Banalizzare l’alienazione genitoriale

Brevissima premessa: banalizzare significa rendere qualcosa eccessivamente semplice per adattarlo al sentire comune.

no-alla-pas

Ho condiviso su questo blog un comunicato che si limitava ad informare su un evento pubblico, il corso La Sindrome di Alienazione Parentale e Correlati – “Il furto della madre” – tra Pediatria e Giurisprudenza, che si terrà a Firenze il 29 ottobre.

A questa mia comunicazione è stato risposto che il titolo scelto per l’evento, “Il furto della madre”, denotasse un atteggiamento acritico nei confronti della maternità,  messo in atto da (cito) “un gruppo di estremisti della prevalenza e intoccabilità del ruolo materno, gruppo che metterebbe in atto “comportamenti indecenti” come ad esempio “insultare altre donne.”

Questo gruppo sarebbe composto “da quelli che stanno mandando in vacca un certo femminismo traghettandolo verso Barbara D’Urso e la Mussolini”, gente che sostiene che “Le donne devono stare con i figli, anzi, per presentarla in modo che alle femministe piaccia di più si dice che sono i figli che dovrebbero restare con le madri, i figli hanno bisogno delle madri, i figli non possono vivere senza le madri”.

Si citano alcuni nomi di questi appartenenti al “gruppo pro-madri”: “l’avvocato Coffari, la pediatra Pignotti, lo psichiatra Mazzeo…”

Vorrei cercare di approfondire un tantino questa questione, cercando di affrontarla razionalmente e spiegare che al centro della questione non ci sono né le madri, né i padri, ma i bambini.

Che cosa hanno in comune l’avvocato Coffari, la Pediatra Pignotti e il Dottor Mazzeo?

Tutte e tre queste persone si sono schierate apertamente contro la Sindrome da Alienazione Genitoriale, recentemente ribattezzata Alienazione Genitoriale.

La Dottoressa Pignotti ha redatto un documento pro-infanzia nel quale si propone “di fare chiarezza su una materia complessa  nella quale tanta confusione è stata fatta, tentando di riportare il ragionamento su un piano obiettivo che parta da dati scientifici e dalle posizioni delle Società Scientifiche.” Afferma la Dott.ssa Pignotti che,  “in nome di un ‘interesse prevalente del minore’ nebuloso e per niente chiaro” abbiamo assistito negli ultimi anni a fenomeni quali:  “il bambino di Cittadella, i bambini di Battipaglia, un profilerare di case famiglia, peraltro costosissime, il forteto, fiumi di affidamenti ai servizi sociali, bambini strappati alle madri sulla base di CTU che poggiano sul niente, senza alcun riferimento scientifico, impregnate di pregiudizi e considerazioni personali, a firma di “esperti” autoreferenziati, la PAS, la PAD, la PA, sentenze nei diversi gradi che si annullano l’un l’altra mentre i bambini ne hanno già subito i provvedimenti. Stiamo assistendo all’annullamento della maternità, quasi che lo Stato si potesse sostituire alla relazione madre/bambino ed anche madre/padre/bambino.”

La Dott.ssa Pignotti parla di “annullamento della maternità” e ne parla contestualmente ad un fenomeno concreto e sotto gli occhi di tutti: l’affidamento dei minori ai servizi sociali, affidamento che comporta un collocamento coatto in casa famiglia. Ciò di cui si lamenta la Dott.ssa Pignotti è un comportamento messo in atto dallo Stato, un comportamento che tutti abbiamo potuto osservare in televisione: bambini trascinati contro la loro volontà, strappati alle famiglie e rinchiusi in “strutture protette” sulla base di provvedimenti che si propongono di resettarli.

E’ stato scritto nero su bianco. Cito dal provvedimento che ha riguardato il bambino di Cittadella: La Corte ha quindi evidenziato “la necessità di un allontanamento del minore dalla madre, fino ad aiutarlo a crescere, imparare, e non certo da ultimo, a resettare e riassestare i propri rapporti affettivi in ambiente consono al suo stile di vita, accogliente e specificatamente preparato a trattare le sue involontarie problematiche che, anche comportamentali, equidistanti dai genitori e nel contempo ad entrambi ugualmente vicino”.

Di fronte ad una relazione affettiva madre-bambino, lo Stato con questo provvedimento ha ritenuto necessario spezzare un legame esistente, prendendosi nel contempo la responsabilità di “resettare”, ovvero “riprogrammare”, un piccolo essere umano, affinché sviluppasse dei “rapporti più consoni”, “equidistanti dai genitori”.

Qual è, in soldoni, la colpa di questi bambini? Perché vengono rinchiusi? Perché vengono trascinati sull’asfalto mentre urlano e chiedono aiuto?

La colpa di questi bambini è di non essere “equidistanti”, di mostrare una preferenza, di esprimere un punto di vista che viene etichettato come “non consono“.

Come ha dichiarato recentemente in una intervista Marino Maglietta, questa società percepisce come aberrante (fino a poco tempo fa si parlava apertamente di bambino “malato”) un minore che si permette di “scegliere” fra le due figure genitoriali: che un bambino si arroghi il diritto di esprimere questo particolare sentimento è inammissibile.

Il Maglietta è uno dei pochi che sinceramente ha ammesso questo punto di vista, perché la maggior parte delle persone che lo condivide si nasconde un pochino meglio dietro la Sindrome di Alienazione Genitoriale (o disturbo relazionale, o problema relazionale, o spirito…), affermando che non è vero che il bambino “sceglie”: il bambino è malato, manipolato, condizionato… quelli che esprime non sono sentimenti “veri”, ma il frutto di un crudele abuso messo in atto da un adulto irresponsabile e vendicativo: la madre.

Il concetto di “alienazione genitoriale” si basa dunque su alcune necessarie premesse: il bambino sano è affettivamente equidistante dalle figure genitoriali; il bambino sano non preferisce vivere con un genitore piuttosto che con un altro; il bambino sano non si allea mai con un genitore contro l’altro, se queste due figure sono in conflitto; il bambino sano non ha una opinione sua in merito a questo conflitto, perché un bambino non può avere una opinione che sia veramente sua se questa opinione turba gli adulti, e se si ostina ad esprimerla è stato manipolato.

Il bambino, per essere dichiarato sano, insomma, deve volere bene a mamma e papà e deve essere in grado di dividere il suo affetto esattamente al 50%, altrimenti è un bambino cattivo e va trascinato con violenza in una casa famiglia, dove esperti nel campo gli insegneranno quali sono i sentimenti “consoni” da provare in caso di separazione dei genitori.

Di fronte a situazioni come questa, l’Avvocato Coffari parla giustamente di “adultocentrismo“: l’adulto stabilisce cosa un bambino deve provare e come si deve comportare; quando il bambino tradisce le aspettative dell’adulto, l’adulto regisce prontamente con una crudele punizione (quanto sia crudele, a mio avviso, lo si evince dalle urla disperate dei bambini).

Questa è pedagogia nera.

Le opinioni dominanti della pedagogia nera possono essere riassunte con alcuni concetti di base:

I genitori e gli adulti meritano rispetto a priori.
L’obbedienza fortifica.
La severità e la freddezza costituiscono una buona preparazione alla vita.
L’uso della punizione, anche fisica, è inevitabile per insegnare le regole senza ingenerare nei bambini, confusioni e fraintendimenti dovuti alla loro scarsa capacità di comprensione.
L’educazione deve essere rigorosa, autoritaria e coercitiva.
L’essere umano durante l’infanzia va raddrizzato e, per raggiungere questo fine, è spesso necessario ricorrere all’uso di sculacciate, schiaffi, umiliazioni, privazione di oggetti o di attività amate, isolamento, ritiro dell’affetto.
Tutti questi modi servono a insegnare ai bambini il rispetto, l’attenzione, l’obbedienza e a prepararli ad affrontare la vita.

La pedagogia nera considera i bambini piccoli uomini da formare ed è basata sul presupposto che l’infanzia abbia in sé qualcosa di sbagliato che va corretto prima che diventi troppo tardi.

Ciò che la pedagogia nera ha contribuito a occultare sono i sentimenti dei bambini.

I bambini non sono solo adulti in formazione e relazionarsi con loro non significa “costruire un adulto ideale”; i bambini sono persone, capaci di amare con grande intensità, provano emozioni che hanno bisogno di essere comprese.

Per i bambini è fondamentale sentirsi liberi di riconoscere le proprie emozioni, accettarle, non aver paura di condividerle e sentire che non vengono rifiutati in virtù delle emozioni che provano.

Se lasciamo liberi i bambini di esprimere le loro emozioni, li aiutiamo a comprendere il valore dei sentimenti. La capacità di ascoltare e comunicare i propri sentimenti fa parte del percorso che dall’infanzia conduce alla maturità e permette di vivere una vita soddisfacente.

Non esistono sentimenti “veri” e sentimenti “meno veri”. Le emozioni non vanno “resettate”, vanno accolte, comprese. Dolore, risentimento, rabbia, sono sentimenti veri tanto quanto lo sono l’amore e il rispetto; negarli, etichettarli come “malattia”, estirparli come fossero escrescenze disgustose è una forma di violenza, non è una “cura” alla quale sottoporre dei bambini.

I bambini non sono obbligati ad amarci. I bambini a volte ci odiano. E noi, che siamo adulti, dobbiamo fare gli adulti ed incassare il colpo, dobbiamo imparare a metterci in discussione.

La rabbia è un sentimento: possiamo percepirlo come un’ingiustizia, ma non dobbiamo mai, mai negare la sua esistenza. Quel bambino ci odia, è proprio lui che ci odia, forse questo ci fa male, tanto male, troppo male, ma lo dobbiamo affrontare.

Quello che viene contestato – a chi propone di risolvere i conflitti che insorgono col divorzio applicando gli strumenti teorizzati dagli esperti di alienazione genitoriale – è di abusare dei bambini negando le loro emozioni e proponendo alla gente l’immagine di un bambino marionetta, che non sente e non pensa, ma che agisce “usato” da un adulto. Quello che viene contestato agli esperti di alienazione genitoriale è di negare al bambino lo status di persona, pretendendo di fargli provare a forza i sentimenti che gli adulti reputano “giusti”.

E questo è il mio punto di vista sul fenomeno “alienazione genitoriale” e il motivo per cui ho condiviso l’evento.

Per chi volesse approfondire, ci sono i pareri espressi dalla comunità scientifica.

Poi: si contesta alla Pignotti l’espressione “la madre è insostituibile”.

Si contesta perché sarebbe un punto di vista “sessista”.

Beh, il giorno che vedrò partorire un uomo, concorderò con questa particolare prospettiva sulla questione.

Al di là di tutte le considerazioni sulla costruzione “culturale della maternità”,

(delle quali ho parlato anche in questo blog: I ruoli: davvero ce la andiamo a cercare? e I ruoli: davvero ce la andiamo a cercare? II parte)

rimane un dato biologico incontestabile: la gravidanza.

Una donna può decidere se diventare madre o non diventarlo (o meglio: stiamo ancora combattendo per conquistarci la piena libertà di farlo…), ma solo la donna può essere madre e con questa diversità noi donne dobbiamo fare i conti.

Anche l’uomo è insostituibile, ma è insostituibile a modo suo, un modo diverso dal modo in cui lo è la donna.

Dobbiamo liberare la maternità di tutti i castelli che il patriarcato ci ha edificato sopra, per capire che genere di rapporto vogliamo avere con la gravidanza: un rapporto nostro, tutto nostro, una relazione fra la donna e ciò che avviene nel suo utero.

Abbiamo detto anni fa: l’utero è mio. Lo abbiamo rivendicato forse per rinnegarlo?

Se è vero che il femminismo esige che la donna non venga percepita come mero contenitore di bambini, non può e non deve fingere di non “contenerli”, i bambini, per ben nove mesi. Ce l’abbiamo, un utero, ce l’abbiamo solo noi e questo fatto – concreto e incontestabile – lo dobbiamo ancora elaborare.

Essere diversi non significa né essere migliori, né essere peggiori, ma solo essere diversi.

Ignorare il nostro utero non lo farà certo scomparire… disprezzarlo, mortificarlo non ci renderà donne più forti ed emancipate. Negare l’esistenza una parte di noi stessi, sminuirla, non può che indebolirci, invece. Vivere con il nostro utero, cosapevoli della sue esistenza e responsabili di ciò che possiamo fare con esso (se vogliamo farlo), questo è empowerment.

La mia personale opinione è che il femminismo, dopo aver dialogato con la vagina e con la vulva, dopo aver celebrato la clitoride e rivendicato la libertà di essere una creatura portatrice di desiderio sessuale, è ora che si metta a dialogare anche con l’utero e trovi un modo di farci la pace.

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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41 risposte a Banalizzare l’alienazione genitoriale

  1. Andrea Mazzeo ha detto:

    Sono costretto ad autocitarmi, e chiedo scusa.
    Al convengo di Roma del maggio 2011 (http://www.alienazionegenitoriale.org/docu/20110506.pdf) parlai di analogia tra i minori che rifiutano il rapporto col genitore violento e abusante e i dissidenti politici della vecchia URSS che vneivano rinchiusi nei gulag, sulla base di malattie psichiatriche inventate, per essere rieducati al socialismo reale. Li definii quindi dissidenti del patriarcato.
    Non è ancora chiaro ai più che le associazioni dei padri separati non costituiscono un movimento pro-padri ma loro sono i primi nemici dei padri separati, e la cosa sarà chiara a breve.
    In una delle tante cose che ho scritto su questi temi, poi non pubblicata perché sotto la minaccia costante di querele per diffamazione (finora ne ho collezionate due, e quattro esposti all’Ordine dei Medici) mi esprimevo così: “Hitler era solito inventare una presunta aggressione alla Germania per avere il pretesto di invadere un paese straniero; questa mistificazione sembra avere le medesime caratteristiche: creare un pretesto per far votare alcune leggi di modifica del diritto di famiglia. Il pretesto è la lamentata svalutazione del ruolo del padre; l’invasione è rappresentata dalle leggi che dovrebbero invece porvi rimedio e rivalutare il ruolo del padre.”
    Adesso, con la storia del movimento pro-madri siamo di fronte a una nuova mistificazione, un nuovo pretesto per attaccare i diritti delle donne, e delle madri, e curiosamente questo nuovo pretesto ‘hitleriano’ arriva in Italia subito dopo la ratifica della convenzione di Istanbul.
    E’ talmente evidente che quasi nessuno se ne è accorto/a; per cortesia, rileggersi “La lettera rubata” di Edgar Allan Poe (se poi si vuole fare i sofisticati, leggersi il seminario di Lacan sulla Lettera rubata).

    • Singer ha detto:

      Si direbbe che lei non conosca la legge di Godwin e la reductio ad hitlerum

      • Singer, lei viene qui a contestare, ma non entra mai nel merito della questione. Tirare fuori la reductio ad hitlerum è un modo per delegittimare le affermazioni del Dottor Mazzeo senza rispondere alle sue argomentazioni.
        Il Dottor Mazzeo sostiene che non è in atto alcuna “svalutazione del paterno” (portata avanti da questi fantomatici gruppi pro-madri), ma che la “guerra ai padri” è un invenzione di gruppi organizzati creata ad arte per introdurre modifiche di legge che vanno ad erodere i diritti delle donne.
        Questo è l’argomento. Ora, per avviare una conversazione veramente costruttiva (e non solo fastidiosamente polemica), si dovrebbe intervenire portando eventualmente delle ragioni a sostegno dell’esistenza di una “guerra contro i padri”…

        Io sostengo, invece, che è in atto una guerra contro i diritti dei bambini. Qualcosa da dire su questo?

      • Singer ha detto:

        evidenziare una fallacia argomentativa, è un ottimo modo per delegittimare proprio perché non richiede neppure di dover aggiungere spiegazioni. Ricciocorno, c’hai scritto interi articoli sulle fallacie argomentative, adesso non ti piacciono più? E’ Mazzeo che postula complotti solo per analogia, ergo è Mazzeo che avrebbe l’onere di dimostrare il complotto dei padri. O siamo già all’ipse dixit? (e in tal caso, vale anche quando Mazzeo non dixit, per paura di beccare una denuncia?) A proposito: le modifiche normative proposte dalle associazioni dei padri separati giacciono inerti nei cassetti di qualche parlamentare, invece quelle antifemminicidio sono appena diventate legge. Eppure dovremmo preoccuparci soprattutto dei complotti dei padri separati, Mazzeo dixit. Ehi, aspetta un attimo, com’era quella cosa di Hitler? Inventare un presunto complotto… per avere il pretesto di invadere!

      • Il complotto dei padri?
        Allora vediamo… Te ne scrivo qualcuna io, di prova. Ma in questo blog se ne trovano a bizzeffe… Visto che hai letto quelli sulle fallacie, pensavo avessi dato un occhio anche agli altri.

        Diffondono dati inventati per convincere l’opinione pubblica che l’Italia è piena di poveri papà ridotti sul lastrico da mogli avide e crudeli, che vivono nel lusso grazie a stratosferici alimenti:

        I poveri papà separati


        Si inventano dati sugli infanticidi, allo scopo di diffondere lo stereotipo della donna malvagia che odia i bambini:

        La campagna di disinformazione


        negano il femminicidio:

        Discriminazione


        diffondono percentuali false sul fenomeno delle “false accuse” allo scopo di diffondere lo stereotipo della donna bugiarda (e malvagia):

        Al lupo! Al lupo!


        A sostegno del loro progetto di legge citano studi scientifici che non hanno neanche letto:

        Lezioni di inglese agli psicologi: qualcuno provveda


        A sostegno della Pas citano studi scientifici che non hanno neanche letto:

        Propaganda, parte VII: la conoscenza


        Si inventano grotteschi studi per creare l’illusione di una sommersa violenza contro il maschile:

        Le due facce della violenza


        Sostengono che il doppio domicilio è la soluzione ideale nel superiore interesse del minore, in barba agli studi scientifici che suggeriscono cautela in caso di bambini molto piccoli

        La tenera età del minore e la questione del doppio domicilio

        La tenera età del minore e la questione del doppio domicilio – II parte


        o di separazioni conflittuali:

        Ancora i Colibrì: il vero interesse del minore


        Ma soprattutto: in materia di violenza sulle donne: ritengono che a volte sussistono buone ragioni per uccidere una donna

        La contraddizione di chi predica la bigenitorialità e poi scrive questo:

        Poi, per chi è interessato, si può fare il confronto con i movimenti dei papà separati stranieri; curiosamente, in giro per il mondo ci sono dei gruppi organizzati che fanno le stesse indentiche cose:
        in Australia: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/07/19/dallaustralia-i-papa-separati-e-la-violenza-contro-le-donne/
        in Canada: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/06/30/quebec-italia-una-faccia-e-una-razza/
        in America: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/08/23/chi-ha-paura-di-paul-elam-ovvero-i-papa-separati-degli-usa/
        in Gran Bretagna: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/09/03/dalla-gran-bretagna-fathers-for-justice-i-super-papa-separati/
        in Francia: https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/08/03/dalla-francia-i-papa-separati-un-movimento-internazionale/

      • Singer ha detto:

        Dimenticavo che per darti ragione citi te stessa e così tanti link da assicurarti che non si possa più rispondere. Allora ti do una notizia: non hai scoperto un complotto. Hai scoperto solo che ci sono persone che si schierano in fazioni pensando di difendere interessi o ideologie contrapposte, e dibattono sui dati sparandone talvolta di giuste e talvolta di grosse (spesso anche di giuste dai, li leggi i blog dei padri separati e lo sai, ma poi aspetti avidamente la prossima puttanata). Altrimenti, spiegami allora perché tu e Mazzeo non denunciate mai il complotto delle associazioni femministe, quando sui blog e sui giornali leggete una qualche puttanata sulla violenza alle donne, che so, che il femminicidio è la prima causa di morte nelle giovani donne adulte? Dì la verità, almeno per un po’ anche tu a quella delle prima causa di morte ci avevi creduto? Quante volte l’hai letta prima di domandarti se era una puttanata? E chi l’ha messa in giro e la rilancia, è un complotto? Ogni volta che un gruppo di persone accomunate spara qualche puttanata di troppo, dicesi complotto? No, manca ancora qualche ingrediente, quella è solo politica, buona o cattiva poi va a gusti. Ma a Mazzeo non basta, il suo nemico trama nell’ombra, perseguita donne e bambini per violenza, o per pedofilia, Mein Kampf! Ma forse ci vedete più lungo e c’è davvero il complotto, il grande complotto dei padri che inventano apposta per invadere. ‘sti impuniti! Avvisami quando trovi le prove, non gli indizi.

      • Io non cito “me stessa”, io nei miei post riposto documenti e bibliografie. Se ho tanti link a disposizione è perché dedico del tempo a fare ricerche approfondite, non certo perché soffro di una qualche forma di verbosa egomania.
        Chiedevi delle “prove”, ma prima sostieni che te ne propongo troppe, poi che sono solo “indizi”. Lo sai che tre indizi univoci e concordanti fanno una prova?
        Questo post è iniziato con una definizione, la definizione della parola banalizzazione. Ecco, questa è una banalizzazione: non ho parlato di “persone che le sparano grosse, ma dicono anche cose giuste”, parlo di gruppi organizzati che in diversi paesi seguono la medesima strategia che si articola in punti ben precisi:
        – negazione della violenza contro le donne
        – propaganda sul fenomeno delle “false accuse”
        – fantasiosi dati su una invisibile “violenza contro gli uomini” (le perfide femministe misandriche…)
        – lamentazioni su milioni di milioni di poveri papà vittimizzati dai Tribunali e costretti a vivere nei sottoscala
        – progetto di legge per introdurre doppio domicilio e alienazione genitoriale
        Sono quattro gatti? Si, lo credo anche io. Non è certo un “grande complotto”… Ma ci sono donne e bambini che soffrono a causa del loro operato, come il bambino di Cittadella, trascinato sull’asfalto per i piedi. Ci sono bambini e donne che muoiono, come Federico Bakarat, la cui mamma è stata accusata di essere una madre “malevola” solo perché cercava di difenderlo, o Rosi Bonanno, costretta ad incontrare il suo carnefice perché era “il padre”. Secondo questi signori, un uomo violento è comunque un “bravo papà”.
        La responsabilità di chi è? Di quei 4 gatti che hanno montato la buffonata della “terapia della minaccia” e pubblicano blog dedicati a Richard Gardner?
        No, probabilmente no. E’ più probabile che sia molto più colpevole chi rimane a guardare in tv il bambino di Cittadella, che grida aiuto mentre lo trascinano per i piedi, senza scandalizzarsi… senza sentire il bisogno di fare qualcosa per impedire che accadano cose del genere.
        Questo paese è pieno di persone “per bene”, che non fanno nulla di male, ma che non intervengono per fermare chi lo fa.

  2. Cinzia ha detto:

    Non comprendo il significato di “fare la pace col nostro utero” ?
    Divenire madre è una delle fasi centrali dell’evoluzione della persona femminile.
    Si può scegliere di non sperimentarla, ma tra essere madre e non esserlo, la differenza esiste.
    Non intendo che si sia donne migliori o peggiori, diverse.
    In psicologia si dice che nel momento in cui si diventa madri, si muore come figlie:
    Il baricentro emotivo ed affettivo dell’individuo si sbilancia verso un altro essere umano, come per nessun altro. Questo sbilanciamento è funzionale alla specie (in quanto esseri appartenenti al mondo animale, fondiamo la nostra evoluzione sulle stesse leggi di natura), e per quanto si possa aver rivestito di significati culturali la funzione di mater, la donna sperimenta nella maternità una metamorfosi che ne fa una persona diversa da prima.
    Il problema è liberare la maternità dalle rigide funzioni sociali di cui si è voluto rivestirla (dare figli all’uomo, alla famiglia, alla patria, a dio), da sempre i figli si mettono “al mondo”, si danno alla vita, i figli nascono liberi,
    Una maternità consapevole, si mette al “servizio” dello sviluppo di una nuova persona.
    Anche una paternità consapevole è in grado di compiere lo stesso servizio, ma attraverso un percorso interiore differente, perchè non prevede l’esperienza della “carnalità”.
    L’opinione che ho formato sulla mia esperienza è che la maternità e la paternità sono percorsi individuali, che devono svilupparsi all’interno di una crescita personale. Non sono un diritto, né un dovere,
    La funzione genitoriale invece è un impegno che si prende col figlio, un “servizio” (nel senso più alto della parola) appunto, che prevede doveri di cura e accompagnamento… che hanno come unico premio la contemplazione della propria opera, Tutto ciò che esula da questo è solamente PRATICA di POTERE esercitata su di un altro essere umano… ed questo il male da cui poi scaturiscono tutti i problemi di cui ci ritroviamo a discutere.

    • Cosa intendo col fare pace col proprio utero… Beh, non è semplice.

      Dire che “divenire madre è una delle fasi centrali dell’evoluzione della persona femminile” significa dire a tutte quelle donne cui l’esperienza della maternità è negata – oppure a quelle donne che non la scelgono – che si stanno perdendo qualcosa di “fondamentale” e questo è già un giudizio che pone una condizione (la maternità) come superiore ad un’altra (la non maternità), mentre dovremmo fermarci al concetto di diversità… ad esempio.

      Perché sono proprio questo genere di considerazioni che provocano incomprensioni e spaccature e dividono le donne in “pro-madri” e “le altre”…

      • Cinzia ha detto:

        Sono responsabile di quello che scrivo e non delle interpretazioni che altri deducono.
        Vi è parità tra non essere madre ed esserlo, sul piano della dignità della persona, che lo si sia scelto o purtroppo no.
        E’ oggettivo che l’esperire o meno una condizione di vita cambia il nostro modo di essere persona, La maternità è una “potenzialità” insita in tutte le donne, che possono o no decidere di viverla. Non parlo di maternità esclusivamente biologica, è madre chiunque si metta in una posizione di accoglienza nei confronti di un bambino.
        Ho paura che sia proprio la confusione tra valore sociale della maternità, e l’esperienza naturale della maternità, che porta a trarre conclusioni di merito.
        Ma perchè ricciocorno ti sei soffermato solo su questo aspetto del mio intervento?
        Sono diventata madre molto tardi e ho vissuto sia la condizione di non madre, che quella successiva e credo che proprio in virtù di quella conoscenza non fondata su attestati cartacei, che non sentendomi né superiore o inferiore ad altre esperienze umane posso parlarne, con cognizione di causa.
        Ripeto con parole più chiare, la maternità è un passaggio fondamentale per sperimentare tutte le potenzialità del femminile, esattamente come la libera e consapevole sessualità, e un’altro momento topico e poco dibattuto, (perchè privo di qualsiasi funzione sociale primaria), ch’è la fine dell’età fertile. Voglio ricordare che le donne sopra i cinquant’anni letteralmente svaniscono dall’orizzonte della cultura occidentale. Dell’essere donna nella vecchiezza non si parla mai a differenza di quella maschile.
        Detto questo, ho posto una domanda sul significato del fare ” pace col proprio utero”, perché realmente interessata a comprendere.
        Ho argomentato la mia visione su maternità, paternità e genitorialità e esercizi di potere, eppure ricciocorno ti chiedo perchè ti sei soffermato solo su aspetto del mio intervento?
        Forse che non basta dire che le donne sono sottomesse ad una cultura patriarcale, ma bisogna fondare una cultura ed una dialettica nuova del confronto, al di fuori dei concetti di valore, superiore, inferiore… costruzioni ideologiche di stampo maschile che non siamo obbligate ad interiorizzare.

      • Perché lo avevo frainteso e mi sembrava in contrasto con il resto… che, tra l’altro, condivido pienamente. Parola per parola. La genitorialità come “servizio” e non “esercizio di potere”, intendo. Ed è interessante la riflessione sulla tarda età femminile…

        Ma adesso che ho capito cosa vuoi dire, ti posso rispondere che con “fare la pace col proprio utero” intendevo proprio il liberarsi dalle pastorie del “valore sociale” della maternità, per concentrarsi sull’esperienza umana, sulla relazione fra la madre e il bambino intesi come persone che, per un certo periodo, condividono lo stesso corpo.
        Un esperienza davvero particolare non trovi?

      • alessiox1 ha detto:

        Be diventare madre significa per una donna dare la vita da un altro essere umano, che ti crescerà per 9 mesi nella pancia, penso che sia un esperienza positiva , certo è una cosa che si dovrebbe fare dopo i 30 anni, perché richiede un sacrificio ma penso che molte donne decidono di non avere figli per problemi economici e lavorativi, se no lo farebbero volentieri, tanto tutti gli uomini e donne si vedono in una famiglia felice.

  3. Romano ha detto:

    Purtroppo è paradossale ma in Italia la disoccupazione ha dato a tanti delle posizioni da cui arrivano più danni che benefici alla cittadinanza.

  4. Singer ha detto:

    Ringrazio per il chiarimento, stimolato dalla mia petulante segnalazione di un interessante blog femminista di senso contrario: “Il sessismo e il moralismo del movimento pro/madri”. Peccato che tra tanti link, nel tuo articolo manchi proprio quello alla fonte del dibattito:

    Il sessismo e il moralismo del movimento pro/madri

    • Perché questo link non è mai stato alla fonte del “dibattito”. Io ho pubblicato un comunicato e tu hai ritenuto che io dovessi leggere quel post. Tu lo trovi interessante. Io non lo trovo interessante e neanche stimolante. Lo trovo banalizzante.
      Comunque: quel post sostiene che esisterebbe un “potere delle madri”, superiore al potere dei padri, e che in virtù di questo potere certe donne starebbero facendo una sorta di guerra agli uomini.
      Quelle che a me sembrano sotto attacco sono le donne e i bambini, e credo di aver spiegato il perché.

    • Romano ha detto:

      Singer, ma con questi pettegolezzi da comare tu cosa vuoi dimostrare, che la PAS non è una cialtroneria?
      I supporter nostrani di questa idiozia speravano come tutti gli altri che almeno uno dei derivati tossici delle farneticazioni di Gardner venisse accolto nel DSM5 e così non è stato.
      Nonostante questo, in maniera molto imbarazzante, i pro-PAS irriducibli si avviliscono a leggere tra le righe dei manuali dell’APA per dare un’interpretazione tutta loro e dire che la PAS era già presente nel DSM4.
      Ti rendi conto che è da pagliacci del circo? Come si fa a parlare ancora di qualcosa che non esiste? Davveo come parlare di fenomeni paranormali.
      Per di più con gli espertoni italici sull’argomento che intervengono ancora solo con delle sbrodolate raffazzonate su internet quando devono correre ai ripari perché si mette male. Solo no Paese e’ Pulecenella qualcuno può ancora farsi infinocchiare.

  5. Emanuele Di Felice ha detto:

    “ma che la “guerra ai padri” è un invenzione di gruppi organizzati creata ad arte per introdurre modifiche di legge che vanno ad erodere i diritti delle donne”, ma quali sarebbero i diritti degli uomini nel campo riproduttivo?.

    • Quali diritti ti mancano, oggi come oggi? Se è in atto una guerra contro i padri, che cosa si sta tentando di togliere loro?

      • Emanuele Di Felice ha detto:

        “Quali diritti ti mancano, oggi come oggi?”, nel campo riproduttivo gli uomini hanno solo doveri e nessun diritto, e nei casi di padri separati idem.

        “Se è in atto una guerra contro i padri, che cosa si sta tentando di togliere loro?”, i figli, i soldi e la casa. Cioè il futuro.

      • Se tu ritieni che “figli casa e soldi” vengono tolti ai padri, sottindendi che “figli casa e soldi” appartengono ai padri e ai padri soltanto. E questo è patriarcato, caro Emanuele. Tu ritieni che si vuole deprivare l’uomo del suo futuro perché non riesci a concepire un futuro senza il patriarcato… E confermi ciò che sostiene Mazzeo: dalla riforma del diritto di famiglia le donne avevano ottenuto dei diritti concreti, ad esempio il passaggio dalla potestà del marito alla potestà condivisa dei coniugi. Diritti che oggi sono rimessi in discussione…

  6. Condivido l’articolo, ringrazio il ricciocorno per il lavoro. Aggiungo che i ruoli genitoriali rimangono immutati anche in caso di donna sterile con figlio adottato, indi a prescindere dal dato biologicamente determinato, perché la questione è culturale. Non vedi come si scaldano tutti? Nervo culturale scoperto:)

  7. Stefano Dall'Agata ha detto:

    Brava Ricciocorno, non badare agli infami e tira dritto.

  8. Paolo1984 ha detto:

    Riccio..forse dovresti chiarire che avere l’utero non ti rende automaticamente un genitore migliore nè l’unico che può preparare pappe, e regalare affetto e io lo so ma qualcuno non ha ancora capito che per te anche due gay possono adottare bambini e i padri non sono tutti mostri.

    Fare pace con l’utero-ro-ro-ro! (del matriarcato sessista eccetera)

  9. E quindi la taglia 42 è la nuova taglia 50 e i maschilisti militanti sono il nuovo antisessismo.

    Le femministe che osano seguire i consigli della convenzione di Istanbul ( e pure dell’elementare buonsenso ed esperienza pratica dei Centri Antiviolenza) diventano automaticamente sessiste perché, per caso, la causa è comune con alcune associazioni antipedofilia al cui interno c’è chi, solo per posizioni personali, crede nella famiglia tradizionale e invece il mascolinismo, movimento tutto basato sul determinismo biologico, tutto reazionario, tutto conservatorista, tutto per la restaurazione del patriarcato ( e tutto antiabortista quando l’aborto è voluto dalla donna e proaborto quando l’inseminatore rifiuta la paternità. Ammazza la coerenza, eh), con larga partecipazione di partiti di destra estrema e larghissima diffusione di notizie false su coppie lesbiche, complotti immaginari contro la “famiglia tradizionale”, insomma, quelli che dicono che la famiglia è solo “padre, madre e figli e appartiene al padre” è il nuovo antisessismo.
    Dobbiamo dialogare coi mascolinisti e riconoscerli portatori delle istanze maschili, anche se abbiamo passato almeno un cinquantennio a sostenere che il machismo è culturale e che non rappresenta il genere maschile ( a parte il fatto che manco il femminismo rappresenta il genere femminile, solo che noi lo sappiamo e lo ammettiamo e loro continuano ad autoproclamarsi “i veri maschi” e a delegittimare gli uomini che non si rispecchiano nel machismo), altrimenti siamo ree di alimentare “guerra tra i generi”.

    In generale, ogni volta che non la si pensa come certe bloggers ci si ritrova coperte di escrementi da capo a piedi e se obietti civilmente diventi pure una cyberbulla.
    E noi saremmo le proibizioniste e noi saremmo le autoritariste, saremmo le donniste, saremmo sovradeterminanti, saremmo giustizialiste, moraliste, perbeniste, eccetera eccetera.
    E io non ho manco un tailleur nell’armadio né un filo di perle!
    Che mi metto?
    E non è sovradeterminazione mettermi in testa pensieri non miei, anzi, peggio, sostenere pubblicamente che io abbia idee che in realtà non ho?

    Tra l’altro va ricordato che alcune di noi ci sono dentro fino al collo perché hanno seguito il loro grido di allarme quando le prime a chiamare “alle armi” il movimento in rete contro il ddl 957 e la PAS sono state proprio le stesse persone che oggi ci criticano.

    Non avevo capito che si trattasse di un “armiamoci e partite” (ah, aderire ad un allarme sociale è diventato pure “ciucciare la tetta” altrui. Non ne faccio una giusta nemmeno per sbaglio.).

    A me piacerebbe sapere perché la presenza di una persona con la quale non parlo e che rappresenta localmente un partito cattolico dovrebbe automaticamente contagiarmi e fare di me un’appestata anche se ho posizioni politiche militanti del tutto diverse e come mai, invece, ci sono anime candide come “Rossella” che restano candide persino quando collaborano direttamente coi maschilisti da social, quelli che hanno chiuso pagine femministe, clonato pagine e siti e postato esilaranti invettive antiabortiste e lesbofobe.
    Ahò, io ho i dialoghi con chi mi accusava di perdere tempo e non dedicarmi al ddl957. Quando poi s’è scoperto che me ne occupavo, improvvisamente era diventato sbagliato farlo.
    Come funziona ‘sta cosa?
    Com’è che all’improvviso le fasciste siamo noi e loro i liberali?
    Com’è che la posizione si ribalta sempre specularmente rispetto a dove stiamo noi?

    Sommandole alle accuse che mi hanno fatto i mascolinisti e di cui conservo ancora tutte le schermate ( di essere legata alle brigate rosse, di essere un politico che prende denaro pubblico, di essere la presidentessa dell’ISTAT, di essere pedofila, di essere legata alla mafia, eccetera), penso che manchi solo quella di stampare denaro falso alle accuse diffamatorie di cui me ne sbatterei se solo me lo lasciassero fare.
    Ah, ma non era “per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa”?
    Come mai invece siamo diventate carnefici di chi ci ha danneggiate, quelle da sbattere al muro?

    E scusami, Riccio, per la terminologia ruvida.
    E scusatemi per le desinenze al femminile, giuro che non l’ho fatto con l’intento del neutro femminile ma perché non mi sono concentrata sulle accuse di paternalismo rivolte agli antisessisti o ai vari professionisti che non amano i disegni e progetti di legge mascolinisti.

  10. Vogliamo dire la verità-tà-tà?
    La verità che salta agli occhi è che alla muratrice non importa un fico secco di come la pensino davvero le persone che le stanno sulle ovaie.
    Anche se domani si scoprisse che Ricciocorno si chiama Stefano ed è un padre separato e convive felicemente con Daniela, la quale si chiamava Vittorio prima della transizione, resterebbe sempre una mammista, donnista, matriarca sessista, perché è comodo sminuire con le etichette chi replica con gli argomenti.
    è comodo, è facile ed è populista. Un sicuro successo.

    • A proposito, ma non c’aveva l’utero col passamontagna, lei? Col passamontagna (fucsia, tra l’altro) un utero diventa meno sessista? Meno uterista? Meno matriarcale?
      Meno matriarcale su un forum per madri che parla di cucina, glam e gossip? MENO SESSISTA???

      • Paolo1984 ha detto:

        bè se la blogger in questione vuole scrivere in un sito per mamme dove si parla anche di cose “leggere” e vuole mettere un passamontagna sull’utero può farlo e non è sessista per questo e non è corretto criticarla per questo
        In questo caso la critico perchè ha attribuito al ricciocorno idee che non appartengono a questo blog

      • Lei può fare quello che le pare nel rispetto di quello che fanno gli altri e può esporre le proprie opinioni presentandole da opinioni.
        Se si manifesta incorente sullo stesso campo in cui esprime giudizi gratuiti ( e anche sprezzanti, ingiusti e cattivelli) ho il diritto di farlo notare.
        Se una mobilitazione ragionata e scientifica (peraltro non certo esclusivamente italiana) di specialist* ed attivist* in difesa di leggi sul diritto di famiglia fa di noi delle matriarche sessiste, scrivere su un sito che parla di maternità, gossip e cellulite è ancora più sessista, non ha neppure una motivazione dettata dalla necessità di proteggere norme di diritto.
        I siti al femminile con l’occhio su argomenti frivoli, i rotocalchi, sono sessisti eccome.
        Dai colori agli argomenti. Qualcuno di più, qualcuno di meno.
        Eppure, ciò nonostante, me ne sarebbe fregato altamente.
        Ero pure abbonata a Cosmopolitan, ma sai quanto m’importa!
        Lei può fare quello che le pare, pure girare vestita da coniglio rosa e una gallina in testa e suonare la balalaika ai matrimoni tzigani, ma se si erge a giudice e ridicolizzatrice dell’operato altrui, si espone, quantomeno, al giudizio per l’operato proprio.

  11. E prima che scriva che le avrei dato un permesso, specifico che “può” nel senso che a me non importa un fico secco e non la noterei.

    • Paolo1984 ha detto:

      ok io ho detto la mia anche sui siti..(penso che anche gli argomenti “frivoli” siano un diritto, e gossip e moda non sono più frivoli del campionato di serie A qualcuno ha una passione per la moda e per cose giudicate “frivole” e di per sè non c’è nulla di male ma siamo OT)

  12. elena ha detto:

    caro riccio, io lascerei il commento di mazzeo e taglierei tante sciocchezze a seguire….ne ho visti a bizzeffe di questi noiosi dialoghi sterili con disturbatori mascherati…W il dott mazzeo! E W te riccio, anzi, grazie per i tuoi articoli.

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