Dicono della Pas X

Intervista alla Dott.ssa Elvira Reale, dirigente dell’Unità operativa di psicologia clinica dell’Asl di Napoli 1, 17/10/2012:

Lei ha parlato di “spazzatura psichiatrica”. Perché allora la Pas piace tanto ai tribunali?
“La prima ragione è l’insipienza, nel senso che i tecnici dei tribunali, ma anche i giudici e gli operatori, non sanno assolutamente cosa sia la Pas e perché sia stata scartata dal novero delle patologie. Si tenga conto del fatto che secondo questa sindrome, l’indicatore della patologia è il rifiuto del genitore, e questo non è ammissibile. Perché un comportamento di rifiuto deve essere approfondito e se ci sono dei sospetti o denunce di abuso, su questi si devono fare indagini e controlli di veridicità ed attendibilità. Avviene cioè che un comportamento di rifiuto del minore non viene valutato nel merito delle situazioni attraverso prove e testimonianze ma viene d’amblée attribuito a una supposta sindrome, diventando dominio di valutazione di un tecnico”.
Nessuna indagine sulle persone coinvolte?
“Nessuna. Infatti tutto il mondo scientifico si è levato contro questa sindrome anche dal punto di vista pratico perché non offre la possibilità di ascoltare il minore e ascoltare la madre, per esempio, sulle accuse di abuso. Tutto viene demandato al tecnico che dice: il bambino rifiuta, non vuole vedere il padre, la madre è rancorosa ed è presto fatta la diagnosi”.
Il bambino, lei dice, viene “sradicato”.
“Sì, allontanato dalla madre e sottoposto a un vero e proprio lavaggio del cervello: si tratta di sradicare dall’interno del bambino tutti i sentimenti vissuti. E’ una follia, quando neanche il Tso (trattamento sanitario obbligatorio) non si permette di parlare di lavaggio del cervello ma prevede un trattamento biologico, un famaco, per un paziente gravemente alterato”.
In questi casi vengono usati psicofarmaci?
“Diciamo che nel caso in cui il bambino – chiaramente a disagio – magari non dorma potrebbe venire sedato, ma qui siamo già secondo me nell’ambito del diritto penale”.
C’è stata opposizione alla Pas?
“La levata di scudi non è servita e la sindrome viene tranquillamente usata. E’ menzionata nelle linee guida della neuropsichiatria infantile, anche se non si dilunga molto, quindi ha avuto una patente di legalità. In Italia ci sono alcuni paladini della Pas, come Guglielomo Gullotta, docente di Psicologia giuridica all’Università di Torino, autore di diversi testi. Ma noi ci dobbiamo muovere nel contesto internazionale dove per fortuna non è entrata nel novero delle patologie e quindi non deve essere utilizzata”.
Speranze vane.
“I nostri tribunali, ma anche i nostri tecnici, mi permetto di dirlo, spesso soffrono di pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano gli abusi. Da cui consegue che la madre è rancorosa e vuole il bambino tutto per sé. Il riferimento è ad un’iconografia di una madre cattiva. Sicuramente c’è un pregiudizio sessista contro le donne, spesso anche contro tutte le evidenze che emergono chiaramente nei centri di ascolto o in un pronto soccorso psicologico”.
In questi giorni abbiamo visto associazioni per i diritti dei bambini scendere in piazza. 
“Giustamente perché al di là del conflitto genitoriale, sono i bambini le prime vittime. E prima di fare questi spostamenti coattivi, bisognerebbe fare una serie di altre cose, le indagini per esempio sono fondamentali. Ascoltare sempre il minore. Anche nel caso in cui ci sia quello che noi chiamiamo mobbing da parte della madre verso il padre (pochissimi i casi contrari). Ne consegue un comportamento di strumentalizzazione del minore che, laddove ci sono maltrattamento sulle donne, va accertato con strumenti che non sono certo lo sradicamento del bambino. E allora colloqui, indagini sulla famiglia. Ma bisogna andare a vedere anche al di fuori della relazione padre-madre e indagare per esempio sull’andamento scolastico, grande indicatore”.
La Pas per la maggiore disgnosticata nei casi di figli affidati alla madre, perché?
“Una delle più agguerrite sostenitrici della sindrome è, a livello internazionale, la lobby dei padri separati. Non a caso, visto che molto spesso l’allontanamento del padre avviene in seguito a violenze perpetrate nei confronti della madre. E noi parliamo di questo in un paese dove c’è un’emergenza femminicidi. Ma sono casi complicati, i figli vengono usati spesso per fare pressione sulle madri. Pregresse violenze a volte si trasformano in stalking. Un esempio: questa mattina è venuta da me una donna, separata per volere del marito, che sta insieme ad un’altra. Il giorno dell’udienza in tribunale, lui si è scagliato contro di lei urlandole “guai a te se starai con un altro uomo”. Il problema del possesso rimane anche al di là della separazione”.
Cosa dovrebbero fare quindi i tribunali?
“Mettere fuori legge la Pas. Gli ordini dei medici e degli psicologi prendano posizione mettendola fuori legge. E si prevedano anche delle sanzioni per tutti gli specialisti che la adottano. Esattamente come si farebbe con un farmaco che fa male. Nei casi dove è stata individuata l’esclusione genitoriale poi, si deve indagare per capire se l’esclusione è motivata o immotivata. Solo dopo predisporre incontri protetti del minore con il genitore escluso per ristabilire un rapporto. Ma mai sradicare il bambino da un contesto nel quale vive. I danni potrebbero essere ben peggiori. Ma vorrei aggiungere una cosa a questo proposito”.
Dica pure.
“L’Oms e i più alti esperti in materia dicono che per un bambino non solo è deleterio e gravoso da un punto di vista psichico essere maltrattato o abusato, ma anche assistere al maltrattamento della madre. Comporta cioè danni pichici pari a quelli che avrebbe se lui stesso fosse stato maltrattato. Quindi valutare l’abuso assistito alla stregua dell’abuso subito in prima persona. Questo spesso non avviene”.
Approfondimento:
Nel documento del CISMAI (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) Requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento sulle madri si precisa che la violenza assistita – traduzione dell’inglese witnessing violence – è una forma di maltrattamento che subiscono i minori: per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte del bambino/a qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Il bambino può farne esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone gli effetti. Si include l’assistere a violenze di minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni di animali domestici.
Il danno prodotto sui bambini dalla violenza domestica può essere grave e strutturato, e spesso le modalità relazionali disfunzionali sono già attive prima della nascita, configurandosi poi nel tempo come esperienze ripetute e devastanti.
Si è visto che i danni derivanti alla donna dalla situazione di maltrattamento potranno investire negativamente il rapporto di questa con il suo bambino, ma anche che il genitore che mette in atto comportamenti violenti nei confronti della partner nel corso dei primi mesi di vita del bambino avrà probabilità maggiori di diventare maltrattante verso il figlio negli anni successivi.
I problemi riscontrati nei bambini vittime di violenza assistita includono:
depressione, ansia, inquietudine, aggressività, crudeltà verso gli animali, immaturità o ipermaturità, minori competenze sociali e prosociali, difficoltà nel comportamento alimentare, alterazioni del ritmo sonno/veglia, incubi ed enuresi notturna, comportamenti regressivi, scarse abilità motorie, comportamenti autolesivi, uso di alcol, livelli più bassi di interazioni affettive con altri bambini, scarse abilità verbali e visivo-spaziali dovute alla depressione materna e alla qualità scadente dell’ambiente familiare.
Si rilevano inoltre impotenza, colpa, bassa autostima, rabbia. Le piccole vittime possono presentare deficit dell’attenzione, spesso associato a scarso rendimento scolastico.
Denunciare la violenza domestica non è solo un dovere verso se stessi, ma anche un modo per proteggere i bambini.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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