Miti sullo stupro, sessualizzazione delle bambine e Corrado Augias

Uno dei miti sullo stupro più radicato nella nostra cultura è sicuramente quello che racconta che solo un certo tipo di persone rischia di subire uno stupro, quelle donne che in qualche modo “se la vanno a cercare”: perché provocano, perché vestono in un certo modo, perché sono belle e/o perché sono “facili”.

Per definire quell’insieme di false credenze che incoraggiano e giustificano l’aggressività sessuale maschile, creando un clima sfavorevole alle vittime, si usa l’espressione “cultura dello stupro“.

Nella cultura dello stupro rientrano anche fenomeni come l’ipersessualizzazione e l’oggettificazione del corpo femminile operata dai media: in una società che ci mostra prevalentemente immagini di corpi femminili impegnati a sedurre, le donne imparano sin da piccole a pensare a se stesse come ad oggetti sessuali, il cui valore è dato dalla capacità di essere attraenti.

Da tempo si denuncia il preoccupante fenomeno della sessualizzazione di bambine sempre più piccole;

baby-modelle-bambine

bambine-in-intimo

Sulle riviste di moda come nei programmi televisivi abbondano bambine vestite e truccate come piccole adulte che ostentano pose seduttive. Questo ha un’enorme influenza sulla costruzione identitaria di una ragazza, suggerendo alle bambine prima e alle adolescenti poi che l’essere belle, sexy, provocanti, sessualmente disponibili e passive costituisca l’obiettivo primario da perseguire per avere successo ed essere felici nella vita.

Ma ha un’enorme influenza anche sullo sviluppo dei maschi che crescono circondati da questo genere di immagini. Vedere ovunque corpi femminili sessualizzati ma soprattutto oggettificati può limitare la capacità di uomo di provare empatia per le persone di sesso femminile e contribuire alla convinzione di avere il diritto di fruire di qualsiasi corpo che suscita il suo desiderio sessuale.

In questo panorama si colloca la polemica suscitata dalle parole di Corrado Augias, che, invitato in televisione ad esprimersi in merito alla drammatica vicenda di Fortuna Loffredo (come se a qualcuno dovesse interessare la sua opinione), commentando questa immagine

il santo

ha detto

questa bambina che aveva 5-6 anni… la guardi bene… guardi com’è atteggiata, e com’era pettinata, e come sono i boccoli che cadono… Questa è una bambina che a 5-6 anni si atteggia come se ne avesse sedici o diciotto. Questo stridore mi fa capire che anche lì si erano un po’ persi i punti di riferimento“.

Lo “stridore” che turba tanto Augias nasce dalla presenza nell’immagine che ritrae la madre di Fortuna di una statuina di Padre Pio:

“Una mamma che pettina la figlioletta di 5 anni come se ne avesse 18 è una donna che ha perso i riferimenti e, tra questi, la capacità di comprendere il sacro. Mi ha fatto pensare a quei mafiosi che si circondano di immaginette e simboli cristiani, senza poi materialmente seguire gli insegnamenti morali di quei simboli. Anche nella foto di Fortuna padre Pio diventa una statuetta pagana”.

Travolto dalle critiche, Augias si difende così:

“Non avevo mai visto una bambina pettinata e conciata in quel modo, ma non voglio suggerire che il suo aspetto abbia potuto sollecitare il pedofilo che l’ha uccisa”.

“Il mio era un ragionamento complesso e partiva dall’analisi di una foto che mi ha fatto fare un balzo dalla sedia”… “In quella foto è drammatico il contrasto tra la statua di un santo e una bambina abusata due volte, una dal suo carnefice e una dall’ambiente sociale nel quale ha consumato una infanzia perduta”.

Permettetemi di dire che, con queste sue affermazioni, Augias è riuscito ad abusare della piccola Fortuna una terza volta.

Poco importa che, a posteriori, dichiari di non aver voluto suggerire che l’abbigliamento o l’acconciatura di Fortuna abbiano in qualche modo provocato le aggressioni sessuali che la bambina ha subito.

Se Augias davvero conoscesse quella “cultura dello stupro” che pretende di denunciare saprebbe che soffermarsi sull’abbigliamento di una vittima contribuisce ad alimentare quei miti che generano un clima di tolleranza nei confronti dei reati sessuali.

In un paese nel quale è opinione diffusa che le ragazzine coi pantaloncini troppo corti “non possono lamentarsi se poi le stuprano“, un paese nel quale di fronte ad uno stupro di gruppo la gente scende in piazza per gridare in difesa degli stupratori adducendo a giustificazione la minigonna, un paese che concede le attenuanti allo stupratore di una bambina di 11 anni parlando di “relazione amorosa”, attirare l’attenzione sull’acconciatura di una vittima di stupro non può che suggerire ad una platea già ben disposta che queste ragazzine che si atteggiano un po’ se la vanno a cercare.

In difesa di Corrado Augias Paola Tavella scrive:

“Non giustificava i pedofili, al contrario: accusava un’intera società che mette le bambine e i bambini a disposizione della sessualità maschile più perversa e delle donne che la servono e la coltivano con zelo – purtroppo non sono poche, e non solo in questo campo.”

Le parole di Corredo Augias sono inequivocabili: quella sera, in televisione, davanti ad una moltitudine di telespettatori, non ha accusato un’intera società, ma ha puntato il dito verso l’acconciatura e l’abbigliamento di una bambina soltanto, l’acconciatura e l’abbigliamento di Fortuna Loffredo, di anni 6, stuprata e uccisa, dimostrando di essere complice a sua volta di quella società che prima mette le bambine e i bambini a disposizione della sessualità maschile più perversa e poi deresponsabilizza gli stupratori e gli assassini colpevolizzando le vittime.

Ci dice Augias: Non avevo mai visto una bambina pettinata e conciata in quel modo”. Quello che ci sta dicendo è che ignora completamente il fenomeno della sessualizzazione delle bambine (che pure non è discreto affatto), che i boccoli di Fortuna Loffredo a suo avviso sono un caso anomalo ed eccezionale al punto da farlo sobbalzare dalla sedia, dimostrando così che non sa assolutamente nulla di tutto ciò di cui parla Paola Tavella.

Il suo non è stato un “ragionamento complesso“, tutt’altro; proprio perché mancava di una analisi approfondita di quella cultura dello stupro nella quale è immersa l’Italia tutta (e non solo il quartiere Parco Verde) è risultato offensivo nei confronti della piccola Fortuna per tutti coloro che in quella foto hanno visto il dolore immenso di una madre e il sorriso di una bambina che non c’è più.

Perché, molto probabilmente, era l’unica cosa che in quell’immagine si poteva vedere.

 

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28 risposte a Miti sullo stupro, sessualizzazione delle bambine e Corrado Augias

  1. Luca ha detto:

    Mi sembra strana una gaffe del genere, di solito si informa sul materiale che presenta, stavolta non è andata così. Cambiando argomento, ha visto la notizia “Tess sola contro i nazisti”? non sto chiedendo la sua opinione ne di scrivere articoli al riguardo (sebbena mi sembrano sembre gruppi “maschilisti” in un certo senso). Solo sapere se ha colto la notizia, perchè ad esempio io ho apert un giornale a caso e ho letto il trafiletto, è stato un puro caso che abbia letto la notizia (quindi presumo sia di quelle cose che passano/vengono fatte passare in sordina)

  2. Luca ha detto:

    Di cose che non abbiamo mai visto che ne sono tantissime nella vita, perchè allora sottolinearne alcune?

  3. Paolo ha detto:

    da quando i boccoli di una bambina sono “sessualizzanti”? Vi prego non ditemi che sono l’unico che pensa che una bambina non sia “erotizzata” da due boccoli. Io bambine “conciate” come Fortuna nella foto le vedo e non ho mai pensato che si atteggiassero a 16enni. Ho visto le tremende foto di baby modelle postate qui e Fortuna non ci somigliava affatto: non era iper-truccata, non era in pose che si possono definire “provocanti”: sorrideva e aveva i boccoli con indosso un normale vestito. Nient’altro

  4. IDA ha detto:

    Hai fatto una buona lettura, contestualizzandolo all’interno della cultura dello stupro. Inizialmente, questa polemica con Augias, non l’avevo capita fino in fondo, perché veniva preso in maniera settoriale, su alcune parole, colpevolizzazione della vittima, tutte cose che mi lasciavano perplessa. La cultura dello stupro è un complesso di credenze, pregiudizi, luoghi comuni, atteggiamenti norme, pratiche, che vanno analizzate nel suo complesso. Il discorso di Augias, è soggetto a fraintendimenti, perché può essere letto anche come una denuncia all’erotizzazione dei bambini e forse è quello che lui voleva dire, ma non accusa l’intera società come sostiene Paola Tavella, ma si limita all’ambiente degradato, alla famiglia, e questi famigerati punti di riferimento. Anche l’omertà, che ha caratterizzato questi tragici fatti, fa parte della cultura dello stupro.

  5. Pingback: Il giornalista, la madre e la bambina uccisa | ruminatiolaica

  6. hero4rent ha detto:

    L’ha ribloggato su hero4rent.

  7. nordicstarlight ha detto:

    Tra l’altro, il suo commento non ha senso, perché lo stupratore della piccola Fortuna si era macchiato dello stesso crimine con un bambino. Augias che scuse ha riguardo a questo? Quello che questa gente non capisce è che uno stupratore, comunque, è spinto a reiterare, perché spesso ha una pulsione sessuale che non riesce a controllare, quindi è, di fatto, un pericolo, a prescindere se la vittima sia più o meno vestita, se abbia i capelli in un certo modo, ecc. E comunque, tanti fanno i perbenisti, ma non è un segreto che la percentuale di uomini italiani che vanno all’estero per approfittare delle baby prostitute (che a volte hanno meno di 10 anni) sono tra le più alte, quindi secondo me (ed è una mia modesta opinione) è proprio la cultura di fondo che è totalmente sbagliata.

  8. anna ha detto:

    Ritengo che augias volesse puntare il dito sulla mamma che forse senza rendersi conto ( magari solo per orgoglio materno) ha “acconciato” la figlia come una mini adulta e resa appetibile ( si spera involontariamente) non certo sulla povera bimba che di tutto ciò è vittima.

    • Esatto. Ha puntato il dito contro una bambina per colpevolizzare la madre di quella bambina, senza fare un discorso che coinvolgesse “un’intera società”; su quali elementi si è basata poi la sua accusa? Su una foto?
      Cerchiamo di comprendere poi che non c’è alcun bisogno di rendere “appetibile” un bambino ad un pedofilo adultizzandolo; il pedofilo è attratto dai bambini, non dagli adulti…
      Non è l’aspetto delle vittime che provoca lo stupratore: http://www.huffingtonpost.it/2016/04/28/vestiti-vittime-violenza_n_9796874.html
      Parlare di sessualizzazione, di oggettificazione dei corpi di donne e bambine, non c’entra proprio niente con l’aspetto delle vittime, perché ciò che deve essere chiaro, innanzi tutto e soprattutto, è che nessun abbigliamento giustifica un’aggressione sessuale.
      Parlare di sessualizzazione implica un’analisi dell’intero contesto sociale nel quale ha luogo la violenza, e il contesto è quello nel quale la Corte di Cassazione ritiene che si possa parlare di relazione amorosa fra un uomo adulto, un uomo al quale viene affidata una bambina in virtù del suo lavoro nei servizi sociali, e una undicenne, in termini di situazione attenuante un reato grave come l’abuso sessuale di un minorenne: un contesto sociale che non sa e non riesce a tutelare i suoi cittadini più vulnerabili, i bambini.
      Parlare di sessualizzazione implica anche la consapevolezza che non è un problema causato da un singolo individuo “che ha perso i riferimenti”, ma un problema di riferimenti.
      Se si vuole parlare di ipersessualizzazione dell’immagine femminile il dito non va puntato verso la mamma di Fortuna, quanto piuttosto verso la televisione, che ne è uno dei principali veicoli. Ma Augias ha lavorato tutta la vita in televisione, quindi, probabilmente, una simile responsabilità non intende assumersela.

    • Paolo ha detto:

      fare lunghi boccoli a una bambina vuol dire renderla una “mini-adulta”?? Ma siamo impazziti? Doveva raparla a zero? Ma avete visto le foto delle bambine quelle sì “adultizzate” e “sessualizzate” che ci sono a corredo del post? Vi sembrano somigliare alla foto di Fortuna?
      Fortuna non era adultizzata.

  9. Annamaria Arlotta ha detto:

    Bella analisi, che condivido in pieno. L’indignazione mi ha spinto a lanciare una petizione critica nei riguardi di Augias, lascio qui il link
    https://www.change.org/p/corrado-augias-si-scusi-per-le-sue-parole-sulla-bambina-ferocemente-uccisa

  10. Chiara ha detto:

    Ti ringrazio per questo articolo, e per l’attenta analisi e argomentazione che hai fatto per spiegare la (apparentemente) lapalissiana mostruosità delle affermazioni di Augias. Non ci sono boccoli, trucchi o mise che reggano: una bambina è una bambina. Da piccole molte di noi, io compresa, giocavamo a fare le “grandi”, magari mettendosi le scarpe col tacco della mamma di 20 numeri più grandi, giocando a fare “le signore”, ma sotto c’è sempre una bambina, con i caratteri sessuali ancora non sviluppati, che non dovrebbe ispirare alcun tipo di istinto o desiderio sessuale in un essere umano sano di mente. Alcune cose mi sembrano così scontate, poi leggo il giornale, ascolto il tg, apro il browswer e capisco che il concetto di buon senso non è qualcosa ben compreso e posseduto da tutti: per fortuna blog come il tuo mi ispirano un po’ di fiducia e mi rincuorano, mostrandomi come ci sia ancora chi sa pensare, argomentare e spiegare. Complimenti per l’articolo, e per il tuo lavoro in generale: questo è veramente un signor blog!

  11. Un'altra Laura ha detto:

    C’è una cosa che mi ostino a non capire nel ragionamento di Augias. Ma le sedicenni, sta bene violentarle e buttarle dall’ottavo piano? Cioè, anche ammettendo che sia possibile far sembrare una bimba di sei anni una ragazzina di 16 senza l’aiuto di photoshop e inquadrature ben studiate… esattamente, cosa sarebbe cambiato? Il fatto è che se fosse stata sedicenne si sarebbe potuto dire “se l’è cercata per come vestiva”, siccome sedicenne non era si dice “la madre se l’è cercata per come vestiva sua figlia.” E ci sono pure delle carampane che vorrebbero far passare questo messaggio come progressista e femminista!

    Poi mi dico anche che parlare di degrado sociale limitandosi a giudicare dall’alto della propria poltrona milionaria chi in quel degrado ci vive mi sembra fin troppo facile. Che poi, a quanto pare secondo Augias il massimo esempio di degrado sociale sta nel fatto che una madre mandi in giro la propria figlia pettinata per bene. Evvabbeh. Io direi che la cosa più preoccupante e su cui bisognerebbe lavorare è la totale sfiducia nelle istituzioni da parte di interi comparti della nostra società. Abbiamo gente che preferisce avere uno stupratore e uccisore di bambini come vicino di casa piuttosto che avere a che fare con le forze dell’ordine, e questo mi sembra molto ma molto più preoccupante. D’altro canto, in un ambiente dove lavoro ce n’è poco, la povertà la fa da padrona, e si vive d’espedienti, il padre di Fortunata, a quanto ho capito, è finito in carcere per 10 anni per aver copiato dei CD. In carcere a far che poi? Gli si sta insegnando un lavoro, si sta pensando ad un suo reinserimento nella società o gli si sta dicendo “sta qui per un po’ e poi ritornatene nell’inferno dove sei venuto”?

    • IDA ha detto:

      Augias, voleva parlare della ipersessualizzazione. Da notare ogni qual volta che si parla di oggettivazione, sessualizzazione infantile ecc.. si dice sempre che sono delle esagerazioni delle femministe, è minimizzata o negata, viene riesumata solo quando fa comodo e in maniera parziale. La televisione,la pubblicità, l’educazione stessa, rappresenta la figura femminile ipersessualizzata, Il valore di una donna è ricondotto esclusivamente al suo sex-appeal o al suo comportamento sessuale. Questi sono gli elementi da prendere in considerazione quando si parta di ipersessualizzazione, non la madre o l’ambiente degradato.
      Poi Augias, dimentica che un certo comportamento erotizzato nei bambini, sono dei sintomi, legati e dei disagi tipici dell’abuso sessuale.
      Come il mito che dipinge l’abusante come un “maniaco”, un “mostro” incapace di gestire i propri impulsi, una sorta di “belva feroce” mossa da un’irrefrenabile potenzialità sessuale che non riesce a controllare. Un uomo diverso dal normale, che è insaziabilmente assetato di sesso. Lo stereotipo del maniaco e psicopatico, malgrado sia stato ormai smentito da numerose ricerche e dalle statistiche ufficiali, continua ad essere presente nell’immaginario collettivo. Il problema non va cercato nella psichiatria, ma nella società e nel ruolo della donna. Sia il mostro che l’ambiente degradato, serve ad assolvere tutti gli altri. Sappiamo che in italia ed in Europa è in aumento la prostituzione minorile e le organizzazioni criminali impegnate a fornire la “merce”. È in forte aumento il turismo sessuale, europei, ricchi colti e civili, che si recano in paesi dove è possibile acquistare una bambina di 8 anni, per soddisfare i propri desideri. Si calcola che l’italiani siano più di tre milioni.

  12. salvo ha detto:

    Mi sembra — e spero di non essere in errore — che Augias usa una logica da bar che comunque e’ molto comune nei discorsi delle elite(s) italiote nelle dimensioni intellettuali, politiche, giuridiche, ecc. Propongo un paragone tra cio’ che ho letto dell’Augias e dei Giudici del Tribunale di Milano che hanno pontificato sulla PAS affermando nel frattempo che se ne fregavano se la PAS fosse vera o falsa.

    Nel Tribunale di MIlano, il problema e’ di una ragazza / figlia oggi sedicenne che ha rifiutato di vedere il padre per circa (mi sembra) 10 anni con una motivazione molto seria. Se appurata e verificata (come sembra sa stata ma come quasi sempre ignorata dai Giudici), tale motivazione sarebbe sufficiente a disqualificare il padre come padre (figura legale) e come essere umano (persona da amare ed avere vicina). La ragazza / figlia ha parlato di violazione del suo diritto alla privacy del suo corpo. Non c’e’ nulla da spiegare!

    I sommi Giudici di MIlano, che sembrano essersi comportati da cafoni sbattendo documenti sui loro scranni e gridando alla madre, hanno usato delle logiche per dare un ultimatum Kafkiano (assurdo) alla madre per convincere la figlia a vedere il beneamato padre:
    (i) se la figlia non vuole vedere il padre (che sembra avere dei diritti trascendentali sulla sua prole, come a volte e’ stato, ed e’, in certe societa’ dove il maschio-padre ha potere assoluto sulle figle), E la madre attivamente supporta le decisioni della figlia, la madre commette crimine … come descritto nella PAS.
    (ii) se la figlia non vuole vedere il padre, E la madre passiviamente suporta le decisioni della figlia, la madre commette crimine per non essersi attivata a convincere / forzare la figlia a vedere il padre;
    (iii) naturalmente la madre si criminalizza da se stessa se ha iniziato il processo di manipolazione PASISTA nei confronti della figlia …

    Quindi i cerberi CTU ora hanno un obiettivo ben preciso: non di investigare le motivazioni della figlia, che sono legalmente irrilevanti per questi sommi Giudici milanesi; ma di investigare COME la madre e’ responsabile della PAS di cui e’ affetta la figlia — se attivamente o passivamente. La madre commette e’ criminale in tutti i casi; bisogna solo determinare se il suo ruolo e’ attivo-passivo. Non si discute come i CTU — psicologi /psichiatri che DEVONO credere all’esistenza della PAS per determinare il ruolo della madre — come distinguano concettualmente e operazionalizzano, misurano, e osservano le forme passive e attive della criminalita’ della madre. La PAS non puo’ non esistere se la figlia rifiuta di vedere il padre.La figlia e’ un semplice veicolo di cosa faccia (o non faccia) la madre — un’ebete e forse una zombie.
    ******

    Entra Augias:

    — una ragazza di sei anni gioca con se stessa e con le amiche ad atteggiarsi ( vestiti, trucco, comportamento mimato) come donne di 18 anni. Si sa come il 18 sia numero fatidico nella legge italiana — Berlusconi docet.
    — un maschio della specie vede la ragazza atteggiarsi a diciottenne, viene eccitato (come un cane Pavloviano), e decide di avere sesso … cioe’ strupare … la bambina.
    — i commenti italioti — anche quelli dell’Augias:
    * come puo’ una ragazza — perbene e di senno — di 6 anni atteggiarsi a donna di 18 anni piu’ un giorno?
    * cioe’, dov’era la madre quando la figlia giocava o da sola o con amiche ad atteggiarsi come diciottennni?
    * era la madre presente (in casa) e permetteva PASSIVAMENTE alla figlia e alle sua amiche i atteggiarsi come diciottenni?
    * era la madre presente e permetteva ATTIVAMENTE alla figlia e alle sue amiche di atteggirasi come diciottenni?
    * era la madre non presente ma sapeva che la figlie e le amiche giocavano ad atteggiarsi come diciottenni?
    * era la mnadre non presente E non sapeva che la figlie e le amiche giocavano ad atteggiarsi come diciottenni?

    — In tutti questi casi / scenari, la madre e’ ‘causa’ dei comportamenti della figia E delle sue amiche … (e tutte le madri sono responsabili delle proprie figlie e co-responsabili delle amiche delle figlie).
    — In tutti questi casi, un maschio della specie che osserva una ragazza di sei anni atteggiarsi a dicottenne sente il richiamo primordiale pavloviano del sesso, e il richiamo e’ sufficiente a mettere in moto meccanismi di potere sessuale sulla femmina della specie.
    — Ma se la madre fosse stata una buona madre — cioe’ sapeva dei meccanismi primordiali del sesso nei maschi della specie (specialmente se c’e’ la luna piena) — non avrebbe dovuto permettere alla figlia di sei anni ad atteggiarsi a femmina di 18 anni. Quindi, se di crimine si vuole parlare, si cominci con la madre.

    — Rimane aperta la domanda — quale sarebbe la logica nel caso che una ragazza di 18 anni + i giorno che si atteggia a diciottenne + 1 giorno, proprio come la ragazza di 6 anni avrebbe voluto, e un maschio della specie sente il richiamo primordiale e asseconda i suoi istinti legittimi? Sarebbe la madre che l’aveva vista crescere all’eta’ di 6 anni reponsabile per gli atteggiamneti una dicioettene e un giorno — e quindi 12 anni dopo? Perche no? Fosse stata una buona madre — che fosse stata a conoscenza degli istinti del maschio della specie – avrebbe dovuto farla crescere in modo diverso proprio per evitare che la figlia potesse risvegliare gli istinti primordiali del maschio di specie.

  13. Morgaine le Fée ha detto:

    Condivido il post, l’analisi non fa una piega.
    Neppure io, poi riesco a vedere in quella foto una bambina atteggiata e truccata da adulta.
    Oltre a questo, c’é un altro aspetto che mi lascia allibita di fronte alle dichiarazioni di Augias: di fronte a questa orribile storia, lui sembra essere quasi piú preoccupato e dispiaciuto per l’immaginetta di padre Pio e per come la madre abbia perso “la capacità di comprendere il sacro”.
    Che cavolo c’entra il “sacro”, o la religione, adesso? Che importanza hanno? Come se poi il sacro e la religione fossero una garanzia di una vita “con valori”. Bigotto fino alle ossa.

  14. Luna ha detto:

    Ti segnalo una cosa: nel pensiero cristiano, una giovane vergine che muore stuprata o che muore prima che “il preziosissimo imene venga lacerato” (Maria Goretti) soprattutto perdonando lo stupratore, viene considerato un bel modello di virtù.

    Ti riporto uno stralcio tratto da uno scritto cristiano postato su un sito dove è possibile fare il dowload di questi scritti: “Piccola e completa Istruzione religiosa – alla luce di Maria Immacolata –
    sul Credo, sui Sacramenti e i Comandamenti” fr. Crispino Lanzi, Cappuccino

    ESEMPIO. La B. Pierina Morosini (1931–1957), francescana secolare, martire della castità a 26 anni, nasce a Fiobbio di Albino (Bergamo). Fin da bambina è molto devota dell’Eucaristia. A 15 anni è operaia tessile ad Albino, felice di mantenere la sua numerosa famiglia con il suo salario che è l’unico nella casa poiché il padre è inabile al lavoro. A 16 anni, in pellegrinaggio a Roma per la beatificazione di Maria Goretti, esclama: “Che gioia fare la morte di Goretti!”.
    È sempre al lavoro: nello stabilimento, in casa, in campagna, per l’Azione Cattolica, per le Missioni, per il Seminario, per le Vocazioni, per i malati, per ogni opera di bene, diffondendo ovunque serenità che attinge ogni mattina dalla visita a Gesù Sacramentato e dalla Comunione giornaliera. Prega continuamente: in chiesa, in casa, sul lavoro, per la strada; nei 4 Km. che percorre a piedi per recarsi in fabbrica recita sempre il Rosario. Un giorno torna a casa dallo stabilimento percorrendo il solito sentiero; ma dalla fitta boscaglia un uomo si precipita contro di lei e la tenta al peccato impuro. Ai suoi decisi no, l’aggredisce con ferocia, poi la percuote brutalmente con una pietra. Lei reagisce fieramente, lotta, cade, si rialza e fugge, ma dopo una ventina di metri, precipita a terra sfinita e in stato di irreversibile coma. Muore martire, dopo due giorni, all’ospedale di Bergamo.
    Da Gesù che ogni giorno visita nella chiesa e accoglie nella S. Comunione, riceve tanta forza da lasciarsi piuttosto uccidere pur di non commettere peccato. Andava ripetendo queste parole che devono essere pure il nostro programma: “Piuttosto che fare il peccato mi lascio ammazzare. Senza Gesù non posso vivere; quando al mattino mi sono comunicata non ho più paura, mi sento forte”.

    L’idea che passa è: è meglio morire vergine che restare viva ma stuprata (e quindi “privata del prezioso imene”) ovvero “insozzata”; ancora meglio morire stuprata perdonando lo stupratore e pregando per lui.

    questa cosa la trattava anche Michela Murgia in “Ave Mary”. anche per la morte di Yara non mi ricordo più quale prete aveva tirato fuori questa cosa della “martire della purezza”

    Il cristianesimo cattolico ha un culto sfrenato per queste “vergini immolate”, “vergini martiri”, “martiri della purezza”. forse anche peggio di gente che commenta sull’aspetto fisico delle vittime o della donna stuprata, perché qui si celebra una donna o una ragazzina che, mentre sta morendo, addirittura perdona il suo stupratore. eh certo, così ci si guadagna un bel posto in paradiso, no? per l’idea cristiana, la donna stuprata diventa “stimabile” solo se perdona il suo stupratore, o se muore nel tentativo di “chiudere le gambe” e viene preservata, anche se uccisa. Sono le sopravvissute allo stupro, e che odiano il loro carnefice, ad essere “guastate”, ad occhi cristiani.

    Ti lascio un saluto.

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