Mamma si addormenta

Da quello che sono riuscita a ricostruire, la notizia è uscita a mezzo stampa il 22 gennaio, e i giornali concordavano tutti su un punto: una puerpera si è addormentata e ha soffocato il suo bambino di appena 3 giorni.

fonte: https://www.dire.it/22-01-2023/863359-neonato-morto-soffocato-mentre-la-madre-lo-allatta-lostetrica-non-condividere-il-letto-nei-primi-6-mesi/

Sebbene si tratti solo di un’ipotesi (molti giornali infatti titolano prudentemente “Bambino morto al Pertini, forse schiacciato dalla mamma mentre lo allattava“), il web – incapace di quel minimo sindacale di empatia che a fronte di una tragedia tanto dolorosa imporrebbe un minimo di pietosa prudenza – si scatena in una serie di titoli ad effetto che sottintendono inequivocabilmente un legame di causa ed effetto tra l’addormentarsi della povera donna (notate il grassetto qui sopra) e la morte del neonato.

Negarlo è inutile: se così non fosse, se tutti questi articoli non avessero rigirato crudelmente il coltello nella piaga, il padre non si sarebbe sentito in dovere di difendere la mamma rea di essersi addormentata quando non avrebbe dovuto. Se così non fosse, le mamma d’Italia non si sarebbero sollevate tutte insieme per far arrivare a questi genitori il loro affetto e il loro sostegno.

fonte: https://www.agi.it/cronaca/news/2023-01-22/mamma-si-addormenta-mentre-allatta-morto-neonato-a-roma-19752424/

Se si leggono più attentamente gli articoli, si scoprono due dettagli interessanti:

  1. la Procura ha aperto sì un’indagine, ma non contro la mamma, che in questa storia è parte lesa, bensì contro l’ospedale, forse colpevole di non aver offerto alla puerpera la dovuta assistenza;
  2. gli esperti che commentano a caldo la vicenda suggeriscono che la più probabile delle cause di morte è il Sudden Unexpected Postnatal Collapse (SUPC, ovvero collasso neonatale improvviso e inaspettato), un evento molto raro che si manifesta in un caso ogni 10mila nati sani nella prima settimana di vita e che sarebbe favorito dalla pratica del co-sleeping, ovvero dal lasciar dormire il neonato nel lettone.
fonte: https://www.laprovinciadicomo.it/stories/como-citta/il-neonato-soffocato-per-errore-dalla-mamma-il-medico-e-importante-sorvegliar_1450023_11/

Alzi la mano chi ha ricevuto questa informazione.

Io ho frequentato non uno ma ben due corsi preparto – ormai venti anni fa, ma comunque in regime di rooming in – e di questa SUPC o dell’importanza di rimettere subito il neonato nel lettino non ho mai sentito parlare. Anche fossi una tipa distratta – e lo sono – mossa da quel profondo e angosciante senso di inadeguatezza che accompagna ogni primipara, di corsi ne ho seguiti due, quindi ci metto la proverbiale mano sul fuoco: nessuno me lo ha mai detto. Tanto che ricordo perfettamente di averlo chiesto alla mia pediatra, una volta tornata a casa: “Ma tenere il bambino nel letto non è pericoloso? Non c’è il rischio che cada o che lo schiacci?” La risposta fu piuttosto lapidaria: “Perché, lei assume sostanze psicotrope?”

E poi: scheda di osservazioni? Controlli ogni 15 minuti? Assistenza giorno e notte? Ma di che parla questo signore?

Il panorama che emerge dalla valanga di reazioni che sono seguite al j’accuse della stampa contro la mamma dormigliona è molto, molto diverso.

Dalla mia pagina facebook, che è un granello di sabbia nel mare di solidarietà che ha inondato la rete:

Era il 2009 ,parto indotto, sono entrata in ospedale il 18 febbraio alle 7:30, ho partorito il giorno dopo alle 12:30.. ero esausta ,tanto da addormentarmi durante il parto.. l ostetrica scocciata dal fatto che non riuscissi a stare con gli occhi aperti..non so dove ho preso la forza per spingere.. sono stata lasciata col bambino da subito, fortunatamente ho avuto subito la montata lattea in quanto avevo finito da pochi mesi di allattare la sorella di 2 anni e mezzo, era tranquillo e ha dormito tutto il pomeriggio dandomi il tempo di riposare.. ho avuto anche io paura di addormentarmi mentre lo allattavo tanto che l ho fatto mentre c era il padre e poi l ho messo nella culla.. sono stata anche io fortunata ,sarei potuta essere anche io la mamma di Roma.. vorrei poter abbracciare quella mamma e dirle che non ha colpa.

Nel 2005, non al Pertini e non a Roma, fui lasciata sola col mio bimbo già la notte successiva al cesareo, effettuato nel primo pomeriggio. La prima notte Enrico dormì sereno accanto al mio letto, la seconda notte pianse invece continuamente e mi ritrovai sola solissima a camminare su e giù per il corridoio della maternità con lui in braccio. Ero arrivata al cesareo con occhiaie mai avute in vita mia né prima né dopo, dopo tre giorni di travaglio in cui non avevo mai dormito. Quindi ero stata operata e, ripeto, subito lasciata sola di notte con il bambino. Al terzo giorno mi dimisero, camminavo come Robocop e avevo ragadi sanguinanti ai capezzoli, ma non vedevo l’ora di andare via da lì e tornare a casa da mio marito. No, non sono una “comodona”, la prima cosa che feci appena tornata a casa fu darmi da fare. Con la sicurezza di avere altre persone accanto a me e al bambino. Sono favorevole al rooming in ma penso che sia qualcosa di molto diverso dalla situazione paradossale di lasciare sola una puerpera in un affollato reparto maternità. Le nostre madri erano già vittime di violenza ostetrica ma almeno non erano lasciate sole in questo modo dopo il parto. Ovvero mentre le tecniche chirurgiche sono migliorate, l’assistenza è peggiorata.

Io ho partorito febbraio 2021 con le restrizioni in pieno vigore per la Pandemia. Sono stata in ospedale 9 giorni. 4 giorni in osservazione e 5 giorni con mio figlio. Ero sfinita in un modo allucinante. Mio marito è stato chiamato a travaglio attivo. È rimasto fino al parto e le due ore successive. Fine. Per 5 giorni sono stata sola con il bambino. Nulla da dire sul personale medico. Però venivano, controllavano e andavano via. Già permettere a mio marito di stare un’ora al giorno sarebbe stato darmi la possibilità di fare una doccia, andare al gabinetto ( con i punti sapete che strazio). Sono stata sporca, con i capelli lerci praticamente dal pomeriggio del 22 febbraio fino al 27 sera. Ero sola in camera.

Potevo essere io” è immediatamente diventato un trending topic: i racconti di solitudine, sconforto, dolore fisico e senso di abbandono non si contano e tutti dipingono l’ospedale come un luogo dal quale le mamme non vedono l’ora di fuggire, per trovare conforto nel caldo abbraccio delle famiglie. Il personale preposto all’assistenza è per lo più assente in questi racconti e quando è descritto troppo spesso è dipinto così:

Mi sono sentita sola dalla prima notte che ho partorito, ho chiesto aiuto per cambiarlo e mi hanno fatto sentire un’incapace, ho chiesto aiuto per l’attacco e mi hanno fatto sentire un’incapace.

Ci sono anche donne che ringraziano un’ostetrica o un’infermiera affettuosa – sarebbe sciocco ignorarle – ma ce ne sono tante, troppe, che, ricordando con orrore quei primi giorni dopo il parto, hanno messo nero su bianco la loro verità: una mamma sola e stanca all’inverosimile, la cui richiesta di aiuto e conforto rimane inascoltata, lo sono stata anche io.

E, come è avvenuto per il #metoo, è giusto che anche questo grido collettivo non rimanga inascoltato.

Come spesso avviene quando le donne si sollevano per denunciare un ingiusto trattamento loro riservato in quanto donne, qualcuno si ingegna a costruire un argomento fantoccio per smorzare i toni e rimettere le indignate al loro posto.

In questi giorni leggiamo tanti accorati appelli in difesa del rooming in, delle buone pratiche consigliate dall’Unicef e dall’OMS, appelli che raccomandano alle mamme troppo emotive di non buttare il bambino con l’acqua sporca, perché a tornare indietro ci rimetterebbero soprattutto degli infanti innocenti, condannati a tornare ammassati nei nidi, soli e abbandonati se si insiste a protestare.

Lo so che è facile cascarci, ma non fatevi ingannare.

Nessuna ha chiesto che puerpere e neonati trascorrano separati i primi giorni dopo il parto, non siamo così stupide come vi piace dipingerci: stiamo solo dicendo che le madri sono esseri umani e in quanto tali hanno bisogno di dormire, di tanto in tanto, e che imporre la privazione del sonno è una forma di tortura, anche quando a subirla è una femmina che ha appena partorito.

Stiamo solo ribadendo che le donne sono esseri umani.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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19 risposte a Mamma si addormenta

  1. Giulia ha detto:

    Non so all’estero, ma in italia vige ancora “partorirai con dolore”. Appena hai adempiuto alla tua funzione, quella di partorire, diventi un essere da disprezzare. Il dolore del parto, troppo spesso, è sminuito, considerato un passaggio inevitabile, al quale sono sopravvissute più o meno tutte. Provare dolore non ci rende madri più affettuose nei confronti del nostro bambino, come alcuni/e sostengono. Abbiamo il diritto a vivere un’esperienza del parto più serena possibile, con le persone care vicine e senza le battutine, sorrisetti, ma soprattutto senza i consigli non richiesti.

    https://www.today.it/salute/violenza-ostetrica-donne-parto-italia.html

  2. Tommaso ha detto:

    Anche i feti sono bambini e bambine, esseri umani, in divenire, ma “l’aborto è un diritto” quindi si può interrompere il tutto e gettare via il feto senza neanche “riconoscergli la sepoltura”. è talmente tanto “grumo di cellule non umano” che “si scandalizzano tutti, gli abortisti” se qualcuno propone di far sentire il cuoricino che batte, e vietano pure questo. Perché? cosa c’è da “censurare e vietare”? Se non è un essere umano, e il cuoricino che batte “non vuol dire niente”, non ci sarebbe problema, no? Eppure…
    sì, divertitevi col vostro femminismo “a corrente alternata”. Bambino morto soffocato\ma l’aborto non è un omicidio anzi è un diritto
    “Violenza ostetrica”\ma le donne morte di trombosi e gli altri poveracci lesionati di effetti avversi sono tragica fatalità senza nessuna correlazione

      • Tommaso ha detto:

        il pezzo pseudo-satirico\parodia non mi interessa (e non fa neanche ridere)
        Rispondi\rispondete nel merito, se il feto è una potenziale persona (maschio o femmina)… se sopprimerlo è omicidio, ovvero significa “interrompere una vita”, ergo, un femminicidio, nel caso il feto sia femmina… dobbiamo usare questa definizione, no?
        Altra domanda: le foto degli aborti, come realmente vengono fatti, con tutto quel sangue e i corpicini fatti a pezzi e buttati nei catini, li hai\avete visti?
        No, mi sa di no… non passano sui siti femministi pro-aborto. Solo qualche femminista onesta e pro-life si degna di riportarli…
        I poveri corpicini smembrati (manine, piedini già formati…) non sono neanche degni di ricevere sepoltura, infatti ogni volta che qualcuno propone un cimitero per i feti o meglio bambini mai nati, subito si solleva il polverone e il tutto viene zittito con “rivendicazioni misogine contro le donne! fermiamo i cimiteri dei feti che offendono le donne che hanno abortito!!!!”… con tutto che si sta parlando pure di bambinE mai natE.
        Bambine non tutelate dal femminismo che “difende i diritti delle donne”. Sì, solo di certe donne, i feti sono donne di serie Z non destinate a respirare.

        Non disturbarti a pubblicarmi (eufemismo…) sappiamo entrambi che non pubblicherai alcunché dal momento che non puoi controbattere negando le manine e i piedini già formati e tutto quel sangue che cola e finisce in un catino di metallo, senza neanche “una sepoltura” e una piccola lapide sulla quale pregare.

      • Non hai la più pallida di cosa sia un aborto. Non ci sono “pezzi di corpo” da nessuna parte. Non vi si risponde seriamente perché non siete persone serie.

  3. Tommaso ha detto:

    No, sei tu che non hai la più pallida idea di come una donna possa sentirsi traumatizzata dopo che ha abortito.
    Donne che sentono, nelle allucinazioni, “il pianto del bambino”. Donne che piangono se vedono passare i passeggini al parco. Magari non subito, cara mia, ma dopo un po’, ci mette un po’ il trauma “a farsi sentire”… Ah, ma quelle non sono donne a cui date “diritto di replica” quaggiù. Come non date diritto di parola neanche alle associazioni che si offrono di supportare economicamente e psicologicamente le donne che non vorrebbero abortire ma si trovano costrette per vari motivi; come non date diritto di replica a chi propone i cimiteri per i feti; neanche quello, negate fino all’ultimo che siano “esseri umani in divenire” e non gli si può neppure fare un funerale o metterli in una minuscola tomba con una piccola lapide o croce bianca. Neanche quello.

    p.s se tua madre avesse abortito, tu non saresti qui ora; anche tu sei stata “in formazione” come feto, poi sviluppatosi come neonata.
    I feti sono potenziali esseri umani, puoi raccontarti tutte le parodie e le satire che vuoi e volete, restano esseri umani e abortire significa soffocare una vita, cioè un essere umano.
    questo è.

  4. Tommaso ha detto:

    Almeno pubblica i danni fisici al corpo della donna, visto che ti ostini e vi ostinate a negare i danni psicologici “a lunga distanza” e la dignità del feto brutalmente massacrato a cui viene negato persino un posto al cimitero:https://www.profemina.org/it-it/aborto/rischi-fisici-e-conseguenze-aborto
    Mi sa che la faccenda dell’aborto la conosco meglio io di te.

    • Certo. Perché sei un uomo e sai tutto meglio di chiunque altro. Invece io non ho tempo da perdere con un bugiardo che parla di pezzi di corpi abortiti.

      • Tommaso ha detto:

        Certo, perché da un nome scelto a caso per commentare un blog, tu deduci “sempre al 100% con certezza” il sesso di chi ti scrive.
        Se mi fossi firmat* Unicorn* cosa deducevi, che ero Unicorn*?

        Sì, mi preoccupano le donne. Mi preoccupano anche quelle abortite, raschiate via perché “grumi di cellule” non voluti. Onde poi “evitare che tizia ascolti il battito cardiaco del “grumo di cellule” che porta in grembo, prima di sottoporsi all’atto. Ah lì, no, lì si scatena il putiferio “violenza contro la donna che vuole abortire!” perché le si propone di ascoltare il battito del cuoricino (ma come? è un essere amorfo, non umano, però ha il cuoricino che batte…)
        “violenza contro la donna che vuole abortire!” perché si propongono aiuti e supporti economici dai CAV.
        “violenza contro le donne che abortiscono!” perché si chiede di seppellire in una minuscola bara “il grumo di cellule” e di mettere una piccola croce.
        “violenza contro le donne che abortiscono!” però ad imbrattare le sedi di pro vita con scritte vergognose sono sempre le “femministe”.

        P.S rassegnati, esistono le femministe anti-aborto. Che non dipingono l’aborto come un “bel diritto”, ma lo rappresentano per quello che è: una sconfitta umiliante per tutti, e una vita soppressa e buttata via (anche due, se poi la non-madre si fa venire la depressione e si uccide spinta dai rimorsi).

        Tranquilla, non ti tedio più. Vivi nel tuo mondo ideologico che è auto-referenziale e “a bolla”. E nella tua bolla “l’aborto è un diritto, per la dignità della donna”. Le testimonianze dei medici ex abortisti, che sono preda dei sensi di colpa per tutto quello che hanno fatto e visto, e ad un certo punto hanno smesso, non te le vai a leggere?

        p.s “violenza ostetrica sì” ma “obbligo puntura per lavorare” non rientra in una violenza sanitaria? No? C’è gente che ha accettato il “trattamento sanitario” a forza e non voleva farlo, e ne ha anche avuto dei danni psicofisici. Però l’aborto è un “diritto” perché “l’utero è mio”. Tutto il resto “del corpo” (braccio) non lo è, vero?

      • Ecco non tediarmi più. Perché, vedi, non c’è bisogno di impedire alle donne di abortire per evitare ciò che ti attanaglia: è sufficiente investire nell’educazione sessuale, garantire una contraccezione gratuita e priva di rischi a cittadine e cittadini, un welfare che sostenga davvero la maternità e un mondo a misura di bambino, nel quale crescerlo non costi tanto in termini economici e di sacrificio personale, ma anchene soprattutto lavorare all’eliminazione di quella violenza maschile sulle donne che ha tanto peso nel rendere indesiderate molte gravidanze. Ecco di cosa si preoccuperebbe davvero chi è interessato al benessere delle donne. Gli antiabortisti non lo dono.

  5. Tommaso ha detto:

    esistono già i preservativi, e qualsiasi uomo o donna può comprarli in farmacia o al supermercato. Non sono illegali, non sono vietati, non si viene condannati all’ergastolo se si comprano i preservativi, non si viene condannati a morte tramite lapidazione o taglio della mano o della gola. Perciò rilassati: in Italia e in tutto l’Occidente non è reato fare sesso protetto. Tutto il contrario. è già consentito fare sesso con il preservativo. Non farmi passare come chi sostiene l’anacronistico “si fa sesso solo per fare figli”, perché il mio discorso non ha niente a che vedere con “il fare sesso solo per ingravidare una donna”, al contrario: si fa sesso per piacere e non solo per fare figli. E per fare sesso ludico ci sono già i preservativi, e la possibilità che si rompa un preservativo è decisamente bassissima. Perciò non far passare l’aborto come “una cosa assolutamente necessaria per ogni singola volta che si fa sesso perché si rimane sempre incinte” perché non è così. Inoltre è anche puerile attaccarsi all’idea del “le donne stuprate dal maschio animalesco” perché le tante donne che vanno ad abortire non sono “vittime di stupro” per lo più ma sono donne che hanno fatto sesso consenziente senza assicurarsi che il partner fosse “protetto” se si erano scelte un uomo irresponsabile (o loro lo fossero: esistono anche protezioni femminili) o sono state “sedotte e abbandonate” dal Casanova di turno e\o non arrivano a fine mese. Sul “sedotta e abbandonata dal Don Giovanni dopo un rapporto sessuale” non possiamo farci niente (anche le donne abbandonano gli uomini, è “par condicio” la rottura di una relazione), se non ribadire che il preservativo va usato sempre, a maggior ragione se si fa sesso con persone appena conosciute o sconosciute, proprio perché se si viene lasciate “fa male al cuore” (e dopo passa) ma non lascia strascichi che solo “la lei” affronterà se tizio se la dà a gambe. Sugli aiuti economici i CAV se ne fanno carico almeno per i primi tempi, e l’unica cosa sulla quale hai ragione è la critica allo Stato (l’Italia non è certamente un “welfare”), se la donna è spinta all’aborto per motivazioni economiche sarebbe facile intervenire, se si avesse la volontà di farlo. Ma non c’entra il patriarcato, c’entra il fatto che viviamo in una società consumista e capitalista che non dà alcun valore alle persone, bensì alla loro “efficienza” o meglio alla loro sfruttabilità sul lavoro con stipendi da fame e alti tassi di mortalità nei lavori più faticosi.
    Vedo che non rispondi (com’era prevedibile) sul discorso “feto = essere umano in divenire”. Ma è logico che non ti esponi: se feto = essere umano in divenire, disfarsene è “omicidio di un essere umano che sarebbe diventato tale se trascorreva un tot di tempo nel grembo materno”.
    Basta la tua stessa esistenza, sei venuta al mondo proprio perché tua madre non ha voluto disfarsi di te. Se avesse applicato alla lettera certe derive femministe, sentendo “il peso del grumo di cellule”… niente nascita di Ricciocorno. Tu sei stata voluta e accolta, gli altri feti no, scartati per “arbitrio di tizia”.
    E come era prevedibile, hai glissato anche sulla violenza sanitaria in altre sedi che non siano “l’utero autogestito”.
    Hai confermato ciò che pensavo, in pratica: femminismo a corrente alternata, insomma.

    • “Esistono già i preservativi” ciò che non esiste è l’educazione sessuale, e l’accesso alla contraccezione. https://www.internazionale.it/notizie/2020/02/27/aidos-contraccezione-rapporto quello che cambia discorso mi sembri tu. Ma visto che parli di uomini irresponsabili: e se varassimo una bella legge contro di loro? Una legge contro gli uomini irresponsabili che fanno sesso non protetto? Che pena prevederesti per quelli che se lo sfilano durante il rapporto?

    • E comunque Tommaso sì, io sono stata voluta. Pensa invece come deve sentirsi una creatura venuta al mondo perché chi l’ha generata non la voleva, ma persone come te l’hanno costretta. Prova a pensare a che significa, alle conseguenze che comporta, alla sofferenza cui pretendi di condannare degli esseri umani. Un grumo di cellule non ha sistema nervoso, non ha cervello, non prova niente, non pensa. Le persone invece soffrono. Quello crudele sei tu.

      • Tommaso ha detto:

        Ci sono varie testimonianze di “grumi di cellule” sopravvissuti all’aborto.
        Come Gianna Jessen. Cercatela su youtube, così senti “cosa prova il grumo di cellule” che “sfortunatamente” (dal vostro punto di vista) è sopravvissuto.
        E con questo ti dico addio, è abbastanza nauseante leggere roba come “chi l’ha generata non la voleva, ma persone come te l’hanno costretta.”, ovvero “persone come me hanno difeso la vita”, al contrario di voi, che fate apologia alla morte, “perché chi ha generato il feto non lo voleva”, ergo “la dignità di un essere umano passa solo se è la donna che decide che abbia dignità”.
        L’idea che possa nascere, come tutti gli altri bambini, ed essere dato in adozione, se la madre proprio lo rifiuta (ed è legittimo: se fosse stato concepito durante uno stupro è legittimo che la donna non lo senta “come parte di sé, da accogliere e amare”), non ti sfiora, vero?
        L’idea che la vita sia sempre meglio della morte, non ti sfiora, vero?
        Il grumo di cellule non soffre, non pensa? Ah sì? come mai quando si propone di far sentire il battito del cuoricino… “giammai! violenza contro le donne che abortiscono! non si può far sentire il cuoricino del grumo di cellule che piange! Non si può far vedere le piccole tombe bianche!”
        è inutile che continui a negare. Un feto è già una persona in formazione, e se viene estratta (con quei metodi macabri, che ovviamente te ne guardi bene dal riportare) è omicidio, è interruzione di una vita.
        L’avessero fatto con te, ora non saresti qui. Ma tu “eri un feto di serie A”, sei stata “preservata e sei nata”. Gianna era un feto di serie Z, doveva essere eliminata ma è sopravvissuta. Altri sono feti di serie Z, che vengono eliminati. Per far passare l’idea dell’aborto come pratica accettabile anzi sacrosanta e diritto per la donna dovete PER FORZA insistere sull’idea che sia “un coso di cellule che non pensa”. è l’unico modo che avete per METTERE A TACERE il senso di colpa e di rimorso che sotto sotto “serpeggia” inconsciamente.
        sì, statti bene con il tuo femminismo pro-morte e pro-ipocrisia: non hai speso una parola per commentare la morte di Camilla Canepa o sbaglio?
        Non sprecherai una parola per Gianna Jessen.
        Eppure sono due donne… ma il femminismo, il tuo femminismo, ne tutela altre.

      • Questa jessen sostiene di essere stata abortita a sette mesi e mezzo. Nessuna normativa lo permette. Di che cosa stiamo parlando? Davvero pensi che non sappia leggere?

  6. NECESSARIO ha detto:

    Tommaso! Tommaso! Tommasoooooooooooo!
    Tommasoooooooooooooooooooooooooooooooooooo!

    Ma che mi fai?
    Ti ci metti pure a discutere?
    Ma non ti sei accorto che sei l’unico?

    Se vai a guardare i post precedenti, anche di mesi e mesi, troverai che gli interventi nei “dibattiti” (dibattiti? Maddeche! Prese in giro, insulti, modi sprezzanti) sono costantemente crollati, e che ogni persona intervenuta, soprattutto se aveva idee simili alle tue, prima o poi ha smesso di intervenire.
    Nessuno, salvo qualche malcapitato nuovo venuto (perdonami: come te), da più retta a Ricciocorno. Nemmeno quelli che hanno idee vicine alle sue.
    Ogni tanto, cioè, arriva uno nuovo, legge, crede che qui si possa discutere veramente di problemi importanti, e prova ad avviare un confronto.
    Prima o poi si accorge che viene solo preso in giro e insultato, e che qualunque cosa scriva è trattata come espressione di stupidità, ignoranza, inadeguatezza, idiozia.
    Chi non le da ragione, cioè, non ha solo torto: è anche totalmente inattendibile, stupido, non merita risposte.
    Però, punto importante, Ricciocorno continua a rispondergli e rispondergli: da una parte dunque lo delegittima e lo svaluta, dall’altra lo spinge alla continuità e, in un continuo corto circuito distruttivo (per non dir altro), seguita a delegittimare, svalutare, irridere.

    In sostanza, il problema chiave della sua comunicazione non è che da torto a chi non la pensa come lei. Torto o ragione sono comunicazioni fisiologiche che rispettano l’integrità dell’altro.
    Il torto che ti dà Riccia è invece strumentale: serve a considerarti non-persona, uno che non ragiona, non pensa, non merita risposte (che però continuano ad arrivare).

    Se tu vai a guardare i post precedenti, vedrai che chiunque venga qui a (credere di) dibattere, prima replica e replica, crede di essere preso in considerazione, ma viene di fatto insultato o trattato come un demente, e dopo un po’ lascia perdere.
    Questa persona non ha alcun rispetto per il proprio interlocutore, e non merita nessuna considerazione. Di fatto, non rispetta nemmeno chi la pensa come lei, che viene considerato come uno strumento (valido, ma sempre strumento) per farsi dare ragione.

    Tu hai letto questo suo ultimo post, e attirato dall’idea che qui si discutesse davvero, hai creduto che mettendo un post lei avrebbe risposto avviando una discussione seria.
    Maddeche.
    La prima risposta che ti ha dato è emblematica: Non vi si risponde seriamente perché non siete persone serie.
    Ricciocorno è tutta qui. Non sa dire altro
    Ripete lo stesso concetto a chiunque non le dia ragione, e lo tratta come un interlocutore che non ha consistenza e dignità.
    Da un lato.

    Dall’altro lato, continua però a replicare e replicare (esattamente come sta facendo con te).
    In sintesi, stimola il dibattito per poter continuare a disprezzare e offendere, in modi molto sottili, chi continua a darle retta.

    In realtà, le piacerebbe che fossimo tutti dei cani ubbidienti, “fans affezionatissimi” che non avrebbe mai perso (testuale) che la aspettano adoranti per anni, come ha amabilmente fatto capire in suo vecchio post (18.04.2022 ci si può divertire molto, a interpretare quello che ha scritto lì…!).

    L’unica vera risposta è lasciarla a rigirarsi nel suo bloggetto.

    Perché leggo (ogni tanto) questo blog? Perché è un ottimo esempio di una modalità comunicativa disturbante, lesiva del rispetto che si dovrebbe sempre avere per gli altri (qualunque idea abbiano) e fondata sul niente, perché le idee che il blog sembra veicolare (che io non condivido) sono utilizzate solo per irridere, insultare (con giri di frase molto raffinati e all’apparenza innocenti) e non per creare dibattito.

    Chiudo con una precisazione: io non ho la tua stessa opinione sul tema della interruzione di gravidanza. Però rispetto chiunque non la pensi come me.
    Qui dentro però non c’è nessun rispetto, ed è bene dunque voltarsi dall’altra parte e andarsene.

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