Care donne che non hanno bisogno del femminismo

Repubblica dedica una galleria fotografica alle “donne che non hanno bisogno del femminismo” (Women Who Don’t Need Feminism).

i-do

A tale proposito una traduzione da “An Open Letter to the women who don’t need feminism“, di Laurie Penny

Care donne che non hanno bisogno del femminismo,

Ho notato i vostri cartelli disegnati a mano, che spiegano che non avete bisogno del femminismo perché rispettate i vostri mariti e non vi sentite “vittime”, tra i miei feeds di questa settimana. Alcuni erano di difficile lettura. Io li ho trovati difficili da leggere, perché quella calligrafia rosa tutta svolazzi mi fa male al cervello, e altrettanto male mi fanno gli errori logici, ma ho provato a leggerli, e mi chiedevo se potevamo fare una chiacchierata.

In primo luogo, cerchiamo di essere chiari, siete liberissime di rifiutare il femminismo. Siete assolutamente libere di farlo. Sostengo il vostro diritto ad esprimere le vostre pretestuose opinioni e di esprimerle in qualsiasi forum pubblico riteniate appropriato. Questa libertà è un fenomeno relativamente recente nella lunga storia della società occidentale, che per lungo tempo ha punito le donne quando erano troppo impertinenti, ed ancora lo fa – come immagino stiate scoprendo questa settimana. Sostengo il vostro diritto ad esprimere le vostre opinioni senza temere per la vostra sicurezza. Questo è quello che due secoli di femminismo hanno ottenuto per tutte noi. Sia ringraziato il femminismo, ma non importa, tanto voi non ne avete bisogno.

Siete libere di rifiutare il femminismo. Siete libere di farlo senza capire nulla di ciò che la parola significa in realtà, perché qualcuno vi ha detto che le femministe sono tutte troie in cerca di attenzione, che vogliono un trattamento speciale e odiano gli uomini. Io non so chi ve l’ha detto, e sarebbe troppo facile sottolineare che sembrate scimmiottare il linguaggio dei cosiddetti “attivisti per i diritti degli uomini“, quelli che si ritrovano nei forum a parlare di stuprare e picchiare le donne. Non ho intenzione di suggerire che avete adottato questo linguaggio per ottenere che gli uomini della vostra vita si sentano meno minacciati. Invece, voglio prendere in considerazione l’idea che siete arrivate alla vostra bizzarra concezione della liberazione delle donna tutte da sole. Sono contenta di far parte di un movimento che rispetta tutte le donne, che non respingere i pareri scritti in recinti rosa e con mille femminili svolazzi, un movimento che considera tutte noi innanzi tutto degli esseri umani, anche gli illusi. Un movimento chiamato femminismo. Credo che voi non ne abbiate bisogno. Ma io invece si.

Care donne che non hanno bisogno del femminismo: la maggior parte di voi mi sembra essere giovane, bianca, attraente e normodotata. Ciò significa che ci sono aspetti dell’essere una donna che non avete ancora sperimentato ed esperienze che potreste non fare mai. Essere giovani non è un peccato. Aver interiorizzato il sessismo non vi rende persone cattive, sempre che non decidiate di smerdare tutte le altre donne che stanno cercando di costruire un mondo più giusto e più libero per tutte. Diciamo solo che ci rivediamo tra 10 anni, vi racconterò come sta andando, e voi mi farete sapere che cosa il vostro anti-femminismo ha fatto per voi.

Nel frattempo, se mai avrete bisogno di femminismo, chiamate pure. Se mai vi stancherete di lavorare di più per una retribuzione inferiore o addirittura senza retribuzione, noi saremo qui. Se una volta invecchiate, quando comincerete a cedere, vi scoprirete all’improvviso invisibili, perché valevate qualcosa solo finché eravate giovani e hot, saremo qui per ricordarvi che valete ancora. Se mai sarete violentate o picchiate dal vostro partner, e improvvisamente vi renderete conto di quanto sia mostruoso sentirsi dire che si è responsabili della violenza subita, sentirsi dire “te la sei voluta”, o sentirsi rimproverare che avreste dovuto fare in modo di non turbare i ragazzi, noi saremo qui. Se avrete bisogno di un rifugio per nascondervi con i vostri bambini o un tumblr pieno di gif per ricordarvi che non siete sole, noi saremo qui. Se avrete bisogno di un aborto, o del libero accesso ai metodi contraccettivi, saremo qui a lottare per ciò di cui avete bisogno e che vi meritate, perché crediamo che siete esseri umani, e in quanto tali siete in grado di decidere autonomamente del vostro corpo. Saremo qui, perché questo è quello che facciamo. Non sentite di aver bisogno di femminismo in questo momento, ma io sì, e così sentono miliardi di donne in tutto il mondo, e io spero che rispetterete loro, proprio come io rispetto il vostro diritto di spargere le vostre perplessità nella rete. C’è un posto al nostro tavolo per voi, quando sarete pronte. È anche possibile portare le penne rosa.

Per approfondire:

Las antifeministas viven entre nosotros (y son legión)

Mascolinismo: i nuovi machos

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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149 risposte a Care donne che non hanno bisogno del femminismo

  1. Paolo ha detto:

    innanzitutto non è vero che tutti i cartelli erano rosa e a svolazzi, e anche la velata critica perchè avevano la grave colpa (gravissima!) di essere in maggioranza giovani, attraenti e normodotate lascia il tempo che trova e da implicitamente ragione a loro, . tralascio il malcelato auspicio che vengano picchiate dal loro ragazzo e colpevolizzate per questo “così imparano a dire che non hanno bisogno del femminismo” (sembra essere questo il retropensiero di Laurie Penny)
    Io non credo che queste giovani siano contrarie al femminismo nel senso di diritto di voto, lavoro, stesso stipendio, libertà di decidere sul proprio corpo, credo che la maggioranza di loro sia d’accordo che lo stupro non è colpa della vittima forse però non vogliono sentirsi dire che fare una fellatio è asservimento al patriarcato perchè non lo è, credo dopo aver letto senza pregiudizi alcuni loro cartelli che siano contrarie a certi eccessi e radicalismi (radicalismi, beninteso, presenti in ogni movimento di emancipazione) del femminismo moderno internettiano, quello che ad esempio dice che se ti depili le gambe sei una vittima o una complice del patriarcato, ecco di questo femminismo forse non hanno davvero bisogno

    • Paolo ha detto:

      il problema è che non conoscono la storia del femminismo e non sanno forse che è un movimento ben più variegato e complesso delle sue punte radicali

      • No, non è questo il problema. Leggi i cartelli.

      • IDA ha detto:

        Il problema non è che non conoscono la storia, non conoscono il significato di femminismo. Come le è stato ricordato, loro possono esprimere il loro pensiero in quanto donne, solo grazie a quelle, “discriminanti e oppressive” femministe..Il femminismo è variegato, perchè non è un’ideologia totalizzante, non vuole sostituirsi al potere ma lo vuole distruggere.. differenti sono anche le forme e i mezzi, tra quello opportunistico-borghese, moderato e riformista e rivoluzionario..
        Il femminismo auspica un tipo di rapporti che nella realtà ancora non esistono, quindi deve immaginare, trovare soluzioni, analizzare, ecc..ecc.. Il femminismo è sempre stato una minoranza e sempre lo sarà, la maggioranza delle donne hanno sempre pensato di fare a meno del femminismo, salvo poi usufruire dei vantaggi acquisiti dai sacrifici e dalle lotte delle minoranze…

    • Il malcelato auspicio??? Ma ce lo vuoi vedere tu, perché non c’è. Il fatto è che le donne vengono stuprate. http://it.ibtimes.com/articles/61998/20140130/stupro-europa-svezia-leshoto-sudafrica-nuova-zelanda-belgio-caraibi-onu-stupro-violenza-sessuale-don.htm
      Io credo che prima di giudicare, dovresti andarti a leggere i cartelli di queste donne che non hanno bisogno di femminismo.
      Te ne leggo uno: “I don’t need feminism because real feminism is about equal opportunities and respect for women, not abortions, free birth control and the ability to walk around like a shameless slut”. E sottolineo: “la possibilità di andarsene in giro come troie senza vergogna”.

      • Paolo ha detto:

        ok alcune di queste tizie sono veramente maschiliste e per queste qui niente da fare, ma non si può arguire che lo siano tutte. Io mi riferivo a quelle (molte) che ribadivano di “non essere vittime” e mi chiedevo se non si fossero stufate di sentirsi dire che sono vittime di qualcosa anche quando non si sentono tali o che hanno il “sessismo interiorizzato” solo perchè magari si mettono il rossetto o vestono in una certa maniera o non fa loro schifo praticare sesso orale al loro compagno
        Comunque io di auspici magari non violenti tipo “ve ne accorgerete quando vostro marito vi lascerà o quando sarete vecchie e non più tanto carine” ne sto leggendo molti in giro nel web e mi pare una reazione infantile.
        La questione è che bisogna far capire a quelle appunto che credono che il femminismo odi gli uokini o voglia impedirti di essere sexy che in realtà non è così e che il femminismo non può essere ridotto alle sue parti estreme che ci sono in ogni movimento di liberazione ma Lotta Continua non è tutto il movimento operaio così come Dworkin e MacKinnon non sono tutto il femminismo

      • Non è affatto ok che queste tizie siano maschiliste. E’ proprio questo il problema.

      • Paolo ha detto:

        ok era per darti ragione (in parte)
        io mi riferivo a chi ribadisce di non essere una vittima

      • Il fatto di non aver mai subito violenza non dovrebbe impedire di sentirsi solidale con chi ne rimane vittima. Uno slogan femminista è “Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa.” Non ho mai sentito invece “se non mi riguarda personalmente non sono cazzi miei”. (Ma magari quella volta non c’ero.)

      • Paolo ha detto:

        non mi riferivo alla violenza fisica o sessuale, mi riferivo ala teoria (non condivisibile per me) secondo cui sei vittima (o complice) inconsapevole del patriarcato pure se sei donna e ti metti il mascara

      • “mi riferivo ala teoria (non condivisibile per me) secondo cui sei vittima (o complice) inconsapevole del patriarcato pure se sei donna e ti metti il mascara”: certo perché è noto che molte donne sono morte per mano di femministe pazze che vanno uccidendo tutte quelle che si mettono il mascara. Le serial killer del mascara, le chiamano. Ma di che stiamo parlando?

      • Paolo ha detto:

        se preferisci fare la caricatura di quello che dico ok, io mi sono spiegato a sufficienza

    • ValentinaT ha detto:

      Paolo, parliamone un attimo. Dire che i rapporti eterosessuali sono fallocentrici e che spesso si traducono in rapporti di dominazione e di potere non equivale a dire che la fellatio in sé è un asservimento al patriarcato. Tuttavia, se la fellatio è concepita dall’uomo come un privilegio che non prevede reciprocità nel rapporto, se il piacere sessuale femminile è visto come accessorio, allora entriamo nei rapporti di potere nel quale un uomo può pretendere il piacere (sottolineo pretendere) e la donne può solo attendere (sottolineo attendere) di essere soddisfatta se (sottolineo se) l’uomo ha tempo e voglia di dedicarsi alla sua partner. Parli di femminismo radicale, questo non è femminismo radicale. Si tratta semplicemente di analisi dei rapporti tra i sessi, poichè la dominazione, essendo tale, tocca tutti gli spazi della nostra vita. Poi, una volta che sai questo e che lo sa e lo capisce anche il tuo compagno, fai tutte le fellatio che ti pare! E in tutte le posizioni che ti vengono in mente. La fellatio è bella, come è bello il cunnilingus. Il sesso è bello, non è sporco. Perchè chi si indigna contro le analisi e le campagne femministe è poi il primo/la prima a chiamare troia o puttana (slut) una donna che vive la sua vita sessuale liberamente o che, al contrario, rifiuta un rapporto sessuale o una fellatio all’uomo di turno. Le femministe dicono che il sesso è bello e che deve essere vissuto consapevolmente e liberamente. E non diranno mai “troia” a una donna che fa una fellatio, né la chiameranno sottomessa. Questo per dissipare i tuoi dubbi sul discorso dell’eteronormatività e del fallocentrismo. Se usciamo dai rapporti binari di potere chiamando le cose per il loro nome, la fellatio sarà più bella per tutti.

      E Laurie Penny non parla di “sessismo interiorizzato” per via dell’aspetto fisico delle ragazze. Parla di sessismo interiorizzato per via di asserzioni sull’abbigliamento delle “troie”, sulle femministe che odierebbero gli uomini, sul “vittimismo” delle femministe per fare carriera. Giudicare una donna sulla base dell’aspetto e delle sue attività sessuali è sessista e dubito che la Penny parli del loro make-up o delle loro performance a letto, non lo leggo da nessuna parte. Su quanto dici rispetto alle considerazioni sulle ragazze (giovani, bianche, normodotate) sono in parte d’accordo con te. Io forse mi sarei fermata a “giovani”, anche se esistono da decenni problematiche interne al femminismo sull’asse “genere-classe-razza” (razza è un termine utilizzato per studiare i rapporti di dominazione e di potere sulla base del colore della pelle, le scienze sociali e i genders studies sanno bene che geneticamente le razze non esistono ma, esistendo culturalmente, bisogna poterle analizzare utilizzandone i termini; la storia ha mostrato che sostituire la parola razza con la parola cultura non ha assolutamente eliminato il razzismo). In pratica pure un certo tipo di femminismo (bianco, elitista e eterosessuale) ha mostrato, dall’epoca delle prime battaglie, l’esclusione di problematiche legate alla classe sociale e all’appartenenza etnica o culturale. Per questo motivo molti movimenti di black feminism o di lotte LGBT sono nati smarcandosi dal femminismo egemonico, borghese, etero e bianco della prima ora. Nel caso di questo articolo, sottolineare l’appartenenza non implica giudicarne l’aspetto fisico ma puntare il dito sulla posizione “privilegiata” di queste ragazze che si dicono anti-femministe rispetto ad altre che, per motivi fisici, fenotipici o di età, non godono degli stessi privilegi all’occhio del maschio bianco, eteroessuale, normodotato.

      • Paolo ha detto:

        ti ringrazio per la tua cortese risposta: certamente esistono uomini egoisti che se ne fregano del piacere della compagna, da qui a teorizzare che ogni rapporto sessuale etero in cui fa la sua comparsa un pene in erezione abbia in sè il germe del dominio patriarcale (come mi pare teorizzi un certo femminismo alla Dworkin-MacKinnon) mi pare sbagliato. In pratica è la politicizzazione del sesso a asciarmi perplesso da qualunque parte provenga.
        Veniamo alle ragazze “anti-femministe”: non so se la maggior parte siano dei fake come ha rivelato giulia morris, spero che quelle che hanno dato delle “troie” ad altre donne per come vestono per come vivono la loro vita sessuale lo siano perchè altro che sessismo interiorizzato, questo è sessismo punto. La sottolineatura del “bianche, carine normodotate” continua a non piacermi, di solito evito di collegare le idee di qualcuno (che le condivida o no) alla sua etnia o condizione fisica o aspetto esteriore, orientamento sessuale..per quanto statisticamente sia più che lecito e giusto aspettarsi che una trentenne donna di colore bisex abbia idee politiche più progressiste rispetto a un anziano maschio bianco etero cerco di non darlo per scontato

      • Io direi che dovresti cercare di confrontarti con il mondo reale.

      • Paolo ha detto:

        da qui a teorizzare che ogni rapporto sessuale etero in cui fa la sua comparsa un pene in erezione abbia in sè il germe del dominio patriarcale quindi una donna non può davvero gradirlo e se dice di gradirlo è perchè ha interiorizzato “l’oppressione patriarcale” (come mi pare teorizzi un certo femminismo alla Dworkin-MacKinnon) mi pare sbagliato

        così è più chiaro

      • “come mi pare teorizzi un certo femminismo alla Dworkin-MacKinnon”: ecco è tutto qui il succo. Vi pare, vi sembra… Analisi per sentito dire. “Suppongo, immagino… penso che.” Ma non è così che si impianta un discorso serio. Si citano le fonti, si discute a proposito di qualcosa di più concreto di un “mi pare…”

      • Paolo ha detto:

        “vi” pare? Con chi ce l’hai, io sono uno solo e non sono legione

      • Ho detto “vi” perché sembri decisamente sulla stessa lunghezza d’onda delle giovani anti-femministe. Alle quali risponde anche Monica Lanfranco, che spiega con estrema pacatezza che affermazioni del genere possono nascere solo da una profonda ignoranza (ignorare, non sapere) del tema che si pretende di trattare: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/26/giovani-e-antifemministe-un-successo-del-femminismo/1072171/

      • Paolo ha detto:

        peraltro le ragazze delle foto (fake o no) accusate di essere “in maggioranza carine” , lo sono come quelle che vedo tutti i giorni uscendo, gente comune

      • Dire “sei carina” non è una accusa, direi più un complimento.

    • ladymismagius ha detto:

      Paolo, evidenziare che alcune scelte sono frutto di condizionamenti sociali (per esempio depilarsi, vedi http://lazitellafelice.wordpress.com/2014/07/18/quanto-casino-per-quei-cavolo-di-peli-o-se-volete-la-misura-in-cui-siamo-condizionati/) non significa negare la loro legittimità o comunque sostenere che sono “sbagliate”. Purtroppo conosco femministe che fanno questo, credo sia dovuto al fatto che la loro concezione di rapporti di potere e condizionamenti è di tipo deterministico.
      Quando leggo i loro articoli ci resto male io per prima, sembra che condannino ogni desiderio di essere attraente come una forma di sudditanza psicologica. Ovviamente ritenere che il proprio valore di persona stia solo nell’essere attraente è sbagliato, ma farsi un autoscatto (basta con la parola “selfie”!) per sentirsi carine e sexy è un’altra cosa.
      Quindi capisco di cosa parli e un po’ mi spiace che di questo non si discuta seriamente. Io sono una femminista che si depila e si sente bene a farlo, che si trucca e si sente bene a farlo, che fa fellatio e si sente bene a farlo. Sapere che queste cose sono il prodotto di condizionamenti culturali (ovviamente non è la biologia che ci spinge a depilarci e truccarci) non cambia nulla. Cambierebbe se mi sentissi a disagio (con disagio intendo irritazione, senso di alienazione, senso di costrizione nel farle, ecc) a fare queste cose ma mi sentissi obbligata a farlo per timore della riprovazione sociale che pesa su chi sceglie di non farle.
      Però queste persone sono solo eccezioni. Il femminismo “internettiano” che vedo è colorato, leggero ma non superficiale, divertente, attento alla libertà sessuale, al body-shaming e all’autostima ed empowerment delle ragazze e donne (penso alla pagina “Femminismo” su facebook oppure a pagine anglosassoni come “Women’s rights news” o blog come SoftRevolution).
      Io, a 19 anni, sono preoccupata per la disaffezione e disconnessione delle ragazze al femminismo. In quei cartelli vedo quasi solo riferimenti allo stereotipo del femminismo (le femministe antisesso moraliste che non si depilano e odiano gli uomini) più che al femminismo reale. Questa mancanza di conoscenza e consapevolezza è grave e non può che dispiacermi. Quante ragazze scriverebbero quello che scrivono se sapessero com’è veramente il femminismo? Questo è il problema.

      • Si può trovare cupa e deprimente la lettura di una donna come la MacKinnon. Ma prima di criticarla per l’unica frase che viene spammata in giro come se fosse la summa del suo pensiero (Qualsiasi rapporto sessuale, anche il sesso consensuale all’interno del matrimonio, è un atto di violenza perpetrato contro una donna), prima ridurre tutto il suo lavoro a qualche parola estrapolata dal contesto, io credo che sarebbe giusto prendere in mano i suoi scritti e magari informarsi sul grande contributo che col suo lavoro ha offerto a tutte le donne. Bisogna riconoscere a Catherine MacKinnon il lavoro svolto affinché venissero riconosciute come reato le molestie sessuali sul lavoro, ad esempio. Se oggi una donna può denunciare un superiore perché la ricatta, chiedendo sesso in cambio di un posto di lavoro, di un aumento, di un avanzamento ecc. lo deve anche a lei.
        Prima di liquidare “il femminismo”, bisogna prendersi il disturbo di conoscere le feministe, una ad una: cosa hanno scritto, cosa hanno fatto, per cosa hanno lottato… E questo non significa che si deve concordare con ogni singola frase che ci hanno lasciato in eredità – è impossibile vista la grande varietà di idee – ma che almeno si deve conoscere, prima di ridurre tanta vita ad un paio di stereotipi.

      • Paolo ha detto:

        io per l’appunto ho detto che è sbagliato ridurre il femminismo / vale per ogni movimento di liberazione eed emancipazione) alle sue parti estreme

      • ladymismagius ha detto:

        Quanto è vero. Io per esempio non ho mai letto nulla di MacKinnon, ma dopo aver letto quella frase in giro la prima cosa che ho fatto è stata aprire la sua pagina sulla Wikipedia inglese per cercare di capire meglio.

      • Paolo ha detto:

        anch’io seguo softrevolution, in effetti è uno dei blog più interessanti oltre al tuo e a quello di lipperini (blog coi quali a volte sono d’accordo, a volte sono più critico ma mi succede con tutti)..non è a loro che pensavo in questo caso.
        Giusto per chiarire cosa intendo quando critico il “condizionamento”: noi siamo animali sociali e culturali, non possiamo prescindere da questo..quindi siamo tutti “condizionati” senza voce in capitolo, senza possibilità di decidere nel bene e nel male come comportarci in società, davanti al prossimo e con noi stessi? non è così. Io non sono nato certo con l’istinto di farmi la barba o strapparmi i peli tra le sopracciglia con le pinzette ma lo faccio perchè penso di avere un aspetto più piacevole per me stesso e anche per il prossimo, ma non tratto male chi si tiene la barba lunga e incolta. separare cultura e natura è difficile poichè anche la cultura (con tutti i suoi cambiamenti nello spazio e nel tempo) è nella natura umana
        Poi va da sè che umiliare una ragazza perchè non si depila o comunque non corrisponde ai nostri (pur legittimi) gusti estetici è sbagliato.

      • Il tuo problema Paolo è che ti fermi all’ “io” e non guardi oltre. Il fatto che tu non umili le persone che non corrispondono a determinati canoni estetici non lo significa che ciò non avvenga. Avviene, ed è un fenomeno diffuso, diffusissimo. E’ per questo che se ne parla.

      • ladymismagius ha detto:

        I condizionamenti culturali non sono deterministici, non ci impediscono di scegliere, piuttosto rendono certe scelte più difficili di altre perché, non essendo considerate socialmente accettabili, chi le compie va incontro a una notevole dose di disapprovazione.
        Siamo tutti condizionati (nel senso che moltissimi nostri comportamenti hanno origine da condizionamenti culturali, e questo è indubbio) ma al contempo, quando prendiamo consapevolezza di questo, possiamo scegliere se vogliamo “trattenere” un dato comportamento oppure respingerlo.
        L’importante è sentirsi liberi di fare entrambe le scelte, non subirle per via della “dittatura della normalità”.
        Il controllo sociale basato sulla disapprovazione può sembrare insignificante, ma non lo è: è pervasivo e potente, perché tutti vogliamo essere accettati dagli altri.

      • Paolo ha detto:

        ok,tralasciando in parte la questione “depilazione”..sinceramente non credo che gli sconosciuti per strada stiano a guardare la ricrescita dei peli e a insultare tutte quelle a cui spunta qualche pelo sulle gambe, e se un amico ti insulta per un motivo simile non è un amico.
        Mi chiedo: ma invece di lamentarci su quanto è orrenda la società e di crogiolarci un po’ nella nostra fragilità sognando un paradiso (secondo me irrealizzabile) dove tutti saranno gentili con tutti, non sarebbe ora di fare quello che vogliamo (che si tratti di depilarci o meno per qualunque ragione incluse quelle estetiche) e reagire a eventuali giudizi non richiesti?

      • La reazione di un individuo non provoca cambiamenti. Ma se sono in tanti a reagire, e se reagiscono insieme, le cose possono cambiare, eccome se cambiano. La storia dell’umanità è un succedersi di enormi cambiamenti. E molti sono stati cambiamenti positivi. Se tutti ragionassero come te – smettiamo di immaginare un mondo migliore – quante conquiste avremmo mancato?

      • ladymismagius ha detto:

        Forse per le strade non vieni insultato e si limitano a occhiatacce, bisbiglii malevoli ecc, ma su Internet sì. Comunque sia, non si tratta di “lamentarsi di quanto è orrenda la società” ma di iniziare a cambiarla dal personale, che, come dice il Ricciocorno, diventa politico appena usciamo dall’ottica individuale.
        A proposito, riguardo a questi discorsi, conosci la pagina “Contro gli standard di bellezza” su Facebook?
        Lì ci sono tante immagini bellissime che celebrano la bellezza nella diversità e incoraggiano a non lasciarsi abbattere dalla riprovazione sociale.

      • Paolo ha detto:

        Vabbè se dobbiamo pensare pure ai bisbigli veri o presunti allora non usciamo più di casa e rintaniamoci sul web dove almeno ti insultano apertamente ma quelli che insultano su internet sono dei codardi, lo fanno perchè da dietro una tastiera non rischiano un ceffone. Ripeto: per quanto sia difficile non bisogna andare in crisi per le parole cattive di alcuni imbecilli, ripeto: è lecito avere dei gusti estetici ma non offendere chi non vi corrisponde.

        Sì conosco la pagina in questione (mi hanno bannato, come era loro diritto, per una discussione in cui avevo criticato le critiche che si fanno ai media e avevo criticato il fatto che la parola media viene allargata qualche volta a ciò che io considero arte,..ma ero stato petulante e il ban è un diritto)

      • ladymismagius ha detto:

        Se tutti seguissero la tua mentalità improntata sul rispettare le scelte che non si condividono e sul vivi e lascia vivere, il mondo sarebbe più vivibile.
        Purtroppo, finché non è così, da una parte è necessario tentare di reagire in prima persona a queste situazioni (anche se riuscirci non è scontato), dall’altra cercare di fare in modo che queste cose non avvengano più. Un piccolo cambiamento che sottintende cambiamenti più grandi.

      • Paolo ha detto:

        grazie ladymismagius per la tua interessante e preziosa risposta

      • ladymismagius ha detto:

        Non c’è di che. Sono felice di avere la possibilità di fare un discorso su queste cose, che mi stanno particolarmente a cuore.

      • Paolo ha detto:

        il messaggio di non farsi abbattere è certamente positivo

    • Paola Calcagno ha detto:

      Infatti pare che nemmeno tu abbia capito cosa sia il femminismo, visto che parli di “fare una fellatio è asservimento al patriarcato” e non depilarsi le gambe perché altrimenti si è serve del consumismo. Le femministe rivendicano la libertà di non fare determinate, non l’imposizione a non farle. Ce la fai?

  2. Giulia ha detto:

    Questa lettera é stupenda, complimenti!

  3. luce ha detto:

    “Se mai vi stancherete di lavorare di più per una retribuzione inferiore” ancora con queste panzane?

  4. Mariangela Bisleri ha detto:

    Quando noi donne diciamo NO al femminismo, voi femministe non capite che NO vuol dire NO

    • Mia cara: io lo capisco il NO. Quello che non capisco è il perché lo esprimi. Non potresti dire nulla, senza il femmminismo, né si né no…

      • Mamy ha detto:

        Infatti l’unico posto dove censurano i miei commenti sono i siti femministi

      • “Censura” è un termine inappropriato. Questo è un blog e i commenti sono soggetti a moderazione. Per censura si intende il controllo della comunicazione o di altre forme di libertà (libertà di espressione, di pensiero, di parola) da parte di una autorità. Un blog personale non è una autorità, e non ha il potere di zittire nessuno. Se non vi riesce di scrivere qui, siete liberissimi di esprimere il vostro pensiero altrove – il web è immenso – quindi non ha proprio senso parlare di “censura”.
        E’ questo che mi irrita, nei cartelli come in questo commento: la poca accuratezza, la superficialità con cui si abusa delle parole…

  5. Giulia Morris ha detto:

    Vi invito a fare attenzione, se posso. Le foto le ho controllate con un software che dichiara che tutte le foto sono ritoccate a livello 1 che è il livello peggiore (ne ho analizzate ben 5)
    Inoltre, molte di queste ragazze non si trovano nei database google images e altri due grandi database della rete.
    Di sicuro qualcuna ci è cascata… ma la maggior parte sono dei fakes assoluti.
    Grazie mille

    • ladymismagius ha detto:

      Questo sarebbe da approfondire, Giulia. Perché non scrivi una nota su Facebook o un post in cui spieghi la faccenda in maniera dettagliata? Lo ribloggheremmo in molte.

    • winola ha detto:

      Guarda che se non trovi le foto nei database vuol dire che sono vere, non che sono false. Se le trovi nei database invece al novanta per cento sono fake, perché sono elaborate da immagini pubbliche disponibili in rete. Se posto una mia foto ottieni lo stesso risultato, ma ti assicuro che sono assolutamente vera!

      • winola ha detto:

        (Scusate ho schiacciato invio per sbaglio)
        Dicevo: che sia un fake può pure essere, non lo so, mi piacerebbe se pubblicassi una nota in cui spieghi le analisi che hai fatto in maniera più dettagliata, così da capire bene in che modo sono manipolate le foto…

    • Morgaine le Fée ha detto:

      Anche se le foto fossero ritoccate, ció non toglie che le opinioni espresse siano reali e diffuse. Mi é successo spesso, al mio dichiararmi femminista, di sentire obiezioni appunto sulla falsariga “le femministe odiano gli uomini, li vedono tutti come violenti, vogliono il potere della donna sull’uomo, e no, non mi va perché io sono per la paritá e la libertá personale”.
      Questo da parte anche di persone colte, donne, uomini che praticano le pari opportunitá nella vita privata, gente mia coetanea (40) e non solo ragazzine. (e io ogni volta a spiegare che no, il femminismo é per la paritá, etc etc)
      Quindi, a prescindere dalle foto, il problema c’é, e a mio parere é necessario capire da dove viene.
      È un problema di comunicazione del femminismo?
      È un problema di quale tipo di femminismo i media decidono di mostrare? (vedere, al proposito, il bellissimo post di Lunanuvola http://lunanuvola.wordpress.com/2014/07/26/autoscatti/) visto che i media sono ancora molto impregnati di cultura patriarcale.
      È un problema, soprattutto per le donne giovani, di un’istruzione insufficiente, di modelli educativi, di ventennio berlusconiano in Italia, di Bible Belt negli USA, eccetera?
      Direi che c’é bisogno di trovare una risposta a queste domande.

      • Non credo che sia un problema di comunicazione delle femministe. E’ un problema di accesso ai mezzi di comunicazione delle femministe, secondo me…

      • Paolo ha detto:

        io letto alcune notizie secondo cui molte di loro non sarebbero americane o inglesi ma dell’est europa.ma che importa! Comunque le mie opinioni su perchè del loro gesto le ho dette

  6. paolam ha detto:

    Cara Ricciocorno, e anche cara Laurie, quante risposte piccate: vuol dire che avete punto sul vivo. Baci :*

  7. IDA ha detto:

    Paolo: Vedo che riconosci che esiste il condizionamento; cos’è un condizionamento? Il condizionamento è un artificio un’influenza che subisci. Pensi che sia una tua libera scelta ma non lo è.. Capire i vari condizionamenti è importante, se ci si vuole liberare dai condizionamenti, se vogliamo che le nostre scelte siano realmente libere.. e non dettate da altri e convinte di averle scelte noi. Tutti subiamo dei condizionamenti, nessun è escluso, ma cercare di capire, dove sono e come si manifestano, non vuol dire dividere le donne in giuste o sbagliate, questo lo fanno altri e non le femministe, stabilire come deve essere una donna, lo fanno altri non le femministe. Le femministe nei primi anni settanta, si sono trovate in un’Italia immersa ancora in quell’ideologia aberrante della verginità, (solo della donna naturalmente), che era ancora considerato come requisito indispensabile per il matrimonio. Le femministe del periodo non si sono messe a bastonare, violentare o criminalizzare le vergini, ma hanno mostrato cosa si nascondeva in realtà dietro quell’ideologia, quel concetto, dicendo che la verginità rappresenta solo la fierezza del maschio che verifica che lui è il primo possessore della donna, fierezza direttamente in relazione con l’idea di proprietà… ecc..ecc.. poi le donne hanno scelto loro, non sonno state obbligate a perdere la verginità. Le femministe non hanno mai creato obblighi, questo lo fanno altri.
    Riconosci anche che l’uomo, come specie, è bio-culturale, chi determina la cultura? Chi detiene il linguaggio necessario se non il dominio? E il patriarcato cos’è se non il dominio?

    • Paolo ha detto:

      mettere sullo stesso piano depilazione e l’obbligo religioso alla verginità pre-matrimoniale è molto discutibile.
      la cultura la determinano gli esseri umani, perchè la cultura con tutti i suoi cambiamenti nello spazio e nel tempo (anche la cultura di cui fa parte l’estetica, che ha inventato i rasoi e altri aggeggi similari) è parte della nostra natura a prescindere se ci depiliamo o no.
      Ribadisco che mi rifiuto di credere che curarsi esteticamente (cosa che chi più chi meno facciamo tutti per noi stessi e per il prossimo e fa parte della nostra personalità) sia un cedimento al perfido “patriarcato”. E anche se tutti dicessero che mi sbaglio io non cambierei idea
      Quanto agli insulti verso chi non si depila ho già detto che sono sbagliati perchè è lecito avere dei gusti estetici ma non insultare chi non vi corrisponde, ma purtroppo chiunque piazza foto di sè su internet (che è uno spazio pubblico in cui ci sono tutti compresi i deficienti, gli insensibili, i maleducati o semplicemente ragazzini che si sentono forti perchè da dietro lo schermo di un computer nessuno può tiragli un ceffone) si espone ad offese, deve provare a rispondere per le rime per quanto sia difficile

      • Paolo ha detto:

        o ancora meglio attuare il non ti curar di loro ma guarda e passa

      • Gli insulti basati sull’aspetto fisico della gente vanno condannati da tutti, è questo che intendo Paolo. Se la comunità intera disapprovasse pubblicamente determinati comportamenti, il bullo non si sentirebbe legittimato a mettere in atto simili dinamiche, e alla fine smetterebbe.
        Il discorso intorno alla depilazione è molto più serio di quanto lo dipingi: http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/physician-calls-for-an-end-to-bikini-waxing-8008628.html
        Io dico che dovremmo tenere da conto la salute, prima dell’esigenza di essere “belli”. Che senso ha procurarsi infezioni, ascessi, e arrivare ad aumentare il rischio di trasmettere ad altri infezioni batteriche, per seguire una moda che nulla ha che fare con l’igiene? Anche su questo la gente – uomini e donne – dovrebbe riflettere un tantino di più prima di liquidare con superficialità chi affronta il tema depilazione.

      • Paolo ha detto:

        se non sbaglio l’articolo parla solo della depilazione su una determinata zona del corpo (il pube) come di rischio per la salute, comunque sia ci sono un sacco di abitudini quotidiane non proprio salubri che la gente non molla: ad esempio il sale, presente in grandi quantità sulle nostre tavole, può causare ipertensione, è una cosa piuttosto nota, eppure non lo molliamo. Questo per dire che è giusto informare sulla salute sapendo che la gente continua a fare quello che vuole, se domani scoprissero che la schiuma da barba è cancerogena e ci mettessero gli avvisi minacciosi come per le sigarette, io continuerei a usarla dato che è ancora il modo più efficace di radersi

      • IDA ha detto:

        Io non metto sullo stesso piano la depilazione con la verginità, la depilazione non so nemmeno da dove è venuta fuori.. Quello che volevo dire è semplice: attenzione a non confondere la critica,(analisi razionale per una formazione di un giudizio autonomo.) con l’imposizione, dovere, obbligo, vincolo… le femministe non impongono; criticano, a volte ipercritiche ma non impongono nulla.. Ma come ho detto sono altri che impongono modelli, modi di vita ecc.. ecc.. Io mi depilo anche se porto sempre i pantaloni e le scarpe basse, ma per questo non sono mai stata criticata dalle femministe, ma da altri: sai quante volte, al lavoro, mi sono sentita dire: perché non ti vesti mai da donna? Ma io mi vesto già da donna, solo non mi vesto secondo i loro canoni, che non sono i miei.. Io non sono mai stata sovrappeso, o meglio lo sono adesso da qualche anno, ma prima no.. vai a comprarti dei vestiti o dei tajer, e ti senti sempre grassa, perché sono fatti per ragazzine di 30 Kg. E questi modelli non sono le femministe che te l’impongono… Io mi faccio i peli alle gambe,non sempre, ma solo le gambe, mi tingo i capelli, non uso il rossetto, mi trucco poco e in maniera che non vi veda nemmeno, non ho scarpe con i tacchi, in conseguenza nemmeno vestiti adatti, uso profumi maschili, perché non mi piacciono i profumi femminili, troppo dolci e stucchevoli…. Bevo birra come uno scaricatore di porto di Anversa, e fumo più di un pacchetto di sigarette al giorno, ma tutto questo non lo faccio perché sono femminista, ma perché è il mio modo…. Il mio modo non corrisponde, al modello di femminilità o di donna, che non è imposto dalle femministe ma da altri….
        E sia ben chiaro che anche le femministe, curano la propria igiene intima, e si curano esteticamente.. ma una cosa è avere cura di se stessa secondo i propri criteri e canoni, cercando di essere più libere possibili dai condizionamenti, altro è proporsi unicamente come un corpo che eccita, libera di farlo, ma non mi può parlare di libertà, se segue i desideri di altri e non i propri..
        Per finire, la cultura è determinata da una parte minoritaria degli esseri umani, quella che comanda, gli altri la subiscono, tutti uomini e donne…

      • Paolo ha detto:

        non sono totalmente d’accordo con l’ultima affermazione che relega gran parte dell’umanità in un ruolo passivo rispetto alla cultura e alle sue trasformazioni, per il resto: io ritengo che una donna che porta i tacchi o usa i profumi femminili (per dire) o che la sera esce vestita in un certo modo stia seguendo il proprio desiderio esattamente come te e non c’è motivo di questionare sulla sua libertà interiore solo perchè vive in maniera diversa dalla nostra o fa cose che noi non faremmo. Poi guarda a tutti succede di essere criticati per quello che si è o si fa l’importante è saper reagire: ti dicono che non ti vesti da donna? E tu rispondi che sei una donna e quelli sono i tuoi vestiti da donna e che i pantaloni (a maggior ragione oggi) sono legittimi quanto la gonna.
        e anche se non c’è solo quella, la dimensione della sensualità esiste, fa parte dell’umano

      • Devi fare un ulteriore passaggio: la risposta non dovrebbe essere “IO mi vesto come mi pare”, ma “ogni individuo è libero di vestirsi come gli pare”. Questo significa “dal personale al politico”…

      • Paolo ha detto:

        “ogni individuo è libero di vestirsi come gli pare”
        questo è evidente nei limiti del dress code (in ufficio è meglio non andarci vestiti da spiaggia, per fare un esempio).
        Ida, ok, io ho già detto cosa penso

      • IDA ha detto:

        No.. Paolo, la libertà di.. è sempre stata garantita da tutti i regimi, perché non ha valore, è come non averla, perché la libertà di.., è priva di potenza, di potere..la libertà di mangiare non serve se non hai cosa mangiare, (potenza,) muori di fame come chi non ha la libertà di mangiare…. A me interessa unicamente la libertà da.. dal volere altrui, dai bisogni, ecc..ecc la libertà se non ha potere non ha valore non esiste.. Ma non era di questo che si parlava; Ci tengo solo a questa precisazione: le femministe non hanno mai imposto nulla, soprattutto alle donne.. ma sono altri che impongono modelli e stili comportamentali, che però vengono considerati libertà.. in realtà sono un furto di potere, quindi di libertà…

      • Blossom ha detto:

        Anche sull’alimentazione andrebbe impostato un discorso serio basato su salute e bisogni, invece troppo spesso si tratta solo d’ideologia fine a sé stessa. Per intromettermi sul tema depilazione, per quanto sia importante parlare correttamente di igiene e sottolineare la possibilità di scegliere mi son trovata piú volte a difendere l’estetica in quanto parte della nostra cultura. Il punto è sempre conoscere, conoscere per poter scegliere. Io alla depilazione non rinuncerei in nessun caso, il senso di pulizia – non igiene – che mi dà, la piacevolezza al tatto, la comodità in certe circostanze… I lati negativi li ha, come qualsiasi altra cosa, ma quelli positivi, per me, battono quelli negativi. Il punto è che io so il perché scelgo la depilazione ma mi è capitato di essere giudicata per questa scelta – come per altre – da persone che non mi conoscono affatto e che si reputano femministe.
        (Ci son poi tante cose interessanti da dire sulla depilazione, ad esempio ho notato che nelle spiagge per nudisti i piú son depilati, eppure non son proprio gli iscritti alla palestra che ci tengono a mostrare i risultati ottenuti, anzi! – e sia chiaro che non è una critica a chi va in palestra)

  8. Paola Calcagno ha detto:

    Cattivamente potrei dire che le donne che esibiscono la loro mancata necessità di femminismo possono pure tornare nel Gineceo, o più moderne cucine attrezzate, sfornare figli, non richiedere di essere ascoltate e apprezzate e soddisfatte sessualmente, sfornare figli e tacere al cospetto del marito.
    La libertà non se la meritano tutti, Alcuni ci sputano sopra.

  9. alex ha detto:

    ci sono parecchie femministe cosiddette moderate che esternano idee assolutamente radicali: Jessica Valenti, femminista mainstream americana, vagheggiava l’idea di invertire l’onere della prova nei casi di stupro da accusatore ad accusato che è una cosa mostruosa e incivile. se il femminismo fosse un movimento serio, le cosiddette femministe “normali” e non misandriche si sarebbero mobilitate per distanziarsi collettivamente da siffatti deliri.

    • Ti spiacerebbe linkarmi il testo della Valenti cui fai riferimento?

      • “For true justice, there needs to be a cultural shift in the way Americans think about sex, consent and rape, so that when women come forward – whether they’re accusing a celebrity, a sports star or a neighbor – our immediate reaction isn’t to misconstrue or speculate about their motives, but to listen.”
        Traduco: per una giustizia vera, c’è bisogno di un cambiamento culturale (e sottolineo: CULTURALE) nel modo in cui gli Americani ragionano di sesso, consenso e stupro, un cambiamento nel senso che quando una donna si fa avanti per accusare una celebrità, una star dello sport o un vicino – la nostra immediata reazione non dovrebbe essere interpretare o speculare sulle sue recondite motivazioni, ma ascoltare.
        Caro Alex, il tuo problema è che leggi un testo e non ne comprendi il contenuto. Non sta scritto da nessuna parte che bisognerebbe “invertire l’onere della prova”.

  10. alex ha detto:

    è uno dei tanti esempi di come il femminismo moderno sia diventato patologicamente dogmatico e intollerante alle critiche e al dialogo.

    • Se fossi intollerante tu non potresti commentare qui. Mai.

    • IDA ha detto:

      Sei divertente Alessio, fai delle affermazioni che non possono essere verificate dagli altri, devono essere credute per fede..(dogma) se ti chiedono di postare il link per verificare le affermazione che fai.. ( verificare non vuol dire negare, o fuggire al dialogo.. al contrario..) l’accusi di essere intollerante e dogmatica? Ti consiglio di prendere un dizionario e verificare il significato delle parole che usi, prima di usarle!

  11. Pingback: #IDontNeedFeminismBecause : il maschilismo non ha genere. E’ possibile fare autocritica? – Un altro genere di comunicazione

  12. alex ha detto:

    non avete letto la prima pagina dell’articolo linkato

    [i]The fact that U.S. law is so ill- equipped to actually protect women in realistic scenarios is a national embarrassment – not to mention a huge hurdle in obtaining justice for sexual assault victims. Swedish rape laws don’t ban “sex by surprise” (a term used by Assange’s lawyer as a crass joke), but they do go much further than U.S. laws do, and we should look to them as a potential model for our own legislation.

    In fact, some activists and legal experts in Sweden want to change the law there so that the burden of proof is on the accused; the alleged rapist would have to show that he got consent, instead of the victim having to prove that she didn’t give it.
    [/i]

    • Appunto “some activists and legal experts in Sweden”, che c’entra la Valenti?

      • luce ha detto:

        come che c’entra? ha solo fatto riferimento agli attivisti svedesi indicandoli come esempi da seguire

      • Allora, la Valenti a tale proposito scrive: better laws do not always mean justice for victims. “Leggi migliori non significano giustizia per le vittime”.
        E subito dopo quello che auspica chiaramente è un cambiamento culturale, senza il quale nessuna legge può tutelare una qualsiasi vittima di violenza da quel processo noto come “colpevozzazione della vittima”, che tutti conosciamo in Italia grazie al celebre “processo per stupro” del 1979.
        Dove sta scritto che è un esempio da seguire? Non sta scritto da nessuna parte. Per favore, non venite qui ad offendere l’intelligenza della gente…

      • luce ha detto:

        Dove sta scritto che è un esempio da seguire?
        “…… and we should look to them as a potential model for our own legislation.”

      • Si ma parla delle leggi in vigore in quel momento, non della proposta citata in seguito. Infatti l’affermazione “we should look to them as a potential model for our own legislation” viene prima, nel testo, della citazione a proposito della proposta degli attivisti. Ciò che la Valenti propone di prendere a modello è questo: “In Sweden, it’s a crime to continue to have sex after your partner withdraws consent”. Infatti si chiede: “So if you initially agree to have sex and later change your mind for whatever reason – it hurts, your partner has become violent, or you’re simply no longer in the mood – your partner can continue despite your protestations, and it won’t be considered rape. It defies common sense.” Quindi cita alcuni casi statunitensi su questo tema e conclude: “they do go much further than U.S. laws do, and we should look to them as a potential model for our own legislation” ovvero “sono molto avanti rispetto agli Stati Uniti (lo sono già, parla delle leggi esistenti) e dovremmo prenderli ad esempio”.
        La proposta di alcuni attivisti non è una legge in vigore, e la citazione della proposta è successiva a queste riflessioni: mi sembra piuttosto semplice da capire.
        Un testo si legge dal principio alla fine, non è un puzzle. Non si possono estrapolare delle frasi per poi ricombinarle in un ordine diverso, perché una simile operazione modificando il contesto in cui una frase è collocata se ne modifica il significato.
        Mi sembra assurdo dover spiegare una cosa del genere! Per me l’articolo è piuttosto chiaro.
        Però possiamo provare a leggerlo dall’ultima parola alla prima, magari scopriamo qualche altro satanico messaggio.

      • luce ha detto:

        Appunto, subito dopo dice “In fact, some activists and legal experts in Sweden want to change the law there so that the burden of proof is on the accused”.
        Ora inidicami il punto in cui si capisce che la Valenti è contraria all’iniziativa degli attivisti.
        A me non sembra che ne prenda le distanze, anzi per lei sarebbe un ulteriore passo avanti.
        “Non si possono estrapolare delle frasi e poi ricombinarle in ordine diverso, perché una simile operazione modifica il significato.” Tranquilla, questa rimane una tua prerogativa.

      • Quindi, siccome non scrive espressamente “io non concordo con questa proposta”, ma scrive “per ottenere giustizia ciò che occorre è un cambiamento culturale”, il suo consenso è implicito. Come dire: siccome io non ho mai scritto “secondo me luce non è un rompiballe”, è sottinteso che ti considero un rompiballe…

    • luce ha detto:

      io non posso ritenere implicito il suo consenso mentre tu puoi ritenere implicito che lei non condivide?

  13. Nur ha detto:

    Alex, fatti un corso di inglese e poi torna…

  14. Libera Capuano ha detto:

    Trovo piuttosto paternalista (o dovrei dire forse maternalista ?) l’approccio della letterera di Lurie Penny, paradossalmente, con quell finta benevolenza trasudante riprovazione, si pone nella medesima posizione di ciò che le femministe hanno sempre ritenuto di dover osteggiare, trovo anche mistificatorio e scorretto sia definirie gli attivisti per i diritti degli uomini come potenziali violentatori e stupratori, sia la selettività con la quale vengono riportati i messaggi più conservatori e retrogradi delle antifemministe. E’ questo il femminismo che vi proponete di difendere? Caro “ricciocorno”, il motivo per il quale sempre più (giovani) donne prenono le distanze dal femminismo moderno (senza rinnegare la necessità e i meriti del femminismo storico, assieme ai movimenti socialisti, nel campo delle conquiste sociali), è perchè sentono inadeguato al rapportarsi tra i generi un variegato e spesso contraddittorio movimento ideologico ricco di contrasti al proprio interno ed incapace di definirsi. Per quanto mi riguarda non ho bisogno di definirmi femminista, ancora femminista, oggi, nell’Occidente del 2014, per invocare una parità raggiunta se non superata, per non identificarmi nelle troppe derive ostili, rancorose se non propriamente misandriche, per poter parlare di diritti della PERSONA, prima ancora che della donna. Cari saluti.

    • Il fondatore del gruppo Men’s Right Activists (Paul Elam) è celebre per il suo saggio: “Quando è OK picchiare tua moglie?” nel quale scrive “La vera domanda qui non è se quelle donne meritano di incontrare un bel destro, ovviamente lo meritano, e alcune ne meritano uno così ben assestato da lasciarle in terra incoscienti, se è necessario a proteggere degli innocenti dai danni che potrebbero fare. La vera domanda è se gli uomini meritano di essere messi nelle condizioni di difendere se stessi dalla violenza delle donne.”
      Quindi se la parità raggiunta e superata è un mondo occidentale nel quale un uomo fonda un movimento che rivendica il diritto dei maschi di tirare un bel destro alle proprie donne, e se ti sembrano ostili le femministe e innocui questi signori, che cosa ti posso dire Libera? Prova a rileggere la lettera da “Se mai vi stancherete di lavorare di più per una retribuzione inferiore o addirittura senza retribuzione…” fino a “crediamo che siete esseri umani, e in quanto tali siete in grado di decidere autonomamente del vostro corpo”, così forse ti renderai conto che non c’è proprio niente di “confuso” nel femminismo. Forse ad essere un po’ confusa sei tu.

    • winola ha detto:

      LIbera, parlare di diritti della donna non è così assurdo. Ovvio che i diritti devono essere garantiti a tutte le persone, ma ci sono particolari diritti propri esclusivamente delle donne (per forza di cose, noi abbiamo un utero, gli uomini no), come la maternità, l’aborto eccetera. Ora, finché ai colloqui di lavoro mi chiedono se sono sposata e poi non mi assumono perché potrei restare incinta, finché non rinnovano i contratti quando sei incinta, finché faranno firmare dimissioni in bianco da usare sempre per lo stesso motivo, finché non saranno garantiti medici non obiettori in tutti gli ospedali, finché la pillola del giorno dopo non sarà resa accessibile a chi ne fa richiesta (medici che si rifiutano di prescriverla e farmacisti che si rifiutano di vendertela, violando la legge tra l’altro) direi che parlare di diritti delle donna ha un senso, ha molto senso. E non solo, c’è tutta la questione dello stigma sociale, della colpevolizzazione delle vittime, della violenza di genere, del soffitto di cristallo, della minor retribuzione… E possiamo avanti a elencare i motivi per cui, oggi, nel 2014, in occidente, le donne sono ancora discriminate.
      Poi, quelle che odiano gli uomini in quanto uomini NON sono femministe punto e basta, non basta dire “sono femminista” per esserlo, eh. Quello è sessismo, esattamente come l’odio per la donna in quanto donna…

    • il golem femmina è-Met(h) ha detto:

      Oh finalmente! Finalmente mi danno la notizia che nell’Occidente (di questo Tropico immagino) non solo si è ottenuta la parità di genere ma addirittura è stata superata. Naturalmente Libera Capuano tu ne hai tutta la documentazione, altrimenti perché mai ne avresti scritto con così tanta sicurezza? Lasciacela qui che da domani andremo a chiederne ragione su tutti i posti del mondo sociale lavorativo e culturale. Oppure lasciaci il link di riferimento dove hai ottenuto la notizia del superamento delle politiche sociali di genere per effettività di conseguimento, che ne sono\siamo veramente interessate. Sii pragmaticamente certa di quello che affermi e scrivi sulla “parità raggiunta se non superata”, altrimenti desisti, perché di danni da divulgazione inutile e faziosa se ne hanno fin troppo. Essere o non essere femminista è una scelta individuale, legata alla visione della propria interiorità , ma declamare sulla parità e sul genere senza neppure sapere di cosa si stia parlando ne su quali tavoli quotidiani si porta e si regga il confronto è davvero un atto riprovevole. A meno che – ripeto – tu Capano Libera – non abbia letto o avuto da leggere delle statistiche indicative che adesso – in agosto 2014 – finalmente riportino l’avvenuto pareggio sociale fra i generi, e se mai fosse così, fai un favore a tutti gli operatori sociali e associativi e a tutte le altre donne che vivono su questa terra ora, mostracele. Altrimenti astieniti, per favore, perché di proclami ne abbiamo fin troppi tutti i giorni, qui, in questo Paese, in queste vite, non in quello\e di Neverland loves women del tuo Occidente parificato.

  15. alex ha detto:

    cioè un uomo non può mai picchiare una donna neanche per legittima difesa o per proteggere altre persone? non c’è da sorprendersi se il femminismo è uno dei movimenti piu screditati nella nostra società con il tipo di logica che porta avanti!
    a me cmq la frase della Valenti suona assai sospetta, e lei stessa avrebbe perlomeno dovuto chiarire le sue vere intenzioni con una smentita ufficiale che però fino ad ora non si è ancora letta.
    intanto il segretario del partito laburista neo-zelandese ha ufficialmente dichiarato che il suo partito promuoverà il cambio dell’onere della prova nei casi di stupro.
    http://www.independent.co.uk/news/world/australasia/accused-rapists-would-have-to-prove-consent-in-law-reversal-proposed-by-new-zealand-politicians-9592559.html

    • A me sembri molto sospetto tu, che vieni qui a difendere la violenza contro le donne spacciandola per legittima difesa.

    • winola ha detto:

      Alex, almeno sai cos’è l’onere della prova e cosa comporta la sua inversione a livello giuridico?
      L’inversione dell’onere della prova, per altro, è presente pure nel nostro, di sitema, non nel penale, ma nel civile, per tutti i casi di responsabilità contrattuale (per l’extracontrattuale l’onere della prova sta a chi agisce in giudizio, mentre nella contrattuale sta invece a chi è chiamato in giudizio) e nessuno si è mai scandalizzato… Ma se si parla di stupro tutto a gridare allo scandalo! Bah.

      • “New Zealand’s second-largest political party wants to reverse the burden of proof in rape cases” intanto è una proposta, e poi consiste in questo: “A better measure would be to hand control of all examination of a victim to the judge with lawyers for both sides notifying the court which issues they want dealt with, along with shifting the burden of proof on the issue of consent to the defence. This approach does not contradict the fundamental principle that a defendant is innocent until proven guilty.”
        In sostanza si suggerisce che l’esame della vittima spetti al giudice soltanto, al quale gli avvocati dell’accusa e della difesa devono comunicare ciò che intendono chiedere. Questo credo per evitare una rivittimizzazione in sede processuale. Inoltre sarebbe la difesa a dover dimostrare che il rapporto era consensuale, e non l’accusaa dimostrare che non lo era.
        Ma non vedo cosa c’è da scaldarsi tanto, visto che ancora non è successo ancora niente. Ciò che questo comporta, bisognerebbe chiederlo ad un giurista, visto che i proponenti sostengono che non verrebbe in alcun modo minata la presunzione di innocenza dell’imputato.
        Certo che oggi, nei nostri tribunali assistiamo ad offensive aberrazioni, come nel caso dello stupro dell’Aquila. Nonostante il fatto che chi esaminò la ragazza dichiarò sconvolto “Mai visto nulla del genere” nel denunciare l’inaudita violenza perpetrata sul corpo della vittima, l’avvocato della difesa insisteva in aula a parlare di “rapporto consensuale”…

      • winola ha detto:

        Grazie per la spiegazione.
        Nemmeno io ci vedo proprio nulla di scandaloso, in Italia capita la stessa identica cosa in caso della responsabilità medica, ad esempio, in cui è il medico a dover dimostrare di aver agito con la dovuta perizia e rispettando i protocolli e non il paziente a dover dimostrare che non l’ha fatto. Non sono una giurista, ma un po’ di diritto l’ho studiato (sia civile che penale) e per quel che ne so la presunzione di innocenza effettivamente non verrebbe toccata, dato che non si presuppone che l’imputato sia colpevole, esattamente come nel caso che citavo della responsabilità medica: anche se l’onere della prova è invertito la presunzione di innocenza rimane. Non credo cambi molto a livello di dibattimento processuale, ma cambia tanto per le vittime, che già costantemente sono rivittimizzate e devono lottare con le unghie e i denti per essere credute. Ovvio che cambia pure per gli imputati, a cui non basta più che la vittima non porti le prove, ma devono dimostrare attivamente di aver ottenuto il consenso.
        Il problema con la questione del consenso, nel sistema di common law, è molto sentito per altro perché se la vittima non riesce a dimostrare di averlo negato automaticamente l’imputato è ritenuto non colpevole. In questo modo invece si tutelano le vittime, insomma.

      • Io concordo con Simone Weil, quando ne “La persona e il sacro” scrive:
        La nozione di diritto è legata a quella di spartizione, di scambio, di quantità. Ha qualcosa di commerciale… La nozione di diritto, proprio per la sua mediocrità, trascina naturalmente al suo seguito quella di persona.
        E concordo con Valenti quando scrive che il cambiamento delle essere soprattutto culturale.

  16. winola ha detto:

    “In criminal law, consent may be used as an excuse and prevent the defendant from incurring liability for what was done. [… ] A defence against criminal liability may arise when a defendant can argue that, because of consent, there was no crime (e.g., arguing that permission was given to use an automobile, so it was not theft or taken without owner’s consent). But public policy requires courts to lay down limits on the extent to which citizens are allowed to consent or are to be bound by apparent consent given.” (http://en.wikipedia.org/wiki/Consent_%28criminal_law%29)

    In pratica: al momento è la vittima a dover dimostrare di non aver dato il consenso, mentre invertendo l’onere della prova sarebbe l’imputato a dover dimostrare di averlo avuto?
    Ho capito bene o mi è sfuggito qualcosa?
    (Scusa, ma il mio inglese non è proprio perfetto, temo sempre di perdermi pezzi per strada).

  17. Pingback: I don’t need feminism because… I bounce | laglorificazionedelleprugne

  18. alex ha detto:

    winola: invertendo l’onere della prova metti a repentaglio il principio di presunzione di innocenza tipico di ogni moderno sistema legale.
    e poi se io ti accuso di stupro tu come fai a provare che invece c’è stato consenso?

  19. angelo ha detto:

    per me sono le donne stesse a essersi stufate di un femminismo prevaricatore e violento. secondo me si sono stufate di essere criticate e attaccate se non scelgono la linea di pensiero femminista. vogliono fare le mogli e le madri? apriti cielo.
    io ritengo comunque il femminismo uno dei maggiori colpevoli della deriva sociale e morale che ci ha colpito dagli anni 60 in qua. come posto il femminismo e’ subito dopo il nazifascismo nella mia clasdifica di pandemie sociali moderne.

  20. Pingback: Femminismo? Un hashtag per dire ''No, grazie'' - Pagina 36

  21. Pingback: Breve lettera un po’ paternalista. | Un disinvolto mondo di criminali

  22. Tiziana ha detto:

    Non ho bisogno del femminismo perchè non ho bisogno che qualcuno mi dica cosa devo per froza pensare in quanto donna.”perchè se non la pensi come noi sei una m.da maschilista”.
    non ho bisogno del femminismo perchè non desidero che un mio futuro figlio maschio cresca vergognandosi di essere tale, sentendosi inferiore e chiedendo scusa per colpe non sue (come vorrebbero le femministe).
    non ho bisogno del femminismo perchè non ritengo che una violenza commessa su di una donna sia più grave di quella commessa su un uomo, non ritengo che la mia vita valga di più di quella di un uomo e non ritengo che l’omicidio di un uomo sia meno grave rispetto a quello di una donna.
    si può dire?

    • Vedi Tiziana, il punto non è se una cosa “si può dire” o non si può dire. Il punto è se le cose che dici sono scemenze o meno. E quelle che scrivi tu lo sono, purtroppo.
      E’ probabile che tu non te ne renda conto.
      Sarebbe troppo lunga da spiegare: secoli di storia delle donne, che non possono essere sintetizzati in un commento.
      Magari leggi qui: https://lunanuvola.wordpress.com/2014/08/12/guardate-oltre/
      Sappi che se tu oggi puoi scrivere simili scemenze, comunque, lo devi alle femministe che hanno lottato per il diritto delle donne ad esprimere liberamente il loro pensiero. Qualche tempo fa le donne che parlavano troppo venivano ridotte al silenzio così (le donne, solo le donne, perché nel patriarcato sono le donne che valgono meno degli uomini): https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/05/16/la-mordacchia/
      Ci sono luoghi oggi nel mondo in cui le donne ancora lottano per il diritto ad esprimere la loro opinione. Donne delle quali non ti importa nulla, perché tanto tu sei libera di dire tutte le scemenze che vuoi… L’aspetto più triste, delle donne che gridano “io non ho bisogno del femminismo” – e probabilmente davvero non ne hanno bisogno perché vivono in un contesto privilegiato – è la mancanza di empatia nei confronti di tutte quelle donne che oggi ancora ne hanno un gran bisogno. L’egoismo è triste.

      • Tiziana ha detto:

        Ma guarda, quando sento le femministe bollare come molestia o schiavitù del patriarcato il fatto che uno di loro conoscenza abbia detto che preferisce le donne senza trucco a quelle truccate (a casa mia si chiamano “gusti personali”), o il fatto che hanno sentito un uomo dire “le donne non si toccano nemmeno con un fiore” o ancora il fatto che in tv due atlete, una mora e una bionda, sono state definite “la mora e la bionda” e questo sarebbe offensivo per la loro dignità e di rimando per quella di tutte le donne perchè quel modo dire nasce dalle veline (ma perchè, forse che le veline non sono anche loro donne?), scusami ma penso che il predicozzo su cosa è scemenza e cosa no lo dovresti tenere pure alle tue colleghe.
        mi sono limitata solo ad alcuni esempi postati su una nota pagina femminista di Fb, ma ce ne sono a iosa.
        Il fatto è che chi la pensa come me non nega certo i pregi del femminismo, le lotte e i traguardi che nel corso di molti anni sono stati ottenuti dalle donne; anzi, proprio perchè le conosciamo e ne siamo consapevoli ci sembra che il femminismo attuale non abbia nulla a che vedere con quello di cui vi fate portabandiera.
        e le prime a fregarvene delle donne che davvero hanno problemi anche solo a vestirsi come gli pare o a esercitare ogni minimo diritto a mio avviso siete proprio voi che vi perdete in astrusità come quelle sopra,facendovi poi scudo delle offese verso chi vi critica (perchè criticabili,secondo voi, sono solo gli altri: voi siete in assoluto perfette e incriticabili!),sopratutto mettendo in atto il vecchio trucchetto di puntare il dito contro l’interlocutore facendo il ricattino morale “a te non importa nulla di quelle donne!”. No carissima, è a quelle come voi che no importa nulla, e lo prova il fatto che non ne parlate quasi mai quando parlate della schiavitù del patriarcato, limitandovi a postare esempi come quelli da me riportati all’inizio.
        mostrando cosi anche molta supponenza:come ti permetti di giudicarmi cattiva, egoista, indifferente se nemmeno mi conosci? magari faccio volontariato all’Ant, però tu ragioni in questo modo:”critica le femmimiste QUINDI è un mostro di cattiveria ed egoismo!” (perchè si sa, solo voi siete le buone brave e generose…). Complimenti!

      • Se io mi considerassi “incriticabile” non sarebbero ammessi commenti qui.
        Il fatto che io consideri le cose che hai scritto tu delle scemenze, non mi impedisce di considerare scemenze tante altre cose.
        Io punto il dito contro chi scrive “io non ho bisogno del femminismo” perché la frase inizia con “io”, pronome personale prima persona singolare, ed è indice – a mio avviso – di un estremo individualismo: come se ciò di cui non hai bisogno tu fosse da buttare, e se qualcun altro ne ha bisogno peggio per lui. “Io non ho bisogno del femminismo”, tra l’altro, è un frase che non mi sembra fare alcun distinguo tra “femminsmmo del passato” e “femminismo di oggi”, anzi non fa proprio nessun genere di distinguo, gettando ogni forma abbiano assunto le rivendicazioni femminili nel corso della storia in un unico infame calderone. Questo lo fai tu, non io.
        Non so a quale dei miei contenuti tu faccia riferimento, con le tue critiche, ma è probabile che tu non ti riferisca a nulla in particolare.
        I complimenti me li merito, perché dimostro davvero una infinita pazienza a leggerti e a cercare di comunicare con te.

  23. Tiziana ha detto:

    E comunque ti consiglio di rassegnarti:il fatto che tu sia donna e femminista non ti dà alcun diritto o alcun potere di decidere per me cosa io possa o non possa pensare e di cercare di impormelo ….fatevene una ragione!

  24. Tiziana ha detto:

    Ah, che tu non sappia a quali contenuti io faccia riferimento non lo credo possibile:è solo una piccolissima parte di quello che si legge quotidianamente su una nota pagina FB femminista, chiamata “MDM- Il maschilista di merda”, nel quale vengono spessissimo citati articoli de “il ricciocorno schiattoso”. Non credo proprio tu non conosca questa pagina e non sappia cosa si scrive.

    • Conosco la pagina, ma vi ho mai letto che i maschi sono “inferiori”, né che i figli maschi dovrebbero vergognarsi per colpe non loro. Se puoi produrre un link, te ne sarei grata.
      In ogni caso, se hai un problema con quella pagina, non vedo perché vieni a protestare qui. Non la gestisco io.

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  27. rita ha detto:

    Scusate nn ho potuto leggere tutte le vostre battute.. lo farò presto…volevo chiedere alle donne che non hanno bisogno di femminismo, cosa centra l’amore ed il rispetto che ricevete dai vostri uomini? è chiaro che si lotta contro altro…per esempio andate a leggervi un articolo qualsiasi sull’infibulazione, visto che di stupri di sicuro avrete letto molto in questi ultimi mesi o di uxoricidi.. lottare per i nostri diritti o semplicemente per una base di rispetto non riguarda solo le donne occidentali ma quelle di tutto il mondo. E tenetevi i complimenti dei playboy come recitava una canzone… se proprio non potete farne a meno… nessuno ve li toglie 😉

  28. Luna ha detto:

    è difficile accettare che le donne non vogliano diritti, quando si è donne. ma qui non c’è proprio nessun maschio che le manipola, nessuna coercizione. sono donne cristiane, cattoliche (costanza miriano ha il blog pieno di fogliettini anti-femminismo, anti-dio madre ecc.), o gente che non è mai stata picchiata o stuprata. le stesse islamiche convertite, non sanno che farsene del femminismo perchè è volere di allah che la femmina sia inferiore. molte africane scelgono liberamente di venir infibulate, anche se sono nate a new york e hanno più di 20 anni perché a loro non importa di avere il godimento clitorideo occidentale, ma riuscire a fare molti figli seguendo il “processo di purificazione” necessario stabilito dalla loro cultura che vede nell’infibulazione un mezzo per essere pure e feconde, oltre che sessualmente belle agli occhi dei loro maschi che trovano orribili i sessi non mutilati col clitoride penzolante.
    tempo fa me la prendevo anch’io, ma è un dato di fatto che a moltissime donne occidentali non frega niente del femminismo. perché non sono state stuprate, pestate, o perché a loro interessa applicare la bibbia o il corano. ostinarsi a voler parlare con loro non serve a niente. capirebbero certe cose solo se venissero pestate e stuprate. ma siccome non vivono nessuna oppressione, se ne fregano allegramente. dovete anche tener presente che non è vero che tutte le donne vedono l’oppressione. quasi nessuna la vede. altrimenti cristianesimo e islam sarebbero già spariti dagli anni ’70. non vi chiedete perché sono le stesse donne a tenere in piedi queste oscenità misogine, a dare la loro linfa a questi sistemi? sono le stesse donne a pregare un dio padre, a necessitare del redentore maschio gesù, a difendere il velo, la poligamia, il delitto d’onore, la verginità d’imene vista come cosa più importante in assoluto (e le stesse donne pregano “la madonna”, sono tutte devote a questo grande mito misogino… tutto torna, no?)
    le donne tengono in piedi questo circo misogino perché lo vogliono loro.
    quelle poche che ci hanno provato a scardinare certi costrutti (androcentrici su dio, e c’è gente che letteralmente esalta il pene e lo sperma di dio, in teologia cattolica…) si sono ritrovate più sole e più detestate di prima. e cosa è cambiato? nulla.
    belli gli articoli come questo, l’impegno e la lotta continua…. ma a cosa servono? a niente.
    perché alle stesse donne non frega niente di cambiare. altrimenti non esisterebbero neanche più concetti come “chiesa, islam”…
    avete mai letto le “femministe islamiche”? io sì, e dire che sono ridicole è dire poco.
    se una donna è credente, e tante di quelle donne anti-femminismo lo sono, non se ne fa niente della liberazione che voi volete offrire loro. ma non lo vedete che ci sono donne che hanno studiato, gente che era avviata ad un successo culturale, che da un giorno all’altro diventano islamiche o suore di clausura? e non c’è proprio nessun maschio dietro che le obblighi a suon di ceffoni. per quanto sia atroce ammetterlo, le poche donne che certi meccanismi misogini li conoscono, dovrebbero accettare che sono le stesse donne a voler il sessismo e il patriarcato. sono loro che gettano alle ortiche le de Beauvoir e le Carla Lonzi, delle quali non gliene frega niente.
    per quanto è dura, dovete accettare che un certo numero di donne getterà alle ortiche tutto ciò che state facendo e dicendo. perchè hanno la libertà di potersi umiliare e di regredire, hanno anche la libertà di scegliere di essere stupide, frivole, ammiccanti, pro-maschilismo. siamo nel 2016, negli anni ’70 sembrava che le cose sarebbero cambiate… che la parola patriarcato la si sarebbe finalmente potuta gettare nel dimenticatoio, come la parola religione… e invece no, nel 2016 ci sono ancora donne che cinguettano che loro non hanno bisogno del femminismo, perché stanno bene nel ruolo che islam e chiesa hanno scelto per loro.

    mah. è dura da mandare giù, ma è così che è la cosa. quelle donne lì, con quei cartelli lì, non sono state obbligate dal cattivissimo maschio despota ed usurpatore, dietro. è una loro scelta, perché stanno bene così. integrate nel docile ruolo che il patriarcato scelse per noi. stanno bene così, con maritini e fidanzatini. per questo non hanno bisogno del femminismo. non sanno che farsene di una de Beauvoir e di tutte le altre. è la triste realtà.

    • Paolo ha detto:

      concordo con te in buona parte ma si può avere un lato frivolo ed essere consapeoli dei propri diritti

      • Luna ha detto:

        sì certo, si può essere belle, frivole, e altruiste o comunque consapevoli. ma il punto è che alcune donne non sanno cosa farsene dei diritti. fai un giro sui siti cattolici gestiti da donne, tipo la costanza miriano, vestita come una velina, ma cattolicissima. sono donne che hanno interiorizzato il sessismo dei maschi (sessismo teologico e androcentrismo del concetto di dio) se proponi loro di pregare un dio madre ti mandano a quel paese. idem le islamiche convertite. vai a dire loro che ne pensano della sura IV dove si dice che la femmina è inferiore al maschio e che lui la può picchiare, la difendono perché “allah ne sa di più”, “il decreto di allah è immutabile”. è lodevole andare avanti nell’impegno, ma non bisogna guastarsi l’umore a vedere che X rifiuterà la liberazione. è un dato di fatto che alcune donne ci sputano su, sui diritti. e poi se fossero davvero volenterose di liberazione e fine del patriarcato, pensi che si metterebbero a fare apologia e ad avere fede in un dio androcentrico e maschio-centrato, a tutte le strutture di potere dei maschi patriarcali? invece è così, e bisogna accettarla come cosa. io non mi occupo di femminismo politico, o di altre cose che vengono trattate qui (che neanche conoscevo) ma ho trattato per anni una spiritualità femminile, il paganesimo moderno per le donne. sai quante donne si sono liberate, da quando anche in Italia è arrivato, come fenomeno (e viene gestito dalle donne, e mi ci metto anch’io in questa lista visto che almeno ci provo ad organizzare eventi) ? si contano sulle dita di una mano, le donne che capiscono certe cose, che denunciano il monoteismo fallico. restano tutte cristiane, le donne. nonostante sia una religione piena zeppa di sessismo e misoginia. e non a caso, quelle cristiane sono anche le donne che contestano il femminismo e ci sputano su. le christian woman against femen, e non solo loro, ne conosco a iosa di donne cristiane e islamiche convertite di “loro spontanea volontà” (see… dopo che si sono innamorate dello yemenita, però, non prima… ma lasciamo perdere, questo discorso del “ma certo che sono libera! io amo mio marito, e sono libera di fare come voglio, onde per cui mi metto il niqab!”) che sputano sopra al femminismo e darebbero fuoco a Simone de Beauvoir e alle altre, se potessero. Non illudiamoci che le donne del 2016 tranne pochissime eccezioni, siano contro il patriarcato. a loro sta bene così. sono le prime a dare linfa al patriarcato, politico e religioso. e sai cosa ti dico? che se non fosse così, non ci sarebbe neanche bisogno di andare avanti a combattere queste cose, se il patriarcato non esistesse più, neanche ci sarebbero blog come questo. non si denuncia ciò che non esiste più.
        e invece è più forte di prima, il patriarcato, prima almeno si imponeva con la forza (e vabbè) ma ora si impone con i ricatti psicologici, dietro. e queste mogliettine e fidanzatine cattoliche, islamiche, ben felici di sputare sopra i diritti delle donne (diritti che loro stesse abdicano), ben felici di segregazione, poligamia, inferiorità intellettuale, gerarchie androcentriche e ripeto, sono tutte donne che scelgono spontaneamente di essere così. e nota anche i commenti che a volte vengono postati qui, da donne contrarie a tutto ciò che l’Autrice scrive. il fatto che l’Autrice del blog scriva a favore della parità maschio-femmina e che ci siano femmine che ben la contestano, così ti fa capire?

        poi guarda, ti farei vedere i commenti che mandavano a me, scritti da donne, che fanno apologia agli orrori patriarcali dell’inferiorità della femmina postulati dai maschi di cui sopra. e guarda che non c’era nessun uomo despota dietro, che le minacciasse con una pistola alla tempia, quando scrivevano certe cose, e quando sputavano su certe cose. è questo il tragicomico. che non c’era proprio nessun maschio despota, dietro, armato di coltellaccio e bastone.

        “Non ho bisogno del femminismo perchè non mi interessa essere un individuo, pensare con la mia testa, essere autonoma. Non ho bisogno del femminismo perchè adoro che i maschi mi valutino solo per il mio corpo, e quindi divento velina o perchè lo scopo della mia vita è essere moglie e madre, come vuole dio/allah e quindi mi adeguo al concetto di “vergine e poi casta madre”. non ho bisogno del femminismo perché la dominazione e lo spadroneggiamento maschile mi piacciono, mi piacciono tutti i simboli creati dai maschi. Non ho bisogno del femminismo perché non sono stata stuprata/non mi hanno gonfiato di botte e non mi importa che lo facciano a X e Y, fino a che io sto bene e mio marito mi regala la borsa coco chanel” eccolo qui, il cartello che avrebbero dovuto scrivere, le costanza miriano.

      • Paolo ha detto:

        io parlavo in generale, sulle donne cattoliche e musulmane hai ragione tu almeno per la maggioranza di esse, io conosco alcune (poche) done credenti in queste religioni che hanno una mentalità più aperta rispetto alla media dei loro correligionari e sperano di combattere “dall’interno” il maschilismo delle loro tradizioni, per me si illudono ma contente loro. Io poi evito di giudicare anche la libertà delle ragazze che vogliono fare le “veline” in tv. Per il resto hai ragione

  29. Luna ha detto:

    per Paolo (non vedo il testo “rispondi” sotto la tua replica, ti rispondo così): anche per me si illudono. infatti non puoi cambiare il “kerygma” (l’annuncio cristiano): o lo accetti così com’è, e quindi ti becchi il dio padre/il redentore maschio/i moniti di san paolo/i dogmi immutabili della chiesa o cambi religione e ti dai alla wicca o qualche altra forma di culto politeista dove c’è una Dea da adorare, insieme al Dio. sono scettica anch’io su queste “femministe” cattoliche e islamiche. non si può essere islamiche e poi impuntarsi per pregare allah come se fosse una femmina (cosa che ha proposto Amina Wadud e non solo lei). non ha senso. cioè, è ridicolo, se non grottesco. se hai voglia di pregare una Dea non resti islamica, cambi religione. ma non è così automatico, per le cristiane e le islamiche. quindi si arrampicano sugli specchi per giustificare le schifezze misogine (e non solo di san paolo, che rispetto ad altri cristiani a lui successivi era quasi un galantuomo) o la paternità di dio. il che poi è ridicolo, perchè l’annuncio cristiano è stato fatto così, fin dalla sua nascita. c’è poco da voler innovare o “rielaborare” a favore anche delle femmine… ma anche dei maschi, se vogliamo essere precise. quasi nessuno ci pensa, perché non sembrerebbe, ma in realtà islam e cattolicesimo sono dittature anche per i maschi: nell’islam un maschio non può fare quello che vuole. è obbligato a pregare in un certo modo, ad avere la barba, a non poter mettersi pantaloncini, a doversi per forza sposare (non può avere una vita da single o con amanti, si deve sposare per forza). nel cattolicesimo un maschio può avere un rapporto sessuale solo con l’intenzione di ingravidare la femmina e diventare padre, assumendosi la paternità, non può avere un rapporto con la donna senza procreazione (anche se la gravidanza, come fatto fisico, pesa ovviamente sulle spalle della donna. ma un cattolico osservante non potrebbe comunque “non volere la paternità”, è obbligato a essere padre, senza se e senza ma, anche se a lui non frega niente di procreare). sono religione misogine per le donne, ma dittatoriali anche per i maschi, che pure le hanno create. Per fortuna posso dire che ci sono più maschi anti-religioni che non donne. più atei che non atee. perché molto spesso un maschio le capisce prima certe ingiustizie religiose, rispetto alle donne, che tendono a giustificare la chiesa, e a sostenerla. la mia personalissima esperienza, in tanti anni che tratto Paganesimo, è che ci sono molti più maschi anti-monoteismo che non donne. questo un po’ mi rinforza, anche se io preferirei sentire anche un po’ di sana disobbedienza femminile contro il monoteismo.

    • Paolo ha detto:

      sono d’accordo con te. Luna ma da ateo laicista che non crede a nessuna divinità vorrei farti una domanda: come ti poni rispetto al fatto che anche all’interno di società pagane come quella dell’antichità greca e romana la condizione delle donne non fosse esattamente paritaria con quella degli uomini, e questo nonostante la presenza nel pantheon olimpico di numerose dee?(non solo Afrodite, ma anche Diana cacciatrice e Pallade Atena, dea della sapienza che però è uscita fuori dalla testa del “maschio” Zeus)

  30. Luna_di_perle ha detto:

    Ricciocorno, ma stai rifiutando alcuni miei commenti? Ho scritto qualcosa che potesse turbare te, qualcun altro o il femminismo?? Perché io lo penso davvero che il femminismo abbia imposto eccome qualcosa, e cioè il modello unico di donna forte e indipendente di cui parlavo, e questo ha fatto cultura e quindi plasmato le menti della gente, che faceva già parte di una cultura maschilista, e che ha rafforzato l’idea comune che la donna che non rispecchia quel modello non sia una donna valida. E io questo non lo condivido, perché penso non ci sia nulla di “inferiore” nell’essere donne che vorrebbero trovare l'”anima gemella”, nel desiderare qualcuno con cui potersi mostrare debole, vulnerabile, piangere, sentirsi “protette”, e anche magari nell’essere persone emotive. Soprattutto, avere queste caratteristiche in quanto donne, non penso significhi essere “meno potenti” dell’uomo, nient’affatto.

    • Tu puoi “pensare” ciò che vuoi naturalmente, ma sarebbe opportuno che i tuoi pensieri si fondassero su uno studio serio di cosa il femminismo è stato, ha prodotto e produce, in termini di opere e discussioni. Quando accusi il femminismo di qualcosa, procurati una documentazione che attesti che ciò che tu affermi è stato scritto da qualche parte, perché quello che fai è creare degli argomenti fantoccio – come il fatto che il femminismo etichetti come persone “inferiori” quelle vulnerabili o emotive – e questo non è accettabile in una discussione. Saranno pubblicate solo affermazioni corredate da adeguate citazioni e bibliografia: da chi è composto questo femminismo di cui parli? Chi sono le pensatrici cui fai riferimento? Voglio dei nomi, delle opere, voglio capire di chi parli. Altrimenti non ho tempo né voglia di dare spazio all’ennesima “woman against feminism” che il femminismo semplicemente non lo conosce.

      • Anche vi fosse una cattiva femminista – che mi spiace di non conoscere – che possa aver affermato quanto tu sostieni, non è giusto comunque attribuire al femminismo la pochezza di contenuti di una donna sola. A tale proposito ti posso consigliare un’autrice: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2017/12/24/cattive-femministe/

      • Luna_di_perle ha detto:

        Allora, che riguarda il femminismo ho letto qualcosina.. “La donna spezzata” di Simone De Beauvoir, la parte sull’oggettificazione nel libro di Chiara Volpato, un libro su Identità di genere e media, un libro sulla storia dei movimenti femministi in Italia, eccetera..
        Comunque, ti sembrerà strano, ma potrei citarti come fonte il personaggio di Ally McBeal, dove nel telefilm vengono affrontate tematiche femministe.. Ecco, Ally non viene considerato un modello femminista – nemmeno all’interno del telefilm -, e sinceramente non condivido questa cosa …

      • Non posso definirmi un’esperta di Ally McBeal, anche se ricordo benissimo la sua causa sulla minigonna… Sicuramente quella serie TV ebbe il pregio di portare sullo schermo una serie di tematiche importanti per il pubblico femminile: la serie inizia con Ally molestata sessualmente che cambia studio legale, per dire. L’effetto fu così dirompente che il Time associò la serie a grandi icone femministe: http://content.time.com/time/covers/0,16641,19980629,00.html Ma ha senso? Ally McBeal non esiste, è un personaggio, scritto da un uomo per giunta. Non è una donna vera, come le altre tre, e io credo sia questa la grande differenza. Ally McBeal era una serie creata per intrattenere e divertire, non certo per contribuire al miglioramento della condizione delle donne nel mondo: “it was never our intention to put her out there as a role model for anybody or a poster child for a cause” dichiarò il suo autore a proposito della copertina del Time. Oltretutto, Ally era un personaggio focalizzato solo ed esclusivamente su se stesso, non certo una donna animata dal desiderio di produrre un cambiamento sociale o politico. E questa è un’altra differenza importante da sottolineare: una femminista non si occupa di difendere la sua gonna, per quanto senza dubbio ognuna di noi ha il diritto di rivendicare la libertà di indossare ciò che vuole. Una femminista si interroga sul perché, sebbene ci siano quel genere di gonne in commercio, la società tenda a biasimare chi le indossa in specifici ambiti, mentre ne caldeggia l’uso in altri ambienti. Il femminismo è molto più complesso di una serie TV creata per strappare una risata, ed è animato da donne vere.

      • Paolo ha detto:

        comunque un uomo può scrivere un personaggio femminile credibile e una donna può scrivere un personaggiomaschile credibile.
        (comunque per me non è strano che sul posto di lavoro ci si vesta in un modo e in discoteca in un altro, anche se la minigonna va bene per tute e due i contesti)

      • La credibilità non c’entra nulla. Ma proprio nulla.

      • Luna_di_perle ha detto:

        Ora io non ho la fonte a portata di mano, ma tanti anni fa, quando era uscito il telefilm, parte della critica aveva definito il personaggio come un modello non femminista.

      • Luna_di_perle ha detto:

        Visto che è intervenuto Paolo, aggiungo una cosa per evitare fraintendimenti: ovviamente le donne vanitose sono donne liberissime, il punto è che secondo me la società ci vuole donne vanitose tutte quante. Secondo me invece ogni donna può essere come vuole, anche fregarsene se non ha il ventre piatto, per dire.

      • Paolo ha detto:

        ci sono un sacco di maschi vanitosi. Ci sono donne vanitose e uomini vanitosi, e ci sono uomini e donne che non lo sono. La società non obbliga nessuno a essere vanitoso, certo chi è vanitoso comprerà delle merci che forse chi non è vanitoso non comprerà o comprerà meno ma questo è normale

      • Luna_di_perle ha detto:

        Ah ok, quindi il femminismo non impone nessun modello alle donne, ma vuole “liberarle da delle catene”. Io però so che circa 40 anni fa mia madre assieme alla sua associazione di “femministe” si incontravano vestite praticamente “da uomo”, cioè il messaggio era di non vestirsi in maniera “provocante” per non essere “schiave” dello sguardo maschile, o qualcosa del genere – quindi non è una fonte la mia, ma una testimonianza -, e mi sembrava, dal racconto di mia madre, una pecorata assurda dove un branco di ragazze/donne seguono dei “precetti” “femministi” standardizzati dove l’individuo non esiste e non c’è una scelta libera, ma solo una scelta pensata.. da altri. E anche oggi fanno lo stesso, infatti ricordo l’ashtag #shortpertutt* di qualche anno fa di Abbatto i muri in cui un branco di ragazze hanno postato la foto delle loro gambe coi peli su facebook – rimanendo pure anonime! – e non ne capisco il senso. Facebook è il posto delle persone vanitose: penso ad esempio che sarebbe bello se il femminismo liberasse le donne dal fatto che debbano per forza essere delle persone vanitose in quanto donne, come si aspetta la società.

      • Quindi obbligavano tua madre?

      • Luna_di_perle ha detto:

        Vi è una PRESSIONE SOCIALE che spinge le donne verso la vanità e l’attenzione del proprio corpo, più che agli uomini, è innegabile. Paolo, se vuoi le prove, apri la finestra di casa, e osserla la realtà invece di stare fermo nei tuoi pensieri inflessibili. Discutere con te non è per niente stimolante, si finisce sempre sull’ovvio e il banale.

      • Paolo ha detto:

        io la penso così e non cambio idea. Se mi ritenete banale io non vi obbligo a discutere con me o a rispondere ai miei post. Ignoratemi

      • Luna_di_perle ha detto:

        Paolo devo autoimpormi di non leggere più i tuoi commenti perché mi sale il nervoso di fronte a certe risposte. Va bene, la società chiede allo stesso identico modo sia a uomini che a donne di concentrarsi sul loro corpo, di farsi belli, curarsi, depilarsi, truccarsi, mettersi eventuali accessori come orecchini, cavigliere, specchiarsi, mettersi a posto, evidenziare le labbra carnose col rossetto, mettersi il fondotinta, le creme antirughe, eccetera. Spero che questa sarà l’ultima risposta che ti darò nella mia vita, per la mia salute mentale.

    • Luna_di_perle ha detto:

      Non è che la obbligassero, è che il gruppo faceva quelle cose lì in quanto “gruppo femminista” – oppure gruppo pro femminismo ? -: cioè io l’ho interpretata come una roba rigida della serie “Se non fai così non puoi essere una femminista, e quindi non puoi essere una di noi”. Ma da quello che scrivi tu direi che quindi nessuno può dire a qualcun altro “tu non sei una femminista perché…”.

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