Quelli che non hanno niente da imparare

Ho ricevuto una mail da Francesca Rivieri, responsabile della comunicazione e operatrice per il Centro Antiviolenza D.U.N.A. (Donne Unite nell’Antiviolenza) di Massa, formatrice nelle scuole medie e superiori della Toscana, che mi chiede di raccontare cosa le è accaduto.

Francesca Rivieri viene contattata da un giornalista della Gazzetta di Massa e Carrara (lagazzettadimassaecarrara.it) che le propone un intervista sul tema “linguaggio sessista nella pubblicità” da pubblicare in occasionedi una iniziativa che il Centro Antiviolenza sta organizzando per il prossimo anno: quattro workshop che si terranno tra marzo e aprile 2015 dedicati specialmente a chi lavora nel mondo dell’informazione.

I workshop affronteranno diversi argomenti: gli stereotipi sessisti nella comunicazione/informazione, il tema della violenza di genere e gli stereotipi razziali, il servizio di mediazione linguistica e culturale del centro D.U.N.A., e infine i diritti LGBT.

Ben felice di pubblicizzare il progetto, Francesca Rivieri accetta. Le domande che le vengono rivolte, come potete verificare da soli alla pagina della gazzetta, sono molto interessate e rispettose:

Dottoressa Rivieri, partiamo da un esempio: dire ministro ad una donna, oggi, non solo è sbagliato, ma cela profonde verità e atavici pregiudizi verso l’altro sesso? Cosa ci può dire al riguardo?

Quali sono i motivi per cui è cosi difficile superare talune barriere linguistiche e mentali del linguaggio? In fondo si tratterebbe solo di modificare una desinenza finale. Non è così difficile.

Il giornalista lascia intendere di essere d’accordo con l’analisi del linguaggio proposta dall’intervistata, tanto che non aspetta neanche che sia lei a denunciare il sessismo implicito nella declinazione al maschile delle parole anche quando ci si riferisce ad una donna, ma già nella domanda afferma: dire ministro ad una donna è sbagliato.

Non c’è da stupirsi se Francesca Rivieri, quando trova pubblicata la sua intervista sotto questo titolo

francesca_rivieri

rimane di stucco.

Sotto l’intervista possiamo tutti leggere il polemico commento del direttore della testata Aldo Grandi, che, pensando di apparire illuminato e tollerante, esordisce:

“Pubblichiamo questa intervista perché, a differenza di tanti che darebbero voce solo a chi la pensa come loro, noi crediamo che tutti abbiano il diritto di dire la propria. Così come esiste il diritto di dissentire.”

Senza dubbio esiste il diritto di dissentire. Non sono altrettanto sicura che da qualche parte venga enunciato il “diritto di prendere per il culo la gente”.

Perché a me sembra che è esattamente questo che è capitato a Francesca Rivieri: Aldo Grandi e il suo giornalista le hanno organizzato un bello scherzetto, omettendo di comunicarle che non solo dire ministro invece di ministra secondo loro non è sbagliato

(“non è cambiando vocabolario o imponendo a colpi di decreti l’uso di parole diverse e lontane anni luce dalla nostra storia e dalla nostra lingua oltreché da usi e consuetidini, che si ottiene maggiore rispetto per l’universo femminile”),

ma che l’idea che una donna organizzi dei workshop dedicati agli stereotipi di genere rivolti a chi lavora per le testate di informazione li fa letteralmente uscire dai gangheri.

L’idea che una “maestrina dalla penna rossa” si permetta di pensare di avere qualcosa da insegnare a degli uomini grandi e forti, a dei maschi con gli attributi 

(“E lei, adesso, pretende di venire ad insegnare a noi come si fa informazione corretta, addirittura organizzando corsi? Ma lasci perdere e lasci, soprattutto, fare il mestiere di giornalista a chi ha gli attributi per metterci sempre la faccia, davanti all’arroganza del potere, destra o sinistra non importa, davanti all’idiozia e all’inezia di chi vorrebbe governarci e non ne ha nemmeno la capacità”)

irrita così tanto questi signori “coraggiosi”, che invece di affrontare direttamente la Dottoressa Rivieri – concedendole magari la possibilità di replicare alle loro obiezioni al progetto nel corso dell’intervista – prima si fingono interessati e addirittura d’accordo con le sue argomentazioni, e poi la mettono alla berlina, augurandole pure di finire nelle mani dei militanti dell’Isis, magari stuprata e venduta come schiava.

Onestamente, definireste questo comportamento “dar voce a chi la pensa diversamente”?

Non perdo neanche tempo a spiegare ad Aldo Grandi perché è sessista scrivere che ci vogliono “gli attributi” per fare il mestiere di giornalista, visto che è stanco di sentirsi definire un maschilista.

Mi limito ad esprimere tutta la mia solidarietà a Francesca Rivieri, e a tutte le persone come lei che con vero coraggio e determinazione continuano a lavorare per “cambiare le regole del gioco”, ben consapevole che lottare affinché l’Italia prenda coscienza di essere un paese piuttosto lontano dal potersi definire libero dagli stereotipi di genere è tutt’altro che un gioco.

keep-calm-and-keep-fighting-15Per approfondire:

La Crusca risponde: il ministro o la ministra?

Quando il maschilista è anche frustrato

Questo uomo no: Io non ne ho idea

Violenza e media: non basta essere brave persone e bravi giornalisti

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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23 risposte a Quelli che non hanno niente da imparare

  1. Morgaine le Fée ha detto:

    Aldo Grandi ha una grandissima coda di paglia, evidentemente. Risponde a Francesca Rivieri che parla in generale del linguaggio giornalistico, come se lei si fosse rivolta a lui con nome e cognome.
    Rivela una grande ignoranza quando parla dei bordelli di Olanda e Germania dicendo che “nessuno si é mai sognato di contestare questi paesi”. Mi sembra che siano stati criticati sulla prostituzione, e come, perfino dalle stesse forze di polizia presenti in quei paesi (rif ai documenti citati dal blog Info sulla prostituzione).
    Rivela una grande ignoranza quando parla dello sbarco di 150000 “musulmani” come se fossero tutti dei carnefici stile IS.
    Forse come giornalista dovrebbe essere piú informato?
    Peccato, perché l’intervista in sé era anche fatta bene e avrebbe dato merito al giornale, non fosse stato per il titolo e quel commento acido in coda.

  2. michela poser ha detto:

    Ho una gran voglia di scrivere a ‘sto “direttore”

  3. Il rasoio di Occam ha detto:

    Ma che coraggio ci vuole, a insultare un’intervistata dalle pagine della testata che controlli. Ci vuole un coraggio a insultare una perché ha espresso la sua opinione quando quella opinione l’hai cercata e sollecitata tu. Non mi pare affatto che sia pratica normale da parte del direttore di una testata replicare con lettere al veleno sotto ogni intervista con cui non è d’accordo. In oltre se non sbaglio nel codice deontologico è previsto il divieto di rappresentarsi in maniera falsa a meno che questo non sia necessario a tutelare l’incolumità del giornalista. Ma è possibile che certi uomini debbano perdere ogni senso della misura e della professionalità se vengono corretti da una donna? Ma poi questi che citano l’ISIS perché non ci vanno loro, a vedere cos’è veramente non avere la libertà di espressione? Forse ci penserebbero due volte a reagire come Giordano Bruno sul rogo alla semplice richiesta: “Potresti parlare in modo meno sessista?”.

    E a proposito di gente che è “stufa” di sentirsi chiamare maschilista: questa idea che se una non vive in stato di schiavitù deve ringraziare in ginocchio che la lasciano parlare è così carica di misoginia che non si commenta. Ha anche un tono vagamente intimidatorio: ci dice di non metterci troppo comode e dare per scontato di avere dei diritti, che ce li possono sempre togliere. Che cazzo volete? Ringraziate il cielo che non siete schiave…Per loro però non vale; loro non solo devono avere completa libertà di espressione ma devono anche essere esenti da critiche: di qui la derisione, delegittimazione, attacchi personali, bassezze varie, tutto per annientare verbalmente l’avversario. A me questo modo violento di reagire alle critiche puzza molto più di un desiderio di censura di qualsiasi seminario sul linguaggio sessista. Rimanda alla nostalgia di un tempo in cui bastava fare la voce minacciosa per rimandare una donna in cucina…solo perché non possono farlo, non significa che non vorrebbero.

  4. carmensofia ha detto:

    Mah, sembra quasi il disperato tentativo di far parlare di sé, da parte di una testata che non riesce ad avere evidentemente altri meriti … Ma perché non cominciamo a dare visibilità solo al meglio… il protagonismo ad ogni costo dovrebbe adeguarsi o rassegnarsi a sparire.
    In fondo certa roba non è giornalismo … non è informazione, ma le sbrodolature personali. Inseriamole nella galleria degli orrori di come non si deve fare comunicazione, e poi investiamo il nostro tempo in letture di qualità.

    • In questi casi mi piace citare Audre Lorde: “Your silence will not protect you”. Non credo che ignorare, fingere che ciò che non ci piace non esiste, sia una strategia vincente. Certo, promuovere letture di qualità è importante, ma si possono fare entrambe le cose: dissentire e proporre alternative.

  5. Andrea Mazzeo ha detto:

    Mi sembra più appropriato cambiare il nome del giornale in “Cazzetta di Massa e Carrara”.

  6. Alice ha detto:

    Mi chiedevo giusto prima se ci fosse un indirizzo mail per contattare il direttore, mi pare doveroso fargli i miei vivissimi complimenti per la correttezza professionale, per la logica da avventore di bar che parla per ventilare la bocca e per il gentile suggerimento di stare zitta e buona a chi ha lamentele riguardo ai comportamenti maschili molesti e cerca di cambiare le carte in tavola.
    Certo, grazie al suo eloquio ho capito che sbaglio tutto anche io quando mi lamento: vuoi mettere lamentarsi perchè la gente si struscia le parti intime su di te approfittando di treni stracarichi e ti tratta come un seno ambulante quando in Asia c’è l’Isis, quelli sì che sono i problemi. D’ora in poi farò la modesta e smetterò con le mie idee pazzerelle. Qui poi in fondo gli uomini sono gentili, si trattengono, non sono come quelli del califfato, non è che per arrivare alla nostra condizione attuale ci sono voluti secoli di lotte per reclamare la parità contro chi non ce la voleva concedere, è capitato tutto per magia, o magari per gentil concessione del sesso che ha gli attributi, qui i maschi non sono mai stati come i musulmani cattivi schiavizzatori, neanche nel medioevo!
    Mi piace proprio l’aria di velata minaccia del titolo dell’articolo e il fatto che il titolo parli di un diritto umano presentandolo come una concessione superflua!
    Giusto, alle mie lodi devo aggiungere la grandissima considerazione che la Gazzetta di Massa dimostra per il 51% della popolazione italiana e la qualità della sua vita!

  7. Vale ha detto:

    Rivoltante e VERGOGNOSO. Ma non dovrebbero essere radiati di corsa dall’ordine dei giornalisti, per una cosa simile?
    Ricordo anche che se vogliono un posto in cui urlare le loro opinioni (invece di riportare i fatti), possono aprirsi un giornale intitolato “L’opinione incontrastata di Tizio Caio”, evitando però di spacciarlo per giornalismo.

  8. Pietro.Spina ha detto:

    Aldo Grandi ha ragione. Non se ne può più di queste inutili femministe che il potere politico impone su tutti i media a dire misandrate insulse

  9. attilio59 ha detto:

    Aldo Grandi è notoriamente un fascista o qualsiasi altro nome, con cui si fanno chiamare oggi, rimane quello che è. A suo carico ci sono, già un paio di esposti all’ordine dei giornalisti del Lazio con l’accusa di istigazione all’odio razziale. Quindi non stupisce che sia anche maschilista e misogino. In questo caso ha dimostrato di essere un vile, con comportamento ignobile e spregevole non consono alla sua professione. Tutta la mia solidarietà alla Dottoressa Francesca Rivieri, che certamente non lo conosceva, perché certa gente se la conosci, la eviti.

    • paolam ha detto:

      Ecco, ora si spiega. Non mi tornava pure la vigliaccheria, ma ora che sappiamo che è notoriamente fascista, tutto torna. La vigliaccheria li ha sempre contraddistinti.

  10. primavera ha detto:

    A parte i commenti dei soliti “inutili” (così ti citiamo pietro spina e ti senti ancora più cazzuto!) poveracci che non meritano risposta alcuna data la stupidità di quanto affermano chiedo: sti “signori” stile aldo grandi immagino abbiano solo figli maschi o fratelli in famiglia perché le donne di casa loro altrimenti sarebbero legate ad una catena oppure sgozzate visto che invitano noi altre a farci un giretto da quegli altri assassini dell’Isis? Sono curiosa, fateci sapere che aria tira in casa di un uomo con gli attributi! Immagino che qualche femmina vi serva giusto il tempo di riprodurvi e via presa a pedate e zitta come si conviene ad un uomo vero!
    Per il resto in un paese allo sbando non mi stupisce che certa gente abbia in mano un giornale e che gli esposti agli ordini cadano nel vuoto..non stupisce ma fa rabbrividire.

    • Vale ha detto:

      No, Primavera, ti sbagli. Ovviamente un uomo con gli attributi non ha bisogno di nessuna donna. Non ha moglie, sorelle, amiche, nemmeno una dottoressa che lo visiti o una commercialista che gli faccia il 730. Fanno tutto da soli: pare si siano anzi materializzati su questa Terra per generazione spontanea. Altrimenti non sarebbero coerenti, vuoi mettere? 😀

  11. maria serena ha detto:

    Pietro, ora che ti sei fatto notare con la scorreggia di turno, torna pure a giocare fuori che i tombini sono aperti

  12. IDA ha detto:

    “Davanti all’idiozia e all’inezia di chi vorrebbe (fare il giornalista) e non ne ha nemmeno la capacità.”

  13. Pingback: Profughi musulmani e donne medico

  14. Beh, conoscendo il personaggio…
    “Aldo Grandi vittima di una moderna caccia alle streghe”: la solidarietà di Forza Nuova
    http://www.lagazzettadilucca.it/politica/2013/04/aldo-grandi-vittima-di-una-moderna-caccia-alle-streghe-la-solidarieta-di-forza-nuova/

  15. Blossom ha detto:

    Ecco, dopo due ore che rispondo a commenti bimbominkia scandalizzati per mediche, pure ‘sti pirla! Indicatemi le teste giuste che i testi giusti per imparare la lingua italiana – che è lontana anni luce solo dagli analfabeti – li ho già pronti. Magari una botta di cultura può far bene.

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