C’è una grave lacuna nelle statistiche giudiziarie – spiega – nessuna rilevazione ha ad oggetto l’incidenza della violenza nei giudizi civili, e soprattutto la verifica dei provvedimenti che sono stati adottati all’esito di questi procedimenti. L’intento è raccogliere nel nostro territorio questi dati, per poi confrontarli con gli esiti dei procedimenti penali. In modo da avere un quadro più completo della risposta di giustizia nei casi di violenza di genere e domestica, per evitare provvedimenti non omogenei o la sottovalutazione degli agiti di violenza.
Quando nella prefazione di un determinato argomento c’è scritto “dati non disponibili o “statistiche non disponibili”, questo significa che, nonostante intrepidi sforzi, non siamo riuscite a trovare o ad avere accesso alle informazioni. Questi dnd o snd […] costituiscono un modello politicamente rivelatore. Li troviamo continuamente nelle categorie dello stupro, dei maltrattamenti, delle molestie sesuali, dell’incesto e dell’omosessualità; queste sono ancora questioni di cui non si può parlare nella maggior parte del globo. Finché resteranno non dette e poco studiate, un’enorme quantità di sofferenza umana continuerà a non essere riconosciuta e a non essere guarita.
Sisterhood is global (1984) di Robin Morgan, cit. in Un silenzio assordante, La violenza occultata su donne e minori, di Patrizia Romito (FrancoAngeli editore, 2005)
Ne abbiamo parlato in passato, facendo riferimento ad altri paesi europei e non europei, dell’importanza del lavoro di raccolta dati: in Spagna, ad esempio, i risultati emersi dal monitoraggio del Consiglio Generale del Potere Giudiziario nel 2014 mostravano una costante diminuzione della concessione di ordini di protezione con sospensione delle visite ai padri maltrattanti e, allo stesso tempo, un preoccupante aumento dei figlicidi commessi da quel padre che avrebbe dovuto essere allontanato: 31 bambini uccisi in sette anni, 11 dei quali sono morti insieme alla madre, 31 bambini e 11 donne che avrebbero potuto essere salvati. Per questo motivo la Spagna, ha varato una legge che stabilisce che “non possa esserci alcuna custodia condivisa con i padri violenti”.
A seguito del terribile omicidio di Luke Batty in Australia, è stata avviata una Royal Commission sulla violenza domestica: il lavoro di indagine della commissione ha prodotto una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzione preposte alla tutela dei soggetti vulnerabili individuati nelle donne e nei bambini coinvolti nel processo di separazione e divorzio, fra le quali mi piace citare la necessità di
Hearing, believing, and not judging women
ascoltare, credere e non giudicare le donne che chiedono aiuto per uscire da un contesto familiare funestato dalla violenza maschile.
Senza dati a disposizione non è possibile identificare un problema, quantificarne la portata, e quindi neanche elaborare strategie atte alla sua risoluzione.
Anni fa facemmo a tale proposito l’esempio della depressione post partum: riconoscere l’esistenza del fenomeno, misurarne le dimensioni, ha permesso l’elaborazione di strategie di valutazione del rischio sulla base delle quali attivare dei protocolli di intervento; ciò ha permesso di contribuire alla progressiva diminuzione nel tempo degli infanticidi attribuibili al maternity blues, un risultato che difficilmente si sarebbe ottenuto se qualcuno avesse obiettato alle campagne di sensibilizzazione sul tema protestando che era anticostituzionale focalizzarsi sulla categoria “donne”, discriminando così metà della popolazione.
Perché parlo di costituzionalità, vi chiederete.
Lo faccio perché a proposito dell’iniziativa del Tribunale di Terni, che intende avviare un progetto che prevede la rilevazione dell’incidenza della violenza di genere e domestica nell’ambito di tutti i procedimenti nei quali è presente una domanda di affidamento dei figli minori – si è recentemente espresso il papà di tutti i papà separati (che, ricordiamolo, non sono da intendersi come i genitori di sesso maschile che affrontano una separazione o un divorzio), Marino Maglietta, in un articolo dal titolo Affido condiviso previe indagini su violenze domestiche.
Secondo l’ingegner Maglietta parlare di violenza di genere costituirebbe un pregiudizio all’obiettività dell’indagine, visto che, se si va a leggere la più attendibile tra le indagini disponibili ( che a suo parere sarebbe il 2° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’infanzia, della preadolescenza e dell’adolescenza pubblicato dall’EURISPES quasi una ventina di anni fa) – si scopre che l’idea che la violenza domestica – considerata in ogni suo aspetto, fisico, sessuale, psicologico ed economico – sia solo maschile non trova riscontro nei fatti.
Insomma, a pochi giorni dal 25 novembre, a ridosso della notizia di efferati femmincidi come l’assassinio di Jessica Novaro – freddata dal compagno della madre mentre cercava di difenderla – o di Aurelia Laurenti, letteralmente massacrata dal padre dei suoi figli, Marino Maglietta tira fuori dal cilindro un vecchio rapporto delle chiamate al Telefono Azzurro (che non si occupa di violenza sulle donne e neanche cita, fra le tipologie di abusi subiti dai bambini, la violenza assistita) per bacchettare i promotori del progetto di Terni, colpevoli, a suo dire, di essere vittime di preconcetti nei confronti degli uomini.
Intanto partiamo dalle definizioni. Ci dice la Convenzione di Istanbul che con l’espressione violenza domestica dobbiamo intendere
tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;
“la più attendibile fra le indagini disponibili” secondo Maglietta non si occupava di fornire dati sulla violenze perpetrate su attuali o precedenti coniugi o partner, motivo per il quale usarne le percentuali per giungere a delle conclusioni in merito è quantomeno scorretto.
Altrettanto scorretto è associare l’espressione usata nel report del Telefono Azzurro – abusi psicologici – all’unica violenza che Maglietta abbia mai considerato degna di attenzione, ovvero il caso in cui un bambino rifiuta di incontrare uno dei genitori, comportamento causato da una manipolazione della sua volontà, cioè di un maltrattamento psicologico (altrettanto grave, se non di più) da parte dell’altro genitore,
insomma la cara, vecchia, alienazione genitoriale, che, secondo Maglietta, è altrettanto grave, se non più grave della violenza domestica.
In realtà, il Telefono Azzurro, quando parla di abusi psicologici intende:
una modalità ripetuta da parte dell’adulto che comunica al bambino (o adolescente) messaggi negativi che tendono a svalutarlo: il fatto di essere sbagliato, senza valore, non amato o non voluto, oppure che il suo valore è legato alla soddisfazione di bisogni altrui,
una definizione che non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con la personale ossessione di Marino Maglietta, né tantomeno con divorzi, separazioni e decisioni in merito all’affido dei figli.
Ciò che il progetto umbro di propone di fare è andare a vedere che tipo di influenza hanno i procedimenti penali sulle decisioni in merito all’affido dei minori; se si è deciso di avviare un’indagine statistica su questa materia è perché vi sono evidenze aneddotiche che fanno sospettare vi sia anche in Italia la tendenza, quando si tratta di valutare le competenze genitoriali, a sottovalutare la pericolosità di soggetti colpevoli di violenze anche gravi contro le donne dalle quali hanno avuto i figli dei quali pretendono la custodia; occorre andare a fondo della questione per verificare, numeri alla mano, se si tratta di casi isolati, attribuibili a casuali errate valutazioni, oppure se dobbiamo fare i conti con la diffusa convinzione fra gli operatori di giustizia che l’eventuale violenza verso un ex coniuge non vada ad intaccare il rapporto con la prole.
Se Marino Maglietta può produrre dei casi nel quali il Tribunale ha deciso in favore di madri indagate per maltrattamenti verso i propri figli o verso l’ex coniuge, allora è questo che dovrebbe portare all’attenzione del Tribunale di Terni.
Altrimenti può rimettersi il suo rapporto più attendibile in tasca, e magari pensare di chiedere scusa a chiunque negli ultimi vent’anni ha condotto un’indagine sulla violenza domestica per averli accusati di rivolgere ai soggetti identificati “domande suggestive”.
tutto giusto
Faccio un commento per vedere se qui resta un solo commento.
?
Un giorno Karl Popper, inviò a un amico una cartolina con scritto:
Caro M.G .:
Per favore, mandami di nuovo questa stessa cartolina dopo aver marcato con un “sì”, o qualsiasi altro segno che preferisci, il rettangolo vuoto a sinistra della mia firma se, per qualsiasi motivo, pensi che quando riceverò io la cartolina, questo spazio sarà ancora vuoto.
Insomma, un paradosso che voi femministe non potete capire comunque e che comunque con il post non c’entra nulla. L’ho scritto tanto per uscire dal lockdown del post, insomma, che come al solito è bello serrato in sé stesso.
Amen
È molto generoso da parte tua tentare di condividere la tua saggezza con noi povere ipodotate di intelletto. Bontà natalizia? Auguri.
Dici che solo le femministe non possono capirlo, ma secondo te terrapiattisti e adepti Qanon sono tutti femministe?
Solo una curiosità, oppure le femministe sono tra le tante categorie?
“So che questa frase vi farà arrabbiare, perché il maschio che non è d’accordo con voi deve -nella vostra logica- comunque disprezzare e svalutare le donne per poterle dominare, ma non è affatto così. Almeno per quanto mi riguarda. ”
Non so se è Gaslighting, qui il disaccordo da te espresso qui per cui ti accuseremmo di disprezzare le donne, dov’è?
L’unica cosa che vedo è una specie di commento pseudocolto, dove dai delle idiote alle femministe per non avere colto il riferimento (espressione di stupore alla curiosità espressa con il punto interrogativo “?” e allusione gratuita alla presunta incapacità di capire la spiegazione estesa.
Ah non fare poi l’offeso tu e dire che ti insulto perchè ho definito “pseudocolto” e a dire che sto dando così dello stupido a Popper etc. In ogni caso sarebbe la dimostrazione che gli insulti danno fastidio, quindi perchè i tuoi vanno bene? Per di più gratuiti.
Mi scusi, Signorina Antome, ma dove ha letto che secondo me “solo le femministe non possono capirlo”?
C’è un mucchio di gente che non capisce logiche del genere. A partire da ALCUNE femministe per finire a molti NO-VAX e altri teorizzaturocoli d’accatto.
E quanto all’intelligenza femminile, ho conosciuto donne che ne avevano a non finire, di intelligenza (e di conseguente autonomia). E che per questo erano (e sono) terribilmente affascinanti e di fatto le uniche con cui è bello avere una relazione.
So che questa frase vi farà arrabbiare, perché il maschio che non è d’accordo con voi deve -nella vostra logica- comunque disprezzare e svalutare le donne per poterle dominare, ma non è affatto così. Almeno per quanto mi riguarda.
Tanti auguri!
Nessuno è arrabbiato, qui.
Ciao, perchè assumi che sono una signorina? Non che sia un offesa essere scambiato per una, credo :).
“So che questa frase vi farà arrabbiare, perché il maschio che non è d’accordo con voi deve -nella vostra logica- comunque disprezzare e svalutare le donne per poterle dominare, ma non è affatto così. Almeno per quanto mi riguarda. ”
Assumi un sacco di cose e mi sembri arrabbiato, usi molto la seconda persona plurale come avessi di fronte delle donne spaventapasseri (di paglia, appunto) su cui generalizzare e accanirsi “non è d’accordo con voi” “nella vostra logica”.
Assolutamente no e cosa te lo fa pensare. Dipende se sei sessista nel non essere d’accordo, ma non è necessariamente il caso, non qui, a parte come ti stai ponendo con le donne in generale.
“ma dove ha letto che secondo me “solo le femministe non possono capirlo”?
C’è un mucchio di gente che non capisce logiche del genere. A partire da ALCUNE femministe per finire a molti NO-VAX e altri teorizzaturocoli d’accatto. ”
Ecco era quello che chiedevo e l’ho menzionato, magari intendevi le femministe come altre categorie. Anzi meglio ancora, alcune femministe, non avevi specificato alcune ma avevi detto “voi femministe”.
Inoltre è affascinante e lodevole che sia affascinato, come anch’io d’altronde dall’intelligenza e dall’autonomia femminile. E’ un’idea fortemente femminista nel senso migliore del termine. Ti discosti molto da una certa mascolinità tossica (esiste anche la femminilità tossica eh, si alimentano a vicenda, anche se il patriarcato è stato ed è ancora in misura minore, una fonte determinante) che continua ad affermare che intelligenza ed autonomia di una donna sono indifferenti e ininfluenti nel desiderio maschile, soprattutto in polemica con il femminismo affermano che è un fatto naturale.
Noto di molti Mra che gli dà fastidio se si fanno assunzioni nei loro confronti o alla sola idea presunta che si stia parlando male degli uomini, mentre è tutto un “voi donne”, “voi femministe” etc.
Sono stato provocatorio perchè il tuo post precedente era deliberatamente provocatorio, scrivere una spiegazione colta e buttare lì a mo’ di insulto gratuito che tanto siete stupide in quanto femministe e non lo capite. Cosa che non mi sembra molto intelligente.
A parte che non si è capito nel contesto attuale e nel merito su cosa non saresti d’accordo, e quando saresti stato accusato di sessismo in seguito a questo, visto che non ti sei espresso. Quindi anche questo è stato tirato fuori gratuitamente, forse memore di altre discussioni, ma che non c’entra nulla con la coversazione fin qui svolta.
Per riccio e altri, non c’entra nulla ma visto che ci siamo, ho visto su reddit questa tavola di fumetto.
Vedo già uno strawmanhttps://i.redd.it/n99usj9fhx761.png
In una specie di convegno, la presentatrice chiede al pubblico “Le persone di colore sono solo il 13% della popolazione americana, ma costituiscono il 35% di quella carceraria, cosa ci dice questo”
Un uomo del pubblico risponde parlando dell’oppressione e del pregiudizio razziale della polizia, l’oratrice approva e invita altri a rispondere.
Un’altra donna interviene e parla dei motivi socio economici.
Una donna di colore interviene stavolta per chiedere
“gli uomini sono il 49% della popolazione, ma più del 90% degli incarcerati. E’ perchè gli uomini sono soggetti ad una maggiore oppressione delle donne?”
Stavolta la donna risponde che è perchè gli uomini sono inerentemente più violenti.
Le due donne guardano male l’unico uomo presente.
Lo strawman è chiaramente la risposta della femminista, poichè poche affermano ciò, se mai lo affermano red piller e *molti*, non tutti, gli antifemministi, almeno quelli più innatisti ed essenzialisti contro ciò che chiamano costruttivismo sociale.
Ma il fumetto mira anche a smantellare, pur senza costruire, spiegazioni che riconducono all’oppressione le situazioni, la loro fallacia è ovviamente che sia l’unico motivo a portare ad essere più violenti. E la miseria e la lotta per la sopravvivenza non è l’unica cosa, c’è anche la socializzazione e la mascolinità tossica, convenientemente omessa.
Oltre al fatto che quando ha nominato la proporzione violenza su popolazione maschile a seguito di quella sugli uomini di colore, ho pensato “fuochino! Dài forse ci siamo, può venire fuori qualcosa di intelligente”.
Ora non so qual’è l’intersezione, nel diagramma di Venn, tra le persone antifemministe e quelle che usano il 13/35 contro le persone di colore o numeri simili per gli immigrati a scopo razzista o xenofobo, ma la conclusione mi ha deluso, si fa molto per dire, perchè era prevedibile come il prezzemolo.
Invece di riflettere sul fatto che quando si tratta degli uomini queste proporizioni non sono considerate un problema o una giustificazione dell’odio dagli stessi che le usano contro gli immigrati.
Questo fumetto, che rappresenta un argomento inflazionato, cerca di dire alcune cose contradditorie, con questo paradosso?
Ovvero vuole dire che la spiegazione del crimine con l’oppressione è risibile e le femministe non sono coerenti perchè non spiega quella maschile e quindi è corretta quella genetica sia per la razza che per il sesso?
Che la spiegazione è convincente, ma non vogliono ammettere che anche gli uomini sono oppressi come la gente di colore e quindi non sono coerenti e si contraddicono?
Ovviamente il fumetto non è esplicitamente razzista ne antirazzista, è fatto per piacere alla maggior parte degli antifemministi o almeno questo è il suo intento.
Oppure che gli sjw deresponsabilizzano le minoranze e le categorie con meno privilegio e iperresponsabilizzano quelle che ne hanno di più, ovviamente negando e possibilmente ribaltando il fattore privilegio.
Scusami, ma mi viene da dormire solo a cercare di leggere il tutto…
Potressi sintetizzare un bel po’, signorina?
Quindi signorina è un’offesa… interessante.
Dove sta scritto?
6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta.
6.521 La soluzione del problema della vita si scorge allo sparir di esso. (Non è forse per questo che uomini, cui il senso delle vita divenne, dopo lunghi dubbi, chiaro, non seppero poi dire in che consisteva questo senso?).
Già. Il Sergente Hartman, per esempio, lo usa per offendere le reclute 🙂
“(…) Se voi signorine finirete questo corso, e se sopravviverete all’addestramento… Sarete un’arma! Sarete dispensatori di morte, pregherete per combattere! Ma fino a quel giorno siete uno sputo, la più bassa forma di vita che ci sia nel globo! Non siete neanche fottuti esseri umani, sarete solo pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta ‘merda’ !”
Ma dubito che nel mondo di Hartman ci siano delle “signore”, o delle “donne”… è chiaro che in quel mondo dove o si è dispensatori di morte o pezzi informi di materia organica, ogni donna è una “Mary Jane Rottencrotch”. La stessa “Vergine Maria” che Hartman cita con insistenza con quell’attributo, “vergine”, solo per avere il pretesto di umiliare il soldato Joker, è solo una Mary Jane. Eppoi Hartman, l’aria da cattolico non ce l’ha, semmai da wasp, e quindi il cerchio si restringe. Per Hartman “vergine” è solo un modo ironico per dire Rottencrotch. Non si salva nemmeno la Madonna. Quindi se ci pensi, pure “vergine”, può diventare un’offesa 🙂
Brutta persona, comunque. Io preferisco altri valori, altri modelli 🙂
Ancora queste citazioni, interessanti, anche discutibili, ma che c’entrano? Le butti lì tanto per?
Si chiama trolling, no? Credo sia il termine tecnico che descrive questo tipo di comportamento.
Mario, condivido, l’importante è non validare il sistema di valori che le rende insulti e, se non hai la fortuna di essere sottoschiaffo come le sue reclute in quella situazione, sono parole al vento :).
Andando più sul leggero, in Scrubs, il Dr Cox, il medico burbero, chiama talvolta il giovane J.D. “ragazzina” o nel non ricordarsi il suo nome, credo che le iniziali non si siano mai sviluppate, lo chiama con nomi femminile quali “sally” o qualcosa del genere.
Eppure stranamente non è il personaggio negativo, ma uno che, disgustato dalle logiche di profitto dell’ospedale privato tipico americano, vorrebbe curare chiunque ne abbia bisogno. Parte del suo indurimento è legato al senso di colpa per l’episodio di un paziente che non riuscì a salvare, non so bene il contesto, quindi non so se è perchè sentiva di poterlo salvare e di non aver fatto il possibile oppure se è tout court per averlo perso, è più probabile sia la prima, poichè i casi infausti rientrano in una statistica che non può essere zero per quanto tutti gli sforzi siano e vadano svolti all’avvicinarcisi.
L’altro è il vedere la gente che lui presuppone, più o meno pregiudizialmente (nel caso di J.D.) essere entrata nella clinica principalmente per fare carriera e senza vero interesse per i pazienti. Colpisce che ricorra alla mascolinità tossica come arma per ferire, talvolta, ma lo rende umano, anche utilmente all’economia della sit com.
@Riccio. Il dare beneficio di inventario a quel fumetto, poi…
@Mario
Hartman è una brutta persona, ma quanto parli di altri modelli, suppongo che il video che segua sia sarcastico. Nel senso vedo che è una battuta e sorrido, perdona, perchè il video sembra piuttosto farsesco, uccidere, i lamenti delle femmine, parliamo di Gengis Khan, ma non colgo il significato. Non che non colga l’ironia di solito, ma conosco anche la “legge di Poe”, meno abusata della legge di Godwin, unitamente al metodo utilizzato dall’estremismo della negazione plausibile attraverso l’ironia che “voi non capite, non sapete memare”.
La cosa che suppongo è che usi un noto barbaro e saccheggiatore che segue a Hartman definito brutta persona, per creare il paradosso “implica che questi siano meglio”. Ma un altro può pensare si Gengis è meglio, perchè sempre di sciovinismo si tratta, ma rido perchè sembrava voler dire che Hartman è una cattiva persona, hehe.
E’ solo curiosità, ma forse mi arrovello troppo :).
Mi correggo, l’ha detto Conan, ma era intercambiabile con Gengis :).
A volte concedo che il dormire fa dimenticare l’inizio, non si spiega altrimenti perchè continui a chiamarmi signorina, visto che lo scrivo proprio all’inizio. Quindi o non hai letto nulla con la scusa che l’articolo è lungo, il che mi non mi sembra rispettoso, anche perche posso trovarti, se sei Serenando, commenti altrettanto lunghi e altrettando se non più lunghi sono commenti di tuoi colleghi con cui sei d’accordo, ma non gli dici di sintetizzare. A me comunque lo dice anche Paolo ed alcuni regolari.
Se mi chiami signorina invece pensando che sia un’offesa, non voglio assumere il peggio di te, ma mi dispiacerebbe per te, perchè è come dire che sono biondo con gli occhi azzurri, ed insisti dopo che ti ho detto che non è così semplicemente non è vero, ma non mi cambia la vita. 🙂
E’ che questa incomprensione eterna Mra femministi è estenuante e a volte penso che un commento più lungo, è il prezzo per incorporare quel minimo di complessità che dovrebbe portarvi ad essere alleati e non strumento di estremismi retrogradi.
Soprattutto per una persona che dice che il femminismo è sessista con gli uomini, sarebbe contradditorio pensare che signorina sia un’offesa.
Tu sei un signorino?
Beneficio d’inventario, provo a sintetizzare. Dici che qui si aggredisce chi non è d’accordo, ma lo stai facendo tu.
Soprattutto io sono il primo a considerare l’ipotesi che non intenda solo il femminismo, come incapace di capire, ma anche altri gruppi, NoVax, etc. Dici Alcune femministe, un distinguo che ti fa onore, ma che non si evince dal commento originale, “voi femministe”.
Saluto con positività che dici che le donne intelligenti le ammiri e ti attraggono, cosa per cui il femminismo si batte, inutilmente secondo parte della manosphere, perchè non sarebbe nella natura maschile ed il femminismo quindi disprezzerebbe il comportamento “naturale” maschile, il che proverebbe sia misandrico, nascondendosi nell’idea che gli si può insegnare ad essere diversi.
Però è una sintesi che lascia fuori molto, ti consiglierei di leggere il resto, non ti stavo insultando. Vorrei mettessimo da parte le incomprensioni, ma non so se è la volta buona, perchè lo dico da tempo :).
Un trp, non tu, sia chiaro direbbe, esatto una intelligente (che mi dà ragione) è l’unica con cui avrei una relazione, ma per andarci a letto, bella ma stupida, tanto meglio nella misura in cui è più facile portarla a letto, poi la lascio, tanto più se è troia.
Il fumetto è un piccolo e scherzoso modo di far vedere come sia complesso dimostrare una tesi con un solo dato, e che coloro che parlano di oppressione sistemica, concetto preso dal passato e applicato delineando altre oppressioni – genere, razza, abilità, età, peso e così via – possono non avere idee così consistenti e coerenti come sembrano. Se non altro perché già parlare di qualcosa di sistemico è un po’ scivoloso, poiché se una cosa è sistemica è difficile delinearne i contorni e capire concretamente quando agisce. Comunque queste obiezioni non vengono solo da scappati di casa: c’è il sito new discourses, che ha preso il via dalla beffa di Peter Boghossian, James Lindsay ed Helen Plukrose. Ci sono diversi intellettuali neri, Coleman Hughes di recente ha fatto molte conversazioni con suoi contatti, accademici e non, durante le rivolte di BLM. E nel campo delle discussioni femministe intorno al dibattito trans sono usciti e stanno per uscire diversi saggi, a breve quello di Helen Joyce e Kathleen Stock.
Il fumetto presenta un argomento fantoccio, ovvero che certe tesi si fondino sull’inferenza a partire da un unico dato…
il fumetto mostra una situazione, non presenta argomenti. non dice mica che certe tesi si fondano su unico argomento. semplicemente spesso capita che vengano usati dei dati per avvalorare la propria tesi, e il dato sulla carcerazione dei neri viene usato spesso, così come tanti altri dati. per cui basta applicare l’inferenza sui dati dei carcerati neri alla popolazione maschile tutta per mostrare che le spiegazioni possono, almeno in linea di principio, essere diverse. Però a quelli che parlano di razzismo sistemico le spiegazioni alternativo non interessano. Se c’è una disparità la ragione è chiara.
L’argomento fantoccio principale è quello di attribuire alle femministe, per gli uomini, la spiegazione riduzionista biologica per la violenza e argomentare da quel presupposto che ci sia ipocrisia e contraddizione nelle spiegazioni, come dicevo quella spiegazione è condivisa maggiormente da una parte consistente degli antifemministi, poi certamente non c’è un’unica spiegazione, è quello che volevo dire e anche come chi avvoca il riduzionismo biologico come spiegazione per le disparità razziali trovando che sia un problema, quando si tratta degli uomini rispetto alle donne non lo trova un problema ed afferma che la maggiore violenza è evoluzionisticamente utile, etc. e cose del genere.
Poi è vero che gli estremismi sono rigidi e non notano sfumature, mentre io trovo ovvio che si debbano tenere insieme cause sistemiche e responsabilità personali, sforzo individuale al migliorarsi e a non vedere tutto nero, pur riconoscendo che determinate categorie e determinate circostanze creano insieme dei fattori che si incrociano nel determinare le condizioni personale. Questo incrocio di cause è detto intersezionalità, che è un ottimo argomento contro benaltrismi e negazionismi, ma anche alla frammentazione delle lotte e delle cause per categorie e per la comprensibile difficoltà, vista l’abitudine ed il vissuto a riconoscere determinati privilegi.
Al tempo stesso però anche vedere riconosciuta maggiormente e con più facilità la propria condizione individuale come svantaggiata può essere un sottoprivilegio in quanto destinatari di programmi e reti di aiuto che se si è di una categoria sottoposta ad uno svantaggio sistemico intersezionale, su cui è vero che c’è talvolta un maggiore focus ma è un vantaggio molto relativo ed ingigantito dalla reazione.
Non credo sia un argomento fantoccio, è un’idea sostenuta da quasi tutti che gli uomini siano più violenti delle donne, e certamente da un grosso pezzo del femminismo storico. Anch’io risponderei allo stesso modo a quella domanda. Certo, poi direi che la cosa non è così semplice come appare. Che sia culturale o meno, fatto sta che gli uomini vogliono dominare secondo l’ottica femminista. Anche perché si dovrebbe spiegare perché gli uomini vengono educati a essere violenti se nessuno lo vuole. Lo si vede banalmente anche negli ultimi anni che sono caratterizzati dalla promozione continua delle donne, che il futuro è delle donne, che sono più brave, più sagge, che metteranno fine ai conflitti eccetera. Sono stereotipi in buona fede, ma non sono rari. E ancora, se non fosse così non leggeremmo continuamente appelli agli uomini perché si rendano conto che la violenza di genere è un loro problema, che devono cambiare ed essere educati fin da piccoli a essere diversi. Che il patriarcato in fondo danneggia pure loro. Non sto giudicando, ma questo è. Tutto ciò per dire che la spiegazione del comportamento degli uomini ricade sugli uomini. E mi pare anche ovvio. Ma il punto del fumetto è un altro. Possiamo anche togliere la risposta finale e lasciare la domanda in sospeso. Beninteso, in linea di principio può anche essere vero: gli uomini sono più violenti delle donne, ma sono violenti fra di loro allo stesso modo, e dunque le disparità fra di loro si possono spiegare col razzismo. L’incoerenza non sta nella semplice risposta. Il problema che mette in luce la domanda provocatoria è che a seconda dei casi si cerca la spiegazione che fa comodo alla propria parte. Se parli di vittime la colpa è degli oppressori. Se parli degli oppressori la colpa è la loro. Cioè, qualunque risposta provi a immaginare alla domanda provocatoria non la vedrai usare per provare a spiegare la disparità di persone carcerate in America. Mentre per gli uomini il loro tasso di criminalità superiore rispetto alle donne lo si spiega parlando degli uomini, di natura e cultura, giustamente, quando si parla del tasso di criminalità dei neri e dei latini, le stesse persone lo spiegano parlando solo dei bianchi. Quando si parla del contesto in cui si sviluppa la criminalità nera lo si fa per parlare delle disuguaglianze provocate dal razzismo dei bianchi. Spiegazioni alternative, giuste o meno, le sto sentendo per la prima volta da poco perché ho scoperto questo Coleman Hughes, che insieme ad altri intellettuali neri ha avuto il coraggio di parlarne. Ha avuto anche un confronto con Ta-Nehisi Coates a proposito del dibattito sulle riparazioni. Quando Saviano scrisse un pezzo per criticare i saccheggi durante le proteste dei BLM fu sbeffeggiato, trattato come il solito uomo bianco che si permette di dire ai neri come devono manifestare e che non capisce la questione razziale essendo bianco. A sinistra, che è l’area alla quale si rivolge il fumetto, non se ne parla e non se ne può parlare. Poi si può anche rispondere che è giusto così e che quelle posizioni sono pienamente razionali e coerenti ed è la domanda a essere insensata. Ma le posizioni non se le è inventate. L’intersezionalità è un’altra cosa, non è l’incrocio tra le cause sistemiche e l’agire personale, è proprio il rafforzamento del concetto di oppressione. Se sei nero sei oppresso, se sei una donna nera sei oppressa due volte. Il concetto (che poi in realtà non è che una riscrittura di concetti marxisti) è nato proprio per scavare più a fondo nell’oppressione, e con buone ragioni. Il problema che mette in luce il fumetto è che l’ideologia acceca chi applica il metodo. Per fare un esempio tempo fa qui fu postato un articolo di Laura Izaguirre che dava delle coordinate intersezionali per capire a quali vittime donne bisognasse credere.
“Non credo sia un argomento fantoccio, è un’idea sostenuta da quasi tutti che gli uomini siano più violenti delle donne, e certamente da un grosso pezzo del femminismo storico”: non è un’idea, è un dato concreto, a partire dal quale ci si pone la domanda “perché?”. E’ di questo che parla il fumetto, delle risposte che diamo alla preponderanza di crimini violenti perpetrati da precise categorie di persone. Quello che il fumetto fa è semplificare, rendendo volutamente ridicoli gli argomenti presentati a supporto delle teorie in proposito, senza peraltro indirizzare le critiche ad una precisa categoria di persone, dando così l’impressione che le donne in generale siano delle stupide che odiano gli uomini. Chi sostiene che gli uomini sono “inerentemente” più violenti delle donne in quanto esseri biologicamente poredisposti alla violenza?
Il femminismo, in generale, dice altro: dice che gli uomini sono educati a ritenere legittima una certa violenza verso le donne, ad esempio. A supporto di questo argomanto ci sono parecchi altri dati, come il fatto che fino a poco tempo fa la violenza sulle donne fosse leggitimata dal sistema di norme a fondamento della nostra comunità (parlo dell’istituto dello ius corrigendi, abolito solo nel 1956, praticamente l’altro ieri).
Insomma, la questione è molto più complessa e interessante di come la propone il fumetto e coinvolge moltissimi ambiti della conoscenza umana, non solo la storia o la giurisprudenza. Ne abbiamo affrontati alcuni, qui: l’antropologia https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/09/23/distruggere-i-miti-sulla-natura-umana/, le neuroscienze https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2015/06/23/ridotte-a-pezzi-di-corpo/. ad esempio.
Con questo non sto dicendo che non esiste al mondo una femminista non in grado di argomentare di fronte ad un quesito come quello proposto dal fumetto: sicumente ne esisterà più di una. Ma l’ignoranza di una o più persone non qualifica un movimento nel suo complesso, comne il fumetto si propone di fare.
L’argomento fantoccio non è che gli uomini sono violenti, ma che lo siano intrinsecamente come rappresentativo della risposta delle femministe e dimostrazione che odino gli uomini, quando è molto più rappresentativo della risposta che darebbe uno di Trp, che, cosa ironica, non odia gli uomini, ma odierebbe comunque le donne, affermando che è colpa della loro pressione selettiva verso questi tratti maschili.
Il tuo esempio, le diverse inferenze su proporzioni simili tra popolazione generale e quella carceraria, si applicano anche alla parte avversa, anche se non è mio scopo fare tu quoque o whataboutism, perlomeno la parte razzista nel diagramma di venn un sottoinsieme minore, ma pressochè completamente dentro Trp (nel senso che Trp ha molto determinismo biologico quindi pochi “realisti razziali” non ne condividono le tesi per quanto riguarda i generi, molti Trp invece non condividono il razzismo) argomenterà tali proporzioni come un problema se riferite ai neri rispetto ai bianchi, non così invece per gli uomini rispetto alle donne, visto come qualcosa di utile all’interno di rispettivi ruoli, definiti più o meno rigidamente, per il funzionamento della società e da cui sarebbe meglio non deviare, per cui la violenza maggiore sarebbe insita e la maggiore criminalità un effetto collaterale da gestire.
La complessità è il fatto che sia il patriarcato sia la ghettizzazione generano pressioni con componenti di mascolinità tossica dove il ruolo dell’uomo deve essere quello di procacciatore, vuoi in termini di affermazione di dominio volto al consolidamento dello stesso, vuoi volto alla lotta per la sopravvivenza nei ghetti, con meno strumenti di consapevolezza e meno tempo e risorse nell’immediato per potervici fruire.
Su Saviano sono d’accordo su entrambi i punti, nel senso che è vero che non può essere addentro alla questione razziale come una persona di colore, ma questo non rende meno valida una critica di metodo verso Blm, su cui ci sarebbe da approfondire e verso cui ho molti dubbi e poca conoscenza.
Anche un nero abbastanza agiato e nato non nei ghetti ma nella borghesia di New York potrebbe non essere addentro tanto quanto Saviano, se non fosse per il colore della pelle.
Da qui, molto del discorso che ha attechito sul razzismo paradossale di quella parte della cultura “woke”, su come guarderebbero il colore della pelle o il genere per capire se puoi dire delle cose o no.
Una persona anche agiata, ma che si sa avere a cuore le cause dei più poveri non dovrebbe in teoria essere meno in diritto di criticare un medoto usato da un gruppo di poveri, se questo, poniamo, fosse spaccare vetrine e distruggere macchine e dire che nuoce alla causa, a meno di non stare proprio morendo di fame, ma allora le macchine non c’entrerebbero.
Non che il paragone non rifletta in alcun modo la mia posizione su Blm o che la stia paragonando a questo ascrivendole tutta la colpa dei vandalismi, dipende da quanto fosse dovuto ad infiltrati o altro, solo la logica per cui ogni privilegio sarebbe la base per blindare qualsiasi critica.
“6.52 Noi sentiamo che anche qualora tutte le possibili domande scientifiche avessero avuto risposta, i problemi della vita non sarebbero stati ancora neppure toccati. Certo, allora non resta più domanda alcuna, e questa appunto è la risposta.
6.521 La soluzione del problema della vita si scorge allo sparir di esso. (Non è forse per questo che uomini, cui il senso delle vita divenne, dopo lunghi dubbi, chiaro, non seppero poi dire in che consisteva questo senso?).”
Non so che cosa volevi dire con questa citazione però mi ha fatto pensare.
Guardare le cose facendo astrazione dagli scopi umani.
Quando Galileo fa quella distinzione tra qualità primarie e secondarie, sta tentando una definizione operativa di oggettività. Togliere dal discorso, ogni elemento che possa essere “per me” quanto “per te”. Togliere dalla descrizione della realtà tutto ciò che viene aggiunto dal guardare la realtà secondo uno scopo.
Bella impresa, non si riesce nemmeno a pensare al di fuori di uno scopo, non c’è razionalità fuori di esso.
Eppure… chiunque viva abbastanza a lungo, fa l’esperienza di vedere morire delle persone, e vedere che il mondo continua ad esistere. Può ben capire che quando toccherà a lui, il mondo continuerà ad esistere. E se scomparisse la nostra specie, non si capisce perché il mondo dovrebbe sparire. Nel mondo quindi c’è qualcosa che è “così e così” indipendentemente da ciò che vogliamo o siamo. Ora, cosa può essere detto del mondo, che abbia la proprietà di essere così per me, per te, per chiunque, e che sarebbe “così e così” anche se nessuno fosse vivo da millenni?
Tentare di rispondere a questa domanda credo sia il modello di ogni “domanda scientifica”.
Ecco che fin da principio, scienza è rifiuto di ogni teleologia e che la scienza è intimamente atea, perché eliminare gli scopi, fare astrazione dall’uomo significa fare astrazione da quelle forme del sacro che derivano da una antropomorfizzazione delle facoltà cognitive e psicologiche umane, ossia il pensare per scopi, il progettare, il desiderare, l’essere coscienti di sè (e forse di Galilei, più che altro, la Chiesa non tollerava questo esortare a tentare di definire l’”oggettività”, facendo astrazione dal concetto di scopo).
Ed ecco che risultano evidenti, quasi banali le due proposizioni del T che hai citato.
Certo però che si cammina sull’orlo di un abisso di depressione a riflettere su questi temi 😦
Che poi non so che cosa c’entri in un blog come questo uno sproloquio simile, ma tant’è… 🙂
Beh, non credo sia deprimente, soprattutto se lo sai abbastanza presto che il mondo continua, fortunatamente dopo ognuno di noi, certo se come all’epoca ti insegnavano che il sole girava intorno alla terra, corrispettivo del girare su sè stessi e pensare che il mondo stia girando intorno a te, può essere uno shock.
Se ti va, puoi dirmi anche tu cosa vuoi dire, con questo. Premetto che non è una polemica, ma mi unisco alla riflessione.
Non so se la Chiesa o la religione abbia paura dell’obiettività, perchè di questo mi sembra che parliamo, contrapporre esse alla soggettività. Semmai uno dei suoi argomenti potrebbe essere che la scienza abbia la presunzione di dire che qualcosa non sia dimostrabile se l’uomo non ne fa esperienza e può riportarlo in modo verificabile.
Nel caso di Galileo mi sembra che la Chiesa vedesse nella messa in discussione dei dogmi, che la scienza e l’osservazione ha dimostrato di essere falsi, un pericolo per tutto l’impianto della propria credibilità. Nell’abiura non gli è stato chiesto di dire che c’è uno scopo e non è tutto vano e inutile, ma che la terra è ferma nello spazio.
Forse abuso del rasoio di Occam e sto semplificando?
L’obiettività toglie uno scopo perchè afferma una realtà oltre l’individuo? Anche che il cielo è blu e altri assiomi empirici sono in teoria veri a prescindere dall’individuo, ma forse il colore, per come è legato alla vista umana e alla percezione dei colori, e legato agli strati di pulviscolo attraversati dal sole quali frequenze vengano via via filtrate dagli strati più ampi attraversati alla sera, non è l’esempio più adatto.
Il sapere obiettivo può eccome servire a degli scopi, spesso nobili, come la salute, pratici come la nautica, ed il sapere stesso può essere uno scopo e proprio perchè è utile, può dare piacere e divertimento di suo, come l’arte, il ballo, la musica, apparentemente senza scopo.
Cos’è il T?
Mi sembra che abbia citato da Wittgenstein.
Non so se questo nostro disquisire prolisso sia figlio della socializzazione maschile, ma smentirebbe il luogo comune che le chiacchierone siano le donne, se fosse. Si tratta di percezioni basate su molti preconcetti. D’altronde un maschio che altrove ha decantato le virtù maschili delle generosità (disse a Riccio, “nonostante il disaccordo, ti auguro la mia guarigione, generosità tipicamente maschile) mi ha detto che lo faccio dormire dalla prolissità, quindi immagino che in quel momento il maschio sia quello conciso e di poche parole.
Egregio Signorino Antome
le notifico che su tremilaottocentoquarantasette parole in tutto dei “Commenti” a questo post dell’Emerita Ricciocorno, Lei ne ha scritto duemilacinquecentoottantanove, vale a dire circa il sessantasette virgola ventinove per cento del totale
Ha dunque vinto il premio di “Scrittore Più Prolifico Per Questo Post”.
Complimenti! Le viene dunque offerta una citazione. E addirittura in Tedesco!
Questa:
Wovon man nicht sprechen kann, darüber muß man schweigen
Saluti!
Non è affascinante come la percezione che un troll ha di sé stesso e la considerazione in cui lo tiene la società siano tanto distanti?
Mah! Circa questo presumere di rappresentare “la società”, sarei più modesto. Forse, bene che vada rappresenti la tua opinione e quella di quei due o tre che qui dentro ti danno corda.
D’altra parte, la distanza tra la percezione che un troll ha di sé stesso e la considerazione in cui lo tiene la società, può essere benissimo identica alla distanza tra la percezione che un blogger, (ed un risponditore di blog), hanno di loro stessi e quelli in li tiene la società.
In un posto dove si leggono cose davvero serie, non verrebbe mai in mente -a gente come me- di fare il cretino vero.
Da questo punto di vista, direi che ognuno ha i troll che si merita. Le mie idiozie sono lo specchio di quelle che leggo qui…
Saludos, signorinos!
I troll sono ovunque. Almeno, io non conosco un luogo virtuale che ne sia libero. Oppure, se ne esistono, potrebbero essere luoghi che li censurano, considerato che le idiozie non sono utili a nessuno, nemmeno a chi si diletta a produrne. Potrei censurarti. Di sicuro spenderei meglio il mio tempo libero. Credo proprio che lo farò. Allora addio.
lea melandri, per esempio. ma chiunque nella storia ha attribuito al sesso maschile la caratteristica della violenza insita. E come detto, con ottime ragioni. tu risponderesti diversamente? in ogni caso siamo tutti d’accordo che gli uomini non sono oppressi, se vanno in carcere più delle donne è perché commettono più crimini delle donne. non c’è bisogno di argomentare ulteriormente e certo il fumetto non è fatto per dire che le femministe in realtà non sanno rispondere, né è fatto per interrogare i lettori sulla questione in sé, perché non è una questione da dibattere, per quanto complessa e interessante. nessuno si scandalizza perché c’è la convinzione comune che gli uomini siano più violenti per qualunque ragione. al limite c’è chi lo fa quando si dice che tutti vogliono sottomettere le donne e tutti partecipano del patriarcato, che è una tesi differente. allo stesso modo per cui c’è chi si oppone al concetto di privilegio bianco applicato a tutti i bianchi. quindi non capisco perché ti starebbe prendendo in giro o facendo passare per una che odia gli uomini. o almeno, a me il fumetto fa ridere, ma non mi fa pensare che le femministe odino gli uomini perché quella risposta è la risposta che ci diamo tutti. quello su cui si scherza è che in quel caso la colpa se la prendono gli uomini, bianchi, visto che si sta prendendo in giro l’ideologia woke. le ragazze che guardano male il maschio bianco non farebbero lo stesso per i maschi neri o latini, perché quelli sono minoranze oppresse, se vanno in carcere mica è perché sono cattivi. è una presa in giro che si basa su una realtà mistificata? be’, come tutte le prese in giro semplifica. per dire, adesso che si vede che i maschi a scuola vanno peggio delle femmine sono già spuntate tesi per cui starebbero subendo una discriminazione, a forza di sentirsi dire che sono tossici, non in senso sanpatrignanesco.
Ho risposto diversamente nel commento precedente e un altro migliaio di volte in questo blog.
Poi non prende quasi mai posizione, hai notato, sembra rimanere in una sorta di ambiguità “se è culturale oppure no”
“ma non mi fa pensare che le femministe odino gli uomini perché quella risposta è la risposta che ci diamo tutti. ” cioè te la dài anche tu o no, perchè hai detto che non te la fa pensare?
“in ogni caso siamo tutti d’accordo che gli uomini non sono oppressi, se vanno in carcere più delle donne è perché commettono più crimini delle donne.”
“per dire, adesso che si vede che i maschi a scuola vanno peggio delle femmine sono già spuntate tesi per cui starebbero subendo una discriminazione, a forza di sentirsi dire che sono tossici, non in senso sanpatrignanesco.”
poveri uomini insomma, solo perchè non subirebbero nè discriminazione sessista, nè beneficerebbero di quote adesso non li aiuterebbe nessuno se vanno male?
Quindi prima c’era il maschilismo e gli uomini governavano e allora eri ribelle se femminista per le pari opportunità, adesso il femminismo, secondo loro è egemone e quindi quando fanno le vittime si riferiscono al trattamento nei confronti del femminismo, mentre il femminismo si riferisce al trattamento ricevuto dalla società sessista, ma così si ha in mente l’uno un mondo diverso dall’altro!
Ho il commento lungo rimaneggiato da tempo in qualche scheda memorizzata, credo. Per il momento mi limito a correggere umilmente questo punto “a me il fumetto fa ridere, ma non mi fa pensare che le femministe odino gli uomini perché quella risposta è la risposta che ci diamo tutti. quello su cui si scherza è che in quel caso la colpa se la prendono gli uomini, bianchi, visto che si sta prendendo in giro l’ideologia woke. le ragazze che guardano male il maschio bianco non farebbero lo stesso per i maschi neri o latini, ”
Ehm hai visto l’ultima vignetta del fumetto che hai così apprezzato, perchè persino quella si risparmia dal fare l’en plein di luoghi comuni e le strawfemministe “coerentemente” guardano male l’unico uomo presente, anche se di colore :).
https://i.redd.it/n99usj9fhx761.png L’immagine è scomparsa, però peccato.
“Il tuo esempio, le diverse inferenze su proporzioni simili tra popolazione generale e quella carceraria, si applicano anche alla parte avversa”
Antome, non ho capito quale esempio, e quale è la parte avversa.
Sull’argomento fantoccio, continuo a non capire come fa a essere un argomento fantoccio un argomento che è sostenuto da tutti, femminismo compreso. La risposta alla domanda del fumetto io la sottoscrivo, e con me quasi tutti al mondo, femministi e non. Ho citato Lea Melandri. Ma potremmo citare la Mugia, chi non si dissocia è complice. Ti sembra che si sia rivolta a tutti o solo agli uomini? E su cosa si basa il concetto di privilegio maschile se non sull’idea che tutti gli uomini sono oppressori? Dal femminismo della differenza a quello intersezionale non mi pare che la musica cambi. Inoltre faccio notare che nel fumetto si parla di criminalità, non di violenza di genere, quindi non si capisce neanche cosa c’entri l’odio femminista, dal momento che il crimine e il carcere non è un tema del femminismo. A parte ciò ho chiesto a Riccio cosa risponderebbe. Non ha risposto, perché la domanda non è quella che pensa lei alla quale avrebbe risposto migliaia di volte. La domanda è quella del fumetto. Gli uomini stanno in carcere perché sono oppressi dalle donne? Come rispondi tu?
Risponderesti forse che gli uomini, pur non essendo più violenti e più criminali delle donne commettono più violenze e più crimini delle donne?
E mi vuoi far credere che questo non è un modo per dire che sono inerentemente più violenti delle donne?
According to your logic Martin Luther King would better been white?
Ecco un grande paradosso, che può colpire trasversalmente il mondo progressista, quanto quello più o meno inconsapevolmente reazionerio, non necessariamente sempre e comunque “conservatore”, tengo a precisare, per quello che può significare quella parola.
Mi riferisco all’idea che parlare di un problema, soprattutto se minimizzato dalla parte che al momento ascolta, sia meno credibile se chi lo dice ne è personalmente afflitto, come se il fatto di esserne investito lo rende interessato, vittimista, necessariamente egoista e di parte, anche se può trattarsi di una persona che si è sempre battuta per tantissime altre cause che (in apparenza) non lo riguardano direttamente se non, come insisto io, nella globalità, come se uomo e bianco, le questioni di donne, minoranze specialmente se riconoscibili da caratteristiche fisiche, paesi poveri e le questioni ambientali, la positività del corpo.
Improvvisamente, se, poniamo, parla di considerare l’idea che forse sarebbe il caso di includere e calcolare un po’ di più anche gli uomini è sospettato, almeno da una parte ottusa dell’ambito progressista di essere un vittimista incel, antifemminista, mra reazionario, red pill in incognito (purtroppo la gran parte non fa “pulizia” per non alienarsi una fetta finora importante, ottusamente, senza pensare a quanto pubblico progressista o diciamo più neutralmente, costruttivo.), concern troll, cosa in parte comprensibile, poichè chi ne parla è spesso un provocatore che quanto invece le femministe accolgono le sue istanze, continua a snobbare e rilanciare come un Renzone qualunque. Parliamo del virgin shaming, dell’”altezzismo” ed in generale della non messa in discussione di quelli che sono i, francamente limitati, modelli dominanti per il fisico maschile. Dove, se non frammentariamente, nelle preferenze sparse di alcune donne, non c’è l’idea di “fine è bello”, pienotto è bello. Oh sia chiaro, ogni donna può avere le sue preferenze e tantissime, ignorate da coglioni incel, blackpill, red pill (more like brown), esprimono di non avere nulla contro il calvo anche meno palestrato, di essere state con ragazzi più piccoli, di età e di statura.
Anche il paragone con MLK è problematico e rischia il vittimismo, è per rendere l’idea e sono disposto ad utilizzare un esempio più adatto.