Propaganda

Ho già affrontato il tema della psicologia della persuasione, e di come, per creare l’illusione della verità (cioè per convincere qualcuno che qualcosa sia vero anche quando non lo è) sia sufficiente sia ripetere, ripetere, ripetere un concetto all’infinito…

Vorrei, oggi, approfondire il concetto a partire dalla definizione di propaganda.

Con il termine propaganda si intende ogni azione che tende a influire sull’opinione pubblica e i mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto. La propaganda utilizza tecniche comunicative che richiedono competenze professionali, nonché l’accesso a mezzi di comunicazione di vario tipo, in particolare ai mass media, e implicano un certo grado di occultamento, manipolazione, selettività rispetto alla verità. I messaggi possono arrivare a implicare diversi gradi di coercizione o di minaccia, possono far leva sulla paura o appellarsi ad aspirazioni positive. La propaganda si presenta con caratteristiche costanti: in quanto rapporto di comunicazione di massa, presuppone sempre un soggetto emittente e un altro ricevente, quest’ultimo, di solito, in posizione né attiva, né informata(dall’Enciclopedia Treccani)

Non è sufficiente la sola volontà di creare l’illusione della verità in chi propone un determinato messaggio, c’è un altro elemento da tenere in considerazione: la posizione passiva e il grado di disinformazione di chi riceve il messaggio atto a persuadere.

Dopo questa breve premessa, introduco l’argomento: mentre nei mass media impazzano le polemiche intorno alla sentenza della Cassazione che ha liberato il bambino di Cittadella dall’ingiusta detenzione in un “luogo protetto” – sentenza che definisce la sindrome da alienazione genitoriale una devianza dalla scienza medica ufficiale priva di conforto scientifico – il sito ilsussidiario.net  pubblica un’intervista allo psicologo Claudio Risé, che afferma:

C’è un grande dibattito su questa sindrome, soprattutto c’è una differenza marcata in tutti i paesi tra le associazioni professionali di neurologi infantili, i quali per esperienza sanno benissimo che questa sindrome c’è e come funziona perché sono quelli che incontrano i bambini, e i manuali di diagnostica (i vari DSM 4, 5, ecc.) che sono generalisti e procedono da considerazioni teoriche, meno basati sull’esperienza clinica in psicopedagoia infantile, e quindi sono meno flessibili. Inoltre nelle questioni delle diagnosi, questi grandi manuali generalisti sono sottoposti a costanti pressioni politiche da parte dei gruppi di interesse, quindi sono clinicamente poco rilevanti perché diventano spesso dei manifesti politici.

La Pas esiste, ci racconta Risé, e lo sanno bene le associazioni professionali di neurologi infantili…

Neurologi?

La neurologia è una specializzazione della medicina che studia le patologie del sistema nervoso centrale (cervello, cervelletto, tronco encefalico e midollo spinale), del Sistema periferico somatico (radici e gangli spinali, plessi e tronchi nervosi) e del Sistema nervoso periferico autonomo (gangli simpatici e parasimpatici, plessi extraviscerali e intraviscerali).

La Pas, secondo Risè, sarebbe una malattia del sistema nervoso, come, ad esempio la diplegia spastica, una forma tipica di paralisi cerebrale che colpisce entrambe le gambe.

Tipiche malattie oggetto di studio della neurolgia solo le encefalopatie, ovvero le malattie che colpiscono il cervello. Le encefalopatie possono essere causate da da qualche agente infettivo, malfunzione dell’organismo, tumore del cervello, una prolungata esposizione ad elementi tossici, denutrizione, emorragia cerebrale o virus.

Caludio Risè ci sta forse proponendo la teoria del virus della Pas?

Ovviamente no. (Insomma: spero di no…)

Poi Risé parla di DSM: il DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) è uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella clinica che nella ricerca.

La versione aggiornata del DSM uscirà probabilmente del maggio 2013, ma l’inserimento di nuovi disturbi ha destato grandi polemiche e anche la stampa generalista non ha mancato di occuparsene.

La Stampa, ad esempio, intervista uno degli oppositori, il Dott. Allen Frances  (professore emerito alla Duke University negli Stati Uniti, nonché uno degli psichiatri più importanti del mondo), che dichiara:

Quali sono i problemi contemporanei per chi svolge la sua professione?
«Quello più grande è l’inflazione diagnostica, che fa aumentare il numero dei disturbi da manuale, particolarmente per i bambini. La medicalizzazione della normalità e delle differenze individuali ha portato all’uso eccessivo di trattamenti psicofarmacologici e all’ulteriore discriminazione del paziente psichiatrico. Anche perché i medici sono sempre meno abituati alla diagnosi clinica, quella che oltre ai manuali guarda al rapporto individuale col paziente. Tra le ultime mode dei disturbi ci sono il deficit d’attenzione, il bipolarismo infantile, l’autismo. Le cure più abusate per queste sindromi sono antipsicotici atipici dai possibili effetti collaterali».

Insomma, il Dott. Frances denuncia un aumento ingiustificato dei disturbi, disturbi che non esita a definire mode.

Qual è, secondo il Dott. Frances, la causa di questa moda di medicalizzare (curare) la normalità?

Leggiamo: Il marketing aggressivo delle case farmaceutiche vende l’idea che le persone sono malate per incoraggiare l’uso di medicine… gli esperti che lavorano al Dsm V sono “smart” e ben intenzionati, ma assai ingenui su come il manuale possa essere usato poi nel mondo reale, in particolare sotto la pressione delle case farmaceutiche.

La pressione esercitata dalle case farmaceutice produrrebbe nuove malattie, malattie che il Dott. Frances definisce senza mezzi termini non supportate da evidenze scientifiche.

La domanda sorge spontanea: come mai un manuale orientato ad inserire nuovi disturbi, un manuale che ne ha inseriti così tanti da destare le proteste di insigni professionisti, sceglie di ignorare proprio la sindrome da alienazione genitoriale?

Mi sembra una domanda legittima, la mia…

Per concludere, vi ricordo come si è espressa in merito alla Pas la Società Italiana di Psichiatria, nella persona del Dott. Mencacci:

Allo stato attuale il DSM 4 TR (manuale diagnostico e statistico di disturbi mentali) non riconosce la Pas come sindrome o malattia, nè tale inclusione è prevista nell’edizione in uscita nel maggio 2013. Questo a causa della mancanza di dati a sostegno e di evidente ascientificità segnalata fin dal 1996 dalla Società americana di psichiatria. Il dibattito e le pressioni sono state vivaci anche in questi ultimi anni con la presa di posizione dello psichiatra W. Bernet, ma anche in questo caso la Pas non è stata inclusa tra le psicopatologie riconosciute. Questa diatriba fin dall’inizio ha avuto importanti riflessi sull’affidamento dei minori soprattutto negli Usa.

Il suo riconoscimento giudiziale è spesso stato considerato come rovinoso per i figli e tutti i tribunali che hanno vagliato la Pas al test di Frye (che rende ammissibile una teoria qualora accettata e consolidata) l’hanno rigettata. Queste tesi sono quindi soprattutto sostenute da alcune aree psicologiche, mentre la Società italiana di psichiatria non riconosce questo disturbo come una patologia.

La Pas non essendo basata su studi fondati e replicabili e poggiando solo su supposizioni e senso comune, non sufficienti a definire una condizione patologica, non giustifica interventi terapeutici specifici.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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