Vittima

Responsabilità1

«Anche lui è una povera vittima»

Lo trovo scritto sui giornali, e mi chiedo: ma di chi?

Questo il resoconto dell’omicidio:

La ragazza, benché ferita da diverse coltellate infertegli dal fidanzato al culmine di una lite per motivi di gelosia, ha reagito sino all’ultimo per sottrarsi alla morte. Quando si è resa conto che il ragazzo intendeva bruciarla, secondo quanto avrebbe riferito lo stesso diciassettenne, lei si è alzata e gli si è buttata addosso, cercando di versare per terra il contenuto della tanica. Poi, probabilmente perché indebolita dalle coltellate, è ricaduta a terra ed il giovane le ha dato fuoco.

O ancora:

...il ragazzo sostiene di essere stato “aggredito” da Fabiana e di aver reagito prendendola a coltellate. Sette volte. Colpi non mortali, visto che la giovane è rimasta sanguinante ma vigile, riversa in terra. Il suo carnefice l’ha lasciata lì per andare a procurarsi una tanica di benzina. E’ tornato dopo un’ora e non senza alcuna esitazione ha appiccato le fiamme sul corpo ferito di Fabiana: “Era ancora viva quando le ho dato fuoco” ha confessato al magistrato che lo ha interrogato. Ma soprattutto, nonostante le ferite la ragazza ha cercato di difendersi finchè ne ha avuto le forze. Si è alzata e si è avventata contro il ragazzo per togliergli la tanica dalle mani, forse ha cercato di versare la benzina a terra, ma si è accasciata al suolo perchè troppo debole, aveva perso troppo sangue. Ha capito cosa stava per accaderle, ma non ha potuto evitarlo. Il suo aguzzino ha appiccato le fiamme quando lei era ancora viva.

Io non sono una forcaiola: non sono qui a gridare di appendere questo giovane per i piedi in mezzo alla pubblica piazza; odio, rabbia o vendetta non leniscono il dolore per la morte di una ragazza innocente, né servirebbero a prevenire altre morti.

Ma di fronte ad un simile ribaltamento linguistico mi indigno e mi preoccupo: che genere di messaggio si vuole trasmettere?

Dopo che abbiamo letto in tutte le salse che le donne non debbono essere vittime, che la parola vittima trasformerebbe le donne in inermi panda da tutelare, oggi ci ritroviamo sui giornali un assassino-panda, vittima dell’atroce delitto che egli stesso ha messo in atto.

Già tempo fa scrissi che era inopportuno parlare di bravi ragazzi, in questi casi, anche nel rispetto di chi è davvero bravo e forse dovrebbe cominciare a rivendicare il diritto di tenere certi aggettivi tutti per sé.

I bravi ragazzi non si armano di coltello e benzina e le vittime sono quelle che muoiono.

Le parole sono importanti.

Ciò di cui sto parlando è di educazione: molte donne si stanno sgolando di questi tempi cercando di far comprendere che l’unico modo per porre fine a questi episodi è una corretta educazione al rispetto fra i generi.

Allora parliamo di responsabilità: che cosa dovremmo insegnare ai giovani sul concetto di responsabilità?

“Responsabilità” deriva dal latino responsare, ossia rispondere, ed è così definita: essere consapevoli delle conseguenze delle proprie condotte.

Il senso di responsabilità nasce dal superamento dell’egoismo e dell’egocentrismo infantili, quando si capisce che la felicità non è una condizione solitaria, perchè tutti gli uomini sono interconnessi tra di loro e l’azione che io compio può espandersi nello spazio e prolungarsi nel tempo ben al di là dei confini della mia individualità.

Il concetto di responsabilità è strettamente connesso al concetto di libertà: sono responsabile delle mie azioni perché sono libero di scegliere, perché di fronte ad una alternativa (uccidere/non uccidere) prendo da solo una decisione, assumendo un rischio. Quando siamo chiamati a scegliere, in momenti cruciali della nostra vita, quando siamo posti di fronte a due o più alternative e ci prendiamo il carico di indicarne una, allora accettiamo anche di assumercene la responsabilità. Non possiamo accusare nessun altro fuorché noi stessi delle conseguenze di quella azione.

Definire questo giovane assassino una vittima significa raccontare che non era un ragazzo libero di scegliere e questo, lo sappiamo bene, non è vero. Avrebbe potuto fermarsi, se avesse voluto, ma è andato fino in fondo.

Ce ne è voluto di tempo per fare ciò che ha fatto, sono servite forza e determinazione.

La vittima non ha possibilità di scegliere, non può scegliere di non morire: si dibatte, si ribella, implora… è sconfitta.

Chiamiamo le cose con il loro nome: c’è stato un omicidio, c’è una vittima e c’è un assassino.

Non è deresponsabilizzando gli assassini che educheremo le giovani generazioni al rispetto della vita altrui.

Insegnamo ai nostri figli a vivere da persone libere: spieghiamo loro il significato della parola responsabilità.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
Questa voce è stata pubblicata in attualità, giustizia, notizie, riflessioni, società e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

29 risposte a Vittima

  1. Giulia ha detto:

    Questo ASSASSINO non ha agito per impulso di un attimo. Freddamente ha lasciato la sua vittima per terra mentre andava a procurarsi la benzina per l’atroce conclusione. Ci è voluto del tempo, si è dovuto fermare…
    Se avesse avuto una coscienza o la minima traccia di cuore e non avesse voluto, con tutto sé stesso, uccidere e distruggere la ragazza colpevole di non amarlo più, a quel punto avrebbe capito l’orrore delle sue azioni e avrebbe chiamato un’ambulanza. E Fabiana sarebbe probabilmente stata salvata.
    Ma uccidere era esattamente la sua scelta e l’ha portata alle estreme conseguenze. Quindi la parola per descriverlo è assassino, fino all’osso, e non vittima. Chiamarlo vittima è un’offesa a Fabiana, che ha pianto e lottato per la propria vita davanti alla spietatezza implacabile degli occhi di chi l’ha ammazzata.

  2. Pingback: un altro nome: Fabiana | laboratorio donnae

  3. paolam ha detto:

    Povera vittima: in effetti, ci sono tutte le aggravanti possibili e immaginabili. La mistificazione ideologica dell’eventuale concetto di “perdono” è ignobile: il perdono è un atto che attiene alla coscienza individuale della persona offesa, e non ha altro spazio, e se viene usato per edulcorare un crimine atroce, chi ne fa questo uso si rende complice – complice – di quel crimine atroce. Amen.

    • Il perdono, in una prospettiva religiosa, è profondamente frainteso. Nel Vangelo di Luca è scritto: “Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo. Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: Mi pento, perdonalo.” Non esiste perdono senza pentimento e non esiste pentimento senza assunzione di responsabilità. Questo vorrei ricordarlo a quell’Arcivescovo che si affrettato a richiedere il perdono della famiglia che ha perso una figlia prima di recarsi a raccogliere il sincero pentimento dell’assassino.
      Mettendo da parte la religione, perdonare è quell’atto che si verifica quando una persona, che è stata offesa e ferita da un’altra persona e ne ha riportato un senso di risentimento, o impulsi vendicativi, decide di scusare chi l’ha offesa.
      La persona veramente offesa oggi non c’è più, è morta.
      Perdonare significa rinunciare a punire a vendicarsi, ma non nega la responsabilità di chi ha ucciso, tutt’altro; perdonare non significa affermare: “tu non hai colpa per ciò che è successo”; se non hai colpa cosa ti dovrei perdonare?
      Io posso perdonare qualcuno solo se gli riconosco la piena responsabilità di ciò che ha fatto ed è allora che il perdono assume il pieno valore di un gesto che va oltre il comune senso della giustizia, collocandosi in una dimensione superiore. Insomma, senza scomodare il Vangelo, il concetto di perdono (come quello di libertà) non può fare a meno della responsabilità…
      Che si voglia assumere una prospettiva religiosa o atea, tutto questo vittimizzare e deresponsabilizzare l’assassino è piuttosto grottesco.

  4. nerodavideazzurro ha detto:

    Educazione al rispetto fra i generi. Sarebbe manna dal cielo, dovrebbe diventare una materia scolastica specie in alcune aree suburbane e rurali che stanno ancora all’età della pietra e della donna da trascinare per i capelli o del diverso da emarginare. Questo sempre nel migliore dei casi.
    E c’è anche bisogno d’equilibrio: né forca né pacca sulla spalla, ha sbagliato e pagherà secondo quanto il giudice riterrà opportuno.

  5. David ha detto:

    però lo dice la madre che anche lui è una vittima, e risulta che lui dopo è andato in ospedale a farsi medicare, per cui è plausibile che, come dice nella confessione, sia stato aggredito ed abbia perso la testa. Non dimentichiamo mai che uomini e donne sono violenti in egual misura.

    • … e casualmente aveva un coltello in tasca. E’ normale andare a prendere la fidanzata armati, giusto? Non si sa mai, sono così aggressive queste fidanzate, che sarebbe opportuno portarsi la benzina dietro, evitandosi della strada in più…
      Per la cronaca: in ospedale ci è andato a farsi medicare le mani ustionate. Si è fatto male perché, essendo la prima volta che bruciava una persona, non ha gestito bene il falò.

      • David ha detto:

        Se una sta con un mafiosetto, deve mettere in conto che in tasca abbia non solo soldi rubati ad altri ma anche un coltello e peggio

    • Alex19 ha detto:

      ma certo povero ragazzo, è stato aggredito e ha perso talmente la testa che ha dato alla sua ragazza 20 coltellate (non uno schiaffo dato in un momento di rabbia, eh, 20 coltellate), è andato a prendere una tanica di benzina e mentre lei ancora lottava le ha dato fuoco. Proprio un momento in cui ha perso la testa, povera vittima. E sul “gli uomini e le donne sono violenti in egual misura” non mi pare di avere letto recentemente di ragazze che hanno accoltellato e bruciato vivi i loro “fidanzatini”. Ma comunque, cari uomini, continuiamo così, a dare della povera vittima che ha reagito alla violentissima aggressione della fidanzata (che poteva fare del resto, se non accoltellarla e darle fuoco per difendersi?) e a giustificare il momento di rabbia e andremo molto avanti nel tutelare le vere vittime, quelle per cui voi non provate mai compassione.

  6. A tale proposito vorrei citare un blog che ha commentato così (http://suddegenere.wordpress.com/2013/05/27/per-fabiana-ma-anche-per-giovanni-olivia-etc/):
    I messaggi costantemente traslati, attraverso parole e allusioni, sono che: se ti stuprano è perchè in qualche modo te la sei cercata (cosa ci facevi a tarda notte in un locale di periferia? quanto avevi bevuto? non lo sai che ci si veste in maniera appropriata?); se tuo figlio ha stuprato è colpa tua, che sei la madre (non della famiglia, non anche del padre, non dei tempi, non della società, etc, è proprio colpa tua perchè a te – e solo a te- spetta la responsabilità di allevare i figli, un modo come un altro – questo- per dire: se nel mondo succedono cose terribili è colpa delle madri cui, da bravi angeli del focolare, spetta in toto l’educazione di futuri uomini e donne); se ti uccidono è perchè (poverino) era geloso, perchè anche tu ci hai messo del tuo (eri gelosa pure tu), perchè le perversioni relazionali sono il grande male dei nostri tempi, infine: “Perché la madre ha una storia con un direttore del Comune. Così lui ha vissuto queste corna pubbliche. Tutto il paese lo sa“….Qualunque commento sui giornali mi pare insensato e folle, al contrario del gesto dell’assassino per il quale nessun giornalista, credo, sia riuscito a mettere in evidenza le ragioni che affondano nella “nostra” cultura. La violenza di genere è un fatto sociale e culturale, che trascende la dimensione privata, e che ha radici nella disparità di potere tra i sessi. Lo stupro è uno strumento di esercizio maschile sull’ affermazione della libertà delle donne. Parole che rimarranno vuote in eterno, se per le Istituzioni rimarranno solamente un mezzo per allargare bacini elettorali e se ciascuno di noi, donne e uomini, non sarà capace ad avvertire il peso di una responsabilità sociale così grande, che atterrisce, che uccide.

    Io, che sono una madre, con mio figlio ho commentato l’accaduto. E quando mio figlio ha detto (perché lo ha detto, purtroppo) “magari l’ha uccisa perché lo ha tradito”, io ho replicato: e ti sembra una ragione sufficiente per uccidere qualcuno? Esiste una buona ragione per uccidere qualcuno, secondo te? Spero ci abbia riflettuto su. Perché un figlio ha una sola mamma, a casa, mentre appena esce dalla porta incontra un sacco di persone ed è bombardato da una mole di messaggi che forse sono meno autorevoli, ma sono davvero tanti…

  7. Romano ha detto:

    David, sei un provocatore?
    Tu giri con il coltello? Ricordati che puoi stendere uno per legittima difesa prevenendo i suoi colpi. Un secondo dopo è ritorsione.
    Quella della benzina poi è spaventosa. L’individuo, che si è fatto medicare per ustioni, ha avuto tutto il tempo di riflettere sull’accaduto dopo l’accoltellamento. Poteva provare pietà e chiamare un’ambulanza e costituirsi. Invece, con determinazione, si è procurato la benzina e poi ha fatto quel che ha fatto, imponendosi nuovamente con la forza per riuscirci. Questo killer è minorenne? Negli Stati Uniti verrebbe giudicato come un adulto e in molti Stati finirebbe nel braccio della morte. Giustamente!
    Questo killer non è una vittima nel modo più assoluto. Se poi vogliamo dire che è colpevole la cultura violenta che ci circonda, senza che ciò sia un’attenuante, sono d’accordo.
    Non è questo il caso in cui si può discutere di pari aggressività.

    • pinzalberto ha detto:

      Provocatore? Io avrei usato un altro termine……. Tralasciando i commenti idioti, non riesco a comprendere l’atteggiamento della madre, giudicando anche l’assassino come vittima. Intendeva vittima di un sistema? Di un paese calabrese violento dove la criminalità la fa padrona? Dove i ragazzi crescono con falsi ideali? Potrebbe essere anche un’attenuante il contesto sociale, ma si scontrerebbe con gli omicidi e le violenze di questi ultimi anni perpetrate in tutta Italia. E’ molto importante l’educazione familiare, ma non basta, anche le istituzioni devono fare la loro parte! I risultati sono questi: generazioni difficili, maleducate, viziate. I motivi? Genitori assenti, insegnanti precari e poco motivati, istituzioni mancanti. Molti si domandano se sarà il caso di ripristinare il servizio militare, dimenticando il vergognoso caso (per il sistema giudiziario italiano) della violenza dell’Aquila. La bestia, FRANCESCO TUCCIA (citiamolo correttamente), era un militare. Salvatore Parolisi? Pure. Generazioni diverse, stessa violenza. Siamo entrati in un vicolo cieco.

  8. David ha detto:

    Non ho mai parlato di legittima difesa. Ho solo detto che se stai con un mafiosetto e lo aggredisci, puoi scatenare queste reazioni.

    • Questo atteggiamento si chiama “colpevolizzazione della vittima”: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2012/12/28/la-colpevolizzazione-della-vittima-2/
      E’ molto comodo, per chi osserva dall’esterno, spostare la responsabilità sulla vittima; è un atteggiamento che permette, fra le altre cose, di ignorare un problema.

    • Romano ha detto:

      David,
      Quindi sei d’accordo sul fatto che la ragazza, peraltro solo quindicenne, sia stata vittima di un balordo. Sul fatto che sia stata imprudente, capita agli adulti di non essere calcolatori, figuriamoci a una bambina.
      Ma in molti casi di omicidi d’impeto succede che l’assassino dopo la furia si plachi avvisi le forze dell’ordine. Questo invece è andato a prendere la benzina.
      Mi sa che peggio di così non si può. Nemmeno il serial killer che fa a pezzi le vittime è peggio di questo perché qui volontà e determinazione di compiere un delitto ci stanno proprio tutte.

    • Morgaine le Fée ha detto:

      Il mafiosetto ha ucciso la ragazza perché lei lo ha respinto e non voleva piú starci assieme. Questa é la motivazione. E, come scritto da altri nei commenti, il ragazzo non aveva avuto guai con la giustizia in precedenza, anzi.
      Quindi, se lei non voleva piú starci assieme, significa che lo aveva giá inquadrato come persona da non frequentare. Lei non voleva piú stare con lui. Chiaro e semplice.
      Quindi, smettiamola col colpevolizzare Fabiana. Mi fa orrore giá solo sentire l’incipit “eh sí, ma lei…” (riempire i puntini a piacere), mi fa orrore questo cercare di trovare giustificazioni, scusanti e attenuanti a tutti questi omicidi, il piú delle volte eseguiti a sangue freddo, altro che raptus.

  9. Sul “mafiosetto” leggo (http://lunanuvola.wordpress.com/2013/05/28/sul-perdono/):
    I familiari del ragazzo, Davide, ci tengono a far sapere che “ha ottimi voti a scuola, tanto che è il migliore della classe, è incensurato e non ha mai avuto a che fare con la giustizia”.
    Affermazioni che ritrovo anche qui:http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/27/news/cosenza_omicidio_ragazzo-59727527/ Davide, un giovane, sottolinea la famiglia, che “ha ottimi voti a scuola, tanto che è il migliore della classe”, è incensurato e non ha mai avuto a che fare con la giustizia.
    Mi associo a quanto scritto dalla blogger in proposito: tutti i primi della classe hanno un coltello in tasca, fa credito formativo?

  10. Romano ha detto:

    Coltello in tasca, può suggerire qualche forma di premeditazione. Il rogo però è premeditazione al 100%.

  11. Alberto Tavazza ha detto:

    sono d’accordo sul fatto che c’è stato un omicidio. nel modo in cui sia stato commesso è sempre un omicidio. Sinceramente penso che bisogna utilizzare certe parole con molta parsimonia.

  12. Vale ha detto:

    “Non dimentichiamo mai che uomini e donne sono violenti in egual misura.” questo è il commento che trovo più ridicolo (non uso altri termini più adatti, va!). Ora, questo è il discorso idiota della squadra di calcio. Non importa il fatto in sé o come sia andata la partita, la *mia* squadra, sia che vinca sia che perda, è quella brava.
    Proviamo ad astrarre, scordati di maschi e femmine. Una PERSONA ha accoltellato un’altra PERSONA perché questa voleva lasciare la prima. Poi, mentre la seconda PERSONA era ferita, la prima PERSONA è andata via, ha comprato una tanica di benzina, è tornata indietro e ha dato fuoco alla seconda PERSONA mentre era ancora viva.
    Domanda facile: quale delle due PERSONE è stata quella violenta?
    A volte mi domando se la gente crede davvero alla cagata “uomini e donne sono violenti in egual misura.” o se se lo dice solo per non ammettere “sì, sono un maschio e alcuni maschi sono dei mostri”. Non so quale delle due augurarmi.
    Vale

  13. Romano ha detto:

    Alberto Tavazza,
    La vittima è stata colpita con sette coltellate. Nessuno estrae un coltello per parare un colpo e rispondere a un attacco, quindi c’è volontà di uccidere o causare lesioni gravi. Quindi, l’assassino va a procurarsi della benzina per bruciare la ragazza ancora viva, con tutto il tempo di ripensarci. La ragazza tenta un’impossibile difesa e poi viene finita a quel modo che per rispetto è meglio non ricordare.
    Quali parole si devono usare con parsimonia? Meglio che io non vada oltre e non dica quello che penso.

    • alberto tavazza ha detto:

      Forse non mi sono spiegato bene o forse non vuoi capire. Quindi ti chiedo è un omicidio o no? Qua non esistono scusanti o attenuanti .

      • Romano ha detto:

        Non avevo capito. Sono d’accordo, Ribadisco solo che non solo non si vedono attenuanti ma piuttosto il contrario. Anche se nessuna pena rimedierà mai al danno. Credo che quando si subisce qualcosa del genere il lutto prevalga su tutto il resto, rabbia compresa. Come ne possa uscire una famiglia non lo so.

      • Alberto Tavazza ha detto:

        La famiglia non ne uscirà mai, passerà il ricordo della tragedia. Ma anche se ci fosse la pena di morte per questo assassino nessuno potrà restituirgli la gioia di avere la figlia con sé. Questo soggetto ha commesso un vero abominio nei confronti di un essere umano. Dovrebbero dargli l’ergastolo a vita e senza la possibilità di vivere in raggi (bracci dove possa stare tranquillo) come fanno per i pedofili, Dovrebbe stare insieme ai veri delinquenti che anche loro meritano di stare dove sono, ma queste cose non le tollerano. Io non posso perdonare un animale del genere e non ci sono parole o scuse che tengano. Qua da noi si dice il perdono sta a Melegnano ( non esiste il perdono per degli animali come lui ) Io ho due figli e sinceramente spero che non gli accada mai niente di brutto. Ti saluto con un ultimo detto:
        ” Dovrebbero essere i figli a veder seppellire i propri genitori e non viceversa)

  14. Lilli ha detto:

    Nemmeno la famiglia della ragazza può perdonarlo, l’unica che potrebbe farlo è Fabiana, perché è a lei che è stata tolta la vita. Come si possa poi perdonare l’assassino della propria figlia a nemmeno una settimana di distanza dall’assassinio, mi lascia perplessa e sono più portata a credere che di perdono abbia parlato il prelato, non la mamma. Che poi il contesto socio-culturale di provenienza dell’assassino voglia essere considerato un’attenuante è assurdo: a questo punto dovremmo scarcerare tutti quelli dentro per criminalità organizzata che, poverini, provengono da Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Poi liberiamo anche gli assassini extracomunitari che pure vengono daI zone povere: Magreb, Europa dell’Est, India, Pakistan, Bangladesh. Su, tutti fuori per provenienza geografica, una nuova attenuante…

    • paolam ha detto:

      Rispondendo a Lilli, e anche a Ricciocorno: sono anch’io dell’opinione che le parole attribuite alle madre della vittima di omicidio premeditato e pluriaggravato non siano farina del suo sacco. E che lei le abbia realmente pronunciate o no, sembrano provenire da un indegno suggerimento “pacificatorio” che potrebbe risalire al prelato. E’ anche questa una manifestazione di cultura mafiosa, propria di quella e di altre società, cultura del “sopire” che non ha niente a che vedere con il concetto di perdono cristiano. Per citare un grande insegnante, che sapeva anche esprimersi con parole semplici: “porgi l’altra guancia significa che devo porgere la mia, non che posso porgere quella degli altri”. E se noi non ci battiamo contro chi subisce prevaricazioni, ingiustizie, aggressioni, porgiamo la guancia delle vittime dei soprusi, delle prevaricazioni, delle ingiustizie, delle aggressioni.

      • paolam ha detto:

        Oddioo scusa il refuso: contro chi compie/e per difendere chi subisce: prevaricazioni etc.

  15. maria serena ha detto:

    tra l’altro,come dice Sconsy (le mie figure di riferimento in effetti sono un po’ meno “alte”…), “Io di guance 2 ne ho,dopodichè mi posso incazzare?”

Lascia un commento