La notte dell’11 ottobre a Orta Nova, provincia di Foggia, Ciro Curcelli ha ucciso la moglie Teresa e le figlie Valentina e Miriana di 18 e 12 anni, poi si è suicidato sparandosi un colpo alla gola. Unico superstite della strage è il figlio Antonio, che si trovava in quei giorni a Ravenna.
“Erano brave persone, tranquille senza problemi” racconta il fidanzato di Valentina alla stampa, “[Valentina] Non mi ha mai parlato di nulla o di problemi familiari”. I vicini rincarano la dose: “Erano bravissime persone. Le conoscevo da anni. Ogni tanto lei si arrabbiava con le figlie. Ma sono cose normali che fanno tutte le mamme”; certo, “ultimamente lui era un po’ depresso. Stava un po’ tra le nuvole.” ma “stravedeva per la moglie e le figlie e anche per l’altro figlio che lavora a Ravenna.”
“Non avrei mai potuto pensare a una cosa del genere, sono sconvolto“, conferma il figlio superstite, Antonio, che da anni lavora a Ravenna, ma aggiunge che “Antonio non sembrava depresso, anzi, i suoi erano apparsi sereni l’ultima volta che li ha visti, non c’era nulla che gli facesse percepire una sofferenza in famiglia, altrimenti non avrebbe mai lasciato soli i suoi”.
Depresso o non depresso, ci dice il Vescovo che la cosa più importante, ora che Teresa, Valentina e Miriana sono morte, è non parlare male del suo assassino, perché la famiglia è la cosa più importante.
Torniamo un po’ indietro nel tempo: 19 luglio 2016.
Claire Hart e sua figlia Charlotte, 19 anni, escono dal centro ricreativo di Spalding, Lincolnshire, e si dirigono verso la macchina; sono state in piscina, come facevano spesso. Lungo il breve tragitto che le separa dall’auto, Lance Hart, marito di Claire e padre di Charlotte, le uccide a colpi di pistola, quindi rivolge l’arma verso se stesso e si uccide.
I giornali riportano le parole di un vicino che afferma che: “[Lance was] the nicest guy you could ever meet, he would do anything for anyone” (la persona più buona che si possa incontrare, uno che avrebbe fatto di tutto per gli altri), un altro descrive la coppia come “the loveliest couple ever” (la coppia più adorabile di sempre), altri ancora parlano di “a friendly guy”, una persona a proposito della quale non sarebbe stato possibile dire qualcosa di male.
Ma non tutti sono della medesima opinione.
Soprattutto i suoi figli sopravvissuti, Ryan a Luke. Sconvolti dal fatto che qualcuno possa definire pubblicamente l’omicidio di Claire e Charlotte come “un contorto atto d’amore”, dichiarano alla stampa:
“Our father was a terrorist living within our own home; he had no cause but to frighten his family and to generate his own esteem from trampling and bullying us.”
Nostro padre era un terrorista che viveva nella nostra casa; non aveva altre ragione di vita che terrorizzare la sua famiglia e rimpolpare la sua autostima opprimendoci e bullizzandoci.
Non è la storia della famiglia Hart, che mi interessa raccontare in questo momento, sebbene mi prema informarvi che da allora i due fratelli sopravvissuti hanno scritto un libro, bensì approfondire un aspetto in particolare della loro testimonianza.
Quelli che si sono espressi nell’immediato, hanno ammesso Luke a Ryan, non potevano sapere cosa avveniva all’interno delle mura domestiche; ma è comunque “weird” – strano, bizzarro, anormale – che in assenza di informazioni abbiano deciso di schierarsi dalla parte dell’assassino.
Abbiamo quindi assistito ai commenti dei media, che intervistavano quelli che “conoscevano nostro padre” e lo descrivevano come “un brav’uomo”, “sempre attento” e “bravo nel fai-da-te”. Un articolo descriveva gli omicidi come “comprensibili”.
Dopo gli omicidi, abbiamo iniziato a vedere la misoginia che affligge la nostra società. Se la vita delle donne diventa scomoda, la struttura morale collettiva viene rielaborata per consentire agli uomini di rimanere “uomini buoni”, nonostante non avessero ragioni per uccidere. E’ uno standard molto basso, per “gli uomini buoni”. Secondo questa logica, è difficile pensare ad un modo in cui un uomo potrebbe non esserlo. La società incolpa spesso e preferibilmente le armi per gli omicidi, le gonne corte per gli stupri stupro o l’alcol per le aggressioni. Tutto tranne l’uomo responsabile.
Perché allora la società pensa che gli uomini uccidano? Si tratta sempre di “infanzie difficili”, di “emozioni maschili incontrollabili” o di “provocazioni da parte della vittima”. Tuttavia, le donne vivono nello stesso mondo e non vediamo tutti questi uomini morti per mano loro. Gli uomini uccidono perché possono, perché noi tutti cambiamo le regole del gioco al fine di giustificare le azioni maschili. Siamo disposti a degradare le donne pur di spiegare le azioni degli uomini.
Finché la cosa più importante, per la nostra società, rimarrà “non parlare male” dell’uomo che ha ucciso, in assenza di informazioni continueremo a scegliere la parte dell’assassino; dovremmo cominciare a vedere che questa non è una scelta di neutralità di fronte ad “una verità che ci sfugge”, ma solo ostinazione di fronte all’evidenza della misoginia che permea la nostra società, nonché una delle ragioni per cui non c’è nessuna variazione, anno dopo anno, nel numero delle donne che muoiono per mano di questi “uomini buoni”.
Sullo stesso argomento:
questi uomini non sono buoni, sono uomini orribili incapaci di amare, sonouna minoranza ma sempre troppi
Certe valutazioni che fate fanno proprio ridere.
Anzi, piangere
https://www.ilmessaggero.it/italia/ferrara_lara_mazzoni_omicidio_mirko_barioni_news-4822434.html
Certi commenti, invece, non fanno che confermare l’assenza di argomenti nei discorsi di chi usa termini come “femminazi”.
Ma perché, tu credi che i tuoi siano argomenti, solo perché riempi di chiacchiere le pagine?
Tu ne hai molto meno di me, solo che mascheri di parole il vuoto che c’è nella tua ideologia.
E comunque, sono davvero una FEMMINAZI PENTITA.
E se sapessi il perché…!
Non mi interessa. Neanche un po’.
Questo rappresenta il problema del buonismo, di non distinguere tra vittime o carnefici. Cosi come quando si conta il kamikaze o l’aggregatore, nel conto delle vittime. Tipo quando si ricorda anche tra le vittime del volo German Wings, il pilota che ha portato tutti alla morte.