Lo scorso anno l’Indipendent aveva pubblicato un articolo che denunciava il calvario cui i tribunali della famiglia sottopongono migliaia di donne, costrette a subire la violenza degli ex partner a causa dei provvedimenti che consentono agli uomini maltrattanti il diritto di frequentare i loro figli.
Le donne sono sottoposte a controllo coercitivo, aggressioni fisiche e persino sessuali da parte dei loro ex partner quando i bambini vengono prelevati o riconsegnati [alla madre].
Gli attivisti sostengono anche che i maltrattatori continuano a terrorizzare le loro vittime e a molestarle via e-mail durante le battaglie per l’affidamento dei minori nei tribunali della famiglia, e riferiscono che il problema sta peggiorando.
[L’organizzazione Safe Lives] ha scoperto che ex partner maltrattanti usano gli accordi per l’affido dei minori per continuare a prendere di mira le loro vittime in circa un terzo dei casi in cui si prevedono visite regolari.
L’articolo intervistava Lisa Longstaff, un’attivista della Support Not Separation Coalition, la quale lamentava il fatto che giudici e assistenti sociali sistematicamente respingono le accuse di stupro e la violenza domestica come false o le giudicano irrilevanti rispetto al benessere di un bambino, e riportava che
dal 70 al 90% dei casi nel tribunale della famiglia riguardano violenza domestica o abusi, ma solo l’uno per cento delle richieste di visita ai figli dei padri viene rifiutata.
Longstaff proseguiva citando l’alienazione genitoriale:
Non solo le madri che denunciano stupri o violenze domestiche non sono credute mentre i loro figli vengono costretti a entrare in contatto con i padri dai cui potrebbero essere terrorizzati, ma rischiano anche di perdere i bambini che cercano di proteggere. Per aver palesato i pericoli che i bambini potrebbero affrontare, le madri sono accusate di “alienazione genitoriale” o di “danno emotivo” procurato “avvelenando” i bambini contro il padre.
In un articolo più recente sempre l’Independent torna a parlare di alienazione genitoriale, rendendo pubblica una ricerca condotta presso la Brunel University di Londra dalla Professoressa Adrienne Barnett, docente di giurisprudenza specializzata in violenza domestica e tribunali della famiglia nonché avvocata da oltre trent’anni.
La docente, che si dichiara lei per prima sorpresa dai risultati dello studio, ha esaminato 40 casi di diritto di famiglia in Inghilterra e Galles dal 2000 al 2019, scoprendo che l’alienazione genitoriale è diventata parte di una “scaltra retorica” nelle battaglie di custodia che coinvolgono bambini, compresi quelli che hanno subito abusi domestici.
Giocare alla carta dell’alienazione dei genitori si sta dimostrando una strategia migliore di altre per mettere a tacere donne e bambini che rifiutano di vedere uomini maltrattanti. L’alienazione genitoriale non è una forma di maltrattamento, è un mezzo per oscurare i maltrattamenti e dovrebbe essere riconosciuta come tale.
Ha aggiunto:
La situazione è senza dubbio peggiorata. A partire dal 2016, il ricorso all’alienazione genitoriale è aumentato ed ha continuato a crescere in modo esponenziale. È stata citata in molti più casi e ha avuto molto più supporto da parte di esperti.
Ci sono sempre più psicologi infantili che affermano di esserne esperti e un certo numero di avvocati familiaristi che si pubblicizzano offrendosi di rappresentare persone che vogliono sollevare accuse di alienazione genitoriale. Una spiegazione potrebbero essere i tagli all’assistenza legale. L’alienazione genitoriale è ora un’industria. È preoccupante.
La Professoressa Barnett cita anche il #metoo, non esitando a ricondurre il crescente utilizzo della strategia dell’alienazione genitoriale nell’ambito di un più ampio contraccolpo al femminismo e al movimento spontaneo che in tutto il mondo ha denunciato la violenza maschile contro le donne.
Secondo la ricerca, infatti, le madri hanno scarso successo [rispetto ai padri] quando si appellano all’alienazione genitoriale, nonostante le evidenze che i padri fossero abusanti e controllanti, un dato che coincide con quanto rilevato dal lavoro di Joan S. Meier di cui avevamo parlato poco tempo fa.
Barnett sostiene che l’alienazione genitoriale tende a dominare i procedimenti una volta sollevata, distogliendo l’attenzione del tribunale da altre questioni importanti, oltre a non consentire alle voci dei minori di essere ascoltate.
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