Violenza e affidamento

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La American Psychological Association (APA), con ben 134.000 membri fra ricercatori, educatori, professionisti e studenti, è la maggiore organizzazione scientifica degli Stati Uniti per ciò che riguarda la psicologia.

Per tutta una serie di ottime ragioni che trovate elencate qui,

(fra le quali cito solo la prima: Whereas violence against women is a major cause of reduced quality of life, distress, injury and death for women and has serious secondary effects for families, communities, and the economy, ovvero “poiché la violenza contro le donne è la principale causa della ridotta qualità della vita, della sofferenza, di lesioni e di morte per le donne e ha seri effetti secondari sulle famiglie, sulla comunità e sull’economia…”)

l’APA decide di costituire la Male Violence Against Women Task Force, che nel 1996 produce un documento per informare in merito alle devastanti conseguenze della violenza contro le donne nell’ambito della famiglia: Violence and the family.

Vorrei tradurvene una piccola porzione, presa dalla sezione Issues and dilemmas in family violence (problemi e dilemmi in merito alla violenza intrafamiliare).

Il dilemma posto è questo: quando due genitori si separano poiché l’uomo era abusante, il padre dovrebbe conservare il diritto di esercitare la medesima genitorialità della madre?

Insomma, il dilemma riguarda da una parte il bisogno del bambino della figura paterna, dall’altra la necessità di proteggerlo da quegli abusi fisici, sessuali e psicologici che spesso si trovano a subire anche i figli quando vi è violenza verso la donna.

Ecco il testo:

Sebbene molta gente ritenga che i padri dovrebbero godere di un accesso ai figli equivalente alle madri dopo una separazione, l’idea di una suddivisione paritaria si basa sul principio che i padri agirebbero nel migliore interesse dei figli. Tuttavia questo principio si rivela piuttosto naif quando di mezzo c’è la violenza domestica.

E’ probabile che quei padri che hanno usato violenza sulle compagne adottino anche con i propri figli il medesimo comportamento abusante e le stesse tecniche di controllo psicologico.

In molte di questa famiglie prima della separazioni i padri non erano attivamente coinvolti nella vita dei figli. Combattere per un coinvolgimento nella crescita dei bambini è per questi padri uno strumento per mantenere il controllo dopo la separazione.

Spesso i bambini che sono stati esposti alla violenza in seno alla famiglia hanno paura del comportamento negativo o abusante dei loro padri e le madri non sono in grado di proteggerli. Qualche volta il padre cerca di allontanare i figli dalla madre usando il denaro o allettandoli con altre lusinghe, denigrando la figura materna o cercando di ridurre i contatti con la madre nei periodi in cui i figli sono presso di lui. Altre volte il padre arriva a minacciare o rapire i propri figli allo scopo di punire la madre o per forzarla ad una riconciliazione.

Molte persone, incluse le stesse donne vittime di violenza, credono che quando una donna lascia un uomo violento, questa diventerà la principale responsabile dei propri figli. Invece accade che i Tribunali possano non considerare la violenza domestica rilevante ai fini dell’affidamento.

Studi recenti suggeriscono che proprio il partner abusante è quello più propenso, – rispetto ad un uomo non violento – a lottare per l’affidamento dei propri figli e può ottenerne la custodia tanto quanto la madre, se non con più facilità.

Per gli uomini è più facile ottenere l’affidamento dei figli perché generalmente hanno maggiori risorse economiche delle ex compagne, quindi possono sostenere con minore difficoltà lunghi procedimenti giudiziari e possono permettersi una migliore assistenza legale.

E’ frequente che i Tribunali minimizzino l’impatto della violenza assistita sui bambini (Per violenza assistita intrafamiliare si intendono gli atti di violenza – fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica – contro un elemento della famiglia che avvengono nel campo percettivo di un minore) e qualche volta si dimostrano restii a credere alle madri. 

Se i Tribunali ignorano la storia di violenza che sottende il comportamento materno quando sono chiamati a decidere in merito all’affidamento dei figli, la donna può apparire ostile, poco collaborativa o addirittura mentalmente instabile. Per esempio, potrebbe rifiutarsi di comunicare il proprio indirizzo, o opporsi alle visite del padre senza una supervisione, soprattutto se teme per la sicurezza dei propri figli. Quei consulenti tecnici che minimizzano l’importanza di un vissuto di violenza domestica, chiamati a valutare il comportamento delle madri potrebbero considerare patologiche le sue reazioni, accusarla di voler alienare i figli dal padre e addirittura raccomandare un affidamento a quest’ultimo nonostante l’evidenza di episodi di violenza intrafamiliare.

Alcuni professionisti ritengono che le accuse di violenza fisica o sessuale sui bambini rivolte ad un genitore in caso di divorzio siano molto probabilmente false, ma la ricerca empirica riporta dati che non mostrano alcun aumento di false accuse in simili contesti.

In molti casi i bambini hanno paura di rimanere soli con un padre che hanno visto usare violenza verso la madre o con un padre che ha usato violenza su di loro. Qualche volta i bambini esprimono in Tribunale il loro desiderio di rimanere con la madre perché hanno paura del padre, ma il loro desiderio viene ignorato.

Le ricerche ci dicono che un alto livello di conflittualità fra i genitori separati ostacola il normale sviluppo dei bambini. Alcuni ricercatori sostengono che è meglio, al fine di tutelare lo sviluppo di un bambino, limitare la frequentazione con il padre e scongiurare così pericoli per il bambino stesso e per la madre.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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2 risposte a Violenza e affidamento

  1. marilena ha detto:

    poichè tutto quello che è scritto qui è assolutamente vero e testimoniato dalle tante madri e figli che ci sono passati ed è la prima volta che lo trovo scritto da esperti in modo così chiaro a vero specchio della realtà, vorrei sapere perchè i tribunali non lo accolgono, data la sua evidenzia e dato il suo senso logico, tanto che una qualsiasi persona di buon senso, senza bisogno di tante lauree lo comprende e lo esprime. Perchè allora così alieno nei tribunali? vorrei anche sapere chi è che pubblica questi scritti, come li seleziona e se esistono organizzazioni a cui rivolgersi per aiutarle a diffondere questi studi ed esperienze perchè non è possibile che i tribunali, con il sostegno spesso degli psicologi e neuropsichiatri, continuino a rovinare la vita dei bambini con leggi sbagliate, lasciandoli così esposti all’abuso o nel peggiore dei casi alla morte loro o delle loro madri.

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