Il bacio

Un bacio… ma cos’è, così d’un tratto? Un giuramento reso tra sé e sé, un patto più stretto… E’ come un traguardo che insieme è un avvio, un punto rosa acceso sulla “i” di “amore mio”, un bisbiglìo alle labbra perché l’orecchio intenda, il brivido del miele di un’ape che sfaccenda, una comunione presa al petalo di un fiore, un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore e di gustarsi in bocca l’anima poco a poco. (Cyrano de Bergerac di E. Rostand)

il bacio

La notizia è questa:

Nina De Chiffre, la ragazza milanese No Tav, diventata famosa per il bacio al poliziotto durante la marcia contro la Torino-Lione, tenutasi il 16 novembre da Susa a Bussoleno. Lo ha annunciato il segretario generale del sindacato di Polizia (Coisp), Franco Maccari: “Ho denunciato la No Tav che ha baciato il casco del poliziotto” ha detto il sindacalista, intervistato durante la trasmissione di Radio24 “La Zanzara”. Ma perché violenza sessuale? “Se io la bacio sulla bocca, non è reato? – ha risposto Maccari – se fosse stato un poliziotto a baciare un manifestante a caso, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale”.

La risposta a Franco Maccari potrebbe essere: se fosse stato un poliziotto a baciare un manifestante, il fatto non avrebbe provocato alcuna sollevazione popolare, come non hanno mai provocato “guerre mondiali” le notizie di poliziotti che picchiano, massacrano o stuprano

Anche se, sono la prima ad ammetterlo: dal punto di vista logico non è una argomentazione corretta.

“Volevo che quel poliziotto si ricordasse quello che è successo a Marta di Pisa – aveva detto Nina – lo scorso luglio è stata molestata e picchiata senza nessuna conseguenza per gli agenti”.

Se è vero che i poliziotti molestano, questa non è, in sé e per sé, una giustificazione a molestare. Non dal punto di vista delle norme in vigore.

Pertanto, posso fare la scelta coraggiosa di compiere un gesto dal grande valore simbolico, come quella di baciare un poliziotto contro la sua volontà, ma nella consapevolezza che quel bacio è appunto un gesto compiuto contro la sua volontà.

Quando protesto, per definizione mi oppongo all’altrui volontà: che protesta sarebbe se vi fosse il consenso di coloro contro i quali protesto?

Parte integrante della lotta non violenta è accettare le conseguenze che simili gesti comportano.

Deve il cittadino – anche se solo per un momento, od in minima parte – affidare sempre la propria coscienza al legislatore? Perché allora ogni uomo ha una coscienza? Io penso che dovremmo essere prima uomini, e poi cittadini. Non è desiderabile coltivare il rispetto della legge nella stessa misura nella quale si coltiva il giusto. Il solo obbligo che ho diritto di assumermi è quello di fare sempre ciò che ritengo giusto. (H.D. Thoreau, Disobbedienza civile)

Questa storia mi ha fatto venire in mente un altro celebre bacio, noto al grande pubblico come “the kissing sailor”:

the kissing sailor

Il bacio è una immagine potente.

Era il 14 agosto 1945: giunge la notizia della fine della Seconda Guerra Mondiale e la gente si riversa per le strade. Un fotografo, Alfred Eisenstaedt, immortala un marinaio e un’infermiera, che finiscono sulla copertina del Time e diventano per tutti gli Americani la celebrazione dell’amore che vince sugli orrori del conflitto.

Ma non c’era neanche un briciolino di amore in quella foto… La vera storia è che proprio quel giorno il marinario della foto, George Mendonsa, aveva un appuntamento con un’altra ragazza (che poi, a dispetto del bacio pubblicato in prima pagina, lo perdonerà e accetterà comunque di diventare sua moglie), ma alla notizia della resa giapponese si prese una bella sbronza e finì col baciare una perfetta sconosciuta. Sconosciuta che non era neanche una infermiera, ma l’assistente di poltrona di un dentista, che, scesa in mezzo alla folla nell’eccitazione del momento, si ritrovò all’improvviso addosso il marinaio: “That man was very strong. I wasn’t kissing him. He was kissing me.”, ha dichiarato la donna, anni dopo.

Insomma, si è trattato di molestie. Celebrate da una grande statua:

the kissing sailor statueQuesta statua, naturalmente, non celebra la sbronza di George Mendonsa né l’aggressione a Greta Zimmer Friedman. E nemmeno il primo disastroso appuntamento di Rita Mendonsa col suo futuro marito.

La statua – almeno io credo – vuole celebrare quel punto rosa acceso sulla “i” di “amore mio”, quel bisbiglìo alle labbra perché l’orecchio intenda, che è il brivido del miele di un’ape che sfaccenda, una comunione presa al petalo di un fiore, un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore e di gustarsi in bocca l’anima poco a poco…

Quella statua celebra il mistero dell’amore, un mistero del quale forse solo la poesia può parlare – certo non lo troveremo mai nel codice penale. Un mistero del quale, a dispetto di qualsiasi razionalizzazione, abbiamo bisogno.

Forse sbagliamo ad aggrapparci alla poesia, che certo cela realtà ben più miserabili, non lo so.

Io comunque ringrazio Nina De Chiffre, per avermi regalato un altro bacio da non dimenticare: la manifestante che bacia il poliziotto.

Un bacio nel quale abbiamo visto ciò di cui avevamo bisogno: l’amore che vince sugli orrori del quotidiano.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
Questa voce è stata pubblicata in attualità, giustizia, notizie, riflessioni, società e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

37 risposte a Il bacio

  1. Daniel Saintcall ha detto:

    Io dico puinire la donna per un bacio su un casco mi sembra troppo . Io dovrei dire a quel poliziotto , invece che baciati avrebbe potuto fare peggio di questo . Invece lei è stata punita per questo , mi sembra troppo .

    • E’ evidente che non si intende punire il bacio sul casco, ma tutto ciò che quel bacio rappresenta. La prima cosa che quel bacio rappresenta è un cittadino che “aggredisce” le forze dell’ordine e quindi la ribellione nei confronti dell’autorità.
      E poi, forse, anche l’amore… che temo sia il vero grande tabù dei nostri tempi.

      • Daniel Saintcall ha detto:

        Si ma quello che dico io questo , ieri solo perchè un bambino ha baciato la propria fidanzata e stato chiamato violenta , adesso questo .Se si continua cosi prima o poi ci impediranno di baciare o altro .

      • Se riflettiamo un attimo, la reazione sproporzionata al gesto provocatorio della ragazza ci dimostra piuttosto che un simbolo è molto più potente di qualsiasi altra forma di lotta e, proprio per questo, la denuncia di violenza sessuale mira a svuotarlo del significato di cui tutti coloro che lo hanno celebrato lo hanno investito. Non so se mi sono spiegata…

      • Daniel Saintcall ha detto:

        Si ho capito . Comunque molto bello il tuo articolo e ben fatto

  2. Cinzia ha detto:

    Siamo completamente immersi in una cultura visiva.
    Le immagini hanno un impatto potentissimo, perchè provocano reazioni immediate ed emotive.
    Non hanno bisogno di mediazioni razionali, né di particolare sforzo intellettuale (la vista è un senso passivo).
    Una immagine ben riuscita diviene un’icona, che veicola velocemente un concetto, una sensazione, un sentimento la cui intellegibilità è chiara per qualunche grado culturale.
    Potrebbe essere che “la punizione” sia scattata proprio a causa del messaggio che veicola questa immagine.
    Ad un primo sguardo è subito chiaro che rappresenta un milite in assetto antisommossa e una manifestante, anche per chi non sapesse dove e quando è stata scattata; continuando ad osservare, il ruolo antagonista dei due soggetti lentamente lascia il posto all’immagine di due ragazzi in un momento di tenerezza. Sui volti e nel gesto non vi è nessun segno di violenza o sessualità (e con tutto il sesso e l’aggressività che la pubblicità ci propina, ogniuno è autorizzato a sentirsi competente nella “lettura” visiva), è evidente che la potenza di quella immagine sta proprio nel contrasto tra la tenerezza del gesto e la potenziale conflittualità della situazione esterna.
    L’umanità dei due protagonisti sovrasta qualsiasi argomentazione razionale… niente di più pericoloso per chi ha il compito di condizionare e reprimere.
    La citazione di Thoreau centra esattamente la questione… credo che niente terrorizzi più il potere che la forza di un “giusto sentire umano”.

  3. Il Rasoio di Occam ha detto:

    Non so se ha capito bene il senso del tuo post, ma mi ha messo a disagio. Non mi piace quella statua del marinaio e dell’infermiera. Mi pare che lei sia stata violata due volte: la prima volta quando non ha dato il consenso al bacio, la seconda quando la società ha cancellato la sua esperienza per riscriverla a proprio uso e consumo. Hai presente quelle proposte di matrimonio in pubblico dove la donna si trova costretta a decidere davanti a una platea di persone che la incitano ad accettare? Mi fanno venire mal di stomaco. Le vite delle persone non sono il nostro intrattenimento personale. Per questo ci sono il cinema e la letteratura. Nella nostra società, la prevaricazione viene continuamente occultata e travestita da romanticismo. Ci identifichiamo col desiderio dell’aggressore, mentre il sentimento dell’aggredito diventa un fastidioso particolare, un’intollerabile interferenza col nostro diritto al lieto fine .
    Non è la stessa cosa che rimproveriamo ai mass media quando ci propinano i femminicidi come atti di poveri innamorati respinti da crudeli megere? Allora hanno ragione i maschilisti che ci accusano di uccidere il sesso e l’amore quando combattiamo le molestie di strada? Io scrivo poesie e sogno spesso a occhi aperti. Non credo di essere un tipo freddo o insensibile. Ma come femminista mi sento in dovere di chiamare gli atti non consensuali col loro nome, a costo di essere considerata una gran guastafeste.

    PS. La manifestante ha detto che il bacio era un segno di disprezzo e io non ho ragione di non crederle. Lì ci sono altre considerazioni legate alla disparità di potere tra manifestanti e poliziotti che complicano la situazione. Ma comunque resisto all’idea di chiamarlo amore.

    • Hai perfettamente ragione. La statua è perturbante. Come è perturbante il gesto di afferrare il casco del poliziotto e baciarlo. Ed era proprio questo il senso del mio post: il bacio è un simbolo molto ambiguo, sin dai tempi di Giuda 🙂 La denuncia di violenza sessuale gioca proprio su questa ambiguità. Quello che voleva fare la protagonista di quel gesto ce lo può raccontare lei…
      Ma resta il fatto che quando il gesto è stato dato alle stampe, il pubblico dei lettori ci ha visto quello che il pubblico dei lettori del Time vide nel bacio del marinaio. Non è la verità, in nessuno dei due casi, e questo è un fatto.
      Nel caso del bacio del marinaio, non c’è stata una vera e propria volontà di occultare la verità, visto che i protagonisti la raccontano solo ora… Per anni ed anni nessuno si è chiesto chi fossero o se fossero davvero innamorati e loro non ce lo hanno fatto sapere.
      Ma se è vero che noi vediamo quello che vogliamo vedere (più spesso di quanto riusciamo a percepire ciò che è vero), questo episodio ci racconta qualcosa di chi ha voluto interpretare la foto come un gesto di pace.
      Ciò che vediamo nel bacio ci racconta qualcosa di noi che osserviamo, piuttosto che qualcosa di chi si bacia (o viene, suo malgrado, baciato).

      • Poi certo, c’è la realtà e anche con quella ci dobbiamo confrontare, e la verità è che quella ragazza ha compiuto consapevolmente un gesto contro il poliziotto, un gesto che ha definito “di disprezzo”. La reazione della Polizia è quella di usare il suo potere per spezzare la volontà di chi protesta: da qui la denuncia che tanto ci scandalizza. Ma non dovrebbe stupirci: davvero ci aspettiamo di protestare con la benedizione di quelli contro i quali protestiamo? Ci aspettiamo che si arrendano? Sono lì apposta per schiacciarci! E, come ci spiega Cinzia, quel gesto è visivamente potente perché evoca (a prescindere dalle intenzioni di chi l’ha compiuto) emozioni che a chi comanda non stanno bene: chi bacia è buono… Anche se spesso non è così, chi osserva è questo che pensa. Chi opprime lo fa con tutti gli strumenti a sua disposizione: il manganello come il codice penale. Adesso devono dimostrare che chi ha baciato è in realtà il cattivo. Come dice Thoreau (e per questo l’ho citato) non possiamo preoccuparci troppo delle leggi se intendiamo protestare, ma solo della nostra coscienza. E la nostra coscienza che ci dice? Al di là di qualsiasi processo o sentenza che seguirà a questa vicenda (che non sono importanti, secondo me), chi è dalla parte del giusto?

      • Il Rasoio di Occam ha detto:

        “Ciò che vediamo nel bacio ci racconta qualcosa di noi”.
        Vero. Nel caso della manifestante ci parla del nostro bisogno di celebrare la pace. Ma a volte quel che vediamo dice anche qualcosa su chi la scocietà considera importante e chi no. Chi è l’attore principale della storia e chi sono le comparse? Con chi ci immedesimiamo? Alcune persone dicono che nella foto del marinaio e dell’infermiera si vede la tensione di lei, ma non so se mi fido di queste razionalizzazioni a posteriori. Comunque alla rivelazione dei protagonisti molti hanno reagito con rabbia, quasi ci fosse una cospirazione (ovviamente femminista) per rovinare una bella favola. Il romanticismo è un’arma a doppio taglio. Quando qualcuno ci leva le nostre illusioni possiamo reagire molto male 🙂

        Ciò non toglie che dietro la denuncia della manifestante ci sia sicuramente un tentativo di sporcare, distruggere un’immagine che è diventata un simbolo di resistenza, su questo ti dò perfettamente ragione. .

      • Beh, c’è anche il desiderio di cavalcare il risentimento maschile nei confronti dell’attenzione mediatica che riceve la violenza di genere in questo momento, indubbiamente. Ci sono così tante cose!

      • Paolo ha detto:

        l’immagine della manifestante non è diventata un simbolo di resistenza, non nel modo in cui voleva la manifestante visto che pure il senso di quel bacio è stato equivocato dal pubblico come gesto “pacifista” tipo “mettete dei fiori nei vostri cannoni” mentre le intenzioni di lei erano molto diverse

    • Paolo ha detto:

      definire violenza le proposte di matrimonio in pubblico mi pare eccessivo, certo può essere un momento imbarazzante sopratutto se il destinatario della proposta non ha intenzione di dire di sì. Ma il romanticismo vero non è violenza.

  4. Il Rasoio di Occam ha detto:

    Non ho usato la parola violenza. Ho parlato di violazione, riferita al bacio. L’analogia con le proposte pubbliche era per sottolineare che il desiderio umano di storie a lieto fine ci porta a giustificare (talvolta semplicemente ignorandoli) elementi di coercizione o, se preferisci, di pressione psicologica.

    “Il romanticismo vero non è violenza” è un’affermazione tautologica. Se ci sono due persone, come per il marinaio e l’infermiera, e una percepisce un gesto come romantico e l’altra come violento, chi è che ha il diritto di imporre la propria definizione? I sentimenti non vanno in giro con la denominazione di orgine controllata.

    • Paolo ha detto:

      il marinaio era sbronzo, non credo che abbia percepito granchè, forse credeva fosse la fidanzata..io non lo so

    • Cinzia ha detto:

      A mio parere le due foto non sono comparabili, né per struttura, né per valenza simbolica: lo sguardo dei fotografi è completamente differente.
      “The kissing sailor” è uno scatto che cerca il gesto plastico, l’estetica del figurativismo classico, ricorda i baci di Rodin, di Klimt, di De Chirico. L’osservatore non vede i volti, sono figure intere, uno slancio di corpi. Il linguaggio visivo risente di anni di propaganda bellica… è una bella composizione, da maestro della fotografia.
      Ne “il bacio della manifestante” abbiamo invece un primissimo piano dei profili che esclude quasi completamente la realtà circostante, nello sguardo del fotografo non c’è ricerca compositiva, egli assume un ruolo neutro,documentaristico:
      Tutta la tensione emotiva della foto è nell’espressione dei volti, nei loro occhi chiusi.
      La valenza simbolica è poi esattamente opposta nelle due foto.
      In “The Kissing sailor”, il gesto è agito dall’uomo, un uomo in divisa, un guerriero quindi, che fisicamente blocca e piega energicamente la donna sottomettendola al bacio:
      Mentre nel “il bacio della manifestante” è la donna ad agire il gesto: prende tra le mani il casco dell’uomo in divisa col modo classico delle madri e delle sorelle e non vi è contatto di corpi e tanto meno di pelle.
      Se volessimo osare potremmo che “the kissing sailor” è un racconto al maschile, “il bacio della manifestante” lo è al femminile.
      Solo una mia opinione, magari uno spunto di confronto.

      • Quello che mi ha portato ad accostare le due immagini è sicuramente il fatto che in entrambe il pubblico che le ha fruite ha letto qualcosa di diverso da ciò che avveniva realmente al momento dello scatto… E questo, secondo me, ci dice innanzi tutto quanto è facile per l’essere umano autoingannarsi.
        Ma anche la specularità è un aspetto interessante: lui che prende e bacia lei, lei che prende e bacia lui.

      • Paolo ha detto:

        il punto è che quella singola immagine isolata dal contesto può sembrare davvero tenera: hanno anche entrambi gli occhi chiusi proprio come due innamorati che pomiciano
        Se avessimo visto il resto: lei che si lecca le dita e tenta di sporcare la visiera (o infilare le dita sporche di saliva sotto di essa) forse non sembrerebbe più così tenera semmai strana, bizzarra..forse l’intento della manifestante (deridere, disprezzare il poliziotto usando i metodi di un certo tipo di eros) sarebbe apparso più chiaro. Dico forse perchè non ho certezze
        Il kissing sailor è stato equivocato per il fatto che esistevano ed esistono coppie di amanti che possono baciarsi in quel modo senza che ci sia molestia, oppressione o sottomissione (anche se di solito negli amanti le braccia di lei abbracciano lui o sono sul suo viso ma anche qua non voglio dare regole fisse)

  5. IDA ha detto:

    Vedo che molto è già stato detto.
    Alla domanda, chi è dalla parte del giusto? Potrei rispondere con un’altra domanda.. Tra il servo obbediente e il ribelle, chi è dalla parte del torto? Nessuno dei due! Ma è il dominio, che obbliga ad essere solamente; o servi obbedienti o ribelli.. tanto più è marcata la differenza tra servo e ribelle, tanto più è indice di una società autoritaria.. il bacio sulla visiera, è violento in quanto riconosce lo status del servo e del ribelle, ma con la sua imprevedibilità punta il dito sul dominio, perché la manifestante, dichiara che il suo nemico non è il poliziotto.. penso che, questa possa essere una possibile lettura della foto..
    Quella del bacio del marinaio, c’è la violenza degli uomini abituati a prendere senza chiedere il permesso.. non conoscevo la storia di questa foto e dei suoi protagonisti, sinceramente avevo sempre pensato che fosse costruita. Non mi è mai piaciuta questa foto, e forse ora comprendo il perché..

  6. Close The Door ha detto:

    Bel post, complimenti. Dal punto di vista del principio ha ragione il poliziotto, la violenza è violenza, specialmente un gesto sessuale che esprime disprezzo verso il destinatario – le donne ne sanno qualcosa. Voglio solo sperare che proprio la denuncia possa far riflettere – se mai sarà possibile – i poliziotti e gli uomini in genere sul fatto che il sesso si fa in due.

  7. Massimo Lizzi ha detto:

    Stavolta non sono d’accordo. La molestia non può essere disobbedienza civile. E la violenza non c’entra nulla con il “mistero dell’amore”.

    • In questo caso è stata scelta come forma di protesta.
      Innanzi tutto bisogna distinguere i due piani di discussione: le intenzioni della manifestante e ciò che è stato percepito da chi ha diffuso la foto nel web.
      La manifestante ha dichiarato che il suo era un gesto simbolico contro le forze dell’ordine (non contro quel poliziotto in particolare), che voleva attirare l’attenzione sulle molestie di tipo sessuale messe in atto dalla Polizia.
      Nelle disposizioni comunitarie si intende per molestie sessuali “ogni comportamento indesiderato a connotazione sessuale o qualsiasi altro comportamento basato sul sesso che offenda la dignità delle donne e degli uomini, inclusi atteggiamenti male accetti di tipo fisico, verbale o non verbale; la caratteristica essenziale sta nel fatto che si tratta di un atto indesiderato da parte di chi lo subisce e che spetta al singolo individuo stabilire quale comportamento egli possa tollerare e quale sia da considerarsi offensivo.”
      Se ci atteniamo alla definizione e anche alle dichiarazioni della manifestante, quella è una molestia.
      Possiamo anche argomentare che per il poliziotto in questione la scelta di denunciare è strumentale e che egli non può – dato il contesto in cui il fatto è avvenuto e dato il contesto sociale in cui viviamo – pretendere che crediamo che quel gesto lo abbia sconvolto, ma resta il fatto che la definizione è questa e se lui dichiara di esserne rimasto turbato, il fatto che menta è un problema che riguarda la sua coscienza.
      Se mettiamo da parte il contesto sociale (che nell’articolo che ho linkato è già discusso dalla giornalista, quando riporta la dichiarazione del sito NoTav.info: “Questo dimostra quanto tal “sindacato” e la categoria da esso rappresentata, abbia rispetto per le donne che subiscono atti di violenza sessuale, che ancora oggi, nel 2013 devono lottare perchè venga riconosciuto e non vengano liquidate, dopo la violenza subita, con un lei però se l’è cercata”), e ci soffermiamo sul contesto particolare in cui è avvenuto il gesto, cioè una manifestazione di protesta, non possiamo negare che la citazione del testo “disobbedienza civile” è pertinente.
      Quando il Mahatma Gandhi diede il via alla celebre marcia del sale, stava di fatto violando la legge, che imponeva sul sale il monopolio di stato; andare a raccogliere il sale nelle saline era un atto contro le norme in vigore, come lo è baciare un poliziotto. Il primo gesto vuole attirare l’attenzione sulla violenza economica messa in atto dallo stato, il gesto della manifestante vuole attirare l’attenzione sulla violenza sessuale messa in atto dalle forze dell’ordine.
      Il gesto di rubare il sale voleva violare una norma considerata ingiusta, in questo particolare caso si pone l’accento sul fatto che, sebbene la norma vi sia e sia “giusta”, non viene applicata in modo “giusto” a causa della discriminazione di genere. Perché che una cosa sia giusta o sbagliata non lo stabiliscono le norme di un codice (che sono uno strumento, e anche piuttosto imperfetto), ma la coscienza delle persone.
      La norma, da sola, non serve a niente e non si applica a nessun caso reale: necessita dell’intervento dell’uomo, affinché il principio generale possa essere adattato alle singole situazioni che di volta in volta in volta si presentano.
      Almeno io la vedo così…
      Poi c’è un altro piano di discussione, ed è quello che coinvolge i fruitori dell’immagine. L’immagine è diventata virale non come atto di protesta pieno di disprezzo, ma come gesto che celebra la pace: quel bacio è stato celebrato da chi l’ha interpretato come un atto d’amore e non come forte gesto di dissenso.
      Il successo mediatico di quella foto non è dipeso dal messaggio che la manifestante intendeva lanciare, ma dal messaggio che il pubblico vi ha voluto leggere, e quel messaggio, secondo me, ha che fare con il desiderio diffuso di celebrare l’amore. Come ha scritto tempo fa Lea Melandri, negare che l’amore sia un tema che ha comunque a che fare con il tema della violenza di genere – e liquidarlo con leggerezza con affermazioni tipo “l’amore romantico è una menzogna!”, senza tener conto del bisogno d’amore che il genere umano testimonia – non aiuta a risolvere il problema.
      C’è da considerare un altro fattore: viviamo in un momento storico in cui è evidente che le leggi in vigore valgono in modo diverso a seconda del soggetto che vi si confronta: da una parte ci sono i cittadini, dall’altra le persone che detengono il potere, le quali godono di evidenti privilegi, compreso quello di non subire conseguenze per gli atti criminosi che compiono. O almeno: non le medesime conseguenze che subirebbe una persona qualunque: http://danielebarbieri.wordpress.com/2013/12/14/giuseppe-uva-dove-la-verita/

      • Massimo Lizzi ha detto:

        Gli indiani si riprendevano il sale che era stato rubato a loro. E lo facevano in modo non violento. Paragonabili sono i notav che si riprendono la valle. La ragazza notav che ha baciato e messo le dita in bocca al poliziotto, non si è ripresa nulla, ha violato, oltre che la norma, il consenso di una persona, la sua sovranità sul corpo. Ha fatto qualcosa che viola non solo la legge, ma proprio la regola della coscienza.
        No. Rifiuto che l’amore abbia a che fare con la violenza. E’ l’idea che presiede il concetto di delitto passionale. A me l’immagine del marinaio ha sempre comunicato un messaggio prevaricante, non l’ho mai apprezzata, è il bacio del vincitore che si concede il premio. Temo sia sempre stata interpretata correttamente e celebrata proprio per questo. Poi la si nobilita con la passione, l’amore, etc. E’ uno sguardo distorto e deresponsabilizzante.

      • Ma che c’entra il delitto passionale? La ragazza noTav ha affermato: “Macché bacio di pace, era un gesto di disprezzo. Era giovanissimo, ho provato pena e disgusto per lui: l’ho provocato come avrebbe fatto una prostituta”. E ancora: “ Quindi – conclude la No Tav – con buona pace dei pacifisti yuppie e cristianotti, sì, sono contraria alle forze dell’ordine, sì lo stavo sfottendo alla grande, sì, il fotografo è stato fortunato…”. Infine, in un’altra intervista, ha aggiunto: “ Negli occhi del poliziotto ho visto il panico non sapeva come reagire”. http://www.primapaginachiusi.it/2013/11/il-bacio-della-tav-al-poliziotto-un-atto-di-aggressione/
        Un gesto di sfida, certo violento. Approvo questo modo di fare? No, certo. Sono dalla parte del poliziotto? No, neanche. Perché? Perché concordo con Gandhi: meglio una indignazione violenta che nessuna indignazione. Nessuna indignazione significa che tutto è perduto. E forse tutto è perduto, a guardare le piazze.

        Sulla sua pagina facebook Nina De Chiffre ha scritto: “Nessun messaggio di pace, anzi, questi porci schifosi li appenderei solo a testa in giù, dopo quello che è successo a Marta, compagna molestata e picchiata”.
        Le violenze vengono agite anche dalla Polizia nel contesto delle manifestazioni noTav, non dimentichiamocelo. Quella situazione è una polveriera e a me stupisce che le cose non siano ulteriormente degenerate, mi stupisce molto più dell’odio – che a me continua a sembrare moderato, data la gravità della situazione – di questa ragazza.

        Mi sconvolge di più l’indifferenza. Quella che vivo intorno a me ogni giorno. Quella delle persone “per bene” che rimangono sedute tranquille davanti al tg senza sentire il bisogno di dissentire in alcun modo, ma si alzano dal divano serene come prima per andare a comprare i “pensierini” di Natale.

        Tutto questo, la storia del bacio, intendo, non ha niente a che vedere con l’amore, la passione o i delitti passionali o le molestie sessuali: è la violenza che si sviluppa naturalmente in una folla che protesta e che non è una folla organizzata e preparata ad una lotta non violenta: perché la lotta non violenta, per chi non lo sapesse, implica il prendere mazzate senza reagire, non è una cosa che viene proprio spontanea, è una cosa nella quale bisogna credere, che bisogna studiare, alla quale occorre prepararsi.
        E questo è un fatto.

        Che la gente abbia visto nella foto tutto altro è un altro fatto che è sciocco negare col senno di poi: ovvio che una volta lette le parole di Nina De Chiffre uno è costretto a confrontarsi con la realtà, ma quando la foto fece il giro delle bacheche – prima delle sue dichiarazioni – lo fece perché ricordava i fiori del ’67: http://www.claudiomalune.it/index.php?option=com_content&view=article&id=980:marc-riboud-jan-rose-kasmir-1967&catid=311:riboud-marc-&Itemid=111
        Ci piace raccontarci che con un fiore o con un bacio si possa dare il via ad una rivoluzione, che fiori e baci possano cambiare le cose. Ci piace raccontarci che la gente si ama e si bacia con passione, quando non è vero.
        Ma forse dovremmo crescere e riconoscere che è la rabbia la prima conseguenza dell’ingiustizia: dobbiamo solo decidere se stiamo subendo ingiustizie tali da meritare la nostra rabbia o no. E poi magari trovare il modo per indirizzare la rabbia verso metodologie di protesta più costruttive… Ma occorre sbrigarsi, perché il momento di protestare è questo. E chi ha gli strumenti per organizzare qualcosa di ben fatto sta lasciando il campo a chi può solo far disastri…

        Proprio perché ho una coscienza, non posso e non voglio schierarmi con il Coisp. E non importa se non è logico, perché secondo me è giusto: sono quelli che hanno manifestato la loro solidarietà ai poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, sono questi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/23/aldrovandi-maccari-coisp-campagna-denigratoria-legale-madre-valuta-denuncia-per/690529/
        Io ce l’ho una coscienza. Loro no. Il Coisp no. Al di là della logica, è proprio la mia coscienza che parla. Anzi, grida. Questa gente pretende di insegnare il rispetto della persona umana senza avere la più pallida idea di cosa sta parlando… Ovvio che una lezione, da parte del Coisp, non sarà mai accettata, neanche se pretende di enunciare un principio giusto, neanche se quel prinicipio è giusto, in teoria. Perché è giusto solo in teoria, nella realtà è una presa di posizione ipocrita di un sindacato che se ne frega del ragazzo in questione come di chiunque altro, e l’ipocrisia dovrebbe farci indignare.

        p.s. Gli indiani si riprendevano il sale che era stato rubato a loro. Hanno reagito con un furto ad un furto subito…

  8. Cinzia ha detto:

    Fai bene Ricciocorno a distinguere i due piani comunicativi dell’evento : quello che intendeva la manifestante e quello che veicola l’immagine.
    Ho già espresso la mia opinione sulla fotografia, mi interessa l’analisi che fai delle intenzioni della manifestante.
    Dici ” il suo era un gesto simbolico contro le forze dell’ordine (non contro quel polizziotto in particolare), perché voleva attirare l’attenzione sulle molestie di tipo sessuale messe in atto dalla polizia”: Come ho già detto ho cinquant’anni e sono cresciuta in quel periodo storico, troppo presto dimenticato, del terrorismo e della strategia della tensione, quando cominciarono le gambizzazioni e gli omicidi contro le forze dell’ordine, i terroristi rivendicavano il loro gesto con la teoria, “che intendevano colpire la divisa, il simbolo e non l’uomo”. Ora oggettivizzare l’uomo, renderlo simbolo, significa deumanizzarlo, cioè fare la stessa operazione culturale del potere che si dice di voler combattere. Non si combatte una cultura e una prassi che si considera errata con l’errore stesso. Ben lo sapeva il mahatma Gandhi che ,come ricordi giustamente, attuò la sua politica di disobbedienza civile disattendendo la legge sul divieto di produrre sale, ma con una strategia completamente diversa dell’occhio per occhio: Se ben ricorso migliaia e migliaia di persone lo seguirono in quel gesto simbolico, e si lasciarono passivamente aggredire e colpire selvaggiamente dalle forze coloniali inglesi, per un giorno intero, senza mai reagire, sino a quando la potenza della “”resistenza passiva” non rese evidente ai dominatori l’impossibilità di continuare a gestire una fiumana di persone decise a liberarsi o morire.
    Se una rivoluzione dei costumi deve avvenire, non può fondarsi sulle stesse pratiche che si vogliono abolire.(non si debella la molestia con la molestia).

    • Su questo hai ragione, ma bisogna anche tenere da conto un’altra differenza fra il gesto di rubare il sale e il gesto della manifestante: sebbene entrambi contro la legge, il primo era il frutto di una protesta pianificata, ragionata, mentre il secondo è solo il gesto istintivo di un singolo manifestante. Se non è giustificabile a posteriori, è comunque comprensibile nell’ottica dell’esasperazione…

      Forse non c’entra nulla, ma io considererei anche il fatto che, se la molestia sessuale dipende dalla percezione soggettiva dell’offeso, cosa possiamo dire di un poliziotto che svolge il suo servizio nell’ambito dell’ordine pubblico e si dichiara sconvolto da un bacetto sulla visiera? Come minimo che è inadatto a quel genere di servizio e che va immediatamente rimosso, perché psicologicamente troppo fragile… Il poliziotto non è un lavoro come un altro: fronteggiare una folla inferocita (e sappiamo che tipo di meccanismi possono generarsi quando l’individuo diventa elemento di un branco…) senza reagire fuggendo terrorizzato, o con altrettanta violenza, non è cosa che tutti sono in grado di fare (io sicuramente no! ad esempio). Se il bacio sulla visiera della manifestante è in grado di provocare a quel ragazzo un turbamento tale da pensare di poter pretendere un risarcimento, credo che quel ragazzo dimostri di non essere la persona adatta a scendere in piazza in caso di manifestazioni di protesta.
      Dal punto di vista dell’elemento soggettivo, immagino si possa dire che l’analisi della volonta di ledere, da parte della manifestante, non può prescindere dalla particolare tipologia del soggetto aggredito: non credo proprio che la manifestante pensasse di poter, col suo gesto, far sentire il poliziotto in assetto antisommossa sessualmente abusato.

      Questa considerazione perché molti hanno affermato che la denuncia sia pretestuosa e secondo me ci sono molti elementi a sostegno di questa ipotesi.

      • Cinzia ha detto:

        Però restando su di un piano prettamente giuridico stai usando lo stesso tipo di argomentazione che si userebbe in aula contro una prostituta che denuncia uno stupro..
        Se al posto di poliziotto metti la parla prostituta, avrai pari pari l’ arringa del difenore dello stupratore. La giustizia se vogliamo che sia uguale per tutti deve comprendere, uguale responsabilità per tutti e tutte. Tanto più che la manifestante rivendica il gesto come un’azione di spregio e che abbia inteso colpire solo la divisa o meno, in realtà ha “intenzionalmente” aggredito la dignità di un essere umano: le sue motivazioni potranno giustamente essere argomentate in tribunale, ma è evidente che il passaggio giudiziario deve esserci, per le ragioni di entrambe le parti in causa.
        Se la “Legge è uguale per tutti” deve essere applicata, non interpretata…

      • Per questo la denuncia è pretestuosa e strumentale: proprio perché il poliziotto può avvalersi specularmente delle stesse argomentazioni di una donna molestata sessualmente.
        Intanto, nessuna norma può essere applicata senza essere interpretata: questo è un principio fondamentale del nostro sistema giuridico; la norma, da manuale, è definita come generale ed astratta, il che implica che per essere applicata necessita dell’interpretazione dei soggetti preposti ad applicarla.
        Le donne, oggi come oggi, non sono vittime delle norme in vigore, la maggior parte delle volte, ma dell’interpretazione che di quelle norme viene data da una società profondamente maschilista.
        Prendiamo l’ultimo caso eclatante: il caso Tuccia.
        Della giovane lasciata a morire dissanguata con lesioni interne che hanno sconvolto il medico intervenuto, è stato detto che era consenziente ad un rapporto sessuale “estremo”.
        Ecco, questo è il genere di rivittimizzazione che subiscono le donne nelle aule di Tribunale italiane quando si parla di violenza sessuale…
        Per questo, l’uomo che pensa di utilizzare il caso del bacio sulla visiera per parlare di “giustizia uguale per tutti” incorre nelle battutacce che abbiamo letto nel web in questi giorni: perché c’è di mezzo la rabbia e l’esasperazione.

        Quello che voglio dire è che, dal punto di vista del sentire popolare (e quindi più emotivo che razionale), la denuncia del poliziotto non può che rivelarsi un boomerang, andando ad aumentare il risentimento contro le forze dell’ordine. Esattamente l’opposto di ciò che si propone: screditare il movimento di protesta.

      • Poi, ovvio, sono stata la prima a dirlo, proprio nel post: dal punto di vista logico non ci sono argomentazioni che tengano, è una molestia.

        Ma se la logica avesse tanta importanza, ci troveremmo nella situazione attuale?

  9. Cinzia ha detto:

    La legge non è applicabile seguendo considerazioni di tipo emotivo, sociologico, politico.La legge dovrebbe per sua natura essere al di sopra di queste istanze.
    Se mai il diverso sentire comune,l’evoluzione sociale, le istanze politiche dovrebbero essere i propulsori del cambiamento di una legge. Il tipo di cultura giuridica che interpreta i diversi ruoli sociali come “discrimine” per dare più o meno valore all’aggressione è proprio “il nemico mentale” da sconfiggere.
    Guarda che per assurdo, se la manifestante venisse condannata per aggressione sessuale e per danno morale ed emotivo, si otterrebbe un precedente giuridico che rafforzerebbe le istanze dei molestati. Qualunque avvocato potrebbe rivendicare che se persino un difensore pubblico nell’esercizio delle proprio funzioni può giustamente sentirsi sconvolto nel suo intimo, per l’azione di un “bacetto sul casco” e per questo risarcito, come dovranno essere risarcite le altre vittime di molestie e aggressioni sessuali?
    Le rivoluzioni culturali hanno i propri costi, “la marcia del sale” ebbe le sue vittime e i suoi reclusi.
    Gandhi stesso (che ricordiamolo era un avvocato) cercava la denuncia e la carcerazione come arma politica che mettesse in evidenza le storture giuridiche e sociali del colonialismo.
    Se crediamo fermamente che il gesto della manifestante abbia le sue ragioni, è proprio nelle aule di tribunale che troveranno dignità giuridica… sfidare la legge contempla l’eventualità che se ne debba pagare il prezzo… è già stato detto che “la rivoluzione non è un pranzo di gala, non è un’opera letteraria”.

    • Se rileggi il mio post ho proprio scritto: “Parte integrante della lotta non violenta è accettare le conseguenze che simili gesti comportano.”

      • Cinzia ha detto:

        Bene, allora stavano dicendo la stessa cosa (Y) 🙂

      • Penso di si 🙂

        Solo io non credo che la manifestante abbia “delle ragioni”, semplicemente perché non penso che abbia ragionato. Come ho già detto, il suo è stato un gesti istintivo, dettato dalla rabbia e dalla frustrazione. Paragonato al comportamento che hanno di solito i manifestanti esasperati (e penso proprio a questi ultimi giorni), il suo gesto, come ha commentato qualcuno più sopra (invece che baciarti avrebbe potuto fare ben di peggio), è oggettivamente poca cosa… tutta l’attenzione mediatica dipende da altri fattori, tra i quali il valore simbolico che l’immagine ha assunto quando è diventata virale e poi il valore simbolico che lei stessa gli ha attribuito successivamente.
        Parlando del secondo, il fatto che lei abbia voluto restituire al Poliziotto pan per focaccia, sebbene sia criticabile, dovrebbe dare a tutti la misura del livello di indignazione che ha raggiunto l’opinione pubblica intorno alla questione della violenza contro le donne e in particolare la violenza sessuale. Il che, spero, porti le autorità e gli uomini a riflettere seriamente sulla cosa…

  10. Come ho detto tempo fa, quando esplose il caso della Diana che a Ciudad Juárez ha iniziato ad uccidere gli autisti degli autobus (https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/09/08/forza-debolezza-e-calci-rotanti/): è facile, dal calduccio del proprio salotto, condannare chi reagisce con violenza alla violenza. Non sono nella condizione di sentenziare “io non lo farei mai”. Certo, il messaggio da diffondere è che la violenza è comunque sbagliata, ma l’esasperazione di chi subisce l’ingiustizia non può essere ignorata con supponenza. E anche Gandhi sosteneva che la non-violenza non va confusa con il subire passivamente …

    “È meglio essere violenti, se c’è la violenza nel nostro cuore, piuttosto che indossare la maschera della non violenza per coprire la propria impotenza. La violenza è sempre preferibile all’impotenza. Per un uomo violento c’è sempre la speranza che diventi non violento. Per l’impotente questa speranza non c’è.”
    (Gandhi, Non violenza in pace e in guerra, 1919)

  11. Lasciamo che la ragazza venga incriminata. Lasciamo che venga detto che lei ha “assaltato sessualmente” il poliziotto. Lasciamo che lei sia l’apripista di una condanna di molestie sessuali al contrario (manifestante vs poliziotto e non poliziotto vs manifestante). Perchè, quando un poliziotto torturerà, molesterà, picchierà una manifestante (da premettere che io non penso che tutti i poliziotti/carabinieri siano uguali) e cercheranno di giustificarlo, potremo dire “ragazzi, allora, ricordate la manifestante NoTav che avete tenuto a denunciare per molestia sessuale, nonostante avesse baciato il casco e non la bocca e soprattutto non fosse stato un gesto violento – perchè non era certo violento, visto che lei era disarmata e il poliziotto avrebbe potuto tirarle una manganellata per scrollarsela di dosso? Bene, visto che lei non ha avuto diritto ad alcuna giustificazione, anzi, come ha detto Maccari “Ho denunciato la No Tav che ha baciato il casco del poliziotto. Se fosse stato un poliziotto a baciare un manifestante a caso, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale”, la stessa cosa varrà anche per le manifestanti che potranno denunciare pubblicamente ciò che è stato fatto loro, senza che però venga detto che stanno esagerando.

  12. Pingback: Nella terra di mezzo, o della comunicazione inefficace | il ricciocorno schiattoso

  13. Pingback: Denunciare la ragazza notav per violenza è una buffonata, ma la molestia non può essere un atto dimostrativo » Massimo Lizzi

Lascia un commento