Perché gli uomini non credono alla discriminazione delle donne nella scienza

Una traduzione da “Why Men Don’t Believe the Data on Gender Bias in Science“, di Alison Coil

L’ingegnere di Google James Damore ha pubblicato un trattato sulle differenze di genere in una bacheca aziendale interna e successivamente è stato licenziato. Il memo ha infiammato un dibattito sulla discriminazione sessuale nella Silicon Valley; a questo evento sono seguiti mesi di rapporti sulle accuse di molestie a Uber e altrove. La discriminazione sessuale, le molestie nel settore tecnologico e nell’ambiente scientifico in generale, sono uno dei motivi per cui le donne abbandonano il campo. A livello nazionale, da tempo ci si preoccupa del perché le donne siano sottorappresentate nello STEM (acronimo  di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), il che ha portato a richieste di maggiori tutele, migliori politiche in materia di congedo familiare e workshop progettati per insegnare alle donne come negoziare come gli uomini.

Il mese scorso tre ricercatrici del Salk Institute for Biological Studies di La Jolla hanno intentato delle cause legali per denunciare discriminazioni di genere di lungo corso; le denunce sostengono che le donne non hanno pari accesso ai finanziamenti e alle promozioni interne. Queste cause mettono in luce la vera ragione della mancanza di donne nella scienza: i leader nel campo – uomini e talvolta donne – semplicemente non credono che le donne siano brave a fare scienza.

Una imponente mole di ricerca sociologica mostra studio dopo studio che le donne nella scienza sono considerate inferiori agli uomini e sono considerate meno capaci quando svolgono lavori simili o addirittura identici. Questa svalutazione sistemica delle donne si traduce in una serie di conseguenze concrete: lettere di raccomandazione più brevi e con meno apprezzamenti; un minor numero di assegni di ricerca, premi e inviti a parlare alle conferenze; e tassi di citazione più bassi per il loro lavoro. Una tale ampia svalutazione del lavoro delle donne rende più difficile per loro progredire sul campo.

Uno dei primi studi ha esaminato le domande per borse di studio postdottorato nelle scienze biomediche e ha rilevato che le donne dovevano essere 2,5 volte più produttive degli uomini affinché venisse loro riconosciuta la stessa competenza scientifica dagli coloro che valutavano le loro richieste. Gli autori hanno concluso: “Il nostro studio suggerisce che la peer-review non giudica il merito scientifico indipendentemente dal genere. I risultati maschili vengono sopravvalutati, mentre le  prestazioni femminili sottovalutate.” Lo studio rileva che “le dimensioni del fenomeno che abbiamo osservato … potrebbe interamente spiegare il minore tasso di successo della donna rispetto ai ricercatori maschi nel raggiungimento di un rango accademico elevato“.

Uno studio più recente ha dimostrato che le facoltà di scienze nelle università ad alta intensità di ricerca avevano più probabilità di assumere un direttore di laboratorio maschio, di fargli da mentore, pagarlo di più e valutarlo come più competente di una candidata con lo stesso curriculum. Un altro studio ha rilevato che i docenti rispondono più spesso alle e-mail se sono firmate da potenziali studenti di dottorato di sesso maschile piuttosto che a quelle firmate da studentesse, dimostrando che gli uomini sono favoriti dai professori. Queste sono solo alcune delle centinaia di studi peer-reviewed che mostrano chiaramente che, in media, l’asticella viene posta più in alto per le donne nella scienza.

Data l’enorme quantità di dati a supporto di questi risultati, e dato il campo in questione, si potrebbe pensare che gli scienziati maschi siano propensi ad utilizzare questi risultati per creare una maggiore parità di condizioni. Ma un recente studio ha mostrato che gli uomini che lavorano in ambito STEM hanno apprezzato la qualità  di quelle ricerche che attestano un basso livello di discriminazione di genere, mentre gli accademici maschi preferivano le false ricerche, cioè progettate appositamente per gli scopi dello studio in questione, che pretendevano che non esiste tale pregiudizio.

Perché gli scienziati sottovalutano la ricerca e i dati che produce? I primi ad accettare ciò che la ricerca sottoposta a peer-review mostra costantemente e ad usarlo per migliorare la situazione, dovrebbero essere proprio gli scienziati.

Ma è proprio perché sono scienziati che non vogliono credere a questi studi.

Si ritiene che gli scienziati dovrebbero essere obiettivi, in grado di valutare dati e risultati senza essere influenzati da emozioni o pregiudizi. Questo è un principio fondamentale della scienza. Ciò che questa vasta letteratura mostra, invece, è che gli scienziati sono persone soggette alle stesse norme e pregiudizi del resto della società. Il sessismo e il razzismo evidenti ogni giorno in questo paese esistono anche all’interno dei confini della scienza. Gli scienziati non sono così obiettivi come pensano di essere. E questa scoperta è estremamente destabilizzante per qualcuno la cui intera carriera è stata fondata sulla fiducia nell’oggettività umana.

Ancora più perniciosa, tuttavia, è la comprensione che risulta dalla lettura di questi studi, ovvero la consapevolezza che coloro che sono riusciti nella scienza (e in molti campi – le implicazioni vanno ben oltre la scienza) non lo hanno fatto interamente a causa del loro innato splendore. Statisticamente parlando, l’essere maschio ti da automaticamente una marcia in più. E nessuno vuole credere di aver raggiunto il successo in virtù del proprio genere o etni, anche se questi fattori hanno influito solo in minima parte. Vogliamo tutti fortemente credere che meritiamo pienamente il successo e i riconoscimenti che abbiamo ricevuto.

E questo è uno dei motivi principali per cui non c’è un maggior numero di donne nella scienza. Mentre le molestie sessuali sono certamente un problema, dobbiamo guardare più in profondità al pregiudizio di genere. Quelle donne che arrivano ai gradi più alti vengono spesso informate che è stato loro concesso quel lavoro o quel premio solo perché sono donne, il che implicherebbe che si ammettono donne meno meritevoli semplicemente per aumentare il loro numero. Ma in realtà la ricerca dimostra che molte delle donne nella scienza devono essere più capaci degli uomini, solo per essere ammesse come loro pari.

E chi lo vuole ammettere?

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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55 risposte a Perché gli uomini non credono alla discriminazione delle donne nella scienza

  1. Paolo. ha detto:

    la scienza non ha pregiudizi razziali o di genere, alcuni scienziati sì devono solo ammetterlo

    • Beh almeno non hai scritto scienza con la “s” maiuscola. ..

      • Luna_di_perle ha detto:

        già sei antipatica, Ricciocorno -.-‘

      • Antome ha detto:

        La battuta ci sta, ovviamente la scienza non è una persona e formulato in quel modo sembrava personificarla, quindi hai fatto bene a far notare questo paradosso in modo sagace, però precisiamo, in modo costruttivo, purchè lo scopo non sia prendere in castagna Paolo, ma indurlo, come tutti noi, tu per prima mi hai spiegato, mettersi in discussione.
        Può essere che Paolo intendesse dire che per la scienza non è in base al genere o razza, che si è più o meno portati per la scienza, mentre alcuni scienziati hanno ancora questi pregiudizi. Però il paradosso che hai notato è divertente.
        P.s Era “la matematica non *ha* un’opinione” giusto? ;).

      • Paolo ha detto:

        prendermi in castagna su che?

      • Antome ha detto:

        Ritardissimo, non mi ricordavo di non averti ancora risposto ma te lo devo, come le rettifiche anche se penso che si sia chiarito tutto. In castagna intendevo per la battuta su “Scienza” con la s maiuscola, che io ho capito (non istantaneamente) alludere a come l’avresti personificata dicendo che non ha pregiudizi, che non è il senso letterale di ciò che dicevi e io ho detto che la battuta di Riccio era carina nel far notare un paradosso nel prendere letteralmente ciò che hai scritto, purchè ovviamente non fosse volta a prenderti in castagna su quel piccolo dettaglio.

  2. Antome ha detto:

    Ciao, ne parla anche Whtm http://www.wehuntedthemammoth.com/2018/10/02/italian-physicist-suspended-by-cern-after-giving-a-talk-claiming-mens-brains-are-more-suited-to-science-than-womens/comment-page-1/#comments
    linka un articolo di science 2.0 in polemica con Strumia, ma sotto i commenti sembrano in gran parte sostenere quest’ultimo nel nome della libertà di espressione.
    Ho avuto la pazienza e lo stomaco di leggere, entomologicamente i vari commenti, per trovare dei pattern, che posso riassumere nella forma di un becero e dozzinale determinismo biologico.
    Si argomenta ovviamente che le donne sono discriminate ma a favore, che donne con un numero minore di citazioni scalzano gli uomini nelle STEM, quindi addirittura non solo non sarebbero discriminate, ma favorite e nonostante questo sono in numero minore.
    Qualche commento è puro e semplice suprematismo maschile su tutte le maggiori scoperte fatte dagli uomini, senza un minimo accenno al contesto oppressivo che ha generato ciò.
    Ma più interessante è una statistica degli stessi detrattori, che dovrebbe dimostrare la minor disposizione delle donne, cioè che in paesi dove c’è parità queste differenze addirittura si estremizzerebbero rispetto a quelle dove non c’è, ebbene sì, dicono proprio questo ed è un argomento che sento da un po’, ne hanno di faccia tosta viene da dire. Viene fuori che in effetti in Iran, le donne nelle Stem, sarebbero il 70%, mentre in Norvegia solo il 15%. Posto che non ne trarrei conclusioni affrettate sono dati interessanti. L’autore dell’articolo indica la luna nei commenti, dicendo appunto che se ci pensate questo dato smentisce lo stesso articolo, mostrando una grande variabilità dovuta ad interazioni sociali e che se più donne sono spinte ad interessarsi a queste materie possono talvolta superare gli uomini.

    Ovviamente non hanno capito e gli hanno risposto che invece il dato mostrerebbe che rimosse le pressioni sociali, la genetica viene fuori e reclama il suo posto. Non ho capito infatti se l’argomento sarebbe che l’Iran e povero e comunque maschilista quindi le donne per affermarsi cercano di scegliere questi percorsi remunerativi, mentre in un paese ricco, privo di queste pressioni, le donne sceglierebbero ciò che gli è più congeniale. Ma quindi ci sarebbe un threshold, ne deduco io, cioè una soglia, entro cui una maggiore equità favorirebbe le “naturali” differenze tra uomini e donne? Perchè sappiamo bene che storicamente non è lineare il discorso, nel 19esimo secolo infatti le donne scienziato erano trascurabili e sono aumentate con l’equità, di che parliamo? Vorrei chiedere a Morgaine, ma lei sta in Svezia non in Norvegia, ma forse accade una dinamica simile o in Svezia sono di più? Forse è un’equità di superficie che nasconde altri problemi, visto che una tale differenza con un paese non proprio femminista come l’Iran, ci sono quote rosa anche lì?

    Questo dimostra comunque, quali siano le cause, che c’è gente che con fare pseudoscientifico, si è buttata a pesce sulla conclusione della minore predisposizione basata sul solo fattore genetico e sulla distribuzione nelle curve di Bell come predittiva in senso assoluto, una sorta di nuova predestinazione alla nascita, basata su cristallini test del QI e la loro distribuzione.
    In pratica la conclusione era che chi arriva agli Stem è agli estremi di questa distribuzione e avendo le donne meno variabilità genetica gli uomini agli estremi, nel bene e nel male, sarebbero più numerosi. Ma se in un paese possono superare il 50% e senza quote rosa, l’argomento usato contro l’idea che la parità favorisca più partecipazione femminile, gli scoppia in mano se vogliono continuare ad argomentare sulla predisposizione genetica.
    O almeno possono parlarne in termini di attitudine e di preferenze, cosa sempre molto discutibile da ricondurre alla genetica pura, ma non in termini di abilità e non possono ricondurle alle curve di Bell.
    Che è quello che qualche commentatore più moderato ha fatto, dicendo comunque che il femminismo e i “Sjw” sono dogmatici e intolleranti nell’averlo fatto licenziare e sono antiscientifici come i creazionisti, differenziandolo dal vecchio femminismo dell’equità.
    Poi in base all’argomento genetico cosa si vuole insinuare, visto che le donne che ce la fanno sono comunque capaci? Che hanno un cervello maschile? Qualunque donna interessata a questo campo ha un cervello maschile.
    Davvero la scienza psicoevoluzionistica, fortunatamente molto messa in questione, ultimamente, si riduce a roba come “gli uomini sono orientati alle cose, per questo riescono nelle scienze e nella matematica, le donne sono orientate alle persone, per questo riescono nelle relazioni?” :D.

    Un altro argomento è sul perchè la discriminazione agirebbe solo su materie come Stem e non biologia, per dire e che se ogni differenza in numeri è dovuta a discriminazione perchè non ci si preoccupa degli uomini in biologia.
    Ricordo quanto è stato detto sulla dinamica per cui come entrano le donne in una disciplina, questa per qualche motivo si svaluta :D. E sinceramente sarebbe tanto più ostica al cervello femminile la matematica della biologia? Io non me ne intendo ma la matematica conta moltissimo nella chimica e nelle cellule, come nella fisica, ma forse ne è meno l’ingrediente principale o è meno avanzata, lasciamo rispondere questi geni che dichiarano un QI maggiore di millantanove e che amano i fatti nudi e crudi contro il politicamente corretto ed il marxismo culturale.

    • Pollyjean ha detto:

      Su quella cosa dei Paesi nordici gira se non sbaglio un documentario o qualcosa di simile, che non molto tempo Costanza Miriano e altri paladini contro la terribile “teoria del gender” diffondevano a più non posso.

  3. Pollyjean ha detto:

    Getto un altro spunto sul tavolo. Al di là dei pregiudizi, quanto le donne, almeno in Italia, sono, incosciamente o meno, trattenute dal fare tutti i passi necessari per un’avanzamento nel mondo scientifico da pregiudizi riguardo al ruolo femminile nella famiglia e nella società? Mi spiego: nel mondo scientifico è richiesta una grande mobilità. Per avviare una buona carriera in ambito accademico esperienze in università diverse sono praticamente un dovere. Le donne non sono un pochino più scoraggiate a fare passi che le allontanino dalla famiglia? Gli uomini non sono più refrattari a seguire le loro partner di quanto lo siano le partner femminili? La riflessione nasce da questo. Il mio ragazzo è uno scienziato, dottorato preso in Italia con varie esperienze in università europee. Per la sua specializzazione le università migliori sono negli Usa, più qualcuna in Europa (quelle dove appunto ha fatto esperienza). Finito il dottorato lui e tutti i suoi colleghi maschi sono andati negli Usa, a prescindere dal loro stato civile. Delle colleghe, solo quelle single lo hanno fatto, quelle impegnate sono rimaste nell’università di origine, se sono riuscite, le altre hanno mollato la scienza, compresa la sua più brilante collega, che durante il dottorato ha pubblicato un articolo che a quanto pare ha fatto il botto. Chiaro che questo è solo un aneddoto, ma sono stupita di come sia andata così linearmente.

    • matman ha detto:

      In questo video tra le altre cose, Jordan Peterson, parla proprio dei modi diversi che hanno uomini e donne nell’accettare compromessi…https://youtu.be/f2CeZjHCPtc

      • Antome ha detto:

        E tali differenze e la loro interpretazione e conseguente stimata distribuzione statistica sarebbero sempre dimostrazione di predestinazione biologica?
        C’è un gene dell’accettazione dei compromessi come è scritto nel dna “voglio fare l’astronauta” o il matematico, noto comportamento animale senza nessuna costruzione sociale, da quanto leggo sulle differenze cognitive.

  4. Foxtrot ha detto:

    Toccando un tema più “leggero” ma correlato…
    C’è qualcuno che si intende di classifiche e tornei del gioco degli scacchi e può dire la sua?
    https://ratings.fide.com/top.phtml?list=men
    http://www.matean.net/classifica-elo-italia/
    http://www.scacchierando.it/evidenza/live-rating-italia/

      • Foxtrot ha detto:

        Dovrebbe essere semplice verificare l’ipotesi (“controsenso”, come la considera Boboviz nell’unico commento all’articolo).
        Basterebbe organizzare tornei misti con gli avversari che non si possono vedere tra loro, quindi scevri da condizionanti preconcetti.
        Non si sa se sia già stato fatto, magari?

      • Schumi ha detto:

        È colpa del “clima ” del mondo scacchistico 😂😂😂😂 sarà lo stesso clima che c’è in Formula 1, i cronometri che registrano i tempi delle vetture sono indubbiamente cronometri sessisti e truccati

      • Parlaci delle ricerche che hai condotto tu, ti prego.

    • Foxtrot ha detto:

      Orpo, ho scoperto che se ne discute anche qui:
      https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/03/strumia-la-zavorra-sessista-non-frena-le-scienziate-e-donna-strickland-lo-dimostra/4655049/#27681863
      Probabilmente viene considerata un’ottima cartina di tornasole che potrebbe, se adeguatamente studiata, fornire risposte sui reali meccanismi che stanno alla base di determinate differenze.

      [cbon✔Abbonato Digital ↪ Balilla71
      ● 2 giorni fa
      Portando la parita’ alle estreme conseguenze, si drovrebbe per esempio classificare le prestazioni sportive di uomini e donne nella stessa categoria, che e’ un nonsenso. Pero’ per attivita’ intellettuali, come puo’ essere la ricerca, non dovrebbero esserci differenze. Per esempio non ho capito in base a quale ragione i tornei di scacchi distiguono tra maschile e femminile.
      Eric Lauder ↪ cbon
      ● 2 giorni fa
      Gli scacchi non si dividono tra torneo maschile e torneo femminile, esiste un torneo aperto a tutti, uomini e donne, e uno riservato alle sole donne.
      Quello riservato alle sole donne è stato creato per consentire alle donne di vincere, visto che non potrebbero mai piazzarsi nella top 30 del torneo misto, che risulta interamente maschile.

      SI può discutere su quali siano le cause di questa inferiorità femminile in una disciplina prettamente intellettuale, ma l’inferiorità è palese e sancita dalla pratica, appunto, dei due tornei.
      Nessuna femminista ha mai proposto di abolire tale pratica, in quanto percepita come favorevole alle donne.

      mzan ↪ Eric Lauder
      ● un giorno fa
      Ho controllato ora la classifica: nei primi 100 giocatori del mondo c’è solo una donna, al 87 posto.

      Parafrasando Strumia: ci sono più uomini interessati agli scacchi che donne, e non solo per un fattore culturale, dato che vale anche nelle nazioni più evolute. Quindi se si favoriscono le donne, ne risente la meritocrazia, dato che occorre escludere da un torneo uomini più bravi delle donne ammesse.

      Quindi ben venga la lotta agli abusi e alle ingiustizie nei posti di lavoro, anche/sopratutto di tipo sessuale, ma il conteggio di quanti uomini o donne ci sono non è di per se un indice di giustizia sociale.
      Nadia Somma✔Blogger ↪ mzan
      ● un giorno fa
      gli scacchi sono un gioco di memoria non di intelligenza e secondo me le donne non ci si appassionano perchè fondamentalmente è poco creativo
      cbon✔Abbonato Digital ↪ Nadia Somma
      ● un giorno fa
      In questo dissento totalmente. Gli scacchi sono un gioco estremamente creativo. La memoria aiuta, ma non e’ l’aspetto primario.
      Eric Lauder ↪ Nadia Somma
      ● 23 ore fa
      Sa perché lei può suggerire che gli uomini abbiano più memoria delle donne e le donne abbiano più creatività degli uomini, senza produrre alcun dato e senza temere ritorsioni in campo professionale?
      Perché lei è una donna.
      Un uomo non può farlo.
      Grazie comunque per il suo ravvedimento, a quando un articolo pro-Strumia?

      • IDA ha detto:

        Cosa c’entrano gli scacchi? Cosa dovrebbero dimostrare? Quali differenze?
        Gli scacchi sono un gioco, individuale, di strategia e altamente competitivo. Forze si vuol dire che le donne non raggiungono certe posizioni perché non sono strateghe e competitive? Si! Anche perché gli uomini si muovono in un ambiente a loro familiare, le donne al contrario si trovano in un ambiente, anche se non apertamente ostile ma carico di pregiudizi a loro danno.
        http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2015/04/15/ricerca-per-donne-carriera-palo-solo-scienziate-arriva-vertici_ExAA1vyzU9aERID4xJDK1H.html?refresh_ce
        Forse perché le donne sono meno competitive, ma di certo c’è un problema, che le donne hanno la famiglia, gli uomini pare di no. Le donne se pensano alla famiglia, trascurano il lavoro, se pensano al lavoro, trascurano la famiglia. Devono sempre fare una scelta tra lavoro e famiglia.

      • Foxtrot ha detto:

        Mah…
        A me piace seguire il tennis, la pallavolo, l’atletica leggera, la scherma e in generale le discipline olimpiche.
        Non ho mai notato una minore dose di competitività nelle donne rispetto agli uomini.
        Così come non mi sembra che quelle centinaia (migliaia) di atlete che competono nei vari sport, anche a livello professionale, siano prive di famiglia, che concentrerebbe su di sè tutte le loro energie.
        Che dire? Sarò stato distratto…
        Ma l’aspetto che più mi incuriosiva era quanto evidenziato da Eric Lauder, che potrei riformulare così:
        se un uomo (Strumia) parla delle differenze tra sessi – con dati e metodo scientifico – è sessista, quindi non va discusso nel merito ma cacciato via; se ne parla una donna (Somma) – senza dati e alla “Viva il Parroco”, secondo convenienza – allora va tutto bene ( e non è sessista, lei).

      • IDA ha detto:

        Si elude alle domande: Cosa c’entrano gli scacchi? Che cosa dovrebbero dimostrare? Quali differenze?
        Certo che anche le donne possono essere competitive, ma non sono educate e abituate ad esserlo. La competizione, non è prevista nel costrutto della femminilità, ma al contrario è determinante nello stabilire la mascolinità e il suo superlativo virilità. Un uomo non competitivo si usa il dispregiativo di femminuccia o altri termini tipo “senza palle”, cioè un uomo senza attributi maschili. Una donna molto competitiva al contrario si dice con le palle.
        Ma arriviamo al punto, Alessandro Strumia, non porta dati, per lo meno, quello che a lui è stato imputato, non sono l’inesattezza dei dati, ma il pregiudizio sessista. Il commentatore del fatto parla a vanvera: Metodo scientifico è quella modalità, in cui si procede per raggiungere la conoscenza della realtà. Deve essere, oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile.
        Dove sono questi dati? Non basta partire da dei dati oggettivi, ( la fisica è stata inventata da uomini, ci sono più uomini laureati in fisica ecc.. ) per arrivare a delle speculazioni dettate solo da pregiudizi e non verificabili. Con gli stessi dati si può sostenere tutto e il contrario di tutto. Sempre il commentatore del fatto è anche distratto, perché ne lui ne Alessandro Strumia, portano dati, ma Nadia Somma si: https://www.wisecampaign.org.uk/statistics/women-in-stem-workforce-2017/
        Alessandro Strumia, sostiene, ( quindi è una sua opinione e non è un dato scientifico) di essere stato scavalcato da donne, con meno pubblicazioni. Perché sono importanti il numero delle pubblicazioni e non la qualità delle stesse? Il nobel alla fisica viene dato a chi fa più pubblicazioni in un anno o si usano altri criteri di giudizio?
        La sua affermazione incriminata è carica di pregiudizi e inesattezze. Perché come la fisica anche le scienze umanistiche sono state inventate dagli uomini, fino a 50 anni fa la maggioranza degli antropologi, psicologi, sociologi, erano uomini, per non parlare della medicina. Non so se sai che il 63% dei medici oggi sono donne. Fino a 10 anni fa si sosteneva che la specializzazione in chirurgia, le donne non erano portate a tale specializzazione, e i dati oggettivi, il numero dei medici chirurgo, secondo questa logica fallace, lo dimostrava. Ma vai a vedere i dati oggi, si può dedurre il contrario di quello che si sosteneva 10 anni fa.

      • Paolo ha detto:

        le donne sono competitive o non competitive quanto gli uomini

  5. Bad Blues ha detto:

    IDA
    “Anche perché gli uomini si muovono in un ambiente a loro familiare, le donne al contrario si trovano in un ambiente, anche se non apertamente ostile ma carico di pregiudizi a loro danno”

    Ida, non so che film hai visto. Sarebbe carina offrire delle fonti quando si fanno affermazioni del genere. Il fatto che una cosa è successa magari a “tua cuggina”, non significa che rappresenti la realtà dell’intero paese. Su, Ida.

  6. Foxtrot ha detto:

    “Si elude alle domande: Cosa c’entrano gli scacchi? Che cosa dovrebbero dimostrare? Quali differenze”

    “La domanda è mal posta” diceva Quélo 🙂

    Non dovrebbero dimostrare nulla.
    Ci si guarda intorno e ci si fanno delle domande.
    Così come ci si chiede:
    come mai gli Afroamericani dominano nella corsa veloce, gli Africani nel fondo e mezzo-fondo, e sono pressoché inesistenti nel nuoto?
    Analogamente ci si può chiedere: come mai le donne sono praticamente assenti nelle classifiche basate sui tornei di scacchi?
    Naturalmente queste domande sono del tutto inutili per chi ha studiato molto bene le questioni e ha già tutte le risposte che servono. Le risposte giuste.
    Pertanto non resta nulla di cui discutere.

    Dinanzi al giudice.
    “Lei, Signor Pietro, afferma di aver prestato la Sua autovettura al Signor Paolo, che Gliela avrebbe restituita danneggiata, come da foto agli atti.
    Ora, in questa sede, sta chiedendo al Sig. Paolo il risarcimento del danno.
    Che ha da dire a Sua discolpa, Sig. Paolo?”

    “Innanzitutto chiariamo un punto: il Sig. Pietro non mi ha mai prestato la sua autovettura.
    Aggiungo che quando me l’ha consegnata, era già danneggiata.
    Infine – e questo taglia la testa al toro, Sig. Giudice – quando gliel’ho restituita era perfettamente integra, nuova, senza traccia di riparazione alcuna!”

    • No, la domanda è legittima. Perché posti la questione degli scacchi (sulla quale ci sono diverse teorie, da quelle che propongono un approccio di tipo evoluzionistico a quelli che ne fanno una questione di percentuali – ovvero poiché solo una piccolissima percentuale dei giocatori di scacchi è di sesso femminile, è meno probabile che fra le giocatrici emergano delle eccellenze, sebbene delle eccellenze di sesso femminile in grado di battere grandi campioni siano esistite) sotto ad un post che parla del sessismo del fisico Strumia? Forse per corroborare le sue teorie sulle biologiche differenze fra gli intelletti femminile e maschile?

      • Foxtrot ha detto:

        Beh, l’avevo scritto, eh:
        [Foxtrot ha detto:
        5 ottobre 2018 alle 16:48
        Toccando un tema più “leggero” ma CORRELATO…]

        Per corroborare o smentire, per farsi un’idea.
        E ho avuto le risposte, quelle gggiuste, appunto.
        Meno STEM causa discriminazione (ampiamente dimostrata).
        Meno vincitrici a scacchi perché “Sembra, semplicemente, che la composizione di genere impatti, peggiorandola, sulla prestazione delle donne, in modo assolutamente
        indipendente dalle capacità di queste ultime, che sono in tutto e per tutto comparabili a quelle di un uomo.”
        Ma anche perché “solo una piccolissima percentuale dei giocatori è di sesso femminile”.
        E perché così poche?
        Perché tengono famiglia + … (Ida).
        Perché “gli scacchi sono un gioco di memoria non di intelligenza e secondo me le donne non ci si appassionano perchè fondamentalmente è poco creativo” (Somma).
        Quest’ultima motivazione ha tutta l’aria di essere una “teoria sulle biologiche differenze fra gli intelletti femminile e maschile”, ma non stiamo a fare i pignoli.
        Va bene così.
        Avete ragione voi.

      • No, sono tutte ipotesi. E se cerchi in rete ne trovi anche altre.

    • IDA ha detto:

      Trovami le differenze tra quello che ha detto Alessandro Strumia e Bobby Fischer campione del mondo statunitense del 1972. https://unoscacchista.com/2018/03/09/fischer-gli-scacchi-e-le-donne/
      Bobby Fischer, nel 1963 sosteneva che le donne non sono brave a giocare a scacchi, perché non sono abbastanza intelligenti. Allora delle domande me le pongo anche io e le mie domande a cui non hai risposto, non sono poste male, sono solo inutili perché conosco già la risposta, senza leggere i commenti del fatto.
      Prendiamo il primo dato: Nel Ratings Standard Top 100, non ci sono donne, questo a dimostrazione che Bobby Fischer aveva ragione? Mettiamo di si, ma usiamo sempre lo stesso criterio di giudizio.
      1-Tra i primi 100 non ci sono nemmeno Italiani, tedeschi, svizzeri, . Quindi l’italiani, tedeschi ,svizzeri, non sono sufficientemente intelligenti?
      2- Nel Ratings, individuale le donne russe e cinesi sono avanti agli uomini italiani, tedeschi, svizzeri, croati ecc. quindi le donne russe e cinesi sono più intelligenti degli uomini e donne italiani, tedeschi ecc?
      3- è dal 1951 che ci sono i campionati del modo, se si esclude quelli vinti da Bobby Fischer, quelli vinti da un norvegese e uno da un indiano, poi sono sempre stati vinti da russi e ucraini. Perché sono i più intelligenti del mondo?
      Ma ritorniamo ad Alessandro Strumia, il suo discorso lo ha tenuto al Cern di Ginevra, diretto da un’italiana, Fabiola Giannotti, una di quelle che è passata avanti a Strumia. Fabiola Giannotti, ha la mia età e probabilmente quando si era iscritta all’università di fisica le donne erano il 2-3%. Oggi, le donne iscritte a fisica sono più del 30%. Cosa è cambiato in questi anni?

    • Lilli ha detto:

      Sono solo quattro le persone che hanno finora ricevuto due premi Nobel:
      Marie Curie (1903 per la fisica e 1911 per la chimica);
      Linus Pauling (1954 per la chimica e 1962 per la pace);
      John Bardeen (1956 e 1972 per la fisica);
      Frederick Sanger (1958 e 1980 per la chimica).
      Come si può notare, l’unica che ha ricevuto il Nobel in due materie scientifiche diverse (quello per la Pace è una cosa comilitarmente diversa e non ha nulla di scientifico) è Marie Curie: una donna.
      Le chiacchiere stanno a zero.

    • Antome ha detto:

      Pur c’entrando probabilmente la genetica, Il nuoto è sempre stato uno sport più da ricchi della corsa, la quale, essendo a volte vista come un modo di riscattarsi, è sempre stata una tradizione africana e afroamericana, anche se ci sono delle differenze medie nella struttura fisica. Sai altri fanno il tuo stesso salto quantico, per cui se ci sono differenze nella struttura fisica ci devono essere anche delle differenze intellettive a favore dei bianchi, citando le tabelle del QI.
      Sei già pronto a concludere che le donne siano meno capaci intellettualmente o solo mediamente meno interessate? E questo può ridursi a fattori biologici completamente isolabili?
      Poi sono d’accordo anch’io, attenzione spiegare il perchè di questi possibili differenze di risultato in senso sociale, non vuol dire che le donne o chi altro, non siano responsabilii al momento, di questi risultati, secondo me. Non rischia di essere un essenzialismo? Dovremmo concludere che una donne che batte un uomo a scacchi sia “maschile” o abbia un cervello geneticamente maschile, che sia un fatto eccezionale e raro? Altresì per il discorso interesse è assurdo tanto ridurre tutto alla società quanto ridurre tutto alla biologia e sembra che si stia ritornando ad un determinismo biologico, che fa strawman di tutte le spiegazioni di interazione sociale, continua ed inestricabile dagli aspetti biologici, specie nel cervello, caricaturandole come culturalismo puro o “blank slater”, quando l’enfasi sul biologismo puro o quasi è la loro.

      • Foxtrot ha detto:

        Antome, io non concludo nulla sui temi specifici.
        Prendo atto delle millemila argomentazioni che fanno a pugni l’una con l’altra, pur di fare vittimismo sempre e comunque.

        Foxtrot ha detto:
        5 ottobre 2018 alle 21:24

        Foxtrot ha detto:
        7 ottobre 2018 alle 15:59

        Foxtrot ha detto:
        8 ottobre 2018 alle 19:46

        Foxtrot ha detto:
        8 ottobre 2018 alle 22:33

        “Come si può notare, l’unica che ha ricevuto il Nobel in due materie scientifiche diverse (quello per la Pace è una cosa comilitarmente diversa e non ha nulla di scientifico) è Marie Curie: una donna.
        Le chiacchiere stanno a zero.”

        Ecco, appunto: le chiacchiere stanno a zero.
        (Anche perché sarei “un po’ stanchino” – cit. 🙂 – e girare in tondo non è propriamente la mia massima aspirazione).

        Però, se continuate, magari continuo a seguirvi, nei ritagli di tempo.

        Ciao.

        P.s.: e non mi sento “offeso” 🙂

        Ri-ciao.

      • Su questo concordo con te. Il vittimismo di personaggi come Strumia, è davvero irritante.

      • Foxtrot ha detto:

        @Riccio
        Se, come sembra, ha organizzato il tutto per “togliersi dei sassolini dalle scarpe” (il fatto di sentirsi ingiustamente – secondo lui – scavalcato in una promozione e il burrascoso processo di separazione dalla moglie
        https://hudoc.echr.coe.int/eng#{%22itemid%22:[%22001-167396%22]} )
        è stato molto scorretto. Quello senz’altro.
        E questo indipendentemente dalla validità della sua presentazione
        https://drive.google.com/file/d/1MN2FvnOQHAvJNs0ZYIJTcyAkQ79Abp99/view
        che non ho assolutamente la capacità di capire e quindi giudicare (complimenti a chi ci riesce).

      • Foxtrot ha detto:

        Problemi col primo link.
        Forse questo è quello funzionante:
        http://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-167396

      • Antome ha detto:

        Allora sono d’accordo con te di non dare la colpa sempre al sistema e piuttosto farlo solo quando c’entra ed impegnarsi di più, essere il cambiamento culturale che si vuole produrre, inutile affidarsi a quote, se non si affronta il problema alla fonte, l’unica quota che concepisco è favorire una donna al limite a parità di merito, però quanto dice Strumia sulle citazioni sembra essere lacunoso, specie sulle citazioni come valore assoluto. Come dice Pollijean, lei ha assistito però ad una dinamica brutalmente sistematica di abbandono di queste materie da parte delle donne che si sono fidanzate,
        e quello di Nadia Somma sembra essere essenzialismo di genere e non mi convince, pare molto forzato. Si parla comunque di tendenze di interesse, non di capacità, alcuni maschilisti che nomini nei commenti di cui ti limiti a prendere atto, saltano subito alla conclusione della minore capacità.
        Quindi le millantasei argomentazioni differenti e contradditorie valgono anche per i deterministi biologici. O dici (tu generico) che le donne sono innatamente meno capaci in certe materie, come una volta si diceva anche degli africani, ma se per dire che l’ambiente non conta citi Norvegia vs Iran e anzi le differenze si acuiscono con l’uguaglianza, stai dicendo che con lo stimolo adatto possono essere il 60 o 70%. Tutte forzate contro la loro natura, oppure “forzate” quanto gli uomini, su cui si proiettano molte aspettative lavorative, rispetto alle donne? E magari questi ruoli sono rimasti ancora molto pronunciati anche in Norvegia. Strano però che non valga per le scienze biologiche, qui vorrei chiedere a Riccio, Ida etc. il perchè di questa preferenza. Che però mi pare dica poco in termini di indole pro o contro matematica, in quanto si tratta di una scienza molto prestigiosa comunque.
        Ma provvedimenti come l’università scontata alla donne in quanto tali in queste materie, secondo me sortiscono l’effetto contrario. Già ci sono pregiudizi e le donne sono viste con scetticismo, esemplificato dalla vignetta, praticamente per tutte le categorie “minoranza”, non dominanti, sembra che una persona, lì abbia la responsabilità di gruppo, una donna guida male? Ah vedi, le donne guidano male. E così via. Non così per un uomo che va in scienze biologiche e medicina, a maggiore e talvolta maggioritaria, presenza femminile. Nessuno/a o quasi, si sogna di pensare, se un uomo è un po’ brocco “vedi, non è roba da uomini”. E così via, un nero è un delinquente “tutti uguali questi neri because statistics aggressiveness and QI”.
        Ma se ora crei pure la percezione che siano privilegiate, dando università scontata o gratis sulla base di una quota, è un autogol pazzesco. L’ambiente diventa ancora più ostile. Le narrative reazionarie che dicono che tutta la premessa del progressimo è sbagliata ed era un’allucinazione collettiva, rischiano di attechire.
        Non ti stavo accusando comunque.

      • Paolo ha detto:

        in norvegia c’è parità e dire che i vcchi ruoli vengono imposti in norvegia secondo me è sbagliato, scelgono liberamente poi perchè scelgono liberamente alcune cose e non altre lo sanno loro e chi se ne importa. L’importante è che l’accesso a facoltà umanistiche e scientifiche sia garantito ad uomini e donne e questo è garantito ed è importante che una donna che studia materie scientifuche sia valutata onestamente come vengono valutati gli studenti maschi, poi non si può imporre il 50 e 50 in ogni facoltà: uomini e donne scelgono da soli cosa studiare

      • Antome ha detto:

        Però se la faccenda Norvegia – Iran, viene presentata così “I added references to the studies which show that such differences are greater in more sex egalitarian societies. This support a biological component for such differences because, if they were due only to environment, then differences would be smaller in cultures in which women have more opportunities equal with men” ovviamente è una frase che sortisce il suo effetto nell’immaginario e banalizza fattori sociali molto complessi.
        Al limite mette in crisi le narrazioni femministe più semplicistiche, ma solo quelle. Nel complesso è vero che una maggiore uguaglianza favorisce questi risultati. Deve essere un uguaglianza anche culturale e sociale, però, non solo legale. E tanto più se derivante da quote.
        Penso infatti che le donne stiano aumentando dappertutto o almeno è ciò che stava succedendo un periodo.
        L’oriente vive contraddizioni particolari in questo senso rispetto all’occidente. E’ possibile che lì, sia presente una maggiore uguaglianza culturale, in proporzione al loro ruolo emarginato ed oppresso nella società. Quando in occidente la donna era sfavorita, latitava del tutto o quasi in materie scientifiche, che rimanevano appannaggio maschile. E’ da vedere che provvedimenti hanno preso, ma dà l’idea che nonostante la trattino come una proprietà la considerino intelligente, a differenza del vecchio occidente e delle sue rimanenze culturali, ma sono ipotesi che sono pronto ad approfondire e correggere. La curiosità è molta, spendiamola per imparare invece di fare polemiche (:.
        Altrimenti, per quanto l’Iran sia povero, se in teoria il ruolo della donna è in casa ed il marito provvede, le donne sarebbero scoraggiate dallo studiare, penserei. Ma forse l’accesso allo studio è visto come un’occasione per emanciparsi.
        Qualche consiglio per approfondire su questo tema @tutti? (:

      • Paolo ha detto:

        antome, affermare che ci sia più uguaglianza culturale in Iran che inNorvegia è privo di senso. E poi quando parliamo delle donne iraniane che frequentano l’università stiamo parlando della parte più colta e istruita cioè la borghesia urbanizzata (le stesse ragazze che giustamente si battono contro l’obbligo del velo) cioè una parte non grandissima del popolo iraniano stesso discorso per l’arabia saudita

      • IDA ha detto:

        Antome.. hai colto il punto. Il determinismo. Ma non hanno nemmeno il coraggio di dirlo chiaramente e usano espedienti retorici o algoritmi matematici per dimostrare che le differenze sono legate a fattori biologici e non a fattori sociali e ambientali.
        Sappiamo che i cambiamenti biologici sono lenti durano migliaia di anni, se noi prendiamo i censimenti italiani dall’unità al 2001, http://www.cinquantamila.it/storyTellerApicale.php?00=censimento
        vediamo che nel 1901 donne iscritte nelle università, sono 7 su 27 mila iscritti.. lo studio universitario non faceva parte del corredo genetico femminile. Ma nel 2001 le donne iscritte sono, 947 mila. Cosa è successo in un secolo? Forse è l’effetto delle scie chimiche?
        Alessandro Strumia, entra nel dettaglio, partendo dagli anni 80. E arriva a delle conclusioni tipo:
        “La fisica è stata inventata dagli uomini, l’ingresso non è su invito. Gli uomini sono più interessati alle cose che alle persone, a differenza delle donne che sono più portate per le materie umanistiche dove il confine tra vero e falso o giusto e sbagliato è meno marcato”
        Prima degli anni 70, le donne nelle università erano alcune decine di migliaia e non sceglievano materie umanistiche, ma medicina, chimica, farmaceutica, biologia e fisica. Solo nella metà degli anni 70 e i primi anni ottanta avviene il boom delle iscrizioni alle materie umanistiche e le donne passano da alcune decine di migliaia di iscritte a cinquecentomila nell’81. Ma il boom per le materie umanistiche in quegli anni, c’è stato anche per gli uomini, che cosa è successo agli uomini in questi anni?
        Niente di nuovo, prima si stabilisce la teoria e poi si cercano dati che la confermano, eludendo o minimizzando quelli che la smentiscono. Si crea la solita e immancabile gerarchia delle cose importanti e addirittura gli scacchi, si fanno diventare più importanti della medicina, dell’antropologia, dalla psicologia, letteratura e altro. È un modo educato e ipocrita per dire alle donne di non occuparli delle scienze non sono portate per questo ma per occuparsi delle persone, quindi state a casa e occupatevi della famiglia, (persone) e lasciate le dose serie agli uomini.

      • Antome ha detto:

        Beh, non sono un fan degli argomenti ad hominem, però posso fare un’eccezione per chi usa, non ironicamente, il termine “marxismo culturale”, in una presentazione?
        Credo di condividere nel complesso quanto dici. Cosa fa attechire questo reflusso, ci chiediamo?
        http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-01-08/universita-gratis-o-scontata-le-studentesse-che-scelgono-corsi-scientifici-153505.shtml?refresh_ce=1

        “ormai per questo percorso le laureate sono quasi un terzo e brillano più dei colleghi con voti più alti e studi conclusi prima.” avrai notato molti chiedere provocatoriamente perchè se gli uomini sono indietro non è un problema sociale. La risposta sarebbe perchè non vengono discriminati, ma purtroppo è proprio l’oggetto di discussione, alcuni affermano infatti che i requisiti per passare siano più bassi per le donne. Affermazione alquanto grave, chiedero aiuto a Zorin per dati in questo senso 🙂
        . O osservero discussioni di uomini arrabbiati.
        “Il provvedimento oltre a prevedere più risorse (+6,3%) per la mobilità internazionale degli studenti, stanzia un pacchetto di fondi per l’orientamento. In particolare ci sono 3 milioni di euro per incentivare le iscrizioni ai corsi di laurea di ambito scientifico, con specifici incentivi a favore delle studentesse. In particolare gli atenei potranno prevedere l’esonero parziale o totale dalle tasse o potranno erogare contributi aggiuntivi o altre forme di sostegno agli studi. Non solo: le università riceveranno una quota maggiore di risorse (il 20% in più) per le iscrizioni delle studentesse rispetto a quelle degli studenti in modo da incentivare l’interesse delle ragazze per questi corsi.”
        Per come è formulato mi è difficile da capire, ci sono fondi per orientamento. Quindi questi esoneri sono presenti per tutti, ma in quantità maggiore per le ragazze?
        Non sarebbe meglio incentivarlo nella formazione e nell’educazione piuttosto che privilegiandole?

      • IDA ha detto:

        Antome.. L’articolo del Sole 24Ore fa riferimento alle coperture finanziarie della legge 170 del 2003-“disposizioni urgenti per le universita’ e gli enti di ricerca.” – Legge talmente urgente che ci son volute 14 anni per avere le coperture finanziarie.. la legge è qui: http://host.uniroma3.it/uffici/urp/norme/servizi/Legge170.pdf
        Gli Atenei potranno fare quelle azioni indicate dal Sole 24Ore, ma anche no, come potrebbero investire quei soldi sugli abbandoni. Per quello che riguarda lo STEM, gli abbandoni sono circa il 45% e in maggioranza sono uomini.

        Ingegneria e informatica non sono facoltà per femmine


        Se vediamo i laureati e non gli iscritti, nel 2014, nelle facoltà di Scienze, matematica e informatica, in italia le donne sono state il 53% solo ad ingegneria le donne sono poco più del 30%.
        Se è vero che medicina si occupa delle persone e non delle cose, ma la sua formazione è scientifica come per farmaceutica e agraria. Per la biologia rimando a questa lettura.
        https://www.repubblicadeglistagisti.it/article/la-biologia-e-vita-e-la-vita-e-donna
        e il rapporto annuale di Alma laurea. https://www.almalaurea.it/informa/news/2018/06/11/rapporti_almalaurea_2018
        Sull’ambiente ostile nei confronti delle donne, in certi Atenei, basta l’intervento di Alessandro Strumia, che poverino si è sentito scavalcato da una donna con meno citazioni di lui, tipo Silvia Penati, qui c’è il CV di Silvia Penati . https://www.unimib.it/sites/default/files/cv/27-02-2018/cv-penati_feb2018.pdf

        È dalla metà del l 1800 che la comunità scientifica, sulla base di dati anatomici, ha decretato l’inferiorità intellettuale della donna, il dimorfismo celebrale è stato al centro di numerosi studi e pubblicazioni a cercare di dimostrare che le donne sono intellettualmente limitate, l’accento era soprattutto sugli emisferi. l‘emisfero sinistro, quello maschile, centro dell’intelligenza, dell’umanità, della razionalità, della coscienza e della ragione. Quello destro, si riteneva che fosse particolarmente sviluppato, nelle razze di colore, quelle africane in particolar modo, nei criminali e nelle donne. Perché si riteneva che fosse responsabile dell’istinto, dell’animalità, della bestialità, irrazionalità e follia. Queste sono state teorie condivise nel mondo scientifico fino agli anni 60 e quanto pare ancora oggi diffuse. Su questo tema consiglio un libro; “La Guerra Contro Le Donne” di Marilyn French .. https://www.amazon.it/guerra-contro-donne-Marilyn-French/dp/8817842354

        Comunque oggi sappiamo che queste sono sciocchezze che il dimorfismo è dovuto in gran parte ai ricettori degli ormoni, e non ha nulla a che fare con le attitudini e capacità. Sappiamo che il nostro cervello ha la capacità di modificarsi in base agli stimoli ambientali, cultura ed educazione compresi. Diventa difficile stabilire dove i nostri comportamenti siano dovuti ai geni o all’educazione e ai modelli socioculturali, che hanno modellato il cervello in maschile e femminile.
        Per finire; le capacità le predisposizioni sono individuali non appartengono ad un genere. Io a fisica o a chimica non ci capisco nulla, ma come me è il 90% degli uomini.

      • Antome ha detto:

        “antome, affermare che ci sia più uguaglianza culturale in Iran che inNorvegia è privo di senso.”
        Certo che no, infatti devo essermi spiegato davvero male, me ne rendo conto qui.

        “Nel complesso è vero che una maggiore uguaglianza favorisce questi risultati. Deve essere un uguaglianza anche culturale e sociale, però, non solo legale. E tanto più se derivante da quote.” Intendevo infatti ribadire che nel complesso la maggiore uguaglianza favorisce questa parità, non la diminuisce come sostiene chi teorizza il “paradosso dell’uguaglianza” in Norvegia. Soprattutto in passato. Come dice Ida, sono aumentati i medici, le scienziate biologhe.
        Sulle quote ero d’accordo con te, bastano le pari opportunità ed il condannare la discriminazione, non imporre il 50 e 50.

  7. Serenando ha detto:

    Le stelle sono tante
    milioni di milioni
    la luce dei lampioni si riflette sulla strada lucida
    seduto o non seduto faccio sempre la mia parte
    con l’anima in riserva e il cuore che non parte
    però Giovanna io me la ricordo
    ma è un ricordo che vale dieci lire
    e non c’è niente da capire.
    Mia moglie ha molti uomini
    ognuno è una scommessa
    perduta la mattina nello specchio del caffè
    io amo le sue rughe ma lei non lo capisce
    ha un cuore da fornaio e forse mi tradisce
    però Giovanna è stata la migliore
    ma è un ricordo che vale dieci lire
    e non c’è niente da capire.
    Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve
    che freddo amore mio pensaci bene far l’amore
    è giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male
    io non ti invidio niente e non ho niente di speciale
    ma se i tuoi occhi fossero ciliegie
    io non ci troverei niente da dire
    e non c’è niente da capire.
    È troppo tempo amore
    che noi giochiamo a scacchi
    mi dicono che stai vincendo e ridono da matti
    ma io non lo sapevo che era una partita
    posso dartela vinta e tenermi la mia vita
    però se un giorno tornerai da queste parti
    riportami i miei occhi e il tuo fucile
    e non c’è niente da capire.

    FRANCESCO DE GREGORI

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