Tesine e stereotipi

Come ogni primavera, i maturandi italiani hanno dovuto impegnarsi nella stesura delle famigerate tesine. Siccome sono una donna curiosa che patisce saltuarialmente l’insonnia, ho navigato i siti dedicati agli studenti, quelli che offrono spunti e idee originali.

E ho trovato questo:

stereotipi di genere

A proposito di questi beceri stereotipi di genere, vorrei consigliarvi alcuni approfondimenti:

uno sull’ associazione donne-perfezione

e uno sull’immagine della donna nelle pubblicità di automobili.

A proposito di danza:

 

 

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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21 risposte a Tesine e stereotipi

  1. Paolo ha detto:

    un uomo può scrivere di moda e bellezza ed è libero come chi scrive di motori e una donna può scrivere di motori ed è libera come chi scrive di moda e bellezza. Donne e uomini fanno tesine su ciò che vogliono al di là degli stupidi pregiudizi di alcuni

    • Se ci rifletti bene, Paolo, questi stereotipi non hanno mai impedito agli uomini di avere successo in mondi che hanno a che fare con la moda o con la bellezza. Abbiamo grandi stilisti che vestono le donne, li abbiamo sempre avuti: la nascita dell’alta moda, così come la conosciamo oggi, è fatta risalire agli inizi del 900, e come capostipite è sempre citato l’inglese Charles Frederick Worth, famoso per aver vestito Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, la principessa D’Austria e la Zarina di Russia. La sua peculiarità era che Worth non confezionava i vestiti assecondando i gusti delle clienti, al contrario, era lui l’arbitro del gusto. Alle sue clienti lasciava soltanto la libertà di scelta all’interno di una gamma limitata di proposte, e le sue creazioni dettavano lo stile a cui il gusto delle donne dell’alta società doveva conformarsi per essere certe di vestire alla moda.
      Paul Poiret è considerato il primo creatore di moda in senso moderno ed è il protagonista indiscusso dell’haute couture fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.
      Dobbiamo aspettare Chanel per trovare una donna di pari rilievo nel mondo dell’alta moda… e le sue creazioni fin da subito si caratterizzarono per la semplicità del taglio, la sobrietà delle fogge e la praticità dei materiali, prerogative, fino a quel momento, dell’abbigliamento maschile, in netto contrasto con lo stile dei suoi predecessori maschi.
      Allora perché la moda è femminile?

  2. Stesso discorso si potrebbe fare per il tema “amore”. Quanti uomini hanno ad esempio scritto d’amore? Una enorme quantità, tanto che non saprei neanche da dove cominciare a citarli… Potrei partire da Ovidio, proseguire con Petrarca, passare per Shakespeare, soffermarmi su Rilke, arrivare sino a Marquez, e potrei dire di non aver neanche iniziato. Parimenti, potrei citare una gran quantità di donne che hanno scritto e non hanno scritto d’amore. Quindi perché l’amore è un tema femminile?

    • Paolo ha detto:

      sono pregiudizi privi di senso e privi di legami con la realtà, infatti

      • Un senso ce l’hanno: educare i ragazzi ad un certo modo di “essere maschio” ed “essere femmina”, influenzando la loro costruzione identitaria.

      • IDA ha detto:

        Paolo.. Non sono privi disenso, sono una rappresentazione di ciò che è maschile e cio che è femminile. Sono degli stereotipi, una visione semplificata, una elaborazione di ciò che deve essere ma non rappresenta una persona nella sua complessità, ma degli schemi. Questi stereotipi presentati fin da bambini, predispongono le persone ad essere in un determinato modo. Sono discriminanti, perché definiscono il maschile con determinate caratteristiche e abilità che evidenziano la dominanza. ( ambizioni, competenza, autonomia, indipendenza.) Quelli femminili evidenziano la subordinazione. ( emotività, sentimentalismo, sensibilità, passività, dipendenza). Amore, moda, danza, perfezione, bellezza per le ragazze, come è riportato nell’articolo, predispone a guardare su se stesse. Al contrario quelli maschili, automobile, motore, polizia, guardano all’esterno, hanno a che fare con la velocità, competizione, forza.. Creano delle donne predisposte alla subordinazione e degli uomini al dominio, ambiziosi, coraggiosi avventurosi, competitivi.

      • Paolo ha detto:

        sì lo so e vanno contestati, ma non impedisce che ci siano donne competitive e uomini timidi e non impedisce che crescendo una donna e un uomo. Insomma se una donna vuole lavorare nella moda non è a causa degli stereotipi, se un uomo ha la passione per i mori non è a causa degli stereotipi, sono passioni genuine. Gli stereotipi sono dannosi per quelle donne che hanno la passione per i motori perciò vanno contestati in quanto pongono ostacoli esterni ingiustialle donne che hanno certe passioni. ma la passione per i motori o per la moda non viene a causa degli stereotipi

      • IDA ha detto:

        Appunto Paolo io ho parlato di predisposizione, non impedisce nulla, ma prepara, mette in condizione di o in grado di affrontare.
        Hai letto l’articolo che ti ha pubblicato Riccio? Questo.
        https://www.forelsket.it/ragazze-coraggiose-non-perfette/

  3. IDA ha detto:

    Solo ora ho letto l’articolo: “insegniamo alle ragazze ad essere coraggiose, non perfette”,

    “Una ricerca svolta da HP ha evidenziato il fatto che gli uomini solitamente si candidano per una posizione lavorativa quando hanno il 60% dei requisiti richiesti, mentre le donne lo fanno solo se sono certe di averne il 100%.”

    Non lo sapevo che gli uomini al 60%, Se me lo dicevi prima, cantava Jannacci.
    Quello del 100% in ambito lavorativo, lo confermo, ad essere precisa con 100% mi rimangono ancora molte perplessità e dubbi. Con il 60% di requisiti, non farei nemmeno una gara di rutti al pub… 🙂

    • Paolo ha detto:

      mia madre in effetti mi spinge a candidarmi anche se non ho tutti i requisiti ma credo me lo direbbe pure se fossi femmina.
      Secondo me candidarsi quando sai di non avere i requisiti è da coglioni, in ogni caso

      • IDA ha detto:

        No. Non è da coglioni, ma è accettare il rischio, la sfida, verificare se hai realmente i requisiti o no. Sono le sicurezze e la percezione che abbiamo di se stessi. Gli stereotipi di genere condizionano scelte e aspirazioni, ti fanno sentire adatto ad alcune attività e inadatto ad altre attività. Senza la possibilità di verifica escludi alcune attività, perché pensi di non esserne capace, o di non avere requisiti o conoscenze, ma non l’hai verificato.
        Nell’educazione dei miei figli ho sempre cercato di rispettare la loro personalità, di individuare ed eliminare gli stereotipi, e fare il modo di acquisire e sviluppare un loro senso critico. Questo è quello che può fare la famiglia, poi c’è la società, l’ambiente esterno, che ci restituisce l’immagine di se stessi e il proprio essere maschi o femmina, tramite la tv, la pubblicità, i giornali i colleghi di lavoro, ecc… Si parla sempre di famiglia e scuola, e mai dell’ambiente, in cui è inserita la famiglia e la scuola. La famiglia e la scuola possono dare anche messaggi positivi, ma l’ambiente dove uno vive e si relaziona restituisce messaggi opposti, contrastanti e contraddittori, serve a poco. Un cartellone pubblicitario ti può bruciare un anno di scuola.

        http://www.tempi.it/trentanni-di-campagne-sugli-stereotipi-di-genere-per-scoprire-che-non-e-cambiato-niente#.V3TPC_mLTIU

      • Paolo ha detto:

        continuo a credere che se una donna vuole fare l’estetista è libera e non deve sentirsi dire “no tu non lo vuoi veramente lo dici solo a causa degli stereotipi” così se una donna vuole fare ingegneria deve poterlo fare senza sentirsi dire “no non puoi farlo perchè è da maschio”. entrambe le scelte vanno difese a prescindere se ci sembrano stereotipate o no

      • IDA ha detto:

        Paolo, puoi continuare a credere quello che ti pare, ma io non ho detto codeste cose.
        Esempio: Stereotipo alle ragazze non piace il calcio, il calcio interessa solo i maschi. Io da ragazza volevo giocare a calcio, ma non esistevano le scuole calcio per ragazze. Mia figlia, voleva giocare a calcio, ma non c’erano le scuole calcio. A mio figlio non li è mai interessato giocare a calcio, ma c’erano le scuole calcio per lui, perchè alle donne il calcio non interessa. Quando hanno aperto la scuola calcio a Firenze, ci sono state centinaia di iscrizioni. Lo stereotipo che alle bambine non interessa il calcio, ha fatto si che non si sono fatte scuole di calcio e impedito a tante bambine di verificare, di provare.

      • Paolo ha detto:

        Carolina Morace come ha fatto? Le calciatrici che esistono anche se ingiustamente sottovalutate dove hanno imparato? Comunque io penso che dovrebbero essere scuole di calcio per bambine che poi finchè sono piccole si possono allenare assieme ai maschi, la disparità fisica è meno evidente.
        Che io sappia non ci sono scuole di danza specifiche per bambini maschi ma i ballerini esistono.
        Ribadisco: “entrambe le scelte vanno difese a prescindere se ci sembrano stereotipate o no”

      • Le scelte vanno offerte, prima ancora.

      • Paolo ha detto:

        con me sfondi una porta aperta: per me una bambina può fare calcio, danza, ricamo, pallacanestro, rugby, pattinaggio artistico, pugilato ecc.. se vuole. E sono d’accordo nel rimuovere tutti i pregiudizi secondo cui una bambina no può fare calcio

      • Ed è esattamente di questo che si parla…

      • IDA ha detto:

        La Morace è una, oppure la Vignozzo, ma hanno avuto l’opportunità di verificarsi. Ma quante altre al contrario della Morace e della Vignozzo hanno avuto l’opportunità di verificarsi? Poi ripeto io non ho detto che impedisce o vieta o che una non è libera, ma ho usato altri termini con altri significati. Lo stereotipo che dice che le donne non sono brave in matematica, non impedisce alle donne di fare ingegneria, sono libere di fare o non fare ingegneria, ma molte diranno, non sono capace, non fa per me e scelgono altri percorsi senza avere verificato le loro reali capacità, oppure alle prime difficoltà abbandonano, a questo servono gli stereotipi, non a impedire ma a indirizzare.
        Certo che esistono le scuole di danza per maschi. L’accademia tiene corsi maschili e femminili, qui c’è uno stereotipo che riguarda i maschi. I maschi che fanno danza sono gay e questo tiene lontano molti ragazzi che potrebbero essere interessati. Come dice nel filmato i maschi non ballano.

  4. migraciontotal ha detto:

    il film mi aveva delusa ma la scena di I will survive è bellissima!

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