Abusologhe e calunniatrici

 

Dalla pagina facebook di Non una di meno – Brindisi:

Con un comunicato ufficiale, Non una di meno – Brindisi si è recentemente espressa in merito alla decisione della presidente della Sezione Civile del Tribunale di Brindisi di stilare delle “linee guida” volte a stabilire “eque condizioni” in ambito di affidamenti della prole, scatenando l’ira funesta dei “papà separati” che hanno sostenuto e festeggiato il provvedimento.

Rimarca il comunicato delle “abusologhe e calunniatrici” che le linee guida, stabilendo “la bontà e superiorità del modello realmente (e non solo nominalmente) bigenitoriale”  inteso “come quella forma di affidamento in cui i figli dopo la separazione della coppia genitoriale trascorrono tempi più o meno uguali presso il padre e la madre” [cito qui dal preambolo alle linee guida], commettono l’errore di dare

per scontato che in precedenza la relazione coniugale, il rapporto genitore/figlio e la gestione familiare siano state improntate al preciso e misurato criterio della parità, per esempio in relazione al lavoro domestico,  di cura, responsabilità educative e  familiari, ecc. Ma in Italia la gran parte di tale lavoro non retribuito, a favore dei membri della famiglia, uomini adulti inclusi,  è svolto dalle donne“.

Una questione che anche su questo blog abbiamo più volte sottolineato.

Un passo delle linee guida brindisine parla espressamente della necessità di superare “l’obsoleta distinzione tra genitore accudente e genitore ludico“; come si evince dalla scelta dell’aggettivo “obsoleto”, secondo chi scrive tale distinzione esisterebbe ormai soltanto nella mente di chi applica (ovvero applica male) la normativa sull’affidamento condiviso riformata nel 2006.

Peccato che se andiamo a guardare l’indagine sull’uso del tempo, a proposito delle famiglie non separate, leggiamo che fra uomo e donna non sussistono solo delle differenze quantitative (l’impegno dei padri è minore), ma anche che:

“Le madri sono più impegnate nelle cure fisiche e nella sorveglianza (dar da mangiare, vestire, far addormentare i bambini o semplicemente tenerli sotto controllo): in un giorno medio settimanale vi dedicano 57 minuti, contro i 20 minuti dei padri. (…) L’attività che, invece, impegna i padri più delle madri è quella di giocare con i bambini: è a carico dei padri il 61,7% delle attività svolte dalla coppia, che vi dedicano in media 26 minuti al giorno, contro i 22 minuti delle madri, più di quanto i padri dedicano al custodirli.”

Il “genitore ludico”, più che una reliquia dei tempi che furono, sembra piuttosto un tipico componente della famiglia italiana.

La famiglia fondata sulla divisione del lavoro in base al sesso sta mutando (le indagini ci mostrano infatti un lento ma inesorabile aumento del coinvolgimento paterno), nessuno lo nega, ma la famiglia italiana è comunque ancora lontana dall’offrire alla grande maggioranza dei bambini una frequentazione equilibrata con entrambe le figure genitoriali.

Una frequentazione equilibrata andrebbe invece garantita a tutti i costi dopo la separazione, per evitare una serie di terribili conseguenze per i bambini; nessuno ci spiega, però, perché tutte queste terribili conseguenze non affliggano anche quel bambino il quale, sebbene i genitori non siano separati, è prevalentemente accudito da uno di essi, mentre l’altro si riserva di giocarci ogni tanto.

Non voglio certo sostenere qui che i mutamenti in atto non siano da considerarsi un segnale positivo, soprattutto in termini di benessere dei bambini, e neanche che non sia auspicabile un futuro nel quale l’Italia si avvicini alle percentuali di paesi più virtuosi in termini di parità.

Tuttavia è lecito sostenere che, se sussistono differenze nella distribuzione del lavoro di cura dopo la separazione, esse rispecchiano il rapporto genitori/figli antecedente alla stessa e non possono quindi considerarsi la conseguenza di un’interpretazione scellerata delle norme da parte di magistrati nostalgici.

Come scrive Michael Flood, sociologo australiano, (e io concordo): il principale ostacolo al coinvolgimento dei padri con i figli dopo la separazione” è “la loro mancanza di coinvolgimento prima della separazione”.

A tale proposito vi segnalo un commento di Elvira Reale (che vi consiglio di leggere per intero):

“La Risoluzione europea in questione sulla separazione con residenza alternata, che rafforza dal punto di vista genitoriale il legame di ciascuno con il figlio, non nasce in un deserto, ma nasce da tutte le altre risoluzioni sulla equità di genere volte a superare i gap a svantaggio delle donne. Essa quindi quando parla di separazione parla implicitamente anche di doveri precedenti della coppia che si considerano assunti e soddisfatti da entrambi i genitori. In sintesi questa Risoluzione europea nasce dall’idea che la parità di genere e la equa distribuzione dei compiti di cura possa essere attuata, oltre che nella convivenza anche nella fase della separazione; ma se parla di parità nella gestione dei figli nella separazione è ovvio che dà per scontato che la parità e la condivisione sia stata attuata in precedenza, in modo che i membri della coppia possano godere anche nella separazione del diritto/dovere di vedersi attribuita la cura paritaria dei figli, anche attraverso metodi rafforzativi come la residenza alternata.

Ma anche questa proposta, come abbiamo già detto, mette paletti e limiti alla misura della residenza alternata; un paletto forte che indica i casi in cui non è praticabile perché arreca un grave pregiudizio ai minori: la violenza domestica. Paletto che nel nostro ordinamento è oggi costituito, rispetto all’affido condiviso dall’art. 337 quater cc. Questo paletto misura una controindicazione che vale, stante le cifre che abbiamo indicato dell’OMS, per il 30% della popolazione femminile e per i corrispondenti partner maschili, non quindi un numero risibile di casi. Percentuale che diviene molto più alta nell’ambito dei contenziosi per l’affido, là dove ovviamente si trovano tutti i casi di separazione intentati da donne e motivati dalla violenza domestica. Rimane la necessità poi per i tribunali civili di munirsi di mezzi di accertamento della presenza della violenza domestica al di là di un percorso penale che può durare anni ed anni.”

L’interpretazione di Reale della risoluzione europea è perfettamente in linea con la normativa italiana, che a proposito del diritto alla bigenitorialità dei bambini dopo la separazione parla del “diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori”: mantenere, non creare ex novo.

A proposito di quei “paletti” a tutela delle vittime di violenza domestica (che, secondo la Convenzione di Istanbul, sono le donne e i bambini, anche quando non direttamente coinvolti) parla anche il comunicato di Non una di meno – Brindisi:

“Inoltre, fatto molto grave, le linee guida non fanno alcun riferimento alle circostanze nelle quali si esclude il ricorso all’affido condiviso, benché nella risoluzione 2079 al punto 5.4 siano specificati i casi di esclusione, ovvero i casi di abuso o di negligenza verso un minore e di violenza domestica.”

Non c’è nulla di “grave” nell’assenza dell’argomento “violenza”, replica Adiantum, sostenendo inoltre che l’argomento violenza domestica è il segnale di un approccio “adultocentrico” di Non una di mano – Brindisi ai “diritti dell’infanzia”:

Garantire la sicurezza di donne e bambini vittime di violenza sarebbe in qualche modo in contrasto con i diritti dei bambini, secondo Adiantum, in particolare col diritto sancito dall’articolo 337-ter del codice civile, quello che appunto recita “Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori”.

Adiantum forse dimentica che l’articolo successivo, il 337-quater, stabilisce che “Il giudice può disporre l’affidamento dei figli ad uno solo dei genitori qualora ritenga con provvedimento motivato che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore.

O forse ritiene, come purtroppo ritengono anche alcuni magistrati, che la violenza non sia un comportamento contrario all’interesse del minore e che non dovrebbe influenzare le modalità di affido in modo da allontanare un genitore maltrattante dai suoi figli.

A mostrarsi scettici nei confronti dell’iniziativa del Tribunale di Brindisi sono stati in molti, fra i quali citiamo l’Unione Nazionale Camere Minorili e l’ Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i Minori, che parla espressamente di “adesione al pensiero di associazioni ideologizzate e partigiane” profondamente lesiva dei diritti dei minori.

Le linee guida, infatti, sono state redatte in collaborazione con l’associazione Crescere Insieme,

associazione il cui presidente è quel Marino Maglietta che abbiamo recentemente citato a proposito della proposta di legge 4377 e che si colloca in un più vasto movimento  conosciuto come “Fathers’rights activism” (i cosiddetti “padri separati”) il quale ricomprende un gran numero di associazioni accomunate da una serie di obiettivi comuni: ottenere una legge che garantisca un “vero affido condiviso”, ovvero elimini il famigerato assegno di mantenimento per i figli come pure l’assegnazione della casa coniugale al genitore con essi convivente, e il riconoscimento da parte dei professionisti della giustizia (più che di quelli della salute) della fantomatica alienazione genitoriale.

A proposito del coinvolgimento dei “papà separati” nell’iniziativa del Tribunale di Brindisi, ho letto un interessante articolo pubblicato sulla rivista Foro Italiano: “L’editto messapico: il «vero» affidamento condiviso dei minori nella crisi della famiglia secondo il Tribunale di Brindisi“.

Nell’articolo il Dott. Geremia Casaburi (il quale non è una nazifemminista, ne sono quasi certa), oltre a spiegare perché le suddette linee guida sono in contrasto con le norme vigenti in materia, ci dice che:

E’ però meno nota, in una prospettiva più strettamente giuridico-dottrinale, la presenza di una galassia di svariate associazioni di settore; per quanto qui interessa, è da anni attiva, per così dire nei sotterranei (talora nei bassifondi) della materia, una chiassosa pletora di associazioni di coniugi o ex tali, e soprattutto di genitori, specie padri, separati o divorziati che siano; i campi di interesse e di attività sono svariati, talora anche lodevoli (…); talora presentano la veste “scientifica” [il virgolettato è sempre dell’autore] di associazioni di “esperti” nei diversi ambiti relativi alla famiglia e alla filiazione. Il tratto comune però è sovente un atteggiamento di sospetto, quando non di rancore, nei confronti della magistratura (ma anche dell’avvocatura) “colpevole” di aver tradito lo spirito della l.54/2006 sull’affido condiviso, e quindi di aver decretato la rovina, morale ed economica, di non pochi sventurati genitori, allontanati dai figli e privati ampiamente delle sostanze (e abitazioni). Si tratta di associazioni spesso molto attive, prive di spessore giuridico o scientifico (es. in ambito psicologico), ma non di influenza lobbistica anche a livello parlamentare (…) Talora (e sulla rete ve ne è ampio riscontro) i toni utilizzati sono molto pesanti, non senza profili settari – gli “altri” sono il nemico, che ha torto per definizione – e inquietantemente misogini [il grassetto è inserito da me]. (…) Il contenuto delle l.g., nelle premesse programmatiche e nelle concrete indicazioni paranormative, riflette puntualmente – purtroppo senza un sufficiente filtraggio critico e soprattutto giuridico – le posizioni di quell’associazionismo (…) con buona pace dello stesso principio costituzionale di imparzialità del giudice.

Conclude Casaburi, con grande amarezza:

L’interesse del minore, di “quel” minore di cui concretamente tratta: è questo il grande assente delle l.g., qui se ne annida la maggiore criticità. (…) Adeguandosi, se non piegandosi – alle istanze associative più volte richiamate (che hanno ottenuto anche più di ciò che osavano chiedere), le l.g. hanno infatti fatto propria una visione desolatamente adultocentrica che – in ultima analisi – vede il minore come un bene da ripartire; a prevalere sono le ragioni della proprietà, della “roba” intesa in senso verghiano.

Emblematica in tal senso è la decisione di un padre di richiedere il “pignoramento” della figlia di 3 anni; per far valere i suoi diritti su di un essere umano quest’uomo ha scelto di servirsi di un atto di precetto, un istituto processuale per mezzo del quale un creditore può rivalersi sul proprio debitore. Si pignorano beni mobili o immobili, si pignora il conto in banca o lo stipendio, ma non si era mai sentito che qualcuno pretendesse di pignorare una bambina.

Di fronte ad atti del genere, risulta molto più chiaro come il diritto del bambino alla bigenitorialità possa diventare un’arma impropria nelle mani di genitori ancorati ad una visione arcaica della genitorialità, intesa più come patria potestà che come la recentemente introdotta responsabilità genitoriale, e nelle mani delle associazioni di cui sopra, dalle quali è imbracciata allo scopo di neutralizzare in un colpo solo le riforme mirate a rendere il minore non più solo il destinatario di politiche di assistenza, ma a tutti gli effetti un cittadino a cui vengono riconosciuti i diritti fondamentali, e quelle volte a recepire la Convenzione di Istanbul.

Una Convenzione che, secondo i “padri separati”, l’Italia non avrebbe dovuto firmare.

Credo sia urgente che tutti prendano coscienza del fatto che la prima preoccupazione di chi è chiamato a decidere del destino di un minore coinvolto in una separazione debba essere la sicurezza e il benessere di quel minore, piuttosto che il diritto dei genitori a pretendere un equa divisione del tempo fra le due figure genitoriali, soprattutto nel contesto di un paese nel quale l’equità è ancora solo un’enunciazione di principio, tenendo sempre bene a mente che un’eccessiva enfasi sul concetto di bigenitorialità costituisce un concreto pericoloso per quelle donne e quei bambini vittime di violenza domestica.

 

A proposito di Fathers’Rights Movement:

Chi sono i “papà separati”

Le politiche dei papà separati in Australia… e in Italia. Strategie a confronto.

I poveri papà separati

Dalla Francia: i papà separati, un movimento internazionale, di Patric Jean

Mascolinismo: i nuovi machos

Dall’Australia: i papà separati e la violenza contro le donne, di Michael Flood

Chi ha paurla di Paul Elam? Ovvero i papà separati degli USA di Arthur Goldwag

Dalla Gran Bretagna: fathers 4 justice, i super papà separati

Il movimento mascolinista del Quebec

Québec, Italia… una faccia e una razza

C’è del sessismo in Danimarca

Il diritto di visita del genitore abusante

La malafede delle associazioni di “difesa dei diritti dei padri”

Parità di genere?

Misoginia nel web: la vacca

Misoginia nel web: il meme

Come vengono distrutte le madri quando cercano di proteggere i loro figli

Trouble in the family court

Informazioni su il ricciocorno schiattoso

Il ricciocorno schiattoso si dice sia stato avvistato in Svezia da persone assolutamente inattendibili, ma nonostante ciò non è famoso come Nessie.
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20 risposte a Abusologhe e calunniatrici

  1. paolakera ha detto:

    Grazie Ricciocorno per l’attenzione. Mi preparo alla difesa ad oltranza anche se molti non hanno capito le premesse.

  2. IDA ha detto:

    “il principale ostacolo al coinvolgimento dei padri con i figli dopo la separazione” è “la loro mancanza di coinvolgimento prima della separazione”.
    Effettivamente è vero, molti padri si accorgono di essere padri solo dopo la separazione e pretendono un coinvolgimento che prima non davano. Penso che l’affido condiviso possa funzionare ed essere molto utile per molti genitori e figli. Ma il 90% come in italia, non solo è un abuso ingiustificato di uno strumento ma diventa solo un mezzo di ritorsione e ricatti.
    Altro elemento interessante è che non esiste nessuna forma di violenza, per alcuni esistono solo le false accuse: Risulta in carico dei servizi sociali quasi 100 mila bambini per maltrattamenti, violenza fisica, psicologica e sessuale in famiglia, Ma davvero negare e disinteressarsi di questo si fa l’interesse del minore?

  3. Andrea Mazzeo ha detto:

    Non è che si accorgono di essere padri dopo la separazione; non lo sono stati prima e non lo saranno nemmeno dopo. Il loro interesse è solo patrimoniale non genitoriale, la casa coniugale, l’assegno di mantenimento, le spese straordinarie, ecc. Infatti le linee guida prevedono, contra legem come nota il Dr Casaburi, che la casa ritorni a chi ne ha la proprietà, laddove il codice civile prevede che venga assegnata ai figli e al genitore che con loro coabita, che i bambini debbano fare i pendolari laddove il codice civile stabilisce per i minori una residenza abituale, ecc. Insomma linee guida fuorilegge.

  4. Donato Vincenzo Menichella ha detto:

    Poco egregia ricciaschiattata, spero nn si aggrappera’ solo ad eventuali errori di digitatura. Sono sempre io. Da tempo le chiedo un pubblico dibattito, ma lei svinghia.
    Quanto detto alle jorghiane brindisine non dovrebbe essere una novita’ per lei.
    Vi accusavo di avallere le posizioni di abusologhe e calunniatrici di genere. Libera di credere anche che gli asinelli volino, ma pure io sono libero di non pensarla allo stesso modo visto che i miei 3 figli minori ed io siamo stati vittime di centri antiviolenza e s.s. non competenti territorialmente che consapevolmente hanno violato ogni diritto facendosi raggirare dal carnefice poiche’ a priori vittima. Ma dopo quasi 4 anni di segregazione forzata dei miei 3 figli in comunita’ e l’archiviazione di 11 capi d’imputazione da quasi 20 anni di prigione, la povera vittima sta rispondendo di violazione disposizioni giudiziarie, violenza in ambito familiare e di duplice sottrazione dei figli. Tutto a causa di calunniatrici di genere e violatrici dei diritti umani altrui consapevoli che stavano non rispettando il protocollo previsto in caso di coinvolgimento di minori.

    • Premesso che questo è il primo commento che ricevo da lei (a meno che lei non abbia l’abitudine di venire qui firmandosi Franca, Marco Tullio, Libero ecc.), anche partendo dal presupposto che lei e i suoi tre figli siate stati vittime di ingiustizia, questo non ha nulla a che vedere con le linee guida del Tribunale di Brindisi – le quali, come ha notato anche anche Non una di mano Brindisi, della questione violenza domestica non fanno menzione. Per quanto sia umanamente comprensibile che una persona lesa provi il desiderio di sfogare la rabbia indiscriminatamente contro tutto e tutti, io non fornisco assistenza psicologica a persone provate da drammatiche esperienze qui: non ne ho né le competenze né reputo che una simile assistenza possa offrirsi online. Le consiglio vivamente di rivolgersi altrove, anche perché il suo intervento è off topic.

      • A proposito di interventi come questo, un invito alla riflessione sui toni “pesanti… e inquietantemente misogini” dei quali parla Casaburi nel suo articolo.
        Scrive Michael Flood nell’articolo “Fathers’ Rights. The International Encyclopedia of Men and Masculinities” https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/03/06/chi-sono-i-papa-separati/: “I gruppi di FR pretendono di agire per conto dei padri separati, ma spesso finiscono col soffocare i loro processi di guarigione… molti gruppi offrono ai loro membri posizioni importanti solo sulla base del vittimismo che esprimono, incentrato sull’ostilità e la colpevolizzazione del sistema giuridico e delle loro ex-partner. Tali approcci conducono gli uomini a rimanere in uno stato d’animo caratterizzato da rabbia e ostilità… Raffigurando le donne come parassite, bugiarde e vendicative (Kaye e Tolmie 1998b), i FR hanno inasprito il conflitto tra i genitori, con impatti negativi sul benessere dei bambini.”
        Possiamo dire che si riscontrano i medesimi effetti anche in Italia?

      • Della presunta tendenza dei magistrati a ipertutelare le donne: http://www.tempostretto.it/news/sentenza-messina-condannati-magistrati-non-fermarono-uxoricida-pluridenunciato.html
        “Carmelo Calì, l’oggi padre dei figli di Marianna e di altri tre figli naturali, non si è mai voluto rassegnare: “Com’è possibile che malgrado le denunce, malgrado i tanti testimoni delle minacce e delle violenze che subiva, nessun giudice ha fermato il marito? Addirittura un magistrato, nel corso della separazione, ha affidato i figli a lui, malgrado fosse tossicodipendente, malgrado poco prima si fosse allontanato con i bambini arbitrariamente e senza dare sue notizie”.
        Marianna Manduca è morta.

      • Donato Vincenzo Menichella ha detto:

        Poco egregia sconosciuta ricciaschiattata, e’ lei che si nasconde dietro pseudonomi ed alias, nn certo io.Essendo certamente esperta in blablismo, lei non ricorda piu tanto bene. Vada a rileggersi le copiose squallide ideucce che le hanno consentito di vivere senza sudare.
        Nn sn io che necessito di un buon dottore.
        Ma se riesco , potrei essere la sua cura.
        Dibattito pubblico.

      • Si come no … Sono diventata miliardaria con questo blog, io. Anzi, guardi, al momento sono a godermi al fresco i miei miliardi (non sia mai che i ricchi sudino!), non ho il tempo di sottopormi a qualsivoglia “cura”. Grazie comunque del pensiero.

  5. intconst ha detto:

    fortunatamente adesso il film The Red Pill di Cassie Jaye sta facendo giustizia della propaganda falsa e bugiarda che le associazioni femministe hanno ammanito nel corso degli anni contro le associazioni per i diritti dei padri dubito che qualcuna di voi lo guarderà mai, del resto la cult mentality tipica della vostra ideologia vi impone di rifuggire da qualsiasi dubbio o critica verso i vostri dogmi.

    • Vedete? È impermeabile al confronto. Non comprende altri contenuti se non quelli che confermano i suoi deliri 😂

      • paolam ha detto:

        Io vedo solo che che c’è tanta gente, per lo più uomini, ai quali la verità dei fatti fa male. Tanto male che li spinge al delirio paranoico 🙂

    • Antome ha detto:

      E’ vero che rimane talvolta l’impressione che la legge, lungi dai casi in cui lui è stato effettivamente un padre assente, preferisca comunque la donna. Ma sei sicuro che anche così fosse c’entri il femminismo e come mai molti mra continuano a voler rinchiudere gli uomini nei loro ruoli. Mi sembra di ricordare vagamente un sito Mra che metta in questione i ruoli di genere e si limita a rampognare quelle donne che ancora vi sottoscrivono, senza predersela direttamente con il femminismo, escludendo quello estremo. Mi ricordi qual’è visto che conoscendo la tua moderazione lo conosci sicuramente?

  6. bob ha detto:

    Quello che non capisco è questo: i maski sono violenti, possessivi, impregnati di cultura dello stupro, ecc, ecc. Tutti, nessuno escluso. E allora, cosa ci fate con noi? Diventate tutte lesbiche e vediamo come ve la cavate. Lo hanno detto la Cronan, la MacKinnon e tante altre. Su, forza, un bel colpo di reni e la violenza sparisce (nonostante, statisticamente, le coppie lesbiche siano quelle, in proporzione, dove maggiore è la violenza).

    • Ah si? E dove le prendi le straordinarie statistiche sulle coppie lesbiche? Su a voice for men? Quante lesbiche uccise dalle loro compagne questa settimana? Aggiornaci, ti prego. Parlaci degli innumerevoli casi di lesbiche al pronto soccorso che ci vengono tenuti nascosti dai medici nazifemministi, ti prego.

    • Antome ha detto:

      Ciao egregio. So che per quanto quando un articolo non mi convince lo dico tranquillamente, qui nessuno dice che tutti i maschi sono impregnati di cultura dello stupro, al limite qualche commentatrice, che però è stata soggetta a critica, proprio in quanto in generale qui nessuno pensa che le donne siano naturalmente buone o altre sciocchezze sessiste (tra l’altro in parte stilnoviste) :). Nemmeno sono benvenute le “Terf” cioè “femministe radicali trans esclusiviste” che non considerano donne le trans per motivi effettivamente “misandrici”. Posizione per altro non rappresentativa nemmeno di gran parte delle femministe radicali, a prescindere dall’essere d’accordo o meno, poi alcune/i per radicali intendono “fedeli allo spirito originale” ovvero la parità.
      Semmai quella parte di Mra che vede nel femminismo un nemico sempre e comunque (e viceversa purtroppo, mentre io dico che si debba andare a cercare oltre lo “spaventapasseri” con cui si rappresenta un gruppo, per quanto purtroppo le parti più chiassose sono quelle che fanno riferimento a concezioni retrive e reazionarie quali Elam, Roosh V (che però era un PUA), non complementari al femminismo con un punto di vista maschile, socialmente diverso volente o nolente, a livello di socializzazione) preferisce negare la cultura dello stupro ed equiparare lo stupro ad una rapina ed equiparando l’uomo ad un essere che a differenza delle donne non si sa controllare spiegandolo con un impulso naturale maggiore così autoassolvendosi con la fallacia naturalistica.
      L’idea è che le donne abbiano un impulso naturale minore e che non ci si aspetti però da loro che tengano sottocontrollo gli impulsi. Secoli di repressione sessuale sembrano però lievi indizi che suggeriscono essere ciò, pardon, una cazzata.

      • bob ha detto:

        Le Terf, le femministe radicali, le anarcofemministe. Riuscireste a spaccare il capello in 4. Nemmeno in questo le donne riescono ad andare d’accordo tra di loro 😛

      • Antome ha detto:

        Senti chi parla, dovessimo parlare di questo, Pua contro Mgtow, contro Mra, contro Intel,.

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