MASCOLINISMO: I NUOVI MACHOS

Una traduzione di Maria Rossi da “Masculinisme: les nouveaux machos

Nel 2014 le donne hanno conquistato il potere! Il soffitto di cristallo è “il concetto fondamentale della misandria”. La legge sulla parità è “discriminatoria”. La violenza non ha sesso. Gli uomini si occupano meno delle faccende domestiche perché lavorano di più. E i padri separati sono impoveriti da una giustizia matriarcale. In altre parole: le femministe si sono spinte troppo in là.

Non è una fiction: questi sono gli argomenti sostenuti da lacausedeshommes.com, “il primo sito ominista francese”. Un vocabolo che sta per “mascolinista”, “arma vendicatrice degli uomini che temono di perdere i propri privilegi in una società ancora fortemente patriarcale” […] Un movimento reazionario che si colloca a fianco delle derive xenofobe e securitarie di questi ultimi anni”, segnala il collettivo Stop masculinisme.

Fin dagli anni Settanta alcuni uomini hanno contestato le conquiste del femminismo. Si sono opposti a leggi come quella che stabilisce la parità dei genitori nell’educazione dei figli (1970) o a quella che introduce nell’ordinamento giuridico il divorzio consensuale (1975).

L’ideologia antifemminista non è nuova, ma ha assunto una nuova forma. Ad esempio, i movimenti dei “padri che montano sulle gru” sorti in Francia nel febbraio 2013. “Dietro questa pseudo “causa dei padri”, si nasconde il movimento mascolinista” avverte il collettivo Stop masculinisme, preoccupato di disinnescare le retoriche che, ispirandosi a movimenti anglosassoni come Fathers for Justice, travisano il discorso femminista e usano i bambini per suscitare simpatia. Solo che le donne sono ben lontane dall’aver conquistato il potere, l’interesse dei padri è anteposto a quello dei figli, la giustizia è molto meno sessista che negli anni Sessanta e il 40% degli assegni di mantenimento dei figli non viene versato. Questo contro-movimento sociale, non privo di rapporti con la La Manif Pour Tous [gli oppositori dei matrimoni gay] stimola risposte che rifiutano la nozione di crisi della mascolinità e continuano a difendere una società libera dai rapporti di dominio.

Francia, su gru da 4 giorni padre chiede modifica leggi custodia figli

UN CONTRO-MOVIMENTO SOCIALE

Ingrid Merckx

Nantes, 15 febbraio 2013. Due uomini montano su due gru. Il primo, Nicolas Moreno, scende dopo qualche ora. Il secondo, Serge Charnay, vi resta quattro giorni. Si presenta come un padre cui è stato sottratto il figlio e si dice vittima di un sistema giudiziario che favorirebbe le madri. I media si scatenano. Quando torna a terra, Charnay fa il segno “V” di vittoria davanti alle telecamere.

Tre giorni dopo, Patric Jean, il regista di La Domination masculine (2007), scrive su Le Monde un articolo intitolato: La scalata dei padri a Nantes cela l’esistenza di una proposta di legge. Questo progetto, depositato il 24 ottobre 2012, vuole imporre la residenza alternata obbligatoria in caso di separazione e far riconoscere l’esistenza della sindrome da alienazione genitoriale (PAS), perché la donna tenderebbe a denigrare il marito per allontanare i figli da lui. Patric Jean ha riconosciuto nel discorso dei padri montati sulle gru la retorica tipica del “movimento mascolinista” che egli ha studiato nel Québec. “Il caso delle gru di Nantes non nasce dalla follia di un padre isolato. Presuppone un lungo lavoro politico che è appena agli inizi”.

Cinque giorni dopo il caso di Nantes, un uomo sale sull’acquedotto di Arceaux a Montpellier. In marzo, in un camping a Belfort viene annunciata la “Primavera dei padri”. In maggio, quattro uomini occupano una terrazza della cattedrale d’Orléans. Il 5 luglio altri tre uomini salgono su un camino a Grenoble…Tutti chiedono una revisione delle condizioni della loro separazione e l’imposizione legislativa dell’obbligo della residenza alternata. Nel mese di giugno del 2013 si è costituito il collettivo della Gru gialla, che riunisce una trentina di associazioni. SOS Papà ha concluso un accordo con la Manif pour tous [n.d.t. il movimento che ha manifestato la propria contrarietà ai matrimoni gay e ora all’introduzione nelle scuole dell’educazione alla parità di genere] per opporsi all’estensione alle coppie di lesbiche del diritto al ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e per affermare il proprio attaccamento alla figura tradizionale del capofamiglia.

Le femministe reagiscono tiepidamente. Storicamente la difesa delle madri interessa solo una corrente minoritaria. Il collettivo Osez le féminisme denuncia, tuttavia, le “idee nauseabonde” delle associazioni dei padri separati. “SOS Papa è un’associazione reazionaria, lesbofoba e antifemminista”. Nei media, finora tutti compiacenti, cominciano ad apparire analisi più critiche.

Un anno dopo viene pubblicato: Contre le masculinisme. Guide d’autodefense intellectuelle, scritto dal collettivo Stop masculinisme che, composto da femministe e femministi, si è impegnato a definire il mascolinismo e a confutarne i punti principali: la richiesta dell’obbligo della residenza alternata, la PAS, le violenze esercitate dalle donne sugli uomini e la crisi della mascolinità. L’opuscolo descrive: “un movimento di uomini ostili all’emancipazione delle donne, i quali desiderano mantenere i loro privilegi e la loro posizione di potere”. “E’ una sorta di contro-movimento sociale” osserva Franck, insegnante ed esponente del Collettivo anti-mascolinista dell’Île de France. “I mascolinisti sono convinti che le femministe si siano spinte troppo oltre e che essi debbano combattere per recuperare i diritti di cui sarebbero stati privati”. Le stesse analisi si trovano sul sito Mascuwatch, portale degli anti-mascolinisti francesi, di idee molto diverse da quelle della galassia opposta. Di solito, i suoi esponenti preferiscono mantenere l’anonimato. Per consuetudine libertaria o “per timore di rappresaglie”, dice Stéphanie Lamy, cofondatrice del collettivo Abandon de famille – tolérance zéro, che sostiene le vittime del mancato pagamento dell’assegno alimentare per i figli. […] Poco meno del 40% degli assegni di mantenimento non sarebbe mai versato o lo sarebbe solo raramente. Stéphanie Lamy ha ricevuto minacce di morte e ha subito stalking.

“Gli attivisti mascolinisti sono invadenti” – valuta Franck – “Nel corso della nostra ultima manifestazione, sono venuti a filmarci e a fotografarci”. Allo scopo di schedarli? “Alcuni sono violenti – precisa Stéphanie Lamy- nell’ambito della propria famiglia, ma anche nello spazio pubblico. L’associazione anglosassone cui si ispirano, Father for Justice, è conosciuta per le sue azioni aggressive”.

“I mascolinisti si dicono egalitari, ma ciò che difendono sono anzitutto i propri interessi materiali: gli assegni di mantenimento e il patrimonio“, specifica Franck. “Tendono a considerare i figli e le ex mogli come loro proprietà”, rincara Stéphanie Lamy. Contestano l’esistenza di diseguaglianze come la segregazione femminile verticale del lavoro (soffitto di cristallo) e relativizzano le violenze sulle donne, opponendovi quelle inflitte agli uomini. “Se esiste un tabù sugli uomini picchiati, si tratta di un fenomeno assai meno rilevante di quello delle donne picchiate. Inoltre, che senso ha questa contrapposizione? I due fenomeni non si annullano a vicenda”, osserva Franck.

Il principale cavallo di battaglia dei mascolinisti resta la paternità. “Ma questa paternità è connessa più che altro alla mascolinità – rileva il sociologo Éric Fassin. – I bambini sono un pretesto per suscitare un sentimento generale di compassione e imporre l’idea che le donne esercitino il potere sugli uomini. Ora, questa inversione è smentita dalla sociologia: le donne non esercitano il potere. E i bambini sono il nuovo campo di battaglia della guerra fra i sessi”.

Mascuwatch spinge lontano l’analisi della retorica mascolinista – le “narrazioni” mascoliniste – mostrando come essa distorca e travisi i temi femministi. “Ciò che è paradossale – aggiunge Éric Fassin – è che si passa così da “i mascolinisti dicono questo o quest’altro” a “beh! non hanno tutti i torti”. Ciò soprattutto quando si parla della ripartizione del lavoro domestico”.

Secondo Stéphanie Lamy, i politici che difendono la residenza alternata obbligatoria vengono turlupinati. Come Clémentine Autain, il cui nome appariva (come quello della femminista Geneviève Fraisse) in calce ad una petizione favorevole al provvedimento e redatta da una certa Stéphanie Hain, esponente di SOS Papa. “Non ho firmato la petizione – precisa Clémentine Autain – ho detto però che ne approvavo il contenuto e che la sostenevo. Ho sempre combattuto il mascolinismo, ma sono per l’uguaglianza fra i sessi. Sono dunque favorevole alla trasformazione della residenza alternata nella modalità comune di affido”. Diversi deputati di sinistra condividono questa posizione. Alcuni ecologisti sostengono la proposta di legge sulla residenza alternata. Gli anti-mascolinisti non si oppongono a questa modalità di affido, ma alla sua obbligatorietà, soprattutto nei casi di sospetta violenza. “Quando entrambi i genitori sono favorevoli, la residenza alternata funziona – sottolinea Stéphanie Lamy – anche se le differenze salariali sono tali che questa modalità di affido si traduce nella maggioranza dei casi nella pauperizzazione delle donne“.

“E’ legittimo che i padri desiderino occuparsi dell’educazione dei figli e contribuire alle cure genitoriali – aggiunge il collettivo Stop masculinisme – Tuttavia, i mascolinisti non si propongono né di combattere il sessismo, né di raggiungere l’uguaglianza in questo campo”.

Anche i giudici che si occupano del diritto di famiglia costituiscono un bersaglio dei mascolinisti. L’affido dei bambini sarebbe attribuito nell’80% dei casi alle madri – notano – ma senza specificare che nella maggioranza dei casi questa decisione è il frutto della richiesta di entrambi i genitori. Solo il 18,8% dei padri reclamerebbero la concessione della residenza alternata e la otterrebbero nel 17,3% dei casi, secondo i dati del Ministero della Giustizia (2013). Solo il 2% dei divorzi e il 6% delle separazioni darebbe luogo ad un disaccordo sulla residenza del bambino. Inoltre “il 93% dei padri e il 96% delle madri – percentuale analoga – vedrebbe accolta la propria richiesta dal Tribunale “.

“Per molto tempo si è avuta una sorta di riconoscimento del “primato della madre”. Incastrandole in un ruolo di genere fortemente connotato, le madri ottenevano l’affido dei figli. Era dura per certi padri” ammette Caroline Mécary, avvocata specializzata nel diritto di famiglia. “Oggi si osservano soprattutto notevoli differenze tra i tribunali, alcuni dei quali rimangono molto sessisti. Ma complessivamente le diseguaglianze si sono attenuate”.

Non bisognerebbe confondere i mascolinisti con i nuovi padri. “Anziché impegnarsi in una profonda revisione dei rapporti di genere, il potere dei padri che montano sulle gru sembra conformarsi perfettamente ai rapporti vigenti”, commenta Aurélie Fillod-Chabaud, autrice di una ricerca sui gruppi militanti dei padri separati svolta presso l’Istituto universitario europeo.

La stessa posizione è espressa da Stop masculinisme: “Il discorso sulla crisi della mascolinità serve solo a riaffermare la dominazione maschile”.

PICCHIATI, DOMINATI, DISCRIMINATI

Pauline Graulle

Chi sono questi uomini “vittimizzati”? Che cosa dicono? In primo luogo, che non hanno nulla a che vedere con ciò di cui li accusano le femministe

Sarebbero qualche migliaia di simpatizzanti e una trentina di autentici militanti. Galvanizzati dal recente revival reazionario, i mascolinisti hanno avuto un insperato ascolto. A poco a poco, la tesi dell’uomo “vittimizzato” dal femminismo revanscista – rispetto al quale egli dovrebbe a sua volta prendersi la rivincita – è penetrata nella società francese. Trasmessa dalla rivista Caseur e dalla sua petizione “Giù le mani dalla mia puttana”. Diffusa in rete dai video del saggista omofobo, misogino e antisemita Alain Soral. Rilanciata nelle trasmissioni televisive dal giornalista Éric Zemmour, che diffonde le sue affermazioni “anti-femminilmente corrette” (sic) sul diverso grado di intelligenza delle donne, sulla “femminilizzazione degli uomini” e sui bei tempi andati in cui il pater familias regnava incontrastato.

All’ombra delle mobilitazioni contro il matrimonio gay, sul fertile terreno delle nuove questioni giuridiche poste dalle trasformazioni della famiglia tradizionale, è fiorita una miriade di associazioni. Il sito mascuwatch.org elenca una cinquantina di gruppuscoli, più o meno di destra, più o meno antifemministi ed omofobi: gli Hommen (parodia delle Femen, che aborrono), Osons les pères (n.d.t. “Osiamo essere padri”. Il nome è ricalcato su quello di Osons le féminisme), SOS Hommes battus (SOS Uomini picchiati [dalle donne]), Barbes à papas (n.d.t letteralmente zuccheri filati. Il nome trae ispirazione dal fumetto e cartone animato francese Barbapapà, ma anche da quello del gruppo di azione femminista La Barbe = La Barba), Printemps des pères (Primavera dei padri).

In questa galassia, SOS Papa, che esiste da ventitre anni e dichiara di avere 16.000 aderenti, è l’organizzazione più visibile. Sotto la superficie rispettabile – l’associazione ha come ex madrina l’attrice Anny Duperey ed è ricevuta all’hôtelMatignon ( n.d.t. sede del Primo Ministro del governo francese) così come a France Inter (n.d.t la radio pubblica francese) – si cela un’organizzazione piuttosto ambigua. L’anno scorso ha precipitosamente cancellato dal suo pimpante sito Internet un articolo del fondatore, che riteneva che la legge sul matrimonio gay fosse stata imposta “dalla lobby lesbofemminista per avere i figli che le coppie lesbiche non sono in grado di produrre”. Oggi, il nuovo presidente dell’associazione: Jean Latizeau assicura che è stato reciso il legame con la Manif pour tous, la quale, tuttavia, continua ad annoverare SOS Papa tra i suoi partners. E giura e spergiura che la sua associazione desidera solo “l’equità, cioè l’uguaglianza nell’esercizio della genitorialità in caso di separazione”. Un’uguaglianza che è ben lontana dall’esistere, afferma Jean Latizeau, statistiche alla mano, perché nel giugno 2012 su 325 richieste di residenza alternata avanzate dai padri ne sono state respinte il 75%. Per delle valide ragioni? Perché i magistrati sono collusi con le donne, ovvio!

Un complotto femminista? Patrick Guillot non è lontano dal ritenere vera questa ipotesi. Fondatore, nel primo decennio del 2000, del Gruppo di studi sui sessismi (GES) – che dichiara un centinaio di membri -, colui che si presenta come un “ominista” è considerato dal collettivo Stop masculinisme come “uno dei militanti più attivi e uno dei pensatori più produttivi del movimento mascolinista”. Per questo regista di documentari di Lione a capo del sito lacuasedeshommes.com, manna bibliografica per chi crede alla teoria della dominazione femminile, tutti i mali verrebbero dalla “misandria“. Un’ideologia dell’ “odio per gli uomini” di cui egli sostiene di essere stato vittima nella sua famiglia. E che avrebbe conquistato, nel giro di cinquant’anni, l’intera società. Risultato: uomini vittime delle violenze coniugali, paternità imposte, false accuse di abusi sessuali…E uomini che, dopo la legge del 4 marzo 2002, non hanno più il diritto di attribuire il proprio cognome ai figli! Una “discriminazione” che egli spiega così: “Si è così insistito sui diritti delle donne che la bilancia pende ormai decisamente dalla loro parte”. Esempio: il 3919, il numero verde per chi ha subito violenza, è concepito per e dalle donne, mentre “quando un uomo è stato picchiato magari non ha voglia di sentire una donna che gli risponde all’altro capo del telefono”.

Le differenze salariali tra uomini e donne? Derivano semplicemente dal fatto che le donne scelgono il lavoro part-time o attività mal retribuite, ritiene Patrick Guillot. Le statistiche sui lavori domestici? ” Una truffa”. La dominazione maschile? “Un’esagerazione. Non crede che gli uomini che venivano mandati in guerra e ritornavano nelle casse da morto avrebbero preferito restarsene a casa?”

MISOGINI CHE FANNO LEVA SULLE EMOZIONI

Intervista raccolta da Ingrid Merckx

I mascolinisti sono il punto di partenza della ricerca di Pierre-Guillaume Prigent, studente di sociologia, sui “meccanismi della violenza dei padri contro le partners nel momento della separazione”.

Da quando sta svolgendo la sua ricerca sui mascolinisti?

Dal febbraio 2013. Quando Serge Charnay e Nicolas Moreno sono montati su una gru a Nantes per attirare l’attenzione sulla loro condizione di padri separati dai figli, mi sono posto due domande: perché non viene preso in considerazione il punto di vista delle madri? perché non contano nulla le condanne penali inflitte a questi uomini? Mi è parso necessario adottare l’approccio inverso e studiare i casi di violenza dei padri contro le ex mogli dopo la separazione, tramite interviste a queste ultime. Questa ricerca è appena iniziata, ma ciò che appare rilevante è la reazione di parecchie persone, soprattutto uomini, che tendono a minimizzare, se non a negare, le violenze maschili malgrado mi siano state riferite in modo dettagliato da parecchie donne.

Il mascolinismo è un fenomeno nuovo?

Se si parla della componente costituita dai padri separati, in Francia è solo a partire dal febbraio 2013 che vediamo degli uomini salire sugli edifici per far sentire le loro rivendicazioni, adottando un comportamento identico a quello dei mascolinisti anglosassoni. Ma gruppi di difesa dei diritti dei padri compaiono già nel decennio Settanta- Ottanta come reazione al movimento femminista. Femministe come Anne-Marie Devreux, Anne Verjus ed Hélène Palma analizzano le affermazioni di questi gruppi reazionari da quando esistono.

Come qualificare questo movimento?

Esistono divergenze tra i gruppi. Alcuni rivendicano la propria misoginia, altri la dissimulano. Alcuni scelgono di salire sugli edifici, altri ritengono più utile fornire consulenza giuridica o organizzare gruppi di autocoscienza. Ma tutti fanno parte di uno stesso movimento che si propone di difendere gli interessi degli uomini e dei padri. E’ la sua ragion d’essere.

Qual è il suo impatto?

Questi gruppi sono in grado di far promulgare leggi e di influenzare alcune istituzioni. Se gli ultimi emendamenti a favore della residenza alternata come modalità usuale di affido – rivendicazione fondamentale di questi padri – sono stati rigettati, non bisogna dimenticare che SOS Papa rivendica la paternità della legge del 2002, che ha introdotto nell’ordinamento giuridico la residenza alternata, che già allora l’associazione avrebbe voluto rendere obbligatoria. Ora, imporre la residenza alternata nel caso di violenza sulla madre o sui figli, significa contribuire a mantenere il dominio del padre.

Perché i mascolinisti si proclamano femministi e favorevoli all’uguaglianza tra i sessi?

Per migliorare le possibilità di essere ascoltati e, soprattutto, per tentare di ridurre al silenzio le donne e le femministe. Essi strumentalizzano il femminismo e il suo progetto di uguaglianza.

Chi è il mascolinista tipo?

I più influenti sono gli uomini bianchi, eterosessuali, ultraquarantenni e di classe sociale elevata: gli uomini della classe dominante. A mio parere è per questo che vengono ascoltati.

Perché suscitano simpatia?

Perché fanno leva sulle emozioni, evocando la paternità. E’ il loro modo di commuovere il pubblico. Si servono di certe situazioni per esprimere un discorso misogino, come Serge Charnay a Nantes. Altri, come Éric Verdier, strumentalizzano il suicidio di uomini separati per esigere l’introduzione della residenza alternata come modello usuale di affido.

Possono essere pericolosi?

Sul sito Mascuwatch sono riportate le prove delle minacce che alcuni di loro indirizzano alle ex mogli. D’altra parte, sono loro stessi a pubblicare sui propri siti questo tipo di minaccia. Peggio ancora. Il CopCo, il collettivo di cui fa parte Nicolas Moreno, si è presentato davanti all’abitazione dell’ex coniuge di uno dei suoi membri. Si tratta di stalking. La loro pericolosità risiede naturalmente anche nelle loro proposte politiche.

Che ne pensa delle reazioni a questo movimento?

Le reazioni compiacenti mi costringono a pormi delle domande. Le capisco, nel senso che questo movimento appare conforme allo spirito del tempo caratterizzato dalla difesa della società patriarcale, dalla minimizzazione delle violenze perpetrate contro le donne ecc. Altre risposte più critiche si stanno organizzando in seno al movimento femminista, alle associazioni delle madri, attraverso la promozione di iniziative come il sito Mascuwatch o, ancora, in seno a diversi collettivi: a Grenoble, a Parigi, a Tolosa…

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10 risposte a MASCOLINISMO: I NUOVI MACHOS

  1. maura ha detto:

    Proprio in questi giorni sto riflettendo su questa tracimazione della misoginia, grazie all’otto marzo e alla approvazione o non approvazione di alcune leggi di presunta tutela delle donne. (Ma anche dalle stupide difese ad m. di Boldrini). Ho trovate riflessioni orribili non sui soliti siti o trasmissioni, o nelle curve degli ultrà, ma da parte di alcuni giornalisti (e seguaci) che in genere leggo e che spesso mi hanno visto d’accordo su alcune battaglie. Da Massimo Fini a Luogocomune fino a Mondocane di Grimaldi. La logica “di sinistra” è che: l’otto marzo e le battaglie delle donne sono ormai istituzionalizzate, da parte di istituzioni che hanno “tali” difetti. Essere dunque contro queste cose è libertario!!!!!
    Ci si legge di tutto. Che si parla solo degli omicidi degli uomini sulle donne e non viceversa. Della ginecocrazia e perfino del fatto che la Società delle scienze sovietica provò (!!!) che il femminismo è un delirio di massa.
    Il politicamente corretto è out, (il che è anche in parte vero) quindi possiamo dire finalmente quel che vogliamo e quel che pensiamo “basta su ‘ste scemenze femministe”.
    Ottima, poi, la risposta ad “Amore criminale” su rai3. Quel “Sesto senso” che parla finalemente delle violenze delle donne (per ora una serial killer australiana del 1953, non ero manco nata io, ma poi, vedrete…..) con un tono da vaudville che sognati.
    Pressapochismo, ignoranza, banalizzazione, luogocomunismo, una rabbia repressa e biliosa… questi di 100 anni di storia della storia e dei pensieri delle donne sono loro del tutto sconosciuti, ma pontificano, giudicano, sfottono, blaterano. E si danno ragione.

    Provo un grande senso di paura….. medioevo prossimo venturo, con la benedizione della sinistra sinistra.

    • A volte ho l’impressione che si faccia una gran confusione tra “libertarismo” e “liberismo”… Personalmente non ho mai identificato il concetto di “libertà” con il motto “facciamo un po’ come cazzo ci pare” http://www.youtube.com/watch?v=ZlhNFgjq_lY

      “La mia libertà finisce dove comincia la vostra”, diceva Martin Luther King. Che, immagino, sia troppo “politicamente corretto” per i tempi che corrono…

      • IDA ha detto:

        È vero, il termine “Libertarismo” oggi è spesso usato a sproposito, perché non conoscono il significato della parola, e perché in parte ha perso di significato. Il termine fu usato la prima volta da Joseph Déjacque, in contrapposizione al pensiero liberale, successivamente usato per distinguere il socialismo antiautoritario dal socialismo autoritario.. oggi, si! Viene confuso con il liberismo, anche perché molti liberisti si definiscono libertari..ma hanno idee confuse, perché un libertario non può essere un liberista, ne un liberista può essere libertario..
        Per libertà, ho un’altra convinzione, che la libertà degli altri, non è un limite ma una condizione.

    • IDA ha detto:

      Si è vero quello che dici, il politicamente scorretto è molto di moda, poi verso il femminismo e le donne in particolare è in atto una specie di regolamento di conti.. essere maschilisti è di moda, essere femministe, no. la gente non sa nemmeno cosa vuol dire, dal momento che molti pensano e sono convinti che femminismo sia l’opposto del maschilismo.. e tutto questo è terrificante…

  2. IDA ha detto:

    Mi sembra tutto abbastanza chiaro, che altro dire, che in italia queste organizzazioni hanno un’ appoggio dalla parte più reazionaria e conservatrice della chiesa.. e questo li rende ancora più pericolosi..

  3. maura ha detto:

    A proposito di Chiesa. ieri la notizia del giorno era che Mussolini è andata a messa con il marito e il sacerdote ha commentato positivamente ” Mi sono sembrati uniti, il matrimonio può essere salvato”.

    La famiglia ad ogni costo, ivi compreso far allevare i figli ad uno che faceva sesso a pagamento con ragazzine più giovani dei suoi figli stessi!!

  4. ladymismagius ha detto:

    Anch’io avverto il backlash di cui parla Maura, e sono preoccupata: è dovunque, sempre più pervasivo, si diffonde in ogni ambiente culturale. L’ultimo esempio in cui mi sono imbattuta è questo: http://stradeonline.it/diritto-e-liberta/60-marco-faraci, su un quotidiano che ha sempre avuto un approccio analitico, razionale, attento ai fatti e alla complessità del reale.

    La questione delle “quote rosa” ha messo in evidenza in maniera nitidissima l’attacco reazionario contro il femminismo. Lo sento, ed è opprimente. Mi sento come se ogni “isola” femminista stesse venendo travolta, soffocando le nostre voci proprio in un momento in cui, seppur timidamente, idee e rivendicazioni femministe sono parte del dibattito culturale, anche grazie a Laura Boldrini che ha scelto di non far passare inosservato il sessismo dentro le istituzioni.

  5. Joypog ha detto:

    Che stupidi i mascolinisti 🙂 come se le donne avessero la capacità e il desiderio di discriminare gli uomini! Nella mia esperienza le donne sono sempre gentili e se se la prendono non riescono a fare più di tanto.

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