Gli affezionatissimi della sindrome da alienazione genitoriale ci stupiscono con i soliti effetti speciali.
Stavolta ad essere tirato in ballo è un articolo di Newsweek, il cui titolo originale è Parental Alienation Syndrome Isn’t in the DSM Yet, but It’s in Plenty of Arguments (La sindrome da alienazione genitoriale non è ancora nel DSM, ma è in un sacco di dispute).
Questi signori, oltre a non sapere nulla di psichiatria, di medicina, di psicologia e di diritto, ci dimostrano oggi di non sapere neanche l’inglese, e traducono “ma ci sono molti argomenti a supporto” (la parola “supporto” – support, in inglese – non c’è proprio nel titolo, come potete notare).
Da che mondo è mondo, non sono argomenti a supporto dell’esistenza di una sindrome le testimonianze di padri o le affermazioni di attori di Hollywood (vi ricordo che l’attore recita, è il suo mestiere), ma lo sono le ricerche e gli studi scientifici.
Ricerche e studi scientifici che, a proposito di alienazione genitoriale, nessuno ha mai condotto.
A dire il vero uno studio c’è: Is it Alienating Parenting, Role Reversal or Child Abuse? A Study of Children’s Rejection of a Parent in Child Custody Disputes, di Johnston, Walters, & Olesen, The Hayworth Press, 2005: lo studio dimostra che sebbene il 50% dei genitori coinvolti nell’indagine avesse comportamenti comunemente considerati in grado di sabotare il rapporto del minore con l’altro genitore (raccontare al minore episodi per mettere l’altro genitore in cattiva luce, biasimarne il comportamento, sollecitare l’ostilità del minore, sminuire l’altro genitore in presenza del minore, utilizzare il minore per trasmettere messaggi ostili, rispondere con rabbia ogni qual volta il minore esprime sentimenti positivi nei confronti dell’altro genitore), solo il 6% dei minori ha reagito a questi comportamenti con il rifiuto di una figura genitoriale, ovvero manifestando a sua volta rabbia, disprezzo, lamentele e il rifiuto di frequentare il genitore denigrato. Inoltre, i risultati dello studio condotto supportano l’idea che i bambini che presentavano questo genere di reazioni avessero altre motivazioni, imputabili al comportamento del genitore denigrato. Su 125 bambini, il 50% dei quali – ovvero 62 – subiva una “campagna denigratoria” messa in atto da uno dei genitori, solo il 6,4% -cioè 8 bambini – ha manifestato un rifiuto di una delle figure genitoriali; 7 di questi bambini avevano effettivamente subito abusi, pertanto non possono essere definiti “alienati” in senso stretto, perché a causare il rifiuto hanno concorso cause oggettive come il maltrattamento diretto e la violenza domestica subiti durante la convivenza.
Se vi va di inserire qualche commento per consigliare a questi signori delle lezioni di inglese, potete farlo qui.
Per approfondire:
Tutte le bufale:
I mille volti dell’alienazione genitoriale
I mille volti dell’alienazione genitoriale – II parte
Testimonianze di vittime:
Il lupo mangia tutte le mamme del mondo
Ah, e per inciso: non è nemmeno nel DSM, e tante grazie visto che NON ESISTE.
Le critiche volte al DSM sono anzi volte sul fatto che si medicalizza tutto, troppo, persino la felicità.
Però in questo “corposo insieme” non hanno minimamente pensato di aggiugnere la PAS.
Chissà come mai! 😉
Mi permetto di correggerla; studi e ricerche, sia di natura psicologico-psichiatrica sia giuridica, sulla famigerata PAS ce ne sono a iosa e tutte dimostrano inequivocabilmente che è una grossa bufala, definita da illustri psichiatri statunitensi pseudo-scienza o scienza spazzatura. Questa definizione è una pietra tombale sulla PAS, nel senso che nessuna istituzione seria di ricerca, nessun ricercatore serio si mette a fare ricerche su cose già definite come scienza spazzatura.
Nel mio sito ho riunito alcune di queste ricerche: http://www.alienazionegenitoriale.org/
Detto questo, chi continua a parlarne lo fa solo per motivi di cassa, per far soldi, oltre che per motivi di perversione personale; si sa, ormai è un dato certo, che la PAS continua a essere utilizzata come tecnica difensiva nei casi di separazioni conflittuali che fanno seguito a violenza intra-familiare o ad abusi sessuali incestuosi.
Circa le critiche al DSM bisogna sempre vedere da che parte vengono e in che misura sono documentate, cioè fino a che punto chi esprme quelle critiche conosce, ha letto, il DSM, conosce la storia di questa classificazione, la sua logica, come è nata e come si è sviluppata nel tempo. Senza questi elementi si parla di aria fritta, il DSM non medicalizza un bel nulla, studiare prima di criticare.
Sono stata imprecisa, è vero. Di lavori che spiegano perché quegli autori che sostengono l’esistenza della sindrome da alienazione genitoriale non rispettano i criteri che comunemente distinguono la scienza dalla pseudoscienza ce ne sono a bizzeffe. In questo blog ho parlato del lavoro della Dott.ssa Joan S. Meier, ad esempio (https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2012/10/17/dicono-della-pas-iii/) o del Professor Robert E. Emery (https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/01/25/criticaletteraria/), che ribadisce un concetto fondamentale: l’onere della prova di ogni nuova ipotesi spetta ai proponenti.
Pertanto non si può sostenere l’esistenza di qualcosa soltanto perché qualcuno non ha perso del tempo a dimostrare che non esiste. E’ chi sostiene l’esistenza della sindrome da alienazione genitoriale che eventualmente dovrebbe darsi da fare a fornirci qualcosa di più concreto delle interviste ad Alec Baldwin, altrimenti l’ipotesi di una sindrome non basta a renderla uno strumento da esibire nei Tribunali. E’ la mancanza di lavori scientifici a sostegno della sindrome da alienazione genitoriale che lamentavo…