Troll

Da diverso tempo ho accantonato la mia attività online.

Gestire – e da sola per giunta – uno spazio in rete non è cosa che si possa portare avanti per troppo tempo senza pagarne lo scotto, e questo blog (con annessa pagina facebook) è in rete – pensate! – dal lontano 2012.

Non sono qui a mendicare comprensione o compassione, soltanto mi sembra doveroso spiegare la mia latitanza agli iscritti che comunque non mancano di fare una visita di tanto in tanto.

Quindi ecco la mia giustificazione: diciamo che sono in aspettativa per motivi personali, ma mi tengo comunque informata e tramite i social mi sforzo di non perdere ogni contatto con il mondo virtuale.

Penso sia normale che, dopo tanto tempo trascorso a confrontarmi con temi non certo dilettevoli, io senta il bisogno di un po’ di ristoro. Tuttavia al Ricciocorno sono affezionata, ha contribuito a tenere vivo l’amore per lo studio e l’approfondimento, mi ha stimolata a mettermi in discussione aiutandomi a scansare il rischio di assestarmi sulle care, vecchie, comode convinzioni per mera pigrizia, mi ha fatto conoscere e persino incontrare persone interessanti, insomma, ci sono ottime ragioni per non troncare ogni legame.

Ecco perché, in questi giorni, sono costretta mio malgrado ad affrontare coi miei lettori un tipico problema della rete: il troll.

C’è un utente di facebook (più d’uno credo, ma uno più degli altri) – un fervente attivista del gruppo dei “padri separati” – che ha deciso di stabilirsi sulla mia pagina.

Niente di nuovo, di “fan” del genere ne ho fronteggiati a bizzeffe negli anni e forse uno dei motivi per cui ho drasticamente ridotto l’attività è proprio il fatto che, a furia di vivere a stretto contatto… virtuale, certo, ma pur sempre stretto, visto che quando questi tizi si insediano nel tuo spazio ha più scambi con loro di quanti ne abbia con tua zia! Dicevo: a furia di vivere a stretto contatto con qualcosa, questo qualcosa rischia di diventare sempre più normale, sopportabile, persino accettabile, in un certo qual modo. Quando ciò che ritieni aberrante ti si propone quotidianamente, l’animo si anestetizza; l’orrore quotidiano diventa consuetudine e giorno dopo giorno ti scopri sempre meno atterrito e un po’ più rassegnato.

Non pensiate che usi la parola “orrore” con leggerezza, perché non credo siano tanti, i comportamenti che si possono tenere in rete, repulsivi e ributtanti come reagire ad un post sulla sofferenza di un altro essere umano con una faccina che ride a crepapelle.

La stampa ci propone i dettagli scabrosi dell’ultimo stupro di gruppo: lui ridacchia.

Un articolo diffonde le ultime statistiche sulla violenza sessuale: lui ridacchia.

Una testata denuncia l’ennesima sentenza che, invece di motivare una condanna, si affanna ad edificare castelli di giustificazioni sulle solide fondamenta della colpevolizzazione della vittima: lui ridacchia.

La risata – l’ho sempre sostenuto – è uno strumento potente, ma come tutti gli strumenti non è buona o cattiva di per sé: dipende da chi se ne serve e come.

E questa è solo una delle cose che fa che infastidisce il lettore medio della mia pagina.

Quando ho iniziato a scrivere qui, avevo appena scoperto l’esistenza di fenomeni come i Men’s Rights, i papà separati o gli incel, e ne ero terrificata e affascinata insieme. Li ho seguiti come un segugio letteralmente per anni, ho spulciato i loro siti, i blog, i loro furum, i vari spazi sui social, persino le loro capillari attività sul territorio nazionale. Ho passato nottate intere sui loro scritti, gli articoli, gli studi, le interviste, cercando il modo più razionale e argomentato per confutare argomenti a fronte dei quali, a volte, è difficile rimanere pacati e razionali, per altro con risultati non sempre eccellenti e produttivi.

In molti mi hanno chiesto: ma perché? (Sottotesto: davvero non hai niente di meglio da fare nel tuo tempo libero?)

Lo confesso, una risposta a questa domanda non ce l’ho. Potrei liquidare la questione affermando che sentivo il bisogno di farlo, ma è più probabile che sia perché sin da subito ho percepito che i deliri delle fronde più estremiste di questi odiatori di donne non sono altro che la schiuma visibile e repellente generata da un mare ben più vasto e insidioso di misoginia nel quale, volenti o nolenti, nuotiamo un po’ tutti, e che ignorarli non li avrebbe fatti sparire, ma li avrebbe solo allontanati alla mia vista. E lontano dalla mia vista avrebbero continuato a proliferare.

Per restare sulla similitudine del mare, io, singolo e ininfluente individuo, posso anche partire per tuffarmi nelle acque cristalline di una caletta lontana dalle melmose spiagge di casa mia, ma il fatto che tutti i mari del pianeta siano sempre più inquinati resta e il mio viaggio si configura come un balsamo temporaneo, che non incide in alcun modo sul disastro ambientale verso il quale stiamo precipitando.

Allo stesso modo, posso cacciare tutti i molesti troll misogini che hanno tanto tempo libero e astio sufficiente da perdere tempo su una paginetta di poco conto come la mia, ma questo non produrrà in loro il minimo barlume di coscienza di ciò che sono (dei tristi troll della rete, appunto) né influenzerà il livello di inquinamento da misoginia della società nel suo complesso.

Se mi tengo la schiuma ben davanti agli occhi, invece, mi è impossibile ignorare quel problema più vasto e subdolo che è il contesto culturale che la produce.

La questione del balsamo, però, resta un argomento validissimo: se una dose troppo massiccia di raccapriccio produce il rischio concreto di assuefazione, è giusto ogni tanto aprire la finestra e far uscire un po’ d’aria viziata.

Nessuno più di me, oggi come oggi, comprende il vostro desiderio di respirare aria pulita.

In conclusione: a furor di popolo, l’utente troll è stato bannato.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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3 risposte a Troll

  1. Emma ha detto:

    Cara Ricciocorno, in effetti mi chiedevo come mai tu sprecassii una parte del tuo prezioso tempo e del succo dei tuoi formidabiili neuroni per rispondere a quel coso. La rete può essere senz’altro anche un luogo di primo incontro con persone interessanti, ma certo non si deve lasciare il minimo spazio a personaggi di quel tipo, che appunto altro non fanno che risicchiare tempo e energie, snervano e chiudono perciò la possibilità di un vero dibattito, magari con vere persone dubbiose o critiche. Spero che tu possa riprendere presto a pubblicare, in ogni caso sei e resterai per me un importante punto di riferimento. Emma

  2. Massimo Lizzi ha detto:

    Studiare e confutare i neomaschilisti ha senso, come ha senso nei confronti dei razzisti e di tutti gli odiatori. È come combattere un’infezione, e rinforzare il sistema immunitario, o preparare farmaci e vaccini. Difficile trovare la giusta distanza, la giusta frequenza, che permetta di farlo, senza intossicarsi troppo. Trovato questo equilibrio per te, il tuo lavoro è prezioso, una miniera in rete. I blog sono stati superati dai sociali, ma il futuro dei social è incerto; meglio mantenere i blog.

  3. Giulia ha detto:

    Una cosa va detta i troll raggiungono sempre i loro obbiettivi. Far perdere la pazienza e dirottare in interminabili discussioni senza senso. Non ultimo prendere per stanchezza e far allontanare le donne dalla rete e le idee non gradite. Per esempio ho notato che su blog dei maschilisti e quelli di destra non ci sono i troll. Forse sono più bravi loro a tenerli lontani?
    Poi ci sono i rancorosi e gli astiosi, che non perdono l’occasione per insultare e umiliare. Ma lo saprai meglio di me. Non so se può contare o servire a qualcosa, ma per me il tuo blog è stato ed è importante.

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