La matematica dell’identità sessuale e la mascolinità tossica

La signora Decina (tutta rossa) vive in una casetta tutta rossa, mentre il signor Unità (tutto nero) vive in una casetta (tutta nera). Nelle loro casette ammettono solo i loro simili. Finché un giorno…

Quella che vi ho proposto è una delle narrazioni utilizzata nelle nostre scuole elementari per introdurre l’addizione e la sottrazione in colonna con numeri di 2 cifre.

Sebbene “decina” e “unità” siano entrambi due sostantivi di genere femminile,

in questa storiella di difficile convivenza fra condomini, l’unità è un signore piuttosto iracondo, mentre la decina concorda col dizionario e si presenta come un’accogliente signora.

La rabbia del signor Unità, la sua reazione spropositatamente violenta, è giustificata dal narratore con la mancanza di spazio: la casa è “stretta stretta”. Una giustificazione un po’ debole, perché il signor Unità non ha difficoltà ad accogliere i suoi simili, i suoi fratelli maschi: il problema quindi non è tanto lo “spazio”, quanto il fatto che alcuni sono bene accetti, mentre altre sono indesiderate e vengono respinte in malo modo.

Quando il signor Unità reagisce alla presenza di una sorella della signora Decina nella sua abitazione spedendola fuori a calci, questa non si scompone, limitandosi ad accogliere la “malcapitata” nella sua dimora. Non solo, a dispetto del precedente comportamento del signor Unità, nella terza puntata della storia la signora Decina non esiterà a “prestargli” una delle sue sorelle, per permettere la sottrazione.

Inoltre, la decina presa a calci è definita “malcapitata”. Malcapitato è un aggettivo che si riferisce ad una persona capitata in un momento inopportuno e sfavorevole, che attira su di sé le spiacevoli conseguenze di una circostanza avversa; è sinonimo di digraziato, sventurato, sfortunato, scalognato. Insomma, se la decina viene presa a calci, non possiamo prendercela col brutto carattere del signor Unità, perché è solo una questione di sfiga.

Intraprendente e rabbioso lui, affabile e accomodante lei: ecco come gli stereotipi di genere vengono insegnati ai bambini nel contesto di una disciplina che saremmo propensi a considerare innocua, sotto questo profilo.

Di questa storiella, ciò che maggiormente mi ha colpito è la conclusione: “tornò così la pace fra tutti!”

Come si è ristabilita la pace? A suon di calci  e grazie allo spirito di sopportazione delle donne-decine, che di fronte alla violenza si limitano a rifugiarsi nella loro casetta senza protestare: maschi da una parte, femmine dall’altra.

Ci dice questa storia che a volte la violenza può produrre ottimi risultati, ad esempio un’addizione corretta.

Qualche giorno fa è andato in onda il film “Whiplash”, vincitore di ben 3 premi Oscar.

E’ la storia di un giove batterista ambizioso e appassionato di jazz che incontra un insegnante sadico, il quale cita orgogliosamente il sergente istruttore Hartman di Full Metal Jacket per farci capire subito di che pasta è fatto.

Questo perverso direttore d’orchestra per due ore di film diletta gli spettatori con le torture fisiche e psicologiche alle quali sottopone i suoi musicisti (tutti maschi, naturalmente, che le donne non sanno suonare), allo scopo – almeno così sostiene – di “aiutarli” a tirar fuori il meglio.

Qualcuno dei suoi allievi si suicida, ma stiamo parlando di arte, mica di una roba da femminucce: bisogna far scorrere il sangue, tanto sangue, letteralmente, che evidentemente le mani piagate impugnano meglio le bacchette e di certo la sensibilità musicale non implica il provare dei sentimenti anche per gli altri esseri umani.

Tuttavia questo straordinario pedagogo in tutta la sua lunga e onorata carriera di docente non ha mai incontrato nessun vero talento che valesse la pena di non essere eliminato dalla scena musicale a suon di insulti e sediate: sarà perseguitato dalla sfortuna? Sarà che di musica non capisce niente ma gli interessa soltanto torturare la gente?

Se l’orchestra è un insieme di strumenti musicali che suonano in perfetta armonia, fra i talenti di questo spietato mentore c’è tutt’altro che affiatamento: quella che viene incoraggiata non è una sana e leale competitività, ma una rivalità infida e scorretta, che elimina ogni possibilità di creare legami di amicizia.

L’unico personaggio femminile è la bigliettaia del cinema alla quale il protagonista chiede di uscire, una ragazza che nell’unico scambio di battute che la riguarda ci informa del fatto che il suo mento prominente le impedirebbe di attrarre dei pretendenti. La sua fugace comparsa è funzionale ad informarci che il protagonista è etero, non un “succhiacazzi”, che è uno degli insulti preferiti dal docente.

Le allusioni all’omosessualità, infatti, costituiscono la stragrande maggioranza delle espressioni offensive che rivolge ai suoi allievi.

Mollata la bigliettaia prima che si possa palesare l’ombra di un sentimento, il protagonista rimane solo col suo aguzzino, che da bravo manipolatore alterna momenti in cui si mostra accogliente e incoraggiante a momenti di crudeltà gratuita e violenti accessi di ira, finendo col far precipitare il ragazzo in uno stato pietoso di prostrazione. Ma la storia non finisce qui.

A rendere veramente detestabile il film, a mio avviso, è il finale.

Ve lo racconto perché spero che abbiate già deciso di non guardarlo mai.

Il concerto finale si rivela essere l’ennesimo crudele scherzo del perverso docente: il protagonista è invitato a suonare con l’inganno, al mero scopo di venire umiliato di fronte ad un vasto pubblico.

Ma il giovanotto prende in mano le redini della situazione e con la sua bravura si trascina dietro l’intera orchestra, che lo segue dando vita ad un’eccezionale esecuzione alla quale segue un suo catartico assolo.

Il sadico direttore d’orchestra, di fronte alla sua maestria, si dimentica di essere lì per distruggere un essere umano e si mette a dirigerlo, compiaciuto.

Raccapricciante.

Da un punto di vista etico, intendo, perché la musica mi piace.

Quello che ci racconta questo finale è che, alla fine, il metodo Hartman ha prodotto un grande musicista, che la violenza può produrre ottimi risultati.

Perché vi ho citato questi due esempi che sembrano così poco in relazione fra loro, vi starete chiedendo.

Per invitarvi ad una riflessione su un concetto del quale si parla molto poco e spesso male: la mascolinità tossica.

Che non significa che nel cromosoma Y si nasconde un qualche agente nocivo, piuttosto ha a che fare con l’idea di mascolinità che pervade questa nostra società e che è causa di tanta, tanta sofferenza.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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76 risposte a La matematica dell’identità sessuale e la mascolinità tossica

  1. Paolo ha detto:

    il libro di matematica è sicuramente sessista e misogino, non lo è il film Whiplash. Gli allievi sono tutti maschi non perchè “le donne non sanno suonare” (deduzione tua, non credo che Damien Chazelle la pensi così e non credo neache che sia omofobo, se mette “ciucciacazzi” in bocca al suo personaggio non è perchè approva il machismo) ma perchè mostrare un insegnante maschio che tratta in quella maniera una allieva avrebbe reso il personaggio dell’insegnante molto più odioso del necessario. Giusto o sbagliato che sia vedere in un film un uomo che maltratta psicologicamente altri uomini e solo altri uomini non da’ adito a polemiche e accuse di maschilismo (polemiche e accuse che gli avrebbero negato la possibilità di vincere l’Oscar). Comunque Andrew alla fine diventa un bravo musicista non grazie agli insulti dell’insegnante ma nonostante questi non potrebbe essere questa una interpretazione valida? non mi pare che l’insegnante sadico sia visto come un eroe positivo (anche se alla fine il suo amore per la musica ha vinto sula voglia di distruggere l’allievo), non è certo Dr. House i cui metodi non ortodossi le salvano le vite e non portano nessuno a suicidarsi

    • Non è un libro, sono delle schede didattiche tratte da un sito molto popolare tra gli insegnanti.

    • “Comunque Andrew alla fine diventa un bravo musicista non grazie agli insulti dell’insegnante ma nonostante questi”: perché “nonostante”? Non cerca forse di compiacerlo per tutta la durata del film? Non segue forse le sue direttive fino alla fine, fino al concerto finale, al quale accetta di suonare perché l’ignante glielo chiede?

      • viandantesperduta ha detto:

        Ma quando si rende conto di essere stato preso in giro altro che seguire le sue direttive. Svergogna pubblicamente Fletcher e lo costringe a venirgli dietro e a seguire la sua musica per non perdere la faccia. E’ lui a dirigerlo alla fine, non il contrario!

      • Lo “svergogna”? Non so cosa intendi. A svergognarlo non è il ragazzo, ma il padre, che si rivolge alle autorità affinché un simile insegnante perda la cattedra, come è giusto che sia. Quello che fa il ragazzo, invece, è legittimarlo, andandolo a cercare e accettando di suonare ancora una volta con lui anche dopo che la scuola lo ha cacciato. Poi certo, c’è il finale, che ci dà l’impressione di una “vittoria” del ragazzo sul suo aguzzino. Ma non c’è nessuna vittoria, perché l’aguzzino non lascia il palco, ma continua a fare quello che ha sempre fatto: dirigere l’orchestra. E torturare musicisti, probabilmente.

      • viandantesperduta ha detto:

        Beh certo che lo svergogna. Lui, il direttore d’orchestra, che aveva pianificato di metterlo in ridicolo, viene zittito durante le sue scuse alla platea dal suono della batteria e non può fare altro che lasciare che Andrew suoni. Deve venirgli dietro, non è più lui a dirigere. Non sto dicendo che diventa un personaggio positivo, né giustifico quello che ha fatto, ma il punto è proprio questo: neanche il film lo fa. Non so come altro avrebbe potuto gridare che Fletcher non è un uomo da ammirare. Poi, non so perché biasimare che il film abbia vinto tre Oscar nonostante la storia (che, ripeto, a me è piaciuta molto), quando gli Oscar che Whiplash ha vinto sono Miglior montaggio, Miglior sonoro e Miglior attore non protagonista a J.K. Simmons… non se lo è forse meritato?

  2. sabrina ha detto:

    sessista è tutto il sistema scolastico e più in generale il sistema educativo bei confronti del maschile, sarebbe necessario una parità di genere anche in questo senso

    • Partecipazione maschile nei vari livelli di istruzione:
      Scuola d’infanzia: 0,7% su 87.701 insegnanti
      Scuola elementare: 3,6% su 245.506 insegnanti
      Scuole medie: 22% su 155.705 insegnanti
      Scuole superiori: 66% su oltre 241mila insegnanti
      Guarda caso però “Sorprende che con una simile popolazione docente al femminile, appena si sale di ruolo le cariche più alte vengono ricoperte dagli uomini: “Sebbene il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile, solo il 55% dei dirigenti scolastici è donna”. (fonte: https://www.agi.it/cronaca/ocse_rapporto_insegnamento_uomini_donne_disparit-1611141/news/2017-03-22/)
      Il genere maschile non è discriminato: semplicemente gli spettano i ruoli più remunerativi e di prestigio.
      Se poi andiamo a guardare il corpo docente negli atenei (quelli che formano le insegnanti): http://www.diversity-management.it/2017/10/05/la-parita-genere-nelluniversita-italiana/
      “Le donne, considerate tutte le figure, ordinari, associati e ricercatori, rappresentano il 37% dell’intero corpo docente, percentuale decisamente scarsa per una nazione che ambisce ad un posto di rilievo in ambito europeo.”

    • IDA ha detto:

      Si è molto sessista ma a danno delle donne, perchè si sono creati dei ghetti di genere, alle donne il compito delle cure e assistenza agli uomini cose più importanti e remunerative.
      Non c’è nessuna legge che vieta agli uomini di partecipare a concorsi o fare domanda, non lo fanno perchè sono dei posti di lavoro che prevedono titoli di studio e sono malpagati. è sessista perchè la presenza femminile in qualsiasi settore lo svaluta, perde di importanza, il lavoro femminile non ha valore. Al contrario di quella maschile che è sempre importante. Comunque sarei curiosa di sapere come risolveresti il problema? Non c’è nessuna legge che impedisce agli uomini di fare i maestri.

  3. sabrina ha detto:

    come vedi appena una femminista viene attaccata esce fuori il loro vero obbiettivo…il potere! il mio intervento riguardava il fatto che nell istituzione generale dell’educazione il genere maschile è discriminato e questo lo confermi coi tuoi dati: 3 livelli su 4 hanno prevalenza femminile quasi assoluta ma di questo per una femminista meglio non parlarne perché non è discriminazione…meglio parlare solo degli insegnanti che guadagnano di più cioè quella appartenenti all unico reparto dove gli uomini hanno una superiorità e non netta come quella delle donne…solo che se le donne hanno prevalenza sugli uomini bisogna elogiarle se invece sono gli uomini ad essere più bravi bisogna dire che le donne sono discriminate…è semplicemente vergognoso come si siano fatte leggi sulla presenza femminile in politica e nelle amministrazioni pubbliche senza pensare che anche la scuola pubblica appartiene ad essa…ma come dire 3 livelli su 4 di insegnamento diretti da donne vanno bene, 1 su 4 da uomini no!

    • Non ti sei mai chiesta come mai non esiste un movimento serio di uomini che richieda le quote azzurre negli asili? Perché nessuno si è mai sognato di chiedere una cosa del genere? Gli uomini, un certo tipo di uomini – quelli infastiditi dalle rivendicazioni delle donne – si ricordano di questi dati solo quando c’è qualche femminista da offendere. A tale proposito un articolo interessante: http://www.smh.com.au/lifestyle/news-and-views/opinion/did-you-forget-about-international-mens-day-this-year-youre-not-alone-20171121-gzpsnx.html

    • IDA ha detto:

      Nell’amministrazione pubblica le donne sono la maggioranza ma occupano il livello più basso, più sali nella scala gerarchica e meno donne trovi. Nell’amministrazione pubblica in media le donne hanno più titoli e qualifiche degli uomini che però hanno ruoli più importanti e rinumeratevi. E sono gli uomini a essere discriminati?

      • Oltre tutto, il fatto che quelli che lavorano nella scuola una volta dentro riescano ad ottenere ruoli dirigenziali, a mio avviso è un’ulteriore dimostrazione che non soffrono di discriminazione.

      • IDA ha detto:

        Si, appunto.. il fatto di avere più possibilità di fare carriera non vuol dire essere discriminati ma al contrario. Le donne per occupare posti di vertice devono essere la maggioranza in quel settore, vedi magistratura. Dove le donne sono il 54% e per la prima volta dalla nascita della repubblica ci sono due donne nella corte costituzionale. Agli uomini per occupare un posto di vertice basta essere lo 0,03% e poi dicono di essere discriminati. Oppure vedere nel CNR, nei sette dipartimenti donne ai vertici ZERO. Nemmeno nei dipartimenti dove le donne sono la maggioranza tipo: Scienze umane e sociali, patrimonio culturale e Scienze bio-agroalimentari, dove probabilmente gli uomini ce ne sono solo due e fanno i presidenti. Gli istituti del CNR sono 102 e qui ci sono una ventina di donne. Questo fa riferimento al 2015, ma non mi sembra che oggi sia cambiato qualcosa.

    • IDA ha detto:

      Poi le disuguaglianze stanno in chi detiene il potere e non nel numero dei subordinati. È solo un bieco vittimismo del dominante lamentarsi che la maggioranza dei subordinati sono del esso opposto. Ma questo non riguarda solo il genere, ma anche l’etnia o le razze. L’America ne è un esempio, ai vertici troviamo in maggioranza uomini bianchi, poi donne bianche, poi uomini afroamericani e qualche eccezione donne afroamericane. Alla base la scala si inverte, donne afroamericane, uomini afroamericani, donne bianche e uomini bianchi. ( una volta c’erano anche i latini, tra cui anche gli italiani, ma sembra che questa distinzione oggi sia superata) Mi sembra patetico da parte dell’uomo bianco americano lagnarsi che i subordinati siano tutti o in maggioranza afroamericani. La più discriminata è la donna afroamericana, perché è discriminata come donna e come afroamericana.
      In quanto al potere; come femminista sono per la distruzione di ogni forma di gerarchia e non aspiro a nessuna forma di potere il mio credo è non obbedire, non comandare. Ma ritengo legittimo, da parte delle donne di aspirare a cariche e posizioni importanti e di prestigio proprio come gli uomini, non più degli uomini ma uguale agli uomini.
      Bisognerebbe anche notare le differenze nella percezione e nell’informazione. Nel 2008 nella mia zona hanno chiuso molte aziende e i giornali scrivevano: “Chiusa la confezione X, 100 donne a casa” ma se chiudeva un’azienda metalmeccanica dove la maggioranza sono uomini, allora scrivevano “100 famiglie senza lavoro”. Gli uomini sono la famiglia le donne no. La donna che pensa ai soldi e alla carriera è egoista l’uomo è altruista lo fa sempre per la famiglia, lavora e fatica per il pane e la….
      Il fatto che a dover versare l’assegno al coniuge separato il 90% siano gli uomini, nasconde una discriminazione di fondo che non si vuol vedere, che il coniuge economicamente più debole è sempre la donna. Come si dice si vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Ci si lamenta se le donne lavorano e aspirano a cariche e guadagni importanti e poi ci si lamenta al momento della separazione se ti chiedono i soldi per vivere. Semplice, sono strategie di dominio..

    • Morgaine le Fée ha detto:

      Sabrina, nel tuo commento sembri implicitamente affermare che desiderare il potere sia riprovevole, qualcosa di poco nobile. Almeno cosí a me sembra di leggere (correggimi se sbaglio!).
      Ma cos’é il potere? Tra le altre cose, é la possibilitá di prendere decisioni, anche quelle che riguardano se stessi, poter influenzare il sociale, l’economia, poter avere dei vantaggi. Per millenni le donne non hanno potuto partecipare al potere decisionale, gestire l’economia, avere gli stessi vantaggi degli uomini. Il femminismo rivendica per le donne la possibilitá di partecipare a tutto questo alle stesse condizioni degli uomini.
      Da questo punto di vista si puó pensare che sí, il femminismo ha come obiettivo anche il “potere”.
      Perché dovrebbe essere moralmente riprovevole? Perché dovrebbe esserci qualcosa di sbagliato nel rivendicare per le donne la possibilitá di gestire e gestirsi?
      Gli uomini lo hanno fatto per migliaia di anni, fissando quote azzurre del 100% per tutti i ruoli decisionali, ma quando le donne vogliono partecipare, allora “eh ma voi volete il potere!”.

      PS: personalmente vedo piú che positivamente una partecipazione maschile anche nei cd “ruoli di cura”.

    • Antome ha detto:

      Ciao Sabrina, altri sono intervenuti sul merito. Non prendere questo come un Ad hominem, ma vorrei capire se sei dell’avviso di quella corrente della questione maschile che sostiene sia in corso una “femminizzazione” dell’insegnamento e non si capisce bene se sostengano che un maschio dovrebbe avere insegnanti maschi per avere un insegnamento che confà alla sue presunte differenze naturali rispetto alle donne, per non “crescere storto” e contronatura condannato evidentemente a seguire il linguaggio incomprensibile pur parlando la stessa lingua di esseri alieni a sè, quali il sesso opposto :D.
      Quanto al resto, dimmi se c’è una quota che stabilisce che gli uomini non possono avere quote? Oppure ancora una volta sono gli stereotipi di genere e la socializzazione che scoraggiano gli uomini da posti considerati poco prestigiosi?

      • Temo che dovrai rimanere con la curiosità perché Sabrina non è più dei nostri. Almeno fino alla sua prossima “reincarnazione”.

      • Antome ha detto:

        Già, certi discorsi non riesco a capirli. Nel contesto di una società classista è ipocrita lamentarsi, che anche le donne, proprio in quanto persone, vogliano migliorare la loro condizione e classe, anche fosse (cosa da vedere) cosa ha a che fare con il presunto non volere i lavori duri che fanno gli uomini, a parte che non è vero, per i motivi suddetti, cioè i pregiudizi. Ci sono sempre state minatrici, etc. E poi con le pari opportunità si hanno gli stessi incentivi. Gran parte del discorso Mra è imperniato sull’idea che le donne non vogliano rinunciare al sessismo benevolo e al ruolo maschile di provider, che mi pare di capire rifiutino. Beh mi fa ridere che se la prendano con il femminismo e con le femministe, che sono coloro che meno chiedono e più rifiutano tali ruoli come inevitabili.
        Quanto a Sabrina, perchè cosa le è successo? Curiosità, perchè non ho letto di ban nè ne ho trovato gli estremi e i presupposti.

      • Nulla le è successo. Sarà di sicuro nuovamente fra noi con una nuova personalità e nuove interessanti storie da raccontarci.

      • Antome ha detto:

        Oh, capisco ieri ero un po’ “lento” haha, quindi pensi sia una stessa persona che per trollare ne interpreta diverse e si “reincarna” in diversi nick? La parte curiosa di me ti chiederebbe chi potrebbe esser a tuo avviso, ma “si dice il peccato e non il peccatore” :).
        Può essere una che fece un “necro” post su un tuo vecchio articolo, con il nick femminile e Paolo, giustamente le ha risposto dubitando che fosse una donna, per molti elementi al di la del semplice disaccordo, che potevano farlo pensare (:.

      • Ho diverse idee su chi potrebbe essere 😉

  4. viandantesperduta ha detto:

    Allora tralasciando la scheda dei signori decina e unità e dei loro discutibili problemi condominiali, passo direttamente a Whiplash.
    Io ho adorato Whiplash. Whiplash rientra a buon diritto nella lista di film che è difficile non mi vada di rivedere. Eppure, io detesto la parabola dell’insegnante o del mentore severo che non ti dice mai “bravo” e ti fa sentire uno schifo solo perché “ci tiene”.
    E allora perché mi è piaciuto così tanto questo film?
    Perché Whiplash questa parabola la distorce completamente. Fletcher non è l’insegnante rigido e severo che in realtà tiene ai suoi allievi, Fletcher è uno stronzo violento e psicotico e ai suoi allievi non tiene proprio per niente. Questo nel film è continuamente sottolineato, da tutti. Verso la fine del film, come avrai visto anche tu, perde il posto e viene detto che il conservatorio è da anni che cerca un modo di farlo cacciare, perché sanno che è un uomo pericoloso. Nessuno alla fine dei conti ne giustifica il comportamento, nessuno. Tranne uno. Lo stesso Andrew. Il fatto è che Andrew è l’unico personaggio che nonostante tutto non riesce a smettere di ammirare Fletcher perché egli è tutto quello che il giovane sogna di essere “il migliore”. Ma, e qui mi sento di sottoscrivere quanto detto da Paolo, non è grazie al tirannico insegnante che Andrew diventa un bravo musicista. Grazie a Fletcher Andrew si prende solo botte e viene investito da un camion! Ma allora perché Andrew continua ad ammirarlo e a giustificarne i metodi? Semplice, perché Andrew è malato quanto Fletcher e se fosse nella sua posizione sarebbe stronzo come lui. E’ ingiusto? E’ deprimente? E’ immorale? Ma da quando il cinema deve darci delle linee guida di buon comportamento? Perché c’è questo bisogno di un bigino che specifichi “i personaggi che si comportano così e colà sbagliano, perché tirare le sedie in faccia ai propri studenti è sbagliato”. Come se il film non desse abbastanza indizi in questo senso. Guardiamo che fine fanno i due personaggi. Fletcher viene giustamente buttato fuori dal conservatorio. Andrew perde, tra le altre cose, ogni possibilità che aveva di cominciare una relazione una ragazza che non viene affatto presentata come un personaggio squallido. E’ simpatica, è ironica, è intraprendente, è una ragazza gentile che rappresenta la maggioranza degli spettatori che probabilmente al loro primo anno di college non sanno ancora cosa fare nella vita e vivono la vita giorno per giorno come è sano e giusto fare. Tra i due è Andrew lo stronzo e, ancora una volta, il film lo mette bene in chiaro nella scena dove lui lo richiama e lei gli fa notare elegantemente che si è trovata un ragazzo e al concerto col cavolo che si presenta.
    Il finale, non lo nego, io l’ho trovato di una carica incredibile. Non si può negare che quello che ottengono Fletcher e Andrew con caravan è ottenuto con la rabbia, col disprezzo che hanno l’uno per l’altro. Non c’è riconoscimento, non c’è stima, non c’è ammirazione alla fine. C’è solo uno sguardo di sfida di due persone che continueranno a distruggere e a distruggersi finché non avranno ottenuto quello che vogliono. A questo punto secondo me il film si conclude facendo bene il suo lavoro perché lo spettatore rimane con un sacco di domande che gli frullano per la testa, fra cui “quanto è malata questa cosa?” “Fino a quanto si può giustificare l’arte?” “A che prezzo?”. Voglio concludere con un pensiero, dire che con la violenza non si ottiene nulla è una bugia. Se i miei vicini stanno ridendo sguaiatamente posso bussare alla loro porta e sparargli in faccia, sicuramente li farò stare zitti, ho ottenuto del silenzio sacrificando la vita di due persone. Fletcher e Andrew alla fine del film hanno una serata di successo, ma, di nuovo, a che prezzo?

    • Questo film non devia dal percorso della parabola dell’insegnante rigido e severo che produce però dei risultati – ovvero degli allievi che imparano ed eccellono – semplicemente ci dice che l’uso della violenza non è collegarsi ad un sincero legame emotivo fra mentore e allievo: chi usa violenza non può provare affetto per chi tortura, anche se è in grado di fingerlo (pensa alle lacrime versate per lo studente suicida). I risultati però ci sono, come giustamente dici tu. Ed è l’importanza che attribuiamo a quei risultati che rende la violenza tollerabile e tollerata.
      Quanta importanza attribuisce questo film a quei risultati?

      • viandantesperduta ha detto:

        Ma il grande risultato di Andrew (la sua performance) non è ottenuto grazie a Fletcher e ai suoi soprusi, ma nonostante questi! Altrimenti Andrew se ne sarebbe andato sconfitto dopo la figuraccia. Invece resta, si ribella al suo carnefice e non suona più per compiacerlo: per questo ottiene il trionfo. Che Fletcher lo stimi da quel momento (ed anche lì, il film non si sofferma sulla reazione dell’insegnante, noi non sappiamo esattamente cosa penserà di Andrew da lì in poi) passa completamente in secondo piano e, soprattutto, non è quello l’obiettivo da raggiungere.

      • Ma è con lui che ha studiato. È a Fletcher che il ragazzo si affida. Quindi dovremmo supporre che è il comportamento di Fletcher che lo ha reso in grado di fare quello che fa nella conclusione, come suggerisce il sorrisetto compiaciuto di Fletcher mentre lo dirige nell’assolo finale.

      • Paolo ha detto:

        ricciocorno, abbiamo capito che ti piacciono i film dove il torto e la ragione, il bene e il male sono chiaramente definiti una volta per tutte e non ti lasciano nessuna domanda; whiplash non è un film di questo tipo, ti lascia domande e dubbi, perchè non può essere un pregio?
        il punto è che come ha detto viandantesperduta, non è vero che usare la violenza non produce risultati, li produce solo che è un modo orrendo e non etico di produrli, ma ciò che non è etico, che non è giusto può essere efficace in certi casi. Se i miei vicini di casa ascoltano musica ad alto volume e non vogliono saperne di abbassare il volume,ioli ammazzo, il rumore cessa e io posso dormire: ho usato un metodo non etico, orrendo (illegale) ma di per sè efficace rispetto al risultato che mi ero prefisso, se decido che il mio diritto di non essere infastidito è più importante della vita altrui., questo fa di me una persona orribile ma perchè un film non dovrebbe raccontare anche persone orribili anche in maniera non fumettistica (cioè senza sottolineare ogni due per tre che sono cattivi cattivi)?

      • Non mi lascia affatto dei dubbi, questo film.

      • Paolo ha detto:

        allora diciamo che viandantesperduta dovrebbe almeno averti istillato il dubbio che la tua interpretazione del film non sia l’unica possibile. Tra l’altro quando un film si apre a più interpretazioni è positivo

      • Diverse interpretazioni sono sempre possibili, non è questo il punto.

      • Paolo ha detto:

        ricciocorno, abbiamo capito che ti piacciono i film dove il torto e la ragione, il bene e il male sono chiaramente definiti una volta per tutte e non ti lasciano nessuna domanda; whiplash non è un film di questo tipo, ti lascia domande e dubbi, perchè non può essere un pregio?
        il punto è che come ha detto viandantesperduta, non è vero che usare la violenza non produce risultati, li produce solo che è un modo orrendo e non etico di produrli, ma ciò che non è etico, che non è giusto può essere efficace in certi casi. Se i miei vicini di casa ascoltano musica ad alto volume e non vogliono saperne di abbassare il volume,io li ammazzo, il rumore cessa e io posso dormire: ho usato un metodo non etico, orrendo (illegale) ma di per sè efficace rispetto al risultato che mi ero prefisso, se decido che il mio diritto di non essere infastidito è più importante della vita altrui, questo fa di me una persona orribile ma perchè un film non dovrebbe raccontare anche persone orribili anche in maniera non fumettistica (cioè senza sottolineare ogni due per tre che sono cattivi cattivi)?
        Whiplash non è un film maschilista; è maschilista semmai il fatto che ben pochi sceneggiatori si siano sforzati di creare personaggi femminili negativi complessi e disturbanti come Fletcher

      • viandantesperduta ha detto:

        Guarda. Non voglio far durare questo discorso in eterno perché non mi sembra educato intasare “casa tua”. Penso solo che interpretare quel film concludendo che giustifica certamente la violenza in vista del risultato finale mi sembra travisarne il significato quanto concludere che Full Metal Jacket esalti il personaggio del Sergente Hartman (anche questo è un errore molto comune purtroppo). Non voglio assolutamente fare spam quindi ti prego di rimuovere il link se non ti interessa, ma tempo fa ho visto un video proprio sulla tematica dell’artista ossessionato che confrontava due pellicole diverse “Whiplash” e “il Cigno nero” https://www.youtube.com/watch?v=ba-CB6wVuvQ sottolineando come mentre la ballerina (Nina) non riesce a liberarsi dalla relazione tossica con il suo mentore e la sua rivale (che la porta all’autodistruzione), Andrew ci riesce ed è questo che lo salva.

      • Il sergente di Full Metal Jacket muore, assassinato dalla sua vittima: da un punto di vista emotivo è catartico per lo spettatore, che può sentirsi sollevato dalla dipartita di un simile personaggio. Che Andrew si liberi, a mio avviso non lo sappiamo. Forse a te fa piacere pensarlo, ma considerato il momento in cui il film finisce, con il ragazzo che segue il direttore d’orchestra nel suo assolo, per quanto ne sappiamo il loro rapporto può riprendere da dove si era interrotto per concludersi col suicidio di Andrew. Ma anche se così non fosse, i danni prodotti da un simile trattamento, possono essere permanenti, la qualità della vita del giovane è comunque compromessa dalle torture subite, e questo è un aspetto della violenza che i film non trattano.

    • Paolo ha detto:

      hai colto perfettamente il punto. viandantesperduta. e aggiungo che i film non devono essere trattati morali o etici (se si vuole un film con una morale positiva dove ci sono eroi buoni che più buoni non si può e cattivi chiaramente cattivi c’è sempre disney anzi no perchè pure loro ultimamente stanno diventando più complessi)

  5. sabrina ha detto:

    allora facciamo il punto della situazione sui commenti: nessuno impedisce agli uomini di affrontare i concorsi per diventare insegnanti…commento giusto sono d’accordo ma la mia risposta è: come mai si fanno leggi per favorire la candidanilità delle donne favorendo leggi sulla parità delle preferenze al voto? alle donne non è vietato candidarsi né mi risultino leggi che obblighino a votare uomini…eppure sta di fatto che le donne nn vengono votate…sono una madre di tre figli maschi due dei quali laureati in psicologia infantile…i miei figli al momento della richiesta di poter partecipare alla selezione per insegnanti d asilo in un locale privato sono stati rifiutati perché uomini…e chissà come loro quanti altri…altro commento inizia con: nell’amministrazione pubblica c’è una predominanza di donne ma gli uomini ricoprono ruoli miglioribe più remunerativi…esatto è così ma immaginiamo una realtà esattamente opposta siate coerenti coi vostri pensieri cosa avreste detto? che le donne sono più brave e se lo sono meritato…mentre invece siccome non è così le donne sono discriminate come se chi ricopra i ruoli più importanti non se lo meriti…ancora… chi ha detto che gli uomini non vogliano ricoprire ruoli di amministrazione meno remunerati?e poi…mi dite in quali ambiti un uomo è discriminato in quanto uomo allo stesso modo in cui pensate che le donne sono discriminate perché tali?

    • Ah il famoso argomento “mio cuggino”! Non manca mai in questi casi. Scusa se rido sai, ma non riesco proprio a non farlo. 😂😂😂😂

      • viandantesperduta ha detto:

        Scusate se mi permetto, ma è costruttivo rispondere a una persona che racconta di un figlio che ha difficoltà a trovare lavoro a causa anche di stereotipi di genere con una risata perché si tratta di un uomo invece che di una donna? O vogliamo negare che esistono dei pregiudizi, puntualizzati anche da Ida, che vedono un uomo inadatto a quei ruoli considerati di cura, sostegno ed educazione primaria? Che poi gli stessi lavori vengano socialmente poco considerati anche perché sono presumibilmente svolti da donne è una grande e triste verità, ma non mi sembra che si sia detto il contrario. Riccio ti è venuto da ridere lo stesso e da pensare “ecco la solita argomentazione alla mio cugggino” quando Ida ha portato l’esempio della figlia che non è riuscita a trovare lavoro in Italia anche perché donna?

      • No perché Ida non si è fermata all’esperienza personale, generalizzandola a fenomeno sociale, ha proposto anche dati, fonti, a supporto di ciò che afferma. Tu non puoi dire: “io non ho mai sofferto la fame, ergo la fame nel mondo è una bufala”! Non ho bisogno di dubitare che tu non abbia mai sofferto la fame per farti notare che il tuo ragionamento è fallace.

    • IDA ha detto:

      Si ci sono molti pregiudizi, quello che vede la donna portata per un compito di assistenza e cura automaticamente esclude gli uomini a tale compito. Nella mia zona ci sono molti agriturismi, e tutti per pulire appartamenti cercano solo le donne, perché si pensa che gli uomini non siano capaci? In italia nell’edilizia le donne sono il 3%, mia figlia è geometra e non è riuscita nemmeno a fare il tirocinio gratuito, tutti cercavano uomini per lavorare è dovuta andare in Francia. Per insegnare occorre oltre ad un’abilitazione avere dei titoli, degli studi, e sono pochi gli uomini che dopo aver studiato vanno a fare un lavoro per 1200 euro al mese. C’è un dato importante che le donne che hanno un lavoro come dipendenti, il 75% hanno un titolo di studio superiore o universitario, gli uomini poco più del 40%. Ma se guardiamo il reddito dei dipendenti, gli uomini guadagnano di più. https://www.internazionale.it/opinione/roberta-carlini/2017/03/07/donne-guadagnano-meno-uomini
      Il perché vengono fatte le leggi sulla candidatura delle donne, è appunto per superare un pregiudizio discriminante, che esclude le donne. Ma poi non vengono votate? Non è vero, ci sono molte donne elette come sindaco, si presume votate dai cittadini. Non è assolutamente vero che se candidi una donna perdi le elezioni.

      • Paolo ha detto:

        io sono un’eccezione, laureato da oggi ho iniziato a lavorare come bidello (faccio anche le pulizie) anzi come supplente di un bidello

      • IDA ha detto:

        Auguri Paolo.. comunque credo, che anche per il collaboratore scolastico (bidello) oggi occorra essere diplomati o per lo meno aver fatto un professionale. Il periodo che ero in mobilità ho fatto parte anche io del personale ATA in una scuola (assistente amministrativa) in sostituzione di una maternità. Segui sempre le graduatorie e stai attento alle domande da presentare, altrimenti fai come me, ti ritrovi fuori da ogni graduatoria senza rendertene nemmeno conto.. Auguri e buon lavoro!

      • Paolo ha detto:

        grazie, il primo giorno è stata una faticaccia. Lunedì riprendo, la supplenza dura fino a giovedì, spero di non fare casini

      • Morgaine le Fée ha detto:

        Paolo, congratulazioni e in bocca al lupo!
        Qualunque lavoro sia, é gratificante poter uscire di casa, poter fare qualcosa, e che sia renumerato.

    • IDA ha detto:

      Dimenticavo, se hai un po di tempo e voglia ti consiglio di leggere il rapporto , dell’IRPA sulla pubblica amministrazione..http://www.irpa.eu/wp-content/uploads/2013/05/IRPA_RAPPORTO_4_PARITA_DI_GENERE_NELLA_PA_1_2013.pdf

      • sabrina ha detto:

        continuo a sostenere che alcuni interventi siano secondo il mio punto di vista faziosi e privi di oggettività. Probabilmente sono stata io a non aver spiegato bn il mio pensiero e qui lo ribadisco: l’istituzione rivolta all educazione in generale è quasi nella totalità gestito da donne (confermato da tutti i commenti poi rivolti al mio) dal ministro fedeli fino ai 4 gradi di istruzione dove l’unico con prevalenza maschile è quello universitario…ora il mio augurio è che si raggiunga una parità su tutti i livelli non solo quelli remunerativamente migliori…questo significa che anche laddove le donne sono in maggioranza si dovrà fare spazio all’ingresso di uomini capaci e preparati esattamente come è stato fatto per la doppia preferenza di genere che io non approvo ma quella è un altro discorso…tornando alla denominazione “ghetti di genere” di ida: penso che quei ghetti di genere facciano comodona tante rappresentanti del sesso femminile ma chissà come mai i ghetti di genere maschili ci piacciono di più…per questo dico che il femminismo non punta alla parità ma solo al potere in generale altrimenti punterebbe anche ad aumentare la presenza delle donne nei lavori più sporchi e umili nei quali gli uomini sono più coinvolti con tassi di morte sul lavoro molto superiori…ma lì meglio non mettere piede meglio parlare solo delle classi superiori…certo uno cerca sempre di migliorarsi ci mancherebbe ma la mia idea è che la parità va cercata non solo nei livelli più alti ma anche in quelli più bassi e meno pagati indipendentemente dal genere che in quei settori è in maggioranza…chissà magari vivo in un mondo tutto mio…paolo sei l’esempio di come i tempi fortunatamente cambiano…lo so non centra nulla quello che sto per scrivere: una ragazza oggi ha fatto pipì all aperto e hanno multato i genitori…tutti i giornali hanno dato la notizia con la foto del divieto di fare i bisogni per strada ma in questi cartelli tutti figuravano un uomo che faceva pipì…questo non è sessismo? solo gli uomini fanno pipì all aperto? (è la mia una provocazione naturalmente😉)

      • Ma qual è il nesso fra il contenuto del mio post e il tuo pensiero esattamente? Perché a me sfugge.

      • IDA ha detto:

        Bisognerebbe non fermarsi alla superficie e alle apparenze, vedere solo quello che ci vogliono far vedere.
        Chi ha detto che i ghetti di genere maschile piacciono di più? Se nell’edilizia ci sono solo il 3% di donne impiegate non è certo colpa delle femministe, ma dei pregiudizi maschilisti che tengono lontane le donne. Poi tranquillamente provare ad andare a chiedere lavoro a una ditta edile e vedi cosa ti dicono. Come ti ho accennato mia figlia è geometra e ti posso garantire che nell’edilizia esistono ancora molti pregiudizi maschilisti. Se Morgane ci segue ti potrà dire come è in Svezia dove c’è un’alta percentuale i donne in edilizia. Altro settore sono gli autotrasporti, sono in questi ultimi anni c’è qualche presenza femminile, ma siamo sempre molto indietro rispetto ad altri paesi europei tipo Svezia e Germania. È auspicabile un maggiore ingresso delle donne in questo settore ma per farlo bisogna individuare e riconoscere i pregiudizi che tengono lontane le donne, e mi risulta che solo le femministe vedono questi pregiudizi, gli altri non solo non li vedono ma li negano e usano questi argomenti solo per lagnarsi. La maggioranza dei morti sul lavoro, avvengono nell’edilizia e nell’agricoltura. Nell’edilizia le donne sono solo il 3% ma nell’agricoltura c’è una forte presenza femminile ci sono oltre 1,3 milioni di donne lavoratrici agricole e 227 mila imprenditrici agricole. http://www.universofood.net/2016/02/09/donne-in-agricoltura/
        Gli incidenti mortali in agricoltura avvengono quasi esclusivamente sui mezzi meccanici, e per usarli bisogna essere operai specializzati e in agricoltura operai specializzati sono solo gli uomini, quello che l’articolo non dice che l’oltre un milione di donne occupate nell’agricoltura quasi tutte sono stagionali, precarie e malpagate- nuovamente- . Anche quella che dei morti sul lavoro la maggioranza sono uomini, forse non è del tutto vera.. Nei rapporti Inail, subito dopo a quello degli incidenti sul lavoro c’è il report degli incidenti domestici, ma nessuno questo lo vede.. Ci sono circa 8 mila incidenti mortali all’anno che coinvolge quasi esclusivamente, donne, anziani e bambini. Di questi 1600 sono casalinghe.. ahh, già dimenticavo la casalinga non è un lavoro e se è un lavoro è gratuito- di nuovo, non solo sottopagate ma anche lavori gratuiti. http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/fa-piu-decessi-la-casa-della-stradalallarme-8-mila-vittime-allanno_1159017_11/
        https://www.istat.it/it/files/2016/04/Incidenti-domestici_anno-2014.pdf?title=Incidenti+domestici+-+01%2Fapr%2F2016+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf
        Sui ghetti femminili possono essere utili anche alle donne, si, soprattutto alle donne sposate con i figli, e questo è un altro problema che non discrimina l’uomo ma la donna con famiglia. Il 45% delle donne alla nascita del figlio abbandonano il lavoro o chiedono il part- time, perché non riescono a conciliare lavoro e famiglia. Se guardi i dati istat sul tempo libero degli italiani, noterai che in una coppia, alla nascita di un figlio, il tempo libero si dimezza, quello degli uomini rimane invariato. Certo non tutti gli uomini sono assenti nella gestione quotidiana della famiglia, esempio il mio compagno è stato molto presente sia nelle cure dei figli che nell’attività domestica. Ma purtroppo è ancora molto presente ed è questa mancanza di collaborazione, questo assenteismo che costringe molte donne a fare delle difficili scelte tra lavoro e famiglia.
        Quello del cartello se è sessismo, le vittime non sono gli uomini, la cartellonistica è rivolta quasi sempre agli uomini, come i messaggi pubblicitari, ma qui il discorso ci porta ancora più lontano e sono stata anche troppo lunga. Per ora ti faccio notare una cosa, i vespasiani esistono da migliaia di anni, il primo bagno pubblico per donne è stato costruito nella stazione di Napoli ai primi del 900. Prima le donne non occupavano lo spazio pubblico e oggi con molta difficolta, se non ammiccanti o mezze nude appese sui muri.

      • Paolo ha detto:

        le donne oggi occupano lo spazio pubblico eccome, per fortuna

      • Morgaine le Fée ha detto:

        Ghetti di genere e insegnamento: mio padre (vabbé, scusatemi la logica del “mio cuggino”, é per portare un esempio), ingegnere, scelse di insegnare in una scuola superiore. lavoro onorevole, benché non molto renumerato, che lui svolse con passione e impegno fino alla pensione.

        Ho perso il conto di tutte le volte in cui, durante la mia infanzia, mia madre gli rinfacciava di aver scelto quella professione perché poco pagata, poco prestigiosa, e “comoda”.
        Agli occhi di lei, lui era svirilizzato.

      • IDA ha detto:

        Anche il mio ex compagno è un insegnante, ha realizzato il suo sogno, ha studiato per fare quello, ma oggi se ne è pentito, Sopratutto quando è andato a fare la ricostruzione di carriera all’INPS e li hanno detto che li manca quasi dieci anni di contributi non versati dal datore di lavoro.. Ma il datore di lavoro è lo stato..

  6. sabrina ha detto:

    il blog è tuo riccio figurati se non puoi ridere a casa tua…però poi non scrivere che non si debba offendere come hai scritto nel tuo commento mi dispiace dirti che per quanto mi riguarda il tuo commento è di una persona che nn sa più cosa rispondere ma chissà magari mi sbaglio

  7. S R ha detto:

    Della mascolinità tossica ovvero del ruolo sociale del maschio e quindi ruolo di genere inventato da una cultura specifica che pretende di essere assoluta quando è solo uno schifo, hai parlato in più occasioni e si il paragone tra due mondi (film e schede didattiche) è un ottimo paragone anche se al posto di spirito di sopportazione avrei scritto addomesticamento a sentirci non capaci di tirare banchi o qualunque oggetto a chi si permette di far passare la violenza come una cosa normale quando è solo strumento di oppressione.
    Buona giornata Riccio.

  8. IDA ha detto:

    Riccio.. Si hai ragione, se fai un post su l’uvetta passa, si finisce per parlare se è meglio il panettone con o senza canditi, ti chiedo scusa, ma donne e lavoro è una questione che mi ha sempre coinvolta e non ho resistito..

    • sabrina ha detto:

      …non scusarti con riccio che si sarà messa a ridere del fatto che tua figlia fa la geometra e dice che ci sono pregiudizi maschilisti…esattamente come si è messa a ridere per i miei di figli…commento suo…ahi ahi riccio riccio quanti doppi pesi e doppie misure in questo blog

    • sabrina ha detto:

      per favore ida ora sappiamo bn che il fatto che le casalinghe non abbiano una sorta di assicurazione o un minimo salariale sia una vergogna, ma dire che le morti sul lavoro non siano la maggioranza al maschile è una menzogna lo sai anche tu…e siccome è conclamato che siano più gli uomini le vittime del lavoro immaginiamoci il contrario, cioè che fossero più donne, pensi che ci sarebbe stata un indifferenza totale da parte delle istituzioni come effettivamente c’è oppure sarebbe già stata insita una commissione pagata dai contribuenti?

      • Se gli uomini occupati (che lavorano) sono più delle donne occupate (https://www.istat.it/it/files/2017/03/Info-differenze-genere.pdf), quale genere dovrebbe essere maggiormente colpito dagli incidenti sul lavoro secondo te?

      • Penso che dopo questo tuo commento è diventato chiaro a tutti i lettori qui che non sei affatto quello che vuoi dare ad intendere. Non vedo perché continuare questa farsa.

      • IDA ha detto:

        Se la casalinga non si considera un lavoro, i morti sul lavoro la maggioranza sono gli uomini, ma se si considera un lavoro, allora no. Dici: “che fossero più donne, pensi che ci sarebbe stata un indifferenza totale da parte delle istituzioni..” La casalinga è un esempio, che non riguarda gli uomini ne le istituzioni. Eppure sono un numero superiore di vittime, ma non è un lavoro, non ha diritti assicurativi, e le morti non contano nulla. La fiscalità generale è costituita anche dalle tasse delle donne, (il 40%) e se chiedono qualcosa non rubano nulla agli uomini, quando devono pagare, le donne pagano le stesse tasse degli uomini, quando chiedono qualcosa sono delle parassite.
        Non esiste nessuna attività a tempo pieno maschile non retribuita, o riconosciuta come professione, anche le attività sportive, quelle maschile possono essere professioniste, quelle femminili no. Ancora oggi in italia il professionismo nello sport per una donna non è contemplato.
        Comunque gli incidenti sul lavoro non sono un argomento, servono solo a deragliare, a spostare l’argomento. Perchè gli incidenti mortali sul lavoro non è una questione di genere ma di norme di sicurezza sul lavoro. La questione di genere riguarda quei pregiudizi che tengono lontani donne o uomini in determinati settori. Ma questo non se ne vuole affrontare, come non si vuole affrontare la sicurezza sul lavoro, che ha dei costi sociali e economici elevati. Nell’edilizia il 40% degli incidenti invalidanti o mortali avvengono nel primo giorno di lavoro. Ora o questi sono particolarmente sfigati che muoiono al primo giorno di lavoro, oppure è verosimile che lavorassero a nero e sono stati assunti solo dopo l’incidente. Come vedi è molto complessa e non riguarda una questione di genere, comunque sono cose che come donna e femminista mi interessano e li riconosco, ma chi ti cita sempre i morti sul lavoro per parlare di altro pare che si disinteressino a risolvere il problema, sanno il numero dei morti, ma non conoscono le cause ne le problematiche.
        Chi ha il potere non ha bisogno di chiedere, le donne devono sempre chiedere. Gli uomini per il loro passatempo e divertimento si costruiscono palazzetti dello sport e stadi con soldi pubblici, le donne in italia non sono riuscite nemmeno ad avere gli asili nido.
        Gli uomini non hanno bisogno di chiedere, il problema dei padri separati? In tutte le regioni e in tutte le città stanno nascendo rifugi per padri separati, con soldi pubblici. http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2015/01/12/news/inaugurata-la-casa-per-ospitare-i-padri-separati-1.10654356
        http://www.ilgiornale.it/news/milano/padri-separati-figli-arriva-laiuto-casa-regione-1396168.html
        Ma gli uomini separati con problemi abitativi e economici sono un terzo delle donne, le donne sono tre volte di più ma non le viene riconosciuto nulla, perché lo devono chiedere per venti anni., perché qualsiasi problema che poni viene negato e deragliato sugli incidenti sul lavoro.

        Fai clic per accedere a StatisticaFocusSeparati-06-12-11.pdf

        Non troverai mai delle femministe che si oppongono a queste case rifugio, per i padri separati , ma al contrario loro, negano i problemi delle donne separate e fanno campagne denigratorie nei confronti dei centri antiviolenza, che ricordo che è dal 1972 che le donne li chiedevano e ora che ci sono li fanno mancare i finanziamenti e li stanno chiudendo nel silenzio più totale.. E mi fermo qui.

      • “Comunque gli incidenti sul lavoro non sono un argomento, servono solo a deragliare, a spostare l’argomento.”
        Ma infatti, sono i tipici argomenti dei Men’s Rights Activists, che l’attivista italiano si limita a ripetere a pappagallo: il cosiddetto “reverse sexism”, ovvero la discriminazione dell’uomo in quanto uomo (i poveri uomini sarebbero tutti etichettati come carnefici, un argomento davvero avvilente, considerato che uno dei fattori che impedisce il contrasto alla violenza di genere è proprio la tendenza a minimizzare e giustificare i comportamenti lesivi messi in atto contro le donne), poi la faccenda del lavoro (gli argomenti di “Sabrina” sono presi pari pari da “Why Men Earn More: The Startling Truth Behind the Pay Gap” di Warren Farrell) oppure la storia delle femministe cattive che vogliono escludere gli uomini (si può sempre leggere Farrel: “Does Feminism Discriminate Against Men?”), insomma è tutto da manuale. In uno dei commenti che ho cestinato – perché davvero non riesco a portare avanti troppo a lungo una simile pagliacciata – la nostra “Sabrina” ci citava Erin Pizzey, l’eroina dei mascolinisti (ne abbiamo parlato qui: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2016/03/15/im-worried/).
        Non è che a priori io rifiuto il dialogo con attivisti/e di questo tipo, ma il modo in cui si propongono qui – in questo caso fingendosi una mamma preoccupata per i suoi figliuoli che ha sempre letto ed apprezzato questo blog – mi rende molto difficile intavolare una discussione seria, soprattutto quando l’obiettivo di coloro che intervengono non è tanto partecipare ad un confronto su un dato tema, quanto screditare me.
        Preferisco gente come Zorin, che almeno ha il coraggio di essere quello che è.

  9. sabrina ha detto:

    riccio non è assolutamente così e tu lo sai ma penso che sia utile a tutti noi essere aperti a punti di vista diversi…frequento da tanto questa tua pagina non ho mai partecipato alle sue discussioni ma perché spesso mi trovavo d’accordo con ciò che pubblicavi… da qualche tempo però percepisco i temi trattati da questo blog in modo diverso ma questo mio cambiamento non è nato dal niente…ho cominciato a parlare con i miei figli (maschi e già uomini) di parità di diritti di diversità in generale cercando di condividere con loro il mio punto di vista…ascoltando loro però ho preso coscienza del loro punto di vista, quello maschile, che vede gli uomini sempre colpevoli e le donne sempre vittime a prescindere dall argomento…questo è innegabile è vero basta accendere la tv o leggere i giornali per capire quanto la stessa notizia a parti invertite assuma una valenza diversa…ed è da loro, dai miei figli, che ho cominciato a cambiare idea e far diventare la mia posizione più inclusiva più tollerante più umanista…ho riletto poi diversi post del tuo blog che prima condividevo a pieno per vedere quanto il punto di vista maschile non sia quasi mai preso in considerazione o al massimo lo si descriveva come accezione negativa…alla mia domanda: in quale ambito gli uomini secondo voi sono discriminati allo stesso modo in cui si sentono discriminate le donne? nessuno ha risposto anzi mi si tira fuori la storia del cugino che però non vale per chi ha figlie femmine…ecco è qui che bisogna cambiare se davvero noi donne vogliamo raggiungere dei risultati…smettere di fare le vittime anche dove non lo siamo pur di lamentarsi…e spalleggiare a spada tratta chi ci fa comodo perché un’altro punto di vista non è contemplato…questo lo facevano i nazisti che doveva essere come dicevano loro e punto…cosa centra riccio tutto questo con il tuo post? vediamo un po’ se ci arrivi da sola…ma soprattutto cercando di arrivarci apri la mente alla possibilità che gli uomini a volte sono migliori delle donne come altre volte succede il contrario

    • “ho preso coscienza del loro punto di vista, quello maschile, che vede gli uomini sempre colpevoli e le donne sempre vittime a prescindere dall argomento…” E’ il punto di vista dei tuoi figli? Perché è il punto di vista di pochi altri. Per moltissime persone, la donna è colpevole anche quando non ha fatto assolutamente nulla, anzi, è colpevole soprattutto quando rimane vittima della violenza maschile.
      Alcuni esempi qui: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/04/28/siamo-sicuri-che-non-e-colpa-della-donna-cattiva/
      Ne abbiamo parlato tante volte in questo blog, si chiama “colpevolizzazione della vittima”.
      Consiste nel cercare delle responsabilità in capo alla persona aggredita, molestata, uccisa, spesso unita al tentativo di minimizzare il comportamento criminale: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2017/07/06/la-bambinata/
      Leggiamo qui: http://www.globalist.it/news/articolo/2015337/violenza-sulle-donne-un-indagine-rivela-gli-stereotipi-duri-a-morire.html
      “l 49% pensa che le colpe della violenza di genere non siano in alcun modo attribuibili alla donna e che sia un fenomeno che riguarda tutti. Il 35% invece, pur condannando la violenza, ritiene che sia più una faccenda famigliare, da risolvere in privato. C’è poi un 16% che attribuisce alla donna qualche responsabilità perché magari ha provocato l’uomo, oppure l’ha esasperato o tradito. “Ancora oggi nel 2017 fotografiamo un Paese profondamente diviso nell’opinione su ciò che si configura come violenza di genere -commenta Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos-. Un cambiamento radicale di mentalità è ancora piuttosto lontano, ma per fortuna ci sembra che possiamo contare sulle agenzie educative primarie per incidere sulle nuove generazioni a riparazione delle attuali carenze”.
      Ti sembra un contesto sociale sfavorevole agli uomini? Io non direi.
      Qui nessuno si lamenta, cara Sabrina, qui si denuncia. Sono due cose completamente diverse.

    • IDA ha detto:

      Ripensando a tutti i discorsi che si è fatto in fondo siamo rimasti in tema, perché riguardano la “mascolinità tossica”. La società patriarcale, danneggia anche gli uomini, nelle società patriarcali più rigide, gli uomini sono meno liberi, ma è colpa della struttura sociale che si sono creati e non delle donne. Nei paesi arabi le donne non sono libere, ma nemmeno gli uomini. Ma gli uomini, tutti usufruiscono dei vantaggi dalla società patriarcale e ne sono consapevoli, perché si lamentano ma non fanno nulla per combatterla. Anzi la difendono, si lagnano ma fanno sempre in modo che non cambi nulla.
      https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/11/isis-se-ti-uccide-una-donna-non-vai-in-paradiso-cosi-le-cecchine-terrorizzano-i-jihadisti-reportage-su-fqmillenium/3969887/
      Per mascolinità tossica si riferisce a quella mascolinità, obbligata, forzata dagli uomini sugli uomini, costituita da concetti e pregiudizi. Del loro malessere non sono responsabili le donne.

  10. Caterina ha detto:

    In questo video https://youtu.be/ba-CB6wVuvQ
    viene evidenziata la specularità di whiplash e black swan, protagonista femminile (balletto). L’approccio è in effetti molto simile così come le tematiche.
    Non discuto sulla tua tesi anche se non mi convince del tutto

  11. Antome ha detto:

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/26/il-sesso-secondo-gli-uomini-di-oggi-quando-hanno-voglia-loro-e-senza-neanche-offrire-un-caffe/3900967/#25311724
    Ma secondo voi fanno apposta a pubblicare questi articoli pseudofemministi, o almeno così sembra dal titolo, a guardar bene c’è di più, ma l’articolo è stato, diciamo, fortemente criticato dai commentatori, sia uomini (maggioranza schiacciante) che donne, di cui però alcune si sono ritrovata, ma non certo sulla parte dell’aspettarsi il caffè o l’essere corteggiate “come una volta”, ma sull’essere state deluse, cosa che capita a tutti/e, comunque.
    Lei sbaglia sicuramente a generalizzare sull’idea che “l’altra metà del cielo si aspetta un corteggiamento più tradizionale, o meglio, più romantico” e che gli uomini “chiedono solo poche scocciature e molto piacere” e sono “Totalmente autocentranti sulle loro esistenze, certamente spesso complesse” “anche questo sembra un cliché eppure è vero – la loro capacità di eccitarsi è rapida, prendere scopare, finire, andarsene, esattamente il contrario di una donna che di tempo ha bisogno.”
    Ora questa è la mascolinità tossica non “gli uomini” e nemmeno il sesso occasionale deve includere la negazione della reciprocità e l’oggettificare l’altra/o per uso e consumo, il completo disinteresse alla persona.

    Arriva poi alla questione economica, vedendola come investimento da parte di lui, però, non di lei, e se da una parte è secondo me un modo di esprimere il volere reciprocità nel coinvolgimento emotivo, cosa che appoggio in pieno, il lessico con cui la esprime è nel paradigma di una persona che si oggettifica economicamente, vedendosi forse come preda emotiva che “si concede” a lui. Il paradigma della passività femminile ha una conseguenza implicita che chi deve mostrare le carte sia lui, sia lui che deve interessare lei, perchè il suo di interesse è già scontato. Lei, quindi forse, non consciamente, non fa nulla per conquistare lui e suscitare interesse, quindi manca la reciprocità.
    Parla poi di “un po’ di galanteria” e i fatidici “uomini di una volta”. articolo semplicemente mal scritto o fatto apposta per titillare commenti e reazioni a loro volta in chiave di contrapposizione al femminismo? Sì perchè nei commenti, la cosa comica è questa, lo leggono e pensano che sia un prodotto del femminismo, quando nell’articolo ce n’è ben poco.
    Manco a dirlo parte la ramanzina – “avete voluto la parità ora pedalate, solo quando vi fa comodo.” ed un vario assortimento sul tema.

    • Paolo ha detto:

      ma se una donna vuole “un po’ di galanteria” non è anti-femminista per forza

      • Antome ha detto:

        Infatti, assolutamente no, è un gioco alla fin fine, e spesso si sorride. Sbaglia anche chi al contrario ci vede sempre e comunque una messa in dubbio della proprio autonomia, a mio parere. Questi uomini dei commenti, forse vedendo il femminismo come un monolite si dicono “come, la galanteria è patriarcale, tenere aperta la portiera è un affronto, però quando vi gira non ce n’è abbastanza”, un po’ come a dire, questi comportamenti insegnano agli uomini che la galanteria è sbagliata, quindi una non può, a piacimento, ora, dire che è sbagliato il contrario.
        Ovviamente non sono d’accordo con queste conclusioni tranchant e tagliate con l’accetta, dove se non c’è la galanteria di stampo tradizionale allora va bene un approccio consumistico nel campo sentimentale e un freddo rapporto costi benefici dove ogni soldo è conteggiato com un investimento a fronte dell’unico risultato che conta, fare scopa.
        Che è un topos che ritroviamo nei commenti qui, sembra inguaribile, proprio.
        Ma il punto è che non è nemmeno vero come dice lei, che le donne hanno tutte le sue, legittimissime, preferenze e si aspettano che solo lui offra, inviti o prenda l’iniziativa, anche se purtroppo ci sono molte pressioni sociali per questo ruolo.
        Il bipensiero dello zoccolo duro di Mgtow, Pua/Mra sul genere di Roissy e Roosh, sono in grado di argomentare che le donne sono iperselettive per natura, eccetto legittimare il chiarmarle “slut” zoccole suppongo, quando hanno una vita sessuale attiva e hanno avuto molti partner, invece di essere contenti e ammettere che ci sono uomini e donne di tutti i tipi.
        A questo articolo rimproveravo le generalizzazioni, in sostanza.
        A presto.

      • Paolo ha detto:

        sono d’accordo con te. Ci sono ragazze che ci tengono che lui offra e ragazze che se ne fregano, tutto legittimo (per me paga chi invita fuori ma ognuno faccia come vuole). Ma chissà come mai a basarsi sui social si direbbe che tutti i ragazzi che detestano la galanteria tradizionale incontrano solo ragazze che vogliono sia lui a pagare la cena, mentre tutte le ragazze che vorrebbero offrire la cena incontrano solo ragazzi che insistono per essere tradizionalmente galanti

      • Antome ha detto:

        Volevo rispondere a te, ma è apparso in fondo :).

  12. Antome ha detto:

    E già e questa, manco a dirlo, a suo dire incontra solo i tipi sbrigativi :). Ma esistono anche
    Ma quel che è peggio è che molti di quelli che hanno problemi con la galanteria è perchè ritengono si sia a loro dire rotto una sorta di contratto sociale, il quale, manco a dirlo, allude sottilmente a quelle necessità e quei meccanismi che compellono la donna a “ricompensare” tacitamente il gesto, nella fattispecie l’offrire. Potrei dire che questo rivela l’essenza dell’usanza, ma di certo non voglio dare a questi poveracci la soddisfazione di sporcare quello che può essere un gesto carino, purchè si riduca, però, almeno in parte la componente di genere nell’offrire, che poi è quello che vuole, credo, buona parte del femminismo. Ma ehi, può esistere anche un feticismo consensuale dei ruoli ;).
    Il problema è che però, nell’articolo manca la reciprocità, lei parla di investimento di lui, ma da parte sua? E’ scontato?
    A sentire lei sì
    “E non perché le donne, come vuole uno stereotipo, puntino più sulle emozioni e meno sul sesso, ma perché – e questo invece sembra un luogo comune ma non lo è – desiderano il sesso esattamente come gli uomini, però riescono ad arrivarci solo attraverso certe emozioni.”, ora non so se questo modo di vedere i rapporti, può portare a considerare solo ciò che ha da offrire lui, poichè si dà per scontato il suo interesse per il sesso. Da quanto ho capito lei ricambia però vorrebbe vedere da parte sua un maggiore coinvolgimento, non un modo di vedere i rapporti così meccanico, cosa che vale anche per un rapporto breve.
    Ma quello che mi chiedo è se anche lei stia pensando ad un rapporto breve o a qualcosa di più, poichè ovviamente se non c’è questa comunanza di intenti, lì sta il problema, non nella durata o nel tipo di rapporto in sè.
    Esistono ancora vetusti condizionamenti sociali per cui con il sesso una donna sarebbe usata dall’uomo, cosa che non ha senso alcuno, visto che entrambi hanno goduto. Se come detto, non c’è detta comunanza di intenti e si viene ingannati, allora sì, ci si sente usati.
    Per quanto gli uomini non siano stati per lungo tempo incoraggiati ad esprimere tale sentimento, ho letto in un forum che l’idea o l’esperienza di essere stati sedotti e abbandonati aspettandosi di più, ha fatto soffrire anche loro, dove pregiudizialmente mi sarei aspettato la solita solfa che non gliene frega quanto ad una donna etc.
    A presto

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