Tu quoque

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L’argomento tu quoque è una fallacia logica: si contesta un’affermazione accusando colui che parla di essere incoerente, imputandogli azioni in contrasto con ciò che afferma.

Esempio:

X afferma: poiché tutti gli esseri viventi, umani e non, sono accomunati dal provare dolore fisico e psichico, è evidente che è moralmente sbagliato utilizzare gli animali per la vivisezione.

Y replica: Tu compri regolarmente farmaci prodotti da case farmaceutiche che vi ricorrono, quindi non puoi contestare la vivisezione animale.

Il fatto che X acquisti farmaci prodotti grazie alla vivisezione degli animali potrebbe magari portarci a definire X un ipocrita, ma non invalida il ragionamento che conduce all’immoralità della vivisezione: l’affermazione di Y, quindi, è una fallacia in quanto sembra  rendere il ragionamento di X falso, ma in realtà non è affatto rilevante nel contesto di un confronto argomentativo corretto.

L’argomento Tu quoque è citato da Schopenauer fra gli argomenti per avere ragione a prescindere dalla verità o falsità dell’oggetto della disputa. Un esempio classico è rispondere a qualcuno che difende il diritto al suicidio con l’osservazione: “perché non ti impicchi?”.

Fra gli esempi di Tu quoque c’è il ribaltamento dell’argomento discriminazione: quelle categorie che affermano di essere discriminate, ad esempio le donne o gli omosessuali, sono accusate di avere loro stessi un atteggiamento discriminatorio poiché, sollevando il problema della discriminazione, si propongono come diversi, discriminando in questo modo quelli che non sono come loro.

La discriminazione è il trattamento non paritario attuato nei confronti di un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria. L’argomento Tu quoque afferma che, nel momento in cui qualcuno accusa un altro di comportarsi in modo discriminatorio (ovvero volto a discriminare all’interno di un insieme omogeneo, con danno di una parte rispetto all’altra), colloca automaticamente se stesso in una particolare categoria, discriminando a sua volta tutti quelli che non riconosce come appartenenti a quella stessa categoria.

In altri termini: i discriminati, nel denunciare la discriminazione, a loro volta discriminano, dunque sono i veri colpevoli.

L’argomento è una fallacia, è logicamente scorretto e non inficia minimamente la veridicità dell’argomento che intende confutare.

E con questo rispondo, spero una volta per tutte, a tutti quelli che continuano ad inserire commenti sul fatto che il femminismo è sessista perché si occupa di discriminazione di genere o di violenza di genere e discrimina in questo modo tutti gli appartenenti al genere maschile.

Questo ragionamento è un sofisma, apparentemente valido, ma logicamente inconsistente.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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41 risposte a Tu quoque

  1. Emanuele Di Felice ha detto:

    ” che il femminismo è sessista perché si occupa di discriminazione di genere o di violenza di genere, poiché discrimina in questo modo tutti gli appartenenti al genere maschile.”

    Quando si riconducono i singoli casi di “femminicidi” alla cultura maschilista,significa che i singoli assassini non agiscono per conto loro ma sono degli esecutori materiali e tutti gli altri uomini(innocenti) i mandanti.
    Questo significa il “femminicidio”:un progetto,una volontà di eliminazione delle donne,nella quale i singoli autori dei delitti non sarebbero altro che degli esecutori materiali che si accollano gratis il compito di uccidere finendo in prigione o per suicidarsi.
    Il termine “femminicidio”non è altro che una criminalizzazione contro gli uomini in quanto tali,e dunque una forma di sessismo.

    Agli uomini si ricorda solo il male da essi compiuto(vero o falso che sia) e mai il bene,ciò avviene perché solo il male può essere usato per criminalizzare gli uomini.Sessismo.

    Quando le donne rivendicano per loro diritti che negano agli uomini,come per esempio l’aborto(i diritti riproduttivi maschili?).Sessismo.
    Quando si rivendicano le quote rosa solo in alcuni settori:sicuri,comodi e non anche in altri settori lavorativi.Sessismo.
    Quando in base alla convenienza del momento le donne rivendicano l’uguaglianza o la diversità nei confronti degli uomini,in barba ad ogni lealtà.Sessismo

    Dunque,IL FEMMINISMO E’ SESSISTA.

    • Quando si riconducono i singoli casi di “femminicidi” alla cultura maschilista,significa che i singoli assassini non agiscono per conto loro ma sono degli esecutori materiali e tutti gli altri uomini(innocenti) i mandanti.
      Questa è un’altra interessante fallacia: si chiama lo “spaventapasseri” e consiste nel far passare una tesi per un’altra, meno plausibile, allo scopo di confutarla. Il concetto di “violenza di genere” non postula nulla del genere, non stabilisce affatto che “gli uomini innocenti” siano i mandanti degli omicidi commessi materialmente da qualcun altro: questo è lo spaventapasseri, un “falso argomento” creato ad arte per screditare la tesi del femminicidio, ovvero che le donne vengono uccise in quanto donne da coloro che ritengono di poterle possedere, e quindi di avere su di esse diritto di vita o di morte.

      La frase seguente è inquietante, ogni volta che la leggo la trovo sempre più perturbante nella sua illogicità: “Quando le donne rivendicano per loro diritti che negano agli uomini,come per esempio l’aborto”
      Vorrei chiarire ancora una volta che non sono le donne a negare agli uomini l’aborto, ma la triste realtà e che gli uomini materialmente non possono abortire in quanto non possiedono un utero e non avranno mai una gravidanza.
      Io mi sto rendendo conto che questo è un grosso problema: diverse persone hanno lamentato su questo blog l’enorme sconforto che procura loro il non poter fare l’esperienza della gravidanza e togliersi lo sfizio di entrare in ospedale per richiedere un bell’aborto.

      Mi domando: è questa enorme frustrazione che spinge tanti uomini a lottare contro la 194? “Se io non posso abortire allora non lo farai neanche tu?”

      Davvero, non so più cosa pensare. Vorrei dirvi: ci sono tante belle cose al mondo che potete fare, perché ossessionarvi col fatto che non avete un apparato riproduttore uguale al nostro? Sono convinta che la vita può essere pienamente soddisfacente anche senza un utero e senza un aborto nel proprio curriculum. Pregherei i lettori maschi di intervenire e cercare di consolare questi soggetti.
      Vi consola almeno un pochino il sapere che anche se io ho un utero e voi no, questo non mi fa sentire assolutamente superiore a voi?
      Potrei suggerirvi anche una idrocolonterapia: magari è abbastanza invasiva e riesce a farvi sentire meglio… (questo voleva essere “umorismo”)

      • Emanuele Di Felice ha detto:

        Il termine “femminicidio”é costruito sulla parola genocidio,la quale indica un progetto, una volontà di eliminazione di un gruppo sociale ad opera di un altro,in cui alcuni si adoperano nell’esecuzione materiale dei delitti(“E spesso i colpevoli rimangono impuniti perché coloro che stanno in alto, coloro che vogliono conservare un viso paterno e bonario del potere, fanno fare il lavoro sporco ai più deboli e insicuri, a quelli che facilmente si prendono carico delle paure collettive per trasformarsi in ladri dell’identità altrui, ASSASSINI PER CONTO TERZI “,estratto da un articolo di Dacia Maraini 30/12/12 27esima ora).
        Come mai Saviano ed altri hanno sottoscritto l’appello “mai più complici”,perché forse si sentono chiamati in causa(da innocenti) dai “femminicidi”?.

        Il femminismo addebita i singoli casi di “femminicidio”alla cultura maschilista e sarei io a spostare il problema?I singoli casi di “femminicidio”vengono descritti nei termini di materializzazione,attualizzazione di una cultura di oppressione maschile sulle donne,e questo non significa chiamare in causa tutti gli altri uomini che nulla hanno a che vedere con quei delitti?
        Le statistiche sulle violenze subite dalle donne vengono gonfiate senza ritegno,forse perché maggiori sono le donne vittime di violenza, maggiore e il potere criminalizzante nei confronti di TUTTI gli uomini?
        Quando agli uomini si ricorda solo il male da essi compiuto e MAI il bene,forse lo si fa perché solo il male serve per sottometterli moralmente.

        Gli uomini hanno la possibiltà:fattuale,morale e legale di rifiutare una paternità non voluta?Le madri possono,tramite l’analisi del DNA o altro,richiamare un uomo ai propri doveri di padre?Oppure sul corpo maschile decidono le donne,visto che l’imposizione di una paternità comporta per gli uomini degli atti che investono il proprio corpo?
        Cosa saranno mai i DIRITTI RIPRODUTTIVI MASCHILI?

  2. Massimo Lizzi ha detto:

    Un autentico antisessismo non può che essere femminista.

    • Giuseppe ha detto:

      L’autentico femminismo è sessismo contro gli uomini.

      Segue i metodi descritti da Orwell in 1984: il ministero delle pari opportunità si occupa di discriminare uomini, il ministero della pace si occupa di guerra, e così via.

      • Esattamente ci potrebbe indicare l’ “autentico femminismo”? dove si colloca nel tempo e nello spazio? Chi ne sono i rappresentanti? Come e dove opera? Come si distingue dal “femminismo-non-autentico”?
        Intanto le riporto il link all’enciclopedia: http://www.treccani.it/enciclopedia/femminismo/ per ricordarle che è solo grazie al femminismo (non so se “autentico” o meno, secondo la sua originale visione) le donne hanno potuto avere accesso ad una istruzione, ad esempio, o hanno potuto votare… Tutte conquiste estremamente recenti, se dà un occhiata alle date.

    • Emanuele Di Felice ha detto:

      “che è solo grazie al femminismo (non so se “autentico” o meno, secondo la sua originale visione) le donne hanno potuto avere accesso ad una istruzione, ad esempio, o hanno potuto votare… Tutte conquiste estremamente recenti, se dà un occhiata alle date.”

      le donne hanno potuto avere accesso all’istruzione etc.,grazie agli uomini non contro gli uomini.
      Se non ci fossero stati gli uomini che hanno:scoperto,inventato,costruito,non ci sarebbe nessuna istruzione da conquistare,nessuna possibilità di studiare(studiare è un atto parassitario).
      Anche la possibilità di abortire si è resa possibile grazie agli uomini che hanno permesso il progresso igienico-sanitario,altrimenti l’aborto sarebbe rimasto quello delle mammane!
      Tanto è vero che le donne hanno rivendicato i diritti solo quando le condizioni di vita migliorarono, e non prima.Come mai?
      Le donne hanno avuto il diritto di voto,senza il dovere di svolgere il servizio di leva(gli uomini si e le donne no,Sessismo!!!)

      Un grazie va anche a quelle donne che hanno permesso a coloro che sono venuti dopo di loro di poter vivere in condizioni di vita migliori,donne che con disprezzo le femministe hanno definito “schiave”.

      P:S.Con quali armi le donne hanno conquistato i diritti?Fucili,spade,soldi etc.?

  3. pinzalberto ha detto:

    I tuoi post mi fanno sentire piccolo piccolo. La tua padronanza della lingua e la tua cultura sono superate solo dalla tua grande sensibilità. Non vorrei sembrare sessista, ma dalle risposte maschili che leggo sul tuo blog fa sembrare noi uomini un branco di ottusi cavernicoli (so che non pubblichi parolacce). Chiedere l’aborto a una donna è quasi come chiedere un’evirazione a un uomo. Un raschiamento, una bruciatura di una piaghetta, sono interventi abituali per una donna, mentre un uomo fa tante scene per un dito nel deretano da parte di un urologo per il controllo della prostata. Definiamo dispezzamente con il titolo di prostituta la donna che non si concede, e quella che lo fa vorremmo obbligarla ad un’estirpazione viscerale del suo ventre in caso di gravidanza? Quando sento parlare di “femminicidio” non mi sento minimamente chiamato in causa, come non mi sento rappresentato dal genere maschile in questione e non mi sento un mandante. Un assassino non ha sesso, lo è, e basta. Esistono solo persone buone e persone cattive, al di là del genere maschile e femminile.

    • Io ti ringrazio dei complimenti, ma in proposito vorrei citare una frase famosissima di Albert Einstein: “Io non ho talenti straordinari. Sono solo appassionatamente curioso.” Si comunica molto, grazie al web, molto più di una volta, mi sembra giusto cercare di comunicare nel miglior modo possible. Comunque per approfondire c’è questo sito che è interessante: http://www.fallacielogiche.it/index.php
      E’ molto facile identificare quando qualcosa è falso, difficilissimo invece è stabilire cosa è vero, e ricordarsi che anche la verità può non essere per sempre.
      Concordo: un assassino è un assassino, ma può uccidere per tanti motivi e tante tipologie di esseri umani… C’è l’infanticidio, quando ad essere uccisi sono i bambini… Ci sono il genocidio, l’uxoricidio, c’è la strage. Tutti questi termini identificano le vittime, o la modalità con cui è compiuto l’assassinio, non i colpevoli. E’ quello che cerco di spiegare, ma a volte ho come la sensazione di parlare con il muro: mi fa piacere trovare delle persone, come te, che leggono davvero prima di commentare!

    • maurorecher ha detto:

      Pinzalberto, se fosse come nelle tue ultime frasi, il femminismo non avrebbe senso di esistere, visto che ,anche il sottoscritto ,nel suo post,esprime le stesse opinioni… Peccato ,davvero un peccato, che ci sono leggi o proposte di leggi che, in nome del femminicidio e del femminismo, fanno diventare la vita di un uomo meno importante di quello di una donna, visto che, in caso di condanna, si paga di più se si uccide una rispetto ad un altro…a tal proposito vi voglio far leggere un post di un uomo che, oltre a scrivere meglio di me, ha idee molto chiare…

      Don Corsi, quinta colonna

      • Se legge sopra ho spiegato che la storiella dei “mandanti” non è che un altro stratagemma dialettico e pertanto non confuta proprio nulla. Concordo comunque che chi scrive dimostra una notevole padronanza della lingua oltre che grandi doti di affabulatore…

      • pinzalberto ha detto:

        Vorrei precisare che oltre a non essere maschilista, non appoggio nemmeno il femminismo. Ritengo che la parità sia primaria in una società moderna. Partendo da questi presupposti, è compito della sovranità dello stato proteggere il più debole. Come in caso di naufragio i primi evacuati sono anziani, donne e bambini, ovvero i più indifesi. Anche in una società è compito di chi ci governa proteggere i più deboli, sia economicamente che fisicamente. No è detto che sia sempre la donna, ma posso assicurare che i bambini lo sono sempre! Parlando degli anziani, sono gli stessi che da giovani potrebbero rifiutarsi di contribuire al mantenimento dei figli, mentre la legge italiana prevede che è compito dei figli assistere i genitori anziani. Tirate voi le somme, poveri uomini costretti a riconoscere VOSTRO figlio….

  4. Massimo Lizzi ha detto:

    @Alberto, il femminismo è il movimento delle donne che si batte per la parità dei diritti. Capisco che alcuni dicano di non essere nè maschilisti, nè femministi, pensando di dire una cosa imparziale. In realtà, così dicendo violano il principio di non contraddizione. E’ come se affermassero di non essere nè razzisti, nè antirazzisti. Costoro, o sono per l’uguaglianza o non sono per l’uguaglianza. Non c’è una collocazione di mezzo, o super-partes.

    • pinzalberto ha detto:

      Secondo me dire femministi (nel senso più anarchico, quello originale) o maschilisti (idem) è come dire estrema destra ed estrema sinistra. Asserire che esistano solo maschi e femmine (antropologicamente parlando) pregiudica di fatto l’esistenza di un’alternativa. Ma in questo caso, come in politica, esiste anche un centro, un centro-destra o un centro-sinistra. Bisogna solo spostare il tiro, tolte le diversità rimane solo l’individuo, e come tale dev’essere tutelato. L’importanza dell’individuo, è questo il succo del discorso. Esistono troppe disuguaglianze date da sesso, classe sociale, razza, religione e abilità. Per esempio sostenere che esistono solo atei e credenti è un po’ limitativo. Ci sono diverse religioni e diversi gradi di credenti e praticanti. Concludendo, il male è nelle disparità, e nella società va tutelato il più fragile. Mi rendo conto che la mia esposizione è molto contorta, ma non so proprio come esprimermi meglio…. 🙂

      • Massimo Lizzi ha detto:

        @Alberto. In Italia la destra si è chiamata centro, per distinguersi dal fascismo. Dati due opposti, si può sempre concepire una via di mezzo. Ma la via di mezzo non è sempre il giusto mezzo. Tra monarchia assoluta e repubblica democratica, la via di mezzo è la monarchia costituzionale. In questo schema, monarchia assoluta e repubblica democratica sarebbero i due estremi. E’ possibile considerare la repubblica democratica un estremismo, ma sempre da un punto di vista ancora monarchico. Allo stesso modo è possibile considerare il femminismo un estremismo, ma sempre da un punto di vista ancora patriarcale.

      • Paolo ha detto:

        il femminismo non è un movimento estremista ma ha al suo interno indubbiamente correnti diverse anche parecchio diverse (tanto che qualcuno parla di femminismi), correnti più o meno radicali..vale lo stesso anche per il movimento operaio

      • Questo è indubbio… ma alla base di nessuna corrente femminista c’è l’ostilità all’uomo in quanto entità biologica di sesso maschile, come sostengono a gran voce i suoi detrattori. Denunciare una discriminazione non implica il discriminare. (Nota tecnica: risultano 2 commenti con il medesimo testo… problemi a postare?)

      • Paolo ha detto:

        Sì ho problemi a postare..chiedo scusa

      • Ma di che! Spero non dipenda dal blog…

  5. Ringrazio vivamente il signor Emanuele per averci dato una chiara esposizione di che cos’è una visione del mondo “maschiocentrica”: con l’affermazione “le donne hanno potuto avere accesso all’istruzione etc.,grazie agli uomini” e a seguire “Se non ci fossero stati gli uomini che hanno:scoperto,inventato,costruito,non ci sarebbe nessuna istruzione da conquistare,nessuna possibilità di studiare(studiare è un atto parassitario)” prendiamo atto di una concezione dell’esistente come un qualcosa costruito dai maschi per i maschi, in cui le donne occupano la posizione di “parassiti” che godono dei frutti di una altrui creazione.
    Ecco, Alberto, è esattamente in opposizione a questa interpretazione che il femminismo si pone: il mondo, la sua storia, le sue istituzioni, non sono esclusivo patrimonio delle persone di sesso maschile; le donne hanno vissuto la storia e hanno costruito questa civiltà (se ancora possiamo definirla tale…) insieme agli uomini, eppure gran parte degli uomini le ritiene creature ai margini, organismi non solo inutili, ma addirittura dannosi, come sono dannosi, appunto, i parassiti.
    Vorrei porre l’accento sull’ultima frase del signor Emanuele: “Con quali armi le donne hanno conquistato i diritti?Fucili,spade,soldi”
    Fondamentali, in questa visione del mondo, sono le armi, ovvero l’aggressività, rappresentata da fucili e spade, e potere economico (i soldi). Chi si pone in posizione “di attacco” non sono “le femministe”, ma sono quegli uomini che consapevolmente armati difendono il loro ruolo predominante nella società; consapevoli di detenere ancora il potere economico, ben saldi nell’intento di avvalersi della forza (con fucili e spade) non intendono concedere un palmo alla “specie femminile”, percepita chiaramente come antagonista.
    Il femminismo non è un estrem-ismo solo perché finisce per -ismo, anche se molti amano la rima baciata femminismo/fanatismo; con -ismo finiscono anche romanticismo, classicismo, modernismo, sincretismo, illuminismo, tutti concetti sufficientemente innocui.
    Chi non è innocuo è il signor Emanuele, e tutti quelli che, come lui, si dichiarano fieramente armati contro quelle donne che rivendicano il diritto a non essere appellate con il termine “parassiti” solo in virtù del loro sesso.

    • Emanuele Di Felice ha detto:

      Io non ho scritto che le donne sono parassite,ma che studiare è un atto parassitario,indipendentemente da chi studia.Mistifichi e dileggi!!!.
      Ho scritto che grazie agli uomini le donne hanno avuto la possibilità di studiare,e non contro gli uomini.Mi attribuisci parole che non ho scritto!.
      Che le donne sono parassite lo hai scritto tu e non io.
      Invece di riconoscere valore a quelli uomini che hanno permesso alle donne di poter studiare,capovolgi il bene in male,invece di apprezzare i sacrifici maschili nella creazione di opere etc.attribuisci al femminismo meriti che non ha.
      Perché le donne non hanno rivendicato il diritto di studiare,quando non c’era nulla da studiare?.

      “Chi si pone in posizione “di attacco” non sono “le femministe”, ma sono quegli uomini che consapevolmente armati difendono il loro ruolo predominante nella società”,infatti,come ho scritto in un altro commento,sono gli uomini ad avere statistiche da “negri”!!!.

      “Fondamentali, in questa visione del mondo, sono le armi, ovvero l’aggressività, rappresentata da fucili e spade, e potere economico (i soldi)”.
      Per conquistare il potere ci vogliono le armi.Quali armi(strumenti) le donne hanno utilizzato per conquistare il potere visto che non ne possedevano ?

      Il femminismo ha dichiarato guerra agli uomini e non viceversa,anche perchè se le donne fossero state considerate come “parassite”,nemiche ci saremmo già estinti!!!!!!!!!!!!!!!.Non ti pare?

      “ben saldi nell’intento di avvalersi della forza (con fucili e spade) non intendono concedere un palmo alla “specie femminile”, percepita chiaramente come antagonista”,perché gli uomini non si sono avvalsi della forza,per difendere i propri “privilegi”,quando le deboli femministe manifestavano?forse perché per gli uomini ,nei confronti delle donne non sono antagonisti, ma sono stati e sono addirittura ACCONDISCENTENTI alle richieste e lamentele femministe!
      Le donne sono state l’unica categoria di “oppressi” a vivere grazie agli “oppressori”(naturalmente vale anche il viceversa)!

      “consapevoli di detenere ancora il potere economico”,io non ne ho di potere economico e non beneficio di quello di nessuno,casomai saranno le donne:mogli,figlie,amanti degli uomini ricchi a beneficiarne.

      • Studiare è un atto “parassitario”: ma che significa? I bambini che vanno a scuola sono parassiti? Gli studenti universitari sono parassiti? Dovremmo essere tutti analfabeti, quindi?
        Comunque che le donne siano dei parassiti lo ribadisce: “io non ne ho di potere economico e non beneficio di quello di nessuno,casomai saranno le donne: mogli, figlie, amanti degli uomini ricchi a beneficiarne”, quindi non mi sento di aver mistificato per nulla il suo pensiero, che si leggeva chiaramente tra le righe anche nel commento precedente…

  6. Aggiungerei, nel caso ce ne fosse bisogno, cogliendo l’occasione per rispondere anche al signor Mauro, che mi sembra evidente che la vita considerata meno importante sia quella della donna-parassita e che ciò che si richiede agli uomini con lo slogan “mai più complici” è di non ignorare il potenziale pericolo rappresentato da quei soggetti evidentemente colmi di risentimento di fronte alla grave “ingiustizia” di dover condividere condizioni di vita migliori con una specie tanto aliena e inutile come quella femminile.

  7. Massimo Lizzi ha detto:

    @Emanuele. Quanto scrive appartiene al repertorio «mascolinista».
    Femminicidio come genocidio delle donne? Può essere corretto, se si considera che anche la definizione di genocidio non intende necessariamente lo sterminio di un intero popolo. Secondo la definizione dell’ONU rientra nel genocidio anche solo l’uccisione dei membri di un gruppo in quanto tali. Infatti, si è parlato e si parla di genocidio dei kosovari-albanesi, dei curdi, dei palestinesi, nonostante numeri molto ridotti, in confronto ai genocidi degli ebrei, degli armeni, dei pellerossa, e senza che vi sia un piano di sterminio totale o anche solo parziale.
    Il concetto di femminicidio investe la responsabilità di tutto il genere maschile? Secondo me, c’è qualche argomento per sostenere di si, ma non è una implicazione necessaria di quel concetto. Infatti, non riteniamo ad esempio che il concetto di infanticidio criminalizzi la condizione adulta.
    L’aggravante legata al femminicidio indica che la vittima donna è più importante? Ho letto questa singolare tesi anche su FaS, ma non ha nessun fondamento. Esiste anche l’aggravante legata al razzismo, ma nessuno ha mai sostenuto che le vittime nere sarebbero perciò più importanti delle vittime bianche. L’aggravante è relativa ad un movente e lo sanziona. E’ il contrario dell’attenuante che, viceversa, attenua la pena, senza con ciò significare che la vittima è meno importante.
    Le donne a scuola a studiare la cultura degli uomini? Ciò dimostra solo che il gruppo dominante usa l’istruzione per trasmettere la sua cultura. Allo stesso modo si potrebbe dire che i neri a scuola studiano le imprese, le scoperte e le opere dei bianchi, e i poveri dei ricchi. Senza contare l’oscuramento che viene attuato nei confronti dei membri dei gruppi dominati anche quando danno un contributo importante a quella stessa cultura.
    Per esempio, le donne hanno conquistato il diritto di voto, anche grazie al contributo che hanno dato nella guerra di liberazione, nelle file della Resistenza. Quindi si, anche con le armi. Ma il contributo femminile alla Resistenza, non è mai stato adeguatamente ricordato.

    • pinzalberto ha detto:

      Post perfetto! Complimenti, mi è piaciuto. La base di partenza dovrebbe essere la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che è la mia via di mezzo ideale. E’ quello che intendevo dire con il mio lungo giro di parole confuse che hanno portato a contraddirmi. L’uguaglianza è il fulcro in tutto. Le nostre diversità sono la vita stessa. Come conciliare il tutto? A chi dare il potere di giudizio?

  8. Giuseppe ha detto:

    Il femminismo reale è quello che esiste nella realtà. Così come il “comunismo reale” era diverso dalla falsità totale che raccontava la propaganda, lo stesso vale per il femminismo. Di fatto il femminismo è dominato dalle avvocate che hanno scoperto che l’odio contro gli uomini interessa alle donne solo al momento della separazione e che è possibile arricchirsi con false accuse.

    • Lei non ha letto, vero, cosa le ho risposto altrove in merito alle “false accuse”? Le ho già risposto qui: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2012/12/23/i-67-del-manifesto-a-favore-della-pas/, ma le riassumo il mio pensiero.
      Studi in merito dimostrano che in più del 50% dei casi in cui le accuse vengono presentate, queste sono confermate dalle indagini (Thoennes, N., & Tjaden, P., 1990. The Extent, Nature, and Validity of Sexual Abuse Allegations in Custody/Visitation Disputes. Child Abuse and Neglect, 14, 151-163).
      Studi più recenti parlano di più del 70% di casi accertati (Faller, K.D., 1998 The Parental Alienation Syndrome: What Is It and What Data Support It? Child Maltreatment,3, 100-115), tanto che i ricercatori sono arrivati a concludere che “high rates of unsubstantiated maltreatment” in “circumstances that indicate that abuse or neglect may have occurred” are a more prevalent problem than false claims of child sexual abuse (Trocme, N., & Bala, N., 2005, False Allegations of Abuse and Neglect When Parents Separate. Child Abuse & Neglect, 29(12), 1333-1345.), che in parole povere significa: il problema delle “false accuse” è irrilevante di fronte alla mole delle accuse fondate. In altri termini: i casi di “false accuse” sono estremamente pochi rispetti ai casi di violenza intrafamiliare consumata.
      Lei come fonte mi ha citato la PM Carmen Pugliese.
      Riguardo le dichiarazione della PM Pugliese, che in una intervista del 2009 ha dichiarato che le donne “una volta ottenuto quello che volevano, tornano in Procura a chiedere di ritirare la denuncia”, interpretando questo ritornare sui propri passi come un uso strumentale della denuncia: “Sempre più spesso si ricorre alla querela del coniuge o del convivente per risolvere a loro favore i contenziosi civili per l’affidamento dei figli o per l’assegno di mantenimento. Non sono rari i casi che, a controversia sanata, le querele vengano rimesse, con buona pace per le risorse professionali ed economiche investite dagli inquirenti allo scopo di istruire i fascicoli e raccogliere gli elementi probatori a carico degli indagati”, le abbiamo già fatto notare che sono appunto solo dichiarazioni, cui la PM dà una sua interpretazione, e che i fatti si prestano a una diversa lettura. Oltretutto riguardano la sua personale esperienza e non sono rilevanti ai fini statistici.
      Inoltre la PM Puglisi non ha mai negato l’esistenza della violenza intrafamiliare, anzi ne ha denunciato l’aumento. In un altra intervista si esprime in merito alla pedofilia: http://www.bergamonews.it/cronaca/il-pm-carmen-pugliese-il-pedofilo-non-un-malato-ma-%C3%A8-difficile-individuarlo-160191 e dice: ““I casi non sono in aumento, il fenomeno della pedofilia è sempre esistito e sempre ci sarà. È cambiato il rapporto verso questo reato si chiede che chi lo compie venga punito. Se una volta la stessa famiglia della vittima cercava di proteggere nel silenzio gli abusi, oggi si cerca la verità e la giustizia. Credo sia un percorso che aiuti innanzitutto le vittime e possa anche aiutare anche la famiglia stessa a rielaborare, a riparare ad una violenza che tocca gli affetti e le corde dei sentimenti più cari. Non dimentichiamo che stiamo parlando di bambini, persone indifese e quindi doppiamente vittime”
      Le ho riportato anche le dichiarazioni di un’altra PM che sostiene: ““…c’era un grande bisogno di norme a tutela delle donne. Significa però che occorre modificare la legge sullo stalking e integrarla, fornendo alle procure strumenti interpretativi più univoci ed efficaci. Aggiungerei anche un altro suggerimento. Quello di introdurre la procedibilità d’ufficio. In questo modo si creerebbero le condizioni per favorire una pre-selezione delle denunce. Insomma una sorta di deterrente contro chi intende strumentalizzare lo stalking. Inoltre si eviterebbe che sia durante la fase istruttoria, che addirittura al dibattimento, le vittime, su pressione dell’imputato, rimettano la querela”.
      A questo punto il giornalista chiede alla PM se capiti spesso che le querele vengano rimesse e la risposta è la seguente:
      “Purtroppo si. Anche in casi molto gravi, che in precedenza avevano portato all’emissione di una misura cautelare. Per ovvi motivi di riservatezza non posso entrare nel merito dei singoli episodi, ma ancora di recente mi è stato comunicato dal difensore e dalla parte civile che una coppia ha espresso la volontà di tornare insieme dopo che, durante l’indagine, avevamo accertato episodi gravissimi a carico dell’uomo……non si può quindi far altro che prendere atto della volontà manifestata dai due soggetti e archiviare il procedimento”.
      Dalle dichiarazioni di Carmen Pugliese è molto chiaro che la sua Procura ha notato una notevole crescita del fenomeno dei maltrattamenti familiari e delle violenze. Queste infatti non vengono messe in dubbio dall Pugliese, che ha raccontato che le donne arrivano in procura con i volti che portano i segni delle percosse.
      Piuttosto, la PM Pugliese afferma che le denunce di maltrattamenti nella maggior parte dei casi poi si sgonfiano, perdono di consistenza, le versioni sui maltrattamenti vengono minimizzate dalle vittime stesse, al punto che poche volte poi si giunge ad una effettiva condanna del reo. Quello che esprime la PM è la sua frustrazione nel non riuscire a giungere ad una condanna effettiva, poiché sono le donne stesse a ritrattare.
      Alla luce delle ritrattazioni, la PM Carmen Pugliese cerca di dare spiegazione a tale fenomeno ed afferma che quando una donna denuncia di aver subito violenze, se ne serve poi in fase di separazione per ottenere alcuni benefici. Una volta sicura di poterli ottenere, la donna ritira la denuncia nei confronti dell’ex coniuge o modifica la versione originaria, sminuendo i fatti di cui è stata vittima.
      In pratica, la donna,nonostante le accuse fossero vere, per quieto vivere, per uscire al più presto dalle pastoie di pesanti processi, per il desiderio di ricominciare a vivere e chiudersi il passato alle spalle, per la serenità dei figli, spesso preferisce mettersi d’accordo con l’ex coniuge e, ottenuto di non ricevere ulteriori molestie, o ottenuti i benefici richiesti, preferisce ritirare le denunce.
      Ma ciò non toglie il fatto che le violenze ci siano state, come conferma la versione dell’altra PM.

    • Melania ha detto:

      Avvocate femministe e arricchimento tramite false accuse. Lei mi ricorda una simpatica signora che ho letto qui da qualche parte. Una certa Vajassa Faldocci. Per caso è di sua conoscenza?

  9. Giuseppe ha detto:

    A parte che per legge la denuncia per maltrattamento non può essere ritirata (procedibilità d’ufficio), la frase della PM mi pare chiarissima: “Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri. Il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione”. 2 sono veri, 8 falsi, roba enfatizzata come questa https://www.youtube.com/watch?v=QCpooM5qVZ8

    • Rilegga sopra. Se lei continua ad esprimere all’infinito il medesimo concetto, io non posso che riproporle la stessa risposta. Se un giorno di questi trovasse il tempo di leggerla, la conversazione potrebbe progredire…

  10. Giuseppe ha detto:

    “Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri”. Ho letto il resto, ma non è che elaborandoci sopra cambia il significato di questa frase.
    Concordo che in tanti casi, seppur definiti dal punto di vista giudiziario, di fatto nessuno può stabilire quanto realmente accaduto. Questo succede quando si fa entrare nelle famiglie qualcuno che non c’era (il giudice) e si cerca di sostenere accuse senza prove oggettive, basate spesso solo sulla credibilità di chi accusa. Inevitabilmente si lascia che alla vere persone vittime di violenza si aggiunga un gran numero di calunniatrici.

  11. Blossom ha detto:

    O anche “straw man argument”

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  15. alessandra ha detto:

    Ho letto tutta la discussione nei commenti e credo sia evidente che in questo caso…il Ricciocorno sia stata mitica! 😀

    Per il resto… una delle frasi più indicative del livello delle argomentazioni è stata questa:
    “Perché le donne non hanno rivendicato il diritto di studiare,quando non c’era nulla da studiare?” LOL! E perché allora non hanno rivendicato il diritto di voto prima che esistesse il voto mi chiedo io! BUAHAHAHAHAH!

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