6 passi

gaslight

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. (Primo Levi)

Ieri ho letto questo post: Come riconoscere se il mio amore è patriarcale.

Se ci sono donne che ragionano sulle relazioni sentimentali con l’obiettivo di imparare ad immaginare un nuovo romanticismo fondato sul rispetto reciproco, ci sono uomini che invece pensano che una solida relazione sentimentale non possa che basarsi sui concetti di dominio e sottomissione.

L’uomo sottomette e la donna è dominata, ovviamente.

Sempre ieri, ho pubblicato sulla pagina facebook de Il Ricciocorno questo altro post: Attention-seeking manosphere douchebag offers how-to-guide for abusive boyfriends – traduco: pezzo di merda in cerca di notorietà nella manosphere offre guida per il (perfetto) fidanzato abusante.

E ho notato che molti lettori hanno commentato “è importante conoscere queste strategie.”

Allora ho pensato: magari può esservi utile un articolo che ne parla in italiano, così sono andata a cercarmi l’originale.

Un certo Matthew Forney (sarebbe “il pezzo di merda”) ha deciso di pubblicare i 6 infallibili trucchi per distruggere l’autostima di una ragazza (How to crush girl’s self esteem, è il titolo del suo manualetto).

Il pezzo di… ops!

Il signor Forney si è risolto a divulgare la sua tecnica nella consapevolezza che non c’è nulla di meno attraente di una donna fornita di autostima; una donna con una forte autostima è come una donna con un pene, ci racconta, dimostrando scarsa sensibilità verso tutte quelle donne che davvero hanno un pene.

Ma scopriremo che la sensibilità non è una delle doti di questo esperto dell’amore romantico.

Una breve premessa: l’autostima è una delle componenti fondamentali del nostro benessere. Lo psicologo William James (1842-1910) è stato tra i primi a darne una definizione, a partire dallo studio di un particolare fenomeno: alcune persone con scarse abilità sembravano dotate di una sicurezza di sé ostentata ed incrollabile, mentre altri, seppure stimati dagli altri, tendevano a diffidare delle proprie qualità.  Egli definisce l’autostima come rapporto tra sé percepito e sé ideale; il primo è la considerazione di sé che un individuo elabora in base alle caratteristiche che dal suo punto di vista sono presenti o assenti nella sua vita, il sé ideale è invece l’idea di come vorrebbe essere, cioè il modello di vita che usa come parametro. In altri termini l’autostima non è che una una valutazione, la risposta alla domanda: “Cosa penso di me?”.

Chi ha bassa autostima non ha fiducia in se stesso e nelle proprie capacità; si sente spesso insicuro (guarda caso in un altro post Forney celebra proprio la donna insicura) e manifesta diverse paure, legate soprattutto al fatto di sentirsi inadeguato ed incapace. Chi ha bassa autostima, inoltre, soffre spesso di ansia, di depressione e di tante altre poco piacevoli patologie.

E questo, secondo il signor Forney, è molto attraente, in una donna; attraente per tutti gli uomini, non solo per lui.

Una donna consapevole del proprio valore, invece, non piace; non piace a nessun uomo, non soltanto a lui.

Che esistano persone diverse, con gusti diversi, con idee diverse, Forney non riesce a concepirlo.

Ora, siccome il sogno segreto di ogni donna (tutte, che abbiano una bassa o un’alta autostima) è essere dominata da un uomo, per risolvere il problema di quelle che hanno avuto la sventura di aver sviluppato nel corso della vita una autostima tale da impedire loro di godere della totale sottomissione al maschio che le ha scelte, Forney ha collaudato per i suoi affezionati adepti i 6 passi per fare gradualmente a pezzi la percezione che una donna ha di se stessa.

Vi faccio notare che Forney si vede come una sorta di benefattore: egli non fa altro che liberare i desideri incoffessati di tutte quelle donne che non sanno che sarebbero molto più felici se rinunciassero alla loro libertà per dedicare la loro esistenza a soddisfare i suoi bisogni. Le donne felici senza accanto un Matt Forney si illudono di essere felici: solo una relazione di coppia con un vero uomo dominante può far sentire una donna appagata e soddisfatta.

Ma perché ci racconti di questo squilibrato? So che qualcuno che lo sta pensando…

Perché, care signore (e signori), il serial killer dell’anima che vive secondo i principi del signor Forney (non c’è solo lui, ve lo assicuro) è un uomo come tutti gli altri: non se ne va in giro con addosso una maschera da hockey e una sega circolare in mano, non puzza di zolfo, non ha le corna né il cranio costellato di spilloni, niente che possa allertare chi lo osserva sulla sua vera natura.

Ma è lì fuori, ed è a caccia. Aspetta un momento di crisi, è in cerca di chi si sente solo, depresso, deluso, ferito: la sua arma sono le debolezze degli altri. E’ paziente e solo quando annusa che nei paraggi c’è un essere umano in difficoltà, attacca e azzanna.

Forse, se impariamo a pensare come lui, possiamo riconoscerlo prima che trovi il modo di insinuarsi nella nostra vita e cominci a divorare pezzetto dopo pezzetto tutto ciò che amiamo in noi stessi.

Ora dovete immaginare che il processo di distruzione dell’autostima di una ragazza non è una cosa semplice: occorre tempo, dedizione e metodo.

Se per liberarsi dalla dipendenza dall’alcol gli Alcolisti-Anonimi hanno 12 passi, al signor Forney per sottomettere la donna ne bastano 6, anche se questo non significa necessariamente che il procedimento impegni una minore quantità di tempo.

Passo n°1: falla sentire inadeguata.

Il primo passo si può riassumere nella frase: niente di ciò che lei fa per te è mai abbastanza. Un esempio: cucina dei muffin, e tu falle notare che sono “un po’” bruciacchiati, o che sarebbe stato meglio amalgamare “un pochino meglio” il burro. L’importante, in questa fase, è non mostrarsi aggressivi: bisogna denigrare, ma con un tono di voce pacato, indifferente. La rabbia comporterebbe una reazione difensiva; un commento sgradevole, ma proposto come fosse un amorevole consiglio, la porterà ad interrogarsi sul fatto che magari avrebbe davvero potuto fare meglio.

L’importante è criticare, sempre e comunque, continuamente.

Altrettanto importante è identificare il “tallone d’Achille” della sventurata. E’ lì che bisogna colpire. Ad esempio: è una ragazza che tiene alla linea? Allora, al ristorante, alla prima pietanza che ordina, si potrebbe intervenire così: “Davvero? Un po’ grasso, non ti pare? Mi sembri un po’… gonfia ultimamente…”. Lo dici perché tieni a lei, in fondo. E’ per questo che le hai appena rovinato la cena.

Passo n° 2: dominala sessualmente e fisicamente

Quello che in questa fase una donna deve arrivare a comprendere è che il suo corpo non le appartiene più: è di proprietà del suo tormentatore.

Un metodo suggerito per iniziare questo processo è la pacca sul sedere in pubblico.

Un uomo non chiede mai, ci spiega il signor Forney, soprattutto a letto: il consenso di una donna non è che elemosima e un uomo non fa la carità, ma si prende con la forza quello che gli spetta. Quindi: mai accettare un “no” come risposta. Se si lamenta di essere sculacciata in pubblico, questo non deve essere un motivo per smettere: bisogna insistere finché non lo accetterà. E lo accetterà, perché in fondo non è una umiliazione troppo grande. Il trucco è cominciare con le piccole cose.

Fondamentale è infatti il procedere per gradi: if she lets you get away with minor violations of her boundaries, she’ll accede to your bigger demands later on. Se riesci a farle accettare una piccola umiliazione, col tempo ne accetterà una un po’ più grande, poi più grande, poi più grande… e arriverà il giorno in cui potrai fare tutto ciò che vuoi.

Il signor Forney suggerisce anche la giusta progressione di atti sessuali che possono risultare sgraditi, fra i quali c’è anche lo strangolamento; ci tiene a precisare, però, di tenere le mani sul collo “come per soffocarla”, non di soffocarla davvero. Sarebbe spiacevole trovarsi un cadavere nel letto.

Passo n° 3: isolarla da amici e familiari

Affinché una donna diventi emotivamente dipendente da te, devi eliminare tutti coloro che potrebbero offrirle un supporto in futuro.

Se lei sospetta che il tuo intento è allontanarla da chi ama, prenderà le loro difese e si allontanerà da te. Bisogna agire con cautela e il modo migliore è conoscere amici e familiari: avranno dei difetti, tutti ne abbiamo, ed è su quelli che un bravo manipolatore deve puntare, con l’obiettivo di deteriorare i rapporti.

L’idea che piano piano deve formarsi nella mente della donna è che tutte quelle persone che sostengono di amarla e stimarla, in realtà vogliono rovinarle la possibilità di essere felice… con te.

Il tempo che lei trascorre senza di te deve essere ridotto al minimo. Anche l’accesso al web, naturalmente, deve essere limitato.

E’ sola. Tutta sola. Nessuno le tenderà una mano. A quel punto non ha più scampo.

Passo n° 4: ogni tanto gratificala

Se al bastone non sostituisci di tanto in tanto la carota, anche la donna più disperata se ne va, spiega il saggio Forney. Qualche volta, quindi, è importante anche dirle che è stata brava.

La “ricompensa” deve arrivare assolutamente a caso: you can’t reward her for specific things; you have to be completely random with your praise.

Se la lodi ogni tanto senza un vero motivo, lei passerà il tempo a cercare di comprendere che cosa ti ha reso felice, proverà ad ottenere il medesimo risultato, ma non devi darle soddisfazione: se una donna scopre che c’è qualcosa che davvero apprezzi in lei, lo userà per manipolarti a sua volta.

Per fortuna, ci dice Forney, le donne hanno il cervello piccolo come quello di un criceto, quindi è facile mandarle in confusione.

Passo n° 5: concedile degli sfoghi emotivi

E qui c’è una perla che devo citarvi letteralmente: le emozioni sono per le donne quello che lo sperma è per l’uomo. Che cosa significhi, ve lo confesso, non lo so, e credo non lo sappia neanche chi lo ha scritto.

A quanto pare gli uomini, secondo Forney, siccome producono sperma, non possono provare emozioni: sperma ed emozioni si escludono a vicenda.

Di sicuro il signor Forney non ne prova, oppure non conosce proprio il significato del termine, perché propone ai lettori di sedare l’incomprensibile bisogno di esprimere delle emozioni con la Chiristian Domestic Discipline.

Quando una donna è colta da una crisi emotiva (grida e piange, ci spiega Forney) è utile punirla con delle sculacciate (per il suo bene, è chiaro).

Mi chiedo: dovremmo forse fare lo stesso con un uomo che ha un’erezione?

Passo n° 6 – scopala come se fosse il tuo ultimo giorno sulla terra

Cito ancora letteralmente: come l’uomo è schiavo del suo pene, anche la donna è schiava della sua vagina.

Notate bene che quest’uomo – convinto di essere una roba indimenticabile a letto – ignora l’esistenza della clitoride e probabilmente anche quella dell’orgasmo femminile.

Si potrebbe liquidare questa storia come il brutto remake statunitense della celebre canzone di Marco Ferradini, condito di quelle sfumature di grigio-sadomaso che tanto vanno di moda in questi tempi bui.

Si potrebbe decidere di ignorare la cosa, e concludere: è sbagliato dare visibilità a questi personaggi evidentemente disfunzionali.

Ma io non condivido la filosofia del laissez-faire. Le cose brutte non scompaiono quando ci voltiamo dall’altra parte.

Se vi  parlo di questo squallido vademecum del fidanzato abusante è perché troppo spesso le vittime di violenza, le donne che rimangono imbrigliate il relazioni sentimentali con soggetti simili al signor Forney, subiscono da parte una crudele rivittimizzazione: si sentono dire “perché non lo hai lasciato immediatamente? Perché hai subito, hai sopportato, perché lo hai addirittura difeso? Perché ti sei lasciata umiliare, perché non ti sei ribellata, perché non hai reagito?”

Già, perché?

Non so se avete notato come questo signore si avvolge attorno alla sua vittima sinuoso come un serpente, prima di passare alle maniere forti. Più volte, nel corso della sua dissertazione, esorta i suoi lettori a procedere con cautela: quando si sarà assuefatta ai commenti sgradevoli, allora si può passare alle sculacciate; quando la avrei convinta che quella non è una buona amica, un’amica sincera, allora puoi cominciare a mettere bocca sul suo profilo facebook, magari mostrarti geloso e convincerla a chiuderlo; una volta che avrà accettato le sculacciate le puoi mettere le mani al collo e stringere, facendole credere che la strozzerai.

Certo, molte delle massime del signor Forney sono ridicole e la tentazione di riderci su è forte, ma alcune osservazioni sono veramente crudeli: scopri il suo punto debole e feriscila; scopri di chi si fida e demoliscilo: individua chiunque ci tiene davvero a lei e fallo fuori; quando è sola, puoi iniziare a divorarla, con tutta calma, boccone, dopo boccone, senza fretta.

Quante volte leggiamo sui giornali: raptus di follia, uccide la compagna/moglie/fidanzata?

Il manualetto del signor Forney ci dimostra che nella maggior parte dei casi, quando si parla di violenza sulle donne, è sbagliato parlare di impulsi improvvisi e incontrollati. La violenza è solo l’ultimo stadio di un piano ben congeniato, una tela di ragno dalla quale è difficile liberarsi, un progetto che si svolge nel corso di anni, che ha come obiettivo la relazione sentimentale perfetta: quella lui la possiede e lei si lascia possedere, quella in cui il padrone fa tutto ciò vuole, quando vuole, mentre lei non può fare altro che subire, perché è convinta che quello che le accade è esattamente ciò che si merita. Colpevolizzarla non può che minare ulteriormente una autostima già compromessa, preparando il terreno per il successivo Matt Forney.

A volte accade che una donna riesca a liberarsi, e tenti di scappare. A volte accade che il ragno riesca a riacciuffarla. E a quel punto deve punirla. A volte la donna muore.

Entrate in un centro antiviolenza e parlate con le donne che ci sono passate e sono sopravvissute: scoprirete quanti Matthew Forney ci sono in mezzo a noi.

Per approfondire: La distruzione dell’autostima di una ragazza secondo William Shakespeare (perché Matthew Forney non si è inventato niente)

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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11 risposte a 6 passi

  1. Paolo1984 ha detto:

    questo cosiddetto “manuale” potrebbe essere utilizzato proprio per mettersi in guardia da tipi del genere

  2. Vale ha detto:

    È tutto vero, ho sentito troppe storie come queste. Ciò che mi domando è: ma a parte questo mitomane, gli altri…? Cioè, leggono e imparano? Vanno a istinto? Si sono documentati per imparare a comportarsi così? Gli viene naturale? (non so quale ipotesi sia più agghiacciante)
    Sono iscritta a un forum che parla di tutt’altro, ma in una discussione è venuto fuori che gran parte delle iscritte donne si erano trovate ad avere a che fare con pezzi di schifosi bastardi tipo quelli descritti qui. Ce ne sono, sì, troppi in giro. Ma dove imparano ‘sta strategia?

    • Com’è che impariamo? La teoria dell’apprendimento sociale (Bandura) sostiene che impariamo imitando gli altri.
      L’apprendimento per imitazione si riferisce al processo in cui una persona impara osservando le azioni di un modello (affascinante, attraente, prestigioso, con cui vale la pena identificarsi).
      http://pollicinoeraungrande.wordpress.com/2013/09/20/i-bambini-fanno-quello-che-vedono-psicologia-e-imitazione/

      • Pinzalberto ha detto:

        Che stupido, ho trascorso una vita a chiedere la carità!

      • Vale ha detto:

        Sì, ma Riccio, vuol dire che hanno davanti uno che fa la stessa cosa. Dove stanno tutti ‘sti uomini malati? Nella vita di tutti i giorni, non ne vedo (poi, fra le mura domestiche, il discorso sarà diverso, ma un ragazzo figlio di genitori normali che cammina per strada, non entra nelle altrui “mura domestiche”).
        Altra cosa: ci sono consigli o simili su come rendersi conto che una relazione è abusante? Perché potrebbe anche essere che i muffin siano bruciacchiati sul serio.

      • Si potrebbe essere. E potrebbe essere anche che il burro si poteva amalgamare meglio. Tutto quello che ognuno di noi fa potrebbe essere fatto meglio. E’ proprio questo il trucco: creare un “modello” di perfezione inarrivabile per far sentire l’altro costantemente non all’altezza. Il punto è che certo non amiamo qualcuno perché è perfetto sotto ogni aspetto.
        Se qualcuno prepara un dolce per me, io lo ringrazio, non vado certo a guardare il pelo nell’uovo. Non si dice forse “è il pensiero che conta?”

      • Vale ha detto:

        Lo chiedevo perché a casa mia, tipo, mia mamma ha la fissa di mettere pochissimo sale nella pasta. Ormai è diventata una specie di barzelletta. Io e mio papà ci guardiamo, ridiamo di sottecchi e fingiamo indifferenza. Lei se ne accorge e ci fa “Cosa c’è, adesso?” e noi alla fine cominciamo a ridere e le diciamo che è di nuovo senza sale. Ma questo non vuol dire che le vogliamo demolire l’autostima :-/
        A me è capitato di essere dalla parte di “quella che fa i muffin bruciacchiati” e ammetto di avere difficoltà a capire se chi me lo fa notare lo dice per aiutarmi, come dato di fatto, o per manipolarmi. 😦

      • Beh, il signor Forney parla di criticare tutto e continuamente…

  3. Cinzia ha detto:

    Questa è la descrizione precisa delle dinamiche messe in atto dai narcisiati patologici.
    Stiamo parlando di una disfunzione della personalità sempre più diffusa nella società occidentale, che agevola comportamenti simili, qualificandoli come “vincenti”

    • sciamanesimofemminile ha detto:

      E’ vero quello che scrive Cinzia, in realtà per me, mia opinione sempre, è il narcisismo stesso ad essere una patologia perché un io con un identità che ha stima di se non ha nulla a che fare con l’ego che genera narcisismo, non so se esistono studi scientifici assoluti al riguardo esprimo solo la mia opinione, ed è vero anche che il narcisismo passa come personalità (ma quale? una che si basa sul non guardarsi dentro? e sarebbe una personalità formata? mah….) forte perché nella società vi è un potere che qualcuno ha e che la stragrande maggioranza deve subire, ecco perché il narcisista appare come un vincente.
      Ti cito Riccio:
      Una donna consapevole del proprio valore, invece, non piace; non piace a nessun uomo, non soltanto a lui.
      Guarda questa frase che hai scritto è la sintesi e anche l’essenza del perché esiste un sistema come quello patriarcale, una donna che ha fiducia in se è il male assoluto per qualunque maschio, e purtroppo in un sistema gerarchico questo ormai riguarda anche le lesbiche, non è che i rapporti di forza non esistono per noi, infatti esistono come scrive paolam anche le narcisiste, ma loro subiscono un modello patriarcale, infatti non si rovescia un regime con gli strumenti che il regime fornisce, non è che diventando come loro ci salviamo e rovesciamo qualcosa, anzi perdiamo l’identità il che è triste e non è salvifico.

  4. paolam ha detto:

    Ma quando il narcisista patologico incontra la narcisista patologica, il narcisista patologico è un uomo morto 3:) avveccene di narcisiste :3 Mi era sfuggito. lo posto subito!

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