La campagna di disinformazione

Il 14 maggio il sito di Adiantum (associazione di associazioni nazionali per la tutela dei minori) pubblica un articolo:

infanticidioDopo i 4 milioni di poveri papà separati (e relative 4 milioni di perfide ex consorti) ci troviamo di fronte ad un altro sconvolgente non-fenomeno: l’aumento degli infanticidi.

Le mamme uccidono i bambini come non accadeva nelle generazioni passate!

ci dicono questi instancabili difensori dei bambini.

Si sa, per Adiantum non c’è essere al mondo più perfido della mamma italiana (come potete leggere qui).

Siccome fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, mi sono messa a fare una piccola ricerca e ho trovato questo articolo:

infanticidio2Il Dottor Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria, ci comunica che i casi di infanticidio nel 2011 (quelli registrati fino agosto 2011) sono 7. La domanda sorge spontanea: ci sono stati 190 infanticidi da agosto a dicembre? In tutta franchezza, ne dubito.

Ma il Dottor Mencacci ci dice di più: sebbene si sia registrato un picco anomalo nel 2010, se si vanno a guardare i dati in merito agli infanticidi dal 2001 al 2011, si può osservare che sono diminuiti del 50%.

Per chi non lo sapesse, Adiantum (o almeno alcuni dei suoi illustri membri) è responsabile del famigerato sondaggio sulla violenza delle donne contro gli uomini, del quale potete leggere qui:

I Protocolli dei Savi Anziani di Sion

In risposta alla Dott.ssa Pezzuolo

Le due facce della violenza

Lascio a voi il piacere di trarre le debite conclusioni e decidere chi è opportuno definire responsabile di una campagna di disinformazione.

Altre fonti:

http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2011/09/06/visualizza_new.html_727027751.html

http://www.figliefamiglia.it/2011/09/depressione-post-parto-a-venezia-maternity-blues-anche-i-film-possono-sensibilizzare/

http://www.aipsimed.org/depressione-post-partum-colpisce-il-16-delle-donne/

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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4 risposte a La campagna di disinformazione

  1. Morgaine le Fée ha detto:

    Forse é un po’ OT col post, comunque notavo che negli ultimi tempi c’é un aumento consistente di interventi (media e web) da parte di una certa frangia di poveri e perseguitati papá separati che sostengono di essere vittima di un sistema ingiusto, sia per implicazioni economiche sia perché perdono il diritto all’interazione coi figli.
    Mi sembra di trovare una certa malafede in questo tipo di azioni:
    -perché citare sempre le cifre dei poveri papá omettendo accuratamente il confronto con quelle delle povere mamme separate?
    -perché gonfiare le cifre fino a valori assurdi?
    -infine (punto che trovo molto critico): se davvero soffrono cosí tanto per la separazione dai figli, perché non sono altrettanto attivi nel promuovere un sostanzioso congedo parentale per i padri, presso i legislatori e i datori di lavoro (tipo quello che ha preso il mio partner qui in Svezia, 6 mesi su 12 per ogni figlio, non 3 giorni dopo il parto e poi ciao). Dal momento che ci tengono cosí tanto a stare coi bambini, mi aspetterei lotte intense anche su questo fronte da parte dei padri, invece mi sembra che il silenzio rimbombi.
    A questo punto, sospetto che le lotte della lobby dei padri separati siano causate piú da motivi economici e/o di prestigio sociale, anziché da una forte volontá di stare coi figli.
    Poi ovviamente ogni caso é diverso, ma cosí in generale ho questa impressione.

    • http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2013/01/11/papa-mammo-e-resistenze-culturali/
      Il congedo parentale maschile? Nel 2011, secondo i dati più recenti che l’Inps fornisce, su 263.786 congedi parentali facoltativi in Italia, solo 31.905 sono stati goduti dai padri, e di questi meno di 3 mila con un contratto a tempo determinato. I ritocchi alla materia apportati dalla legge 92 del 2012 («legge Fornero») rimangono meramente simbolici: è previsto l’obbligo per il padre di «astenersi dal lavoro per un periodo di UN giorno» nei primi «cinque mesi dalla nascita del figlio»; si possono aggiungere due giorni, ma sottraendoli al monte-giorni della madre. Un giorno solo! Per fare che? Stappare una bottiglia di spumante con gli amici?
      E’ chiaro che non c’è, di fatto, una cultura della paternità come “cura” in questo paese…

      Quello che mi rattrista è che spesso chi si erge a “difensore dei diritti dei padri” (e ci sono padri che gridano a gran voce “not in my name!”, dissociandosi da questi gruppi- come questo http://maiorapremunt.blogspot.it/2013/05/padri-separati-not-in-my-name_8.html) chi si erge a difensore dei padri, dicevo, sente il bisogno di demonizzare “le madri”: l’argomentazione non è “guardate che noi siamo bravi”, bensì “ehi, loro sono cattive! Cattivissime! Più cattive dei papà!”.

      Questo insistere sui grandi numeri vuole darci l’impressione che vi sia una sorta di propensione naturale delle “madri” ad essere mostruosamente perfide e/o inadeguate.
      “Tra tutti i crimini l’uccisione di un bambino è quello che fa più orrore soprattutto considerando che sono QUASI SEMPRE LE MAMME a compierlo”, scrive Adiantum. Quasi sempre? Non è vero.
      Se andiamo a guardare le statistiche Eurispes anno per anno scopriamo che, ad esempio, nel 2009 14 figlicidi sono stati perpetrati da padri, contro gli 11 delle madri. L’anno dopo i numeri cambiano e troviamo 4 figlicidi compiuti dai padri e 10 dalle madri.
      Non bisogna generalizzare!

      Scrivere quel “quasi sempre” accanto a “orrore” suggerisce a chi legge “ah queste donne diventano sempre più crudeli! Uccidono sempre più bambini!”
      Esistono bravi genitori e genitori inadeguati e non dipende dal loro sesso.

      Ci sono alcuni che addirittura giungono a teorizzare una biologica propensione al “male” del genere femminile:

      La violenza

      Sam e Bunny

      Non è questo il modo corretto di affrontare la questione, a mio avviso.

  2. Paolo1984 ha detto:

    mi preoccupa il bisogno di queste associazioni di ingigantire i dati solo per dimostrare l’ovvietà che esistono anche donne che mentono o uccidono e che siamo moralmente pari bel bene come nel male. E’ che a queste associazioni interessa più il vittimismo che la parità

    • Lilli ha detto:

      Ad alcune associazioni in realtà non interessa solo dimostrare che anche le donne mentono, ma anche far credere che le donne siano più crudeli degli uomini nei confronti dei bambini (tanto è vero che diffondono continuamente la notizia che esisterebbe una patologia, la Sindrome della madre malevola, che in realtà non si trova in alcun manuale diagnostico). Qual è l’interesse dietro alla demonizzazione della figura materna? Ognuno si dia una risposta.

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