Con Erica Patti

Dalla lettera di Erica Patti (che potete ascoltare integralmente qui):

Sento che devo riuscire a continuare a ricordare cosa loro è accaduto, ricordare che certe cose non dovrebbero mai accadere e ricordare che chi commette un abominio simile deve almeno adeguatamente pagare.

Dal Corriere della Sera:

«Guardi che il suo non è stato il gesto di un folle… è da cinque anni – il tempo diventa presente – che programmava di farlo, che voleva farmela pagare». Cinque anni di paura, minacce, denunce racchiuse in un fascicolo ancora aperto in procura. Là dove sono trascritti anche tutti gli sms in cui il riferimento ai bambini era più che esplicito. «L’unico modo per farti del male è fare del male ai tuoi figli. Adesso me li porto via 15 giorni al mare. E non li vedrai più. Li ammazzo». Così scriveva nel giugno del 2012, per esempio. Un anno dopo, stesso copione. «Me la prenderò con i tuoi figli, te la farò pagare». L’ha fatto.

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Li chiamano “Family Annihilators“: sono “uomini amorevoli, apparentemente normali” e provengono da tutti i ceti sociali; l’unica cosa che hanno in comune – ci spiega Elizabeth Yardley, autrice del libro “A Taxonomy of Male British Family Annihilators, 1980–2012″  è che “sentono che la loro mascolinità è minacciata” e trovano “impossibile affrontare la disgregazione della famiglia”, motivo per il quale ne pianificano con spietata freddezza il massacro.

Vendetta, brama di potere, sono questi i sentimenti che animano “il distruttore”: assassinando i suoi stessi figli egli sente di poter ripristinare il controllo assoluto su di loro, quel controllo sulla vita dei suoi familiari che ritiene, in quanto pater familias, di avere il pieno diritto di esercitare.

Sa di togliere alla moglie la cosa che ama di più al mondo, procurandole un dolore talmente grande – ci ricorda Erica Patti nella sua lettera – che non esistono le parole per renderlo comprensibile a chi non l’ha provato.

Non c’è nulla di “folle” in gesti come quello compiuto da Pasquale Iacovone, ma solo la lucida determinazione a fare del male: “Nessuna pietà per i corpi dei figli sopprimendone i cadaveri e togliendo alla moglie anche il conforto di poter piangere e dare l’ultimo saluto ad Andrea e Davide”, è scritto nelle 50 pagine di motivazioni della condanna all’ergastolo.

Iacovone, soccorso durante l’incendio della casa, ha affermato più volte “Mi hai buttato la benzina addosso” per depistare le indagini ed incolpare terze persone, quindi ha provato a giocare la carta del “tragico incidente”, infine, con il ricorso in appello, ha provato a sostenere la tesi della semi infermità mentale, attribuendo il suo gesto ad “alcuni farmaci che avrebbe assunto“.

L’ultimo tentativo di fuggire alle sue responsabilità lo ha messo in atto il 6 novembre, giorno in cui avrebbe dovuto iniziare il processo presso la Corte d’Appello, non presentandosi in aula per “problemi alle mani e di circolazione”.

“Iacovone assente ma dirà la sua verità” titola  Brescia oggi, forse per fugare i dubbi sulla possibilità di una sospensione del processo.

Dirà la “sua” verità? E quale delle verità sceglierà fra quelle che ha cercato di vendere agli inquirenti per scampare alla giustizia?

Credo di interpretare il sentimento di molti se scrivo che la verità su questa drammatica vicenda Pasquale Iacovone l’ha gia scritta più volte, la troviamo in quegli sms nei quali annunciava sadicamente il suo piano criminale, e non c’è molto altro da dire.

Piuttosto, c’è da stringerci tutti accanto ad Erica Patti il 13 di novembre, data nella quale avrà luogo la rimandata prima udienza del processo.

Mi dispiace davvero non di non riuscire ad essere in via Gambara 40, davanti al Tribunale di Brescia, venerdì mattina, ma spero che tutte quelle che potranno saranno lì.

Io ho avuto l’opportunità, a febbraio di quest’anno, di ascoltare Erica Patti a Roma, ad un Convegno organizzato dall’Associazione Federico nel cuore Onlus.

In quell’occasione scrissi degli omicidi di Federico, Andrea e Davide:

Insieme a queste due madri abbiamo ripercorso lo straziante calvario che ha portato alla morte orrenda e ingiusta tre bambini; ingiusta perché la morte di un bambino lo è sempre, ma lo è ancora di più in casi come questi, quando, in un paese che si riempie la bocca di un ipocrita rispetto per “la madre”, lo Stato è rimasto indifferente alle grida di aiuto di due madri che avevano chiesto alle istituzioni di mettersi fra i loro figli e gli assassini; forse indifferente non è l’aggettivo giusto, visto che con cieca ostinazione i soggetti deputati a tutelare quei bambini hanno liquidato le loro madri definendole “esagerate”, mosse dal desiderio di “ledere la figura paterna”, e hanno preso la decisione di consegnarli nelle mani di chi poi li ha uccisi – come aveva spietatamente promesso. Seduti in platea abbiamo ascoltato degli infiniti appelli di queste due donne, che, seppure armate di prove più che oggettive della pericolosità degli ex partner, sono state deprivate della possibilità di difendere i loro figli in nome di quel grottesco stereotipo che dipinge la donne separate come perfide erinni in cerca di vendetta.

esprimendo tutto il mio sconcerto nel trovare, tornata a casa, una mail con allegata la foto di una copertina di Panorama dedicata al dramma dei poveri “papà separati”, dramma che non esitai a definire una “leggenda metropolitana“.

Ecco come le forze dell’ordine, gli assistenti sociali, gli psicologi, i giudici hanno visto Mohamed Barakat e Pasquale Iacovone: due piccoli, poveri, impotenti padri separati, ridotti ad implorare di ottenere il permesso di amare i loro pargoli da donne che inventano “false accuse“, donne tanto bugiarde, crudeli e spietate che persino le altre donne si rifiutano di prendere in considerazione le loro istanze. Questa leggenda metropolitana, che da anni circola indisturbata nei media mainstream, è responsabile di aver fornito a chi doveva giudicare i casi di Antonella Penati ed Erica Patti quelle lenti deformanti che hanno impedito loro di valutare il rischio che si correva ad affidare dei bambini a uomini che già avevano dato prova della loro rabbia ed aggressività. Quando ieri, appena tornata da Roma, mi sono ritrovata nella casella di posta questa copertina, con sgomento ho provato a confrontare il numero dei partecipanti al convegno nella sala del Palazzo Santa Chiara a Roma con il numero dei potenziali lettori di Panorama, e mi sono chiesta quanto tempo dovremo aspettare ancora prima che i giornalisti si decidano a partecipare in massa a convegni come quello organizzato da Antonella Penati, invece di raccontarsi e raccontarci la favola della donna “che inganna per natura“.

Ironia della sorte, proprio il giorno dopo il rinvio del processo a Pasquale Iacovone, Doppia Difesa, l’associazione di Hunziker e Bongiorno, pubblica su facebook la sua richiesta di donazioni per la lotta all’alienazione parentale.

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Una campagna, quella di Doppia Difesa, che è iniziata con la diffusione a mezzo stampa di cifre inventate (sarebbero affetti da alienazione genitoriale addirittura “1/3 dei figli di genitori separati. Con conseguenze disastrose sulla crescita“), e che prosegue con degli spot in TV che riportano pedissequamente la definizione che di alienazione genitoriale dava il suo inventore Richard Gardner, arrivando addirittura a sostenere – invitate ad un dibattito presso Scuola di perfezionamento Forze di polizia

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che una teoria screditata anche a causa dei suoi contenuti smaccatamente discriminatori nei confronti delle donne sarebbe “la nuova frontiera della lotta contro la violenza di genere“.

Sotto il loro appello, sulla pagina facebook di Doppia Difesa, a ricordarci perché tante lettere sono state pubblicate contro la loro proposta, le solite considerazioni sulle ex-mogli arpie:

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Per tutte le madri che chiedono aiuto e non vengono ascoltate, per tutte le donne che denunciano e finiscono con l’essere rivittimizzate da quelle istituzioni che dovrebbero difenderle, per le donne e i bambini vittime di violenza domestica sbeffeggiati da chi si presenta come loro difensore e poi si lancia in crociate come questa, vi esorto dunque a testimoniare la vostra vicinanza ad Erica Patti, perché il suo dolore è anche il nostro, e anche noi, con lei, vogliamo che “chi commette un abominio simile deve almeno adeguatamente pagare”.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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4 risposte a Con Erica Patti

  1. Primavera ha detto:

    Ho assistito a quel convegno dove Erica con la voce rotta dal pianto ci ha raccontato il dramma che l’individuo, che qualcuno si ostinava a definire padre, l’ha condannata a vivere in eterno. Si sono ostinati a definirlo padre perfino quando i bambini di erica non si riusciva a contattarli perché morti.
    Si sono ostinati a definire erica “esagerata” quando tentava di far contattare quell’essere spregevole dai servizi sociali visto che a lei non rispondeva. Era preoccupata erica.
    “Stia tranquilla” le dissero…
    E due bambini sono morti. Bruciati. Per mano di quello li.
    Ma si Erica,stai tranquilla..che vuoi che sia riavere i propri figli morti carbonizzati. Il problema ora è tuo mica loro! Loro sono li..lavorano,vivono..E quel vigliacco che nemmeno la galera vuole farsi. Vigliacco!!!
    Avanti gente,continuate pure a raccogliere fondi per foraggiare e rimpinzare i portafogli di gente senza scrupoli che vi racconta cazzate sull’alienazione genitoriale. Soldi solo soldi ci sono dietro tutto ciò. Non basta ancora -vero?- il marcio che avete già sparso? Nooooo perché in Italia siamo così: basta che il conduttore televisivo o la soubrette di turno dicano che gli asini volano e noi tutti a tirare su il naso al cielo.
    E in Italia il giro di denaro non si ferma costi pure vite umane,che fa?
    Erica cara sono con te. Ti ho abbracciato quel giorno. Mi hai detto “è dura andare avanti” e io ho pianto perché parole non ne ho trovate di fronte alla tua compostezza e al tuo dolore immenso. Sono rimasta in silenzio. Quel silenzio che vorrei veder praticare da doppia difesa,da certi giudici,da certi ctu,da certi assistenti sociali, dalle associazioni di padri separati e da chiunque stia contribuendo a questo scempio e che uccide questi bambini due volte. Portate rispetto. Tacete. Smettetela.
    Non posso essere a Brescia e sono arrabbiata anche per questo. Volevo esserci con erica..mi sento in colpa per questo perché in certe vicende la solitudine e l’isolamento feriscono..
    Sono una madre che è stata definita alienante e da allora sopravvivo in attesa che il bravo papà ci sferri il colpo mortale e Dio solo sa quale sarà.
    Vorrà sporcarsi le mani come iacovone e bakarat? O vorrà portarci a morire di crepacuore perseguitandoci pian piano ogni giorno con i suoi subdoli giochetti? Non si sa… poverino lui è la vittima. Lasciamolo decidere,riflettere bene..Non una sola persona che abbia speso una parola per me, per noi mamme. Per i nostri figli. Solo fango. Anzi di più,merda ma talmente tanta che ci soffoca. E cosa avevamo fatto? Cosa abbiamo fatto?
    Nulla. Ma un giorno pagherete per quello che ci state facendo e che avete fatto a questi bambini. Forza Erica. Non accetteremo eventuali sconti di pena che tanto vanno di moda. Noi siamo con te! Io sono con te!

  2. IDA ha detto:

    Hanno già dato inizio alla raccolta dei soldi.
    Poi per combattere cosa? Per aiutare chi? Per la ricerca? No! Meglio di no. Meglio evitare ricerche sull’argomento.

  3. Francesca Romana ha detto:

    Superfluo commentare l’utilizzo del programma Striscia la Notizia presentato dalla stessa Hunziker per la raccolta fondi per la proposta ddella sua associazione Doppia Difesa relativa alla punibilità penale della PAS. Scandaloso e oltraggioso è il montaggio dello spot nel quale il genitore alienato è la madre; sperano in questo modo ridicolo di convincere le donne che la proposta sia a loro tutela e a tutela di tutti quei bambini che le mamme tentano di proteggere con il supporto delle organizzazioni che quotidianamente combattono contro la violenza maschile? che trovata geniale. In questo modo la pas non sarebbe più ad uso esclusivo di associazioni misogine ma rivolto a tutelare, udite udite, le donne e i loro figli.

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