Negare l’esistenza della violenza intrafamiliare mette a rischio bambini ed adulti: il rischio è che i bambini vittime di abusi e gli adulti che vogliono aiutarli non vengano creduti dalle autorità chiamate ad indagare su queste questioni.
E’ un rischio concreto e documentato, ci sono studi in merito, ad esempio:
“Child Custody Evaluators’ Beliefs About Domestic Abuse Allegations: Their Relationship to Evaluator Demographics, Background, Domestic Violence Knowledge and Custody- Visitation Recommendations” Author: Daniel G. Saunders, Ph.D., Kathleen C. Faller, Ph.D., Richard M. Tolman, Ph.D. http://www.amazon.it/Custody-Evaluators-Beliefs-Domestic-Allegations/dp/1249247608
“Custody Evaluations When There Are Allegations of Domestic Violence: Practices, Beliefs, and Recommendations of Professional Evaluators”
Author: Michael S. Davis, Ph.D.; Chris S. O’Sullivan, Ph.D.; Kim Susser, JD; Hon. Marjory D. Fields, JD http://books.google.it/books/about/Custody_Evaluations_when_There_are_Alleg.html?id=oE3nmgEACAAJ&redir_esc=y
I pregiudizi delle persone coinvolte nelle indagini condizionano il procedere delle indagini, spesso a discapito delle vittime.
Affermare che il pedofilo è esterno alla famiglia senza aggiungere doverose precisazioni equivale a negare che il pedofilo possa essere un membro della famiglia: è una affermazione che contribuisce a creare nella mente delle persone un pregiudizio, ovvero un ragionamento basato su una indebita generalizzazione.
Perché se è vero che ci sono pedofili che adescano bambini che non appartengono al proprio nucleo familiare, è altrettanto vero che il pedofilo a volte è un membro della famiglia, come leggiamo in questo articolo pubblicato il 3 dicembre 2013:
Quel genitore che accusa il partner di abusi sessuali sul proprio figlio oggi come oggi deve affrontare un iter giudiziario che parte da un verdetto di presunta colpevolezza: ma il presuto colpevole non è il pedofilo, bensì la vittima, che deve difendersi dall’accusa di aver inventato tutto. E tutelare un bambino in una situazione del genere è un vero e proprio calvario: il bambino vittima di abuso è vittimizzato nuovamente da coloro che lo accusano di essere un bugiardo.
Se è vero che non è corretto presumere che è stato commesso un reato prima di aver raccolto delle prove, a mio avviso è altrettanto scorretto presumere che non ci sia stato nessun reato e che chi cerca l’aiuto delle autorità competenti stia mentendo.
E il perché lo lascio spiegare a chi, questo calvario, lo ha vissuto in prima persona:
Questo predatore oggi è in prigione, come ci mostra Repubblica in un servizio fotografico.
Cito da un articolo del marzo 2011:
“… la bimba è stata sottoposta ad una serie infinita di incidenti probatori che l’hanno molto provata. E ho verificato personalmente che i bambini non vengono creduti. Quando, con il loro linguaggio da bimbi raccontano gli orrori che hanno subito, i periti pensano che siano indotti a raccontare cose false. Se non fosse stato per le intercettazioni lui ora sarebbe libero.
Si, sono stata accusata di Pas, la sindrome di alienazione genitoriale. In base a questa sindrome, io avrei indotto la mia piccola ad accusare il padre di incesto…”
Sullo stesso argomento:
“Il pedofilo a volte è un membro della famiglia”?? Sbagliato! Il pedofilo nell’80% se non di più dei casi è un membro della famiglia. Il pedofilo che adesca i bambini fuori dalla scuola è un’immagine con un forte impatto mediatico ma fuorviante. Fa pensare alla maggior parte della popolazione che l’abuso è sempre qualcun altro a compierlo, mai un familiare, quando invece è tutto il contrario. Certo, è moto più facile accettare che sia un predatore esterno a fare del male ad un bambino piuttosto che il nonno, il papà, lo zio. Ma come sanno tutto coloro che si occupano per lavoro di abusi su minori l’abusante estraneo è un caso raro. E, tra l’altro, un caso che lascia meno traumi psicologici al minore: un conto è elaborare uno stupro o una molestia fatta da un estraneo, un conto è superare anni di abusi da parte di un parente stretto, con tutto il corollario di sensi di colpa e di relazioni ambigue e manipolatorie da parte dell’adulto. Purtroppo sull’abuso sessuale su minore c’è ancora molta ignoranza e disinformazione. Si pensa a mettere in guardia contro fantomatiche organizzazioni pedofile internazionali quando molto più spesso l’orco dorme nella stanza accanto.
Parlando proprio di pedofilia, c’è il recente lavoro di Giuliana Olzai, che ha analizzato tutti i procedimenti aperti presso il Tribunale di Roma in un periodo compreso fra il 2000 e il 2003, ben 288 procedimenti (per 350 minori e 326 indiziati) e si approfondisce l’iter di quelli (180 procedimenti, 238 vittime e 196 imputati) in cui, a seguito delle indagini preliminari, l’indiziato è stato imputato di violenza sessuale su minori di età inferiore ai 14 anni:https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/09/01/abuso-sessuale-sui-minori-scenari-dinamiche-testimonianze/, che conferma l’osservazione per cui l’abuso sessuale su minori avviene soprattutto all’interno della famiglia.
io mi chiedo solo se le prostitute d’alto “borgo” son quelle che abitano in collina….
Saranno quelle di Bergamo Alta 🙂
Sarà un refuso 🙂 anche io ne faccio un sacco. Anzi, segnalatemeli, vi prego…
Beh, la dottoressa Peloso scrisse anche che alcuni bambini vengono rapiti e poi uccisi per rubare loro gli organi, tra cui “il liquido rachidocervicale”… Detto da una psicologa, cadono davvero le braccia di fronte a un errore così madornale. Quindi non credo che “alto borgo” sia un refuso… 🙂
Per chi volesse verificare con i propri occhi, ecco il link http://alicenelpaesedelgenoma.org/2013/05/09/quando-il-silenzio-preannuncia-tempesta/