organo di piacere non funzionale alla riproduzione e la possibilità di autoerotismo (non tutti gli animali hanno la possibilità di escludere un eventuale patner nell’esperienza sessuale) è su questo che forse dovremmo dibattere ?
A proposito del discorso sessualità-maternità, poco tempo fa avevo trovato un interessantissima intervista ad un ginecologo che sosteneva che all’atto delle possibilità attuali della scienza, pochissimo si fa nell’ambito della ricerca sulla contraccezione. Come possiamo notare, benché ormai sia noto da secoli il ruolo dello sperma maschile nel concepimento, l’uomo ancora non avverte la minima responsabilità in merito: la gravidanza – soprattutto quando indesiderata – è percepita come una “colpa” tutta femminile. I mezzi contraccettivi che abbiamo oggi a disposizione sono tutt’altro che sicuri, per tanto è difficile scindere del tutto la sessualità e la maternità. Un incidente di percorso va sempre tenuto in considerazione: se si vanno a guardare le statistiche, il preservativo comporta un margine di rischio del 14%, la pillola del 5%, il femidom (il preservativo per la donna, introvabile in Italia) del 21%, la spirale del 2%. Dobbiamo anche tenere da conto che siamo generalmente parecchio ignoranti sull’argomento, moltissimi anticoncezionali sono poco diffusi – come “il pillolo” per lui – e c’è molta disinformazione in giro…
L’articolo voleva essere una provocazione, uno spunto di riflessione, e mi sembra abbia dimostrato come il vero tabù era ed è ancora il piacere femminile…
La medicina e la scienza hanno i loro limiti, tra cui anche quelli culturali, un certo margine di indeterminazione esisterà sempre anche con la ricerca medica ideale.
Ogni pratica, pure quella sessuale, comporta una certa dose di imprevisto e quindi anche di assunzione di responsabilità. Il mio periodo fertile si sta avviando alla conclusione, ma da quando ho cominciato ad avere rapporti sessuali, ho modulato le tecniche di contraccezione in armonia col l’aumentare delle mie possibilità di crescere un figlio anche imprevisto, anche da sola. Non per fatalismo, ma per consapevolezza.
Il problema non sta nel figlio non programmato (la programmabilità di un figlio è una realtà piuttosto recente), ma di una struttura sociale che non supporta la donna in maniera che, anche in questa eventualità, la maternità non sia penalizzante.
Noi donne dobbiamo decidere bene cosa vogliamo.
Non possiamo prescindere dal nostro apparato riproduttivo, la natura, che ci piaccia o no, ci ha fornito di un’opportunità in più, quella di essere “soggetti attivi della procreazione”, cosa che la cultura patriarcale non ci ha ancora perdonato, cercando di far passare “un’opportunità” come “una punizione”:
Ed è perchè perpetuiamo questa mentalità che noi donne abbiamo imboccato la strada della medicalizzazione della maternità sì, maternità no. Preferiamo piegare la natura che chiedere alla società di conformarsi alla nostra naturalità.
Di che stupirsi se come conseguenza il piacere sessuale , ma qualsiasi forma di piacere mi viene da dire, di donne e uomini si sta spostando verso l’artificialità ..
Perche anche gli uomini hanno rinunciato al piacere sessuale puro,( gioioso e libero scambio di piacere reciproco) scambiandolo con una forma di potere e assoggettamento sessuale …
Liberarsi dai condizionamenti della cultura patriarcale è una opportunità per donne e uomini, da percorrere insieme perché quando le strette regole dei ruoli sono state abbattute, si sono ritrovati più felici sia le une che gli altri.
Avete presente i volti di tanti padri che spingono i passeggini con dentro i propri figli, impossibile da immaginare solo un paio di generazioni fà, e talmente, felicemente, contagiosi, che migliaia di nonni si sono lasciati convincere, piccole rivoluzioni condivise che le donne dovrebbero rivendicare come la strada da percorrere…
Saremo libere (anche nel piacere) se saremo liberi tutti.
Il problema non è tanto il “far passare” una opportunità per “una punizione”, è che sono riusciti perfettamente a renderla una punizione. Per tutte quelle donne che perdono il lavoro perché sono mamme o non lo trovano perché sono in età fertile, per tutte quelle donne accusate di essere “fannullone mantenute” quando richiedono un supporto economico, la punizione è concretissima…
l’ospedalizzazione (o medicalizzazione) del parto ha anche salvato delle vite..poi ognuno faccia come crede.
diciamo che la cultura (nel suo farsi e divenire) è intrecciata con la “natura” umana
Detta così Paolo, può significare tutto e niente…
Sono donna, singola, cinquantenne, figlia di classe operaia, con un trienniennio magistrale che come studio vale meno del foglio su cui è scritto, un figlio adolescente, disoccupata da sette mesi, un passato lavorativo frammentato, perchè appartengo alle prime privilegiate della flessibilità, niente famiglia alle spalle su cui contare e decenni di lotte sindacali e ribellioni al sistema patriarcale delle famiglie in cui ho vissuto, pagate di tasca mia.
Sono riuscita a portare avanti con successo e dignità tutte le scelte fatte e ad essere la persona che volevo.
Conosco il prezzo di ogni libertà e ogni autonomia che mi sono voluta riconoscere.
Penso di aver sempre da imparare da qualsiasi persona con cui dialogo e da qualsiasi situazione in cui mi possa trovare; ma penso di avere anche tanto da condividere.
Arrivata alla mia età ho compreso quale sia stato l’atteggiamento che mi ha permesso di superare le ingiustizie, le angherie e le prevaricazioni che so di aver subito e che hanno schiacciato e sconfitto tante e tanti miei compagni di viaggio: ho combattuto per i miei diritti, senza imparare a detestare, a sminuire e svilire, ho mantenuto un atteggiamento combattivo e positivo, ho cercato sempre nelle persone il punto di contatto e non di rottura, ho cercato sempre la soluzione e non il colpevole, perchè se davvero vuoi raggiungere un obbiettivo non stai lì a gniagolare “all’ingiustizia, all’ingiustizia”.o a urlare “al cattivo al cattivo”, ma il tempo di studiare la situazione e poi si agisce.
PS da più di cinque anni mi concedo il lusso di regalare almeno otto ore la settimana di volontariato alla mia comunità.
Insegno teatro a ragazzi delle scuole elementari e medie, con un approccio specifico alla scrittura teatrale, come linguaggio e comunicazione del loro pensiero critico.
Ho contribuito alla fondazione di una compagnia teatrale di giovani (fino a diciotto anni) che praticano la scrittura di testi all’interno di un progetto di teatro civile, che li ha condotti a partecipare a festival internazionali e collaborare con importanti centri culturali del territorio ed esperienze all’estero, e riuscendo a raccogliere fondi che i ragazzzi stessi hanno deciso di devolvere al finanziamento di borse di studio per “RAGAZZE meritevoli, ma in difficoltà economica”, che nel mio territorio vuol dire di origine non italiana, con tutto il significato culturale che questa decisione comporta.
Perchè la liberazione dai lacci del patriarcato è fatto di un costante, umile , ma concreto lavoro quotidiano di donne e uomini che decidono di voler fare la differenza.
Ho voluto raccontarmi solo per ribadire che quando espongo le mie opinioni, sono consapevole di poter anche non aver ragione, ma che parlo sempre e comunque per cognizione di causa,
l’onestà intellettuale è necessaria innanzitutto per se stessi.
Non l’ho affatto messa in dubbio 🙂
😀
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